Costume e Società
La frase “feccia” di Massimiliano Galli: ci sono parole e azioni che non hanno colore
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5 anni fail
Apro un noto quotidiano online e trovo la seguente notizia:
“Faresti bene ad aprire le tue cosce facendoti pagare per esempio”. Lo ha scritto su Facebook il consigliere comunale di Amelia della Lega Massimiliano Galli. Il commento riguardava la notizia che la
cantante Emma Marrone, durante un concerto, avrebbe urlato dal palco la frase “aprite i porti”. Il partito ha annunciato oggi che il suo iscritto sarà espulso”.
Eppure quel consigliere è lì, e per ora nulle si muove.
Ci sono affermazioni e azioni che dovrebbero essere duramente sanzionate e che soprattutto non dovremmo mai leggere,vivere, subire. Ciò a prescindere da chi voti, da che parte stai, da chi ti sta simpatico o da chi non sopporti.
Le cose non accadono.
Le creiamo, anno dopo anno, decidendo che non è così grave che qualcuno venga accusato in un modo così becero.
E francamente non è neppure corretto che quando qualcuno osa osservare elementi basici del rispetto umano viene subito additato come “buonista di sinistra”, “e allora accoglili a casa tua”.
Basta gettare fumo negli occhi su un fenomeno così dilagante e preoccupante qual’è questa esondazione della violenza più vergognosa, verbale e fisica, sempre più largamente tollerata.
Voglio preservare il mio angolo di intolleranza.
Non tollero questa feccia alla quale stiamo dando il nome di “opinione”. La feccia non è opinione. È solo feccia.
Se poi il problema è il colore della pelle, il sesso, la religione, le opinioni politiche o le simpatie musicali, francamente, me ne infischio.
Il momento in cui un consigliere comunale può permettersi di far uscire dalla cloaca della sua bocca frasi del genere e rimanere indisturbato al suo posto facendo “gli interessi dei cittadini”, francamente mi dissocio.
Mi voglio dissociare in pubblico e voglio gridare che queste indecenze non sono soltanto aberranti, sono anche pericolose.
Ci siamo abituati che si può dare della “scimmia” a una ministra, “Troia” a qualunque donna dica qualcosa su cui non siamo d’accordo, auspicandole stupri e sevizie; siamo abituati che si può massacrare di botte qualcuno perché è nero, uccidendolo, come un bambino un po’ sadico si diverte a
uccidere i bagarozzi; siamo abituati che è normale chiudere gli occhi su quelle parti del mondo dove la tortura e l’orrore sono la quotidianità, pensando di poter affogare il senso civile in un multisala mentre
mangiamo un hamburger imbibito di antibiotici.
Non so cos’è che ci ha fatto perdere la coscienza e che ci ha estraniati così tanto dalla giusta considerazione di valori universali fondanti di qualsiasi persona sana e ragionevole.
Non so dove abbiamo iniziato a rinunciare prima all’interesse per gli altri e poi alla dignità e anche al decoro. Vorrei solo che ci ricordassimo che questo è accaduto.
Così per non stupirci quando qualcuno ce lo dirà senza troppi giri di parole.
Vorrei solo che ci ricordassimo che rischiamo di vedere seduti in parlamento gruppi anticostituzionali che inneggiano al fascismo e sfoggiano cori razzisti senza alcuna reprimenda.
Vorrei solo che ci ricordassimo che il problema dell’Italia non sono i Negri ma gli imbecillì, gli ottusi, gli analfabeti funzionali e gli analfabeti emozionali.
E che il problema di Palermo non è il traffico.
Vorrei solo dirlo, anche se è inutile, per evitare di scivolare nel guano pensando sia un buon cioccolato. Non lo è.
Valeria De Luca
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Costume e Società
Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario
Pubblicato
1 giorno fail
15 Luglio 2024
Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.
Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.
L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione
Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.
Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”
L’Umanità di Francesco Tagliente
Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.
La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.
Un Esempio di Vita
La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.
Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.
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