Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
Redazione
Ragusa – Le telecamere poste sulla linea della scuola "Falcone e Borsellino" di Santa Croce Camerina (Ragusa) sabato mattina non hanno ripreso la "Polo" nera di Veronica Panarello, madre del piccolo Andrea Loris Stival, ucciso e gettato in un canalone. Gli inquirenti hanno ultimato in tarda mattinata l'esame delle immagini provenienti dagli apparecchi posizionati attorno all'edificio scolastico, alcuni dei quali sono risultati non attivi. L'auto della mamma di Loris non compare nelle inquadrature di quelli funzionanti. La donna, che sostiene di aver lasciato Loris a scuola sabato mattina e di essere poi andata a un corso di cucina al castello di Donnafugata, in una delle occasioni in cui e' stata ascoltata dagli inquirenti avrebbe detto di non essersi fermata con la macchina davanti alla scuola ma di aver fatto scendere il figlio in una traversa laterale. Mentre e' stato effettuato dagli investigatori un nuovo sopralluogo sul posto del ritrovamento, da approfondimenti degli esami autoptici, secondo quanto riferiscono fonti vicine alla famiglia, emerge la possibilita' che il piccolo fosse ancora vivo quando e' stato gettato nel canale. Confermato che la morte e' stata provocata da asfissia da strangolamento.
Anche se vivo, quando e' stato buttato nel canale il bambino era agonizzante.
La maestra Teresa Iacona ha intanto ricostruito la vicenda delle fascette in plastica: "Il papa' di Loris, su richiesta della mamma, ci ha dato una confezione aperta di fascette di plastica bianche, sostenendo che sarebbero dovute servire al bambino nei lavori in classe", ha detto l'insegnante, confermando la ricostruzione fornita dalla dirigente della scuola "Falcone e Borsellino", Giovanna Campo, sulle fascette, simili a quelle usate per uccidere il bambino. "Noi -ha aggiunto la maestra- siamo rimaste sorprese perche' non avevamo mai chiesto di portarle, perche' non era previsto il loro utilizzo a scuola. La mia collega ha chiamato la polizia e successivamente le abbiamo consegnate in questura. Nessuno mai a scuola ha chiesto fascette". La maestra ricorda ancora: "Mentre parlavamo con la madre ci ha detto che c'erano queste fascette che a suo dire noi avevamo chiesto di comprare per fare esperimenti, era una confezione aperta. E' stata la madre a sollecitare il padre dicendogli: valle a prendere. Lui le ha portate e noi ci siamo molto sorprese, meravigliate, non avevamo mai chiesto una cosa del genere, per questo abbiamo deciso di informare gli investigatori. E' importante fare chiarezza -ha concluso Teresa Iacona- perche' a scuola materiale pericoloso non e' mai entrato".
Correlati