Connect with us

Editoriali

L'INTERROGATIVO DI UN PENSIONATO

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 4 minuti I conti non tornano, perché prende molto meno dei rifugiati, e deve pagare molto ma molto di più, essendo aumentato tutto.

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 4 minuti
image_pdfimage_print

di Mario Torosantucci

Il sogno di ogni persona, è quello di poter arrivare al momento della pensione, in buona salute, perché dire perfetta, sarebbe chiedere troppo, per poi cominciare a godere la vita con i propri affetti e dedicarsi  finalmente ai propri hobby.

In Italia si devono far quadrare i conti per molteplici ragioni, quindi si deve fare tutto il possibile per ridurre il numero degli anziani, affinchè si possa risparmiare, sottraendo la maggior parte delle pensioni, con la morte dei protagonisti, e, con la minor spesa possibile nel campo della sanità.

I grandi politici italiani, sono maestri in queste strategie, e poi, hanno anche una coscienza ed un gran cuore, poiché i pensionati più ricchi, li lasciano vivere, perché, danno lustro alla società dello stivale. Il pensionato povero, però, si oppone con ostinazione a questo stato di fatto, creando problemi nel voler continuare a vivere, pur soffrendo.

Così quella porzione di vita tanto agognata, si trasforma in un’ arena, dove si lotta giornalmente per la sopravvivenza, con tante ferite materiali e morali, fino alla resa finale. Oggi, vivere in Italia è un bel film di avventura, peccato che da commedia iniziale, alla fine si trasforma sempre in tragedia. Perché la maggior parte dei pensionati hanno sempre un aspetto triste e depresso? Perché non vogliono accettare il loro fallimento di vita e mettersi da parte per sempre?

Non vogliono rendersi conto, che arriva tanta gente da tutte le parti del mondo più giovane, e quindi essere sfrattati è del tutto fisiologico e naturale? Sentendo i risentimenti di un pensionato un pò viene da riflettere, perché dopo cinquant’anni di lavoro questo povero cristo dice di prendere 650 euro al mese. A lui gli ottanta euro in pìù non l’hanno dati, ma in compenso gli hanno aumentato tutto, e lui inferocito, mi ha detto che ha "OTTANTA" voglia di mandare tutti a quel paese.

Comprata casa con tanti sacrifici in una intera vita, e non ancora ultimata la casetta avuta in eredità familiare al paese, ha il dilemma di come mangiare e pagare visite mediche e medicine.

Ora, se gli si viene a dire che le tasse sono diminuite, lui è letteralmente sconcertato, perché con il gioco delle tre carte nelle feste paesane, perdeva sempre. I conti non tornano, perché prende molto meno dei rifugiati, e deve pagare molto ma molto di più, essendo aumentato tutto. Vendere la sua casetta di famiglia non ancora ultimata, con la crisi in atto, sarebbe come regalarla e cancellare la storia della sua famiglia stessa, sapendo che causa il costo della vita e le innumerevoli tasse, il ricavato della vendita, farebbe slittare di non molto, i gravi problemi della sua esistenza. In compenso però, grazie al suo sacrificio, qualche benestante, spesso straniero, può accrescere il suo patrimonio, dimostrando al modo che in Italia tutto procede bene. Risparmiare il più possibile, questo è il motto. Lo stato invece vuole convincerlo, costringendolo con le buone a spendere ciò che non ha, per rimettere in carreggiata l’ economia in questo sfacelo di paese, diventato come una gruviera con buchi senza fondo, dove la corruzione si trova in ogni angolo, ed il malaffare è la verità più cruda che ci opprime portandoci alla disperazione. Il pensionato, in totale buona fede, è come uno spettatore di tennis, la sua testa si gira continuamente, cercando di seguire la palla che rimbalza sempre fra governo, regioni, province e comuni, con un unico denominatore, che sia lui sempre a pagare.

L’ altra cosa che non riesce proprio a capire, è la depenalizzazione dei reati minori, perché le carceri sono stracolme. Poiché  delinquenti comuni qualche volta in maniera subdola o con la prepotenza, gli hanno sottratto anche quella minima pensione, rischiando la vita, si chiede in che paese si trova, vivendo un film della preistoria, e trovandosi come un non vedente in una palude sconosciuta. E’ disgustato nel vedere quello che accade, cerca di capire, cerca di aggrapparsi a tutto quello che lo può far sopravvivere, consapevole però di essere un granellino di sabbia sbattuto dal vento, rappresentato da leggi sbagliate, leggi giuste  ma non applicate, politici corrotti di ogni colore, malafede e cattiveria in ogni angolo della nostra vita, gente senza scrupoli, alla quale le sofferenze degli altri non interessano affatto, collezione di mafie nostrane, alle quali si sono aggiunte anche quelle straniere, soprusi continui, razze parassite, che vivono rubando, nel malaffare e distruggendo la vita degli onesti e dei deboli, violenze, e poi multe di errori inesistenti, prese in giro dai governanti, che conducono una vita agiata, dispendiosa, poiché salvaguardata dai capitali portati all’ estero, felici di eventi drammatici che frutteranno loro altri ingenti capitali, tutto sulle spalle delle tragedie dei poveri di ogni razza. Questa è L’Italia attuale. Allora al pensionato che, fra rincari, tasse (IMU,TARI etcc.)che diventano uno sciogli lingua, violenze subite, umiliazioni continue, prese in giro che attentano alle coronarie del disperato, spremuto come un limone, non rimane altro che scrivere una letterina, non a babbo Natale che è limitato, bensì direttamente a GESU’ BAMBINO. Caro GESU’, non voglio l’aumento della pensione, ma fammi abbassare le tasse, il costo delle medicine e delle visite mediche, i prezzi di tutti i generi alimentari, l’assicurazione, la luce, il gas, l’acqua, la tassa sui rifiuti che non vengono smaltiti adeguatamente, il prezzo della benzina, il costo dei biglietti dei mezzi pubblici, il cui servizio è veramente uno scandalo, dammi inoltre un po’ di tranquillità e sicurezza, perché la delinquenza ormai dilaga, e assassini, potenziali assassini, drogati, prepotenti, maleducati, pazzi di ogni genere, sono diventati padroni della nostra vita quotidiana. Ricordati inoltre, caro GESU’, che moltissimi alimenti che mangiamo giornalmente, sono altamente inquinati, quindi si pagano tanto, cose, che ci regalano il cancro e spesso la morte.
 

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

Continua a leggere

Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

Continua a leggere

Editoriali

Un anno senza Silvio Berlusconi

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti