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EBOLA, EPIDEMIOLOGO INFETTATO IN SIERRA LEONE GUARITO SENZA FARMACI

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Tempo di lettura 3 minutiIl paziente ha dovuto lottare con gravi complicazioni – come il carico ormai molto elevato virale, oltre a una grave mancanza di liquido a causa di infezione Ebola, e una setticemia batterica

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di Cinzia Marchegiani

Amburgo (Germania) – Straordinario approccio medico all’Univerity Hospital Hamburg Epperndorf sta dimostrando come in assenza di terapie Ebola-specifici, c’è una eccezionale probabilità di sopravvivenza nei malati compromessi dall’evoluzione della malattia, grazie a rapide infusioni di liquidi può e sarà una terapia di supporto ottimale soprattutto in Africa. Il rapporto dettagliato del caso è stato pubblicato nel New England Journal of Medicine, prima uscita il 22 ottobre 2014 DOI: 10,1056 / NEJMbr1411677, dal titolo “Hamburg Ebola paziente è sopravvissuto gravi complicazioni solo grazie a cure intensive”. Il medico epidemiologo in questione è un membro dell’OMS che ha contratto Ebola in Sierra Leone,  dopo il suo periodo di incubazione di 10 giorni, è stato trasferito e curato all’University Hosptital di Amburgo Epperndorf. Dopo cinque settimane di isolamento speciale il paziente/medico definitivamente guarito è stato dimesso ai primi di ottobre. Il paziente ha dovuto lottare con gravi complicazioni – come il carico ormai molto elevato virale, oltre a una grave mancanza di liquido a causa di infezione Ebola, e una setticemia batterica."
Il rapporto suddetto, documenta il fatto eccezionale ottenuto grazie all’approccio medico attuato, dove il paziente è sopravvissuto alle gravi complicazioni esclusivamente  alla terapia con supporto respiratorio e la distribuzione competente di liquido. Il dottor Stephan Schmiedel in una conferenza stampa afferma:”Abbiamo trovato che il sistema immunitario del paziente può essere stabilizzato in modo che egli riesce a vincere le infezioni virali”. Infatti è stato spiegato che proprio nei primi tre giorni, il paziente ha bisogno di dieci litri (liquidi) al giorno, in questo modo possono essere trattati i sintomi tipici della febbre, come diarrea e vomito. Sicuramente questa nuova e importante approccio permetterà sia ai medici ma anche infermieri di agire in Africa e contribuire a trattare i malati sul posto.

Il Dr. Stefan Schmiedel, responsabile per il trattamento della medicina tropicale presso la Prima Clinica Medica, spiega:”In effetti è stato consolidato un fatto molto rilevante, poiché mentre i sintomi tipici di infezione Ebola come diarrea e vomito sono stati trattati con successo dopo un paio di giorni, la condizione del paziente successivamente deteriorava a causa di una grave infezione del sangue, causata da batteri che diventano purtroppo resistenti all’azione dei vari antibiotici. Solo la terapia intensiva ha salvato i nostri pazienti, che soffrivano di estremamente gravi complicanze secondarie. E finché non emergono terapie efficaci e sicure per il trattamento dell’Ebola sembra particolarmente importante per la probabilità di sopravvivenza che i malati sono forniti rapidamente infusioni di liquidi può e sarà data una terapia di supporto ottimale."

A questo punto – spiega il rapporto pubblicato nella rivista scientifica e dal sito dell’University Hospital Hamburger Eppendorf – dal momento che si sa che servono almeno 20 giorni per sapere quando  il virus Ebola diventa vitale, e quindi infettivo, un valido ausilio è invece la possibilità di diagnosticare in anticipo il virus isolandolo da uno qualsiasi dei campioni prelevati del paziente (sangue, saliva, lacrime, tampone congiuntivale, feci, urina o sudore). Il Prof. Dr. Marylyn Addo , primario della Sezione Medicina Tropicale presso il Primo Dipartimento di Medicina Interna e Professore di infezioni emergenti in DZIF spiega quindi in questo caso l’importanza del rilevamento dell’infezione:" Con la diagnostica di close-knit abbiamo potuto imparare molto sul virus e il decorso della malattia virale. Abbiamo isolato ad esempio ancora il virus Ebola infettivo dalle urine, mentre nel plasma sanguigno di giorni prima non più particelle virali sono rilevabili"
Prof. Dr. Ansgar Lohse, direttore della Prima Clinica Medica della UKE continua a spiegare come si importante la responsabilità: "La misura più importante nella lotta contro l'epidemia di Ebola è quello di migliorare l'assistenza sanitaria a livello locale, ma è giusto e bene che noi operatori umanitari internazionali vengano fornite per un corretto isolamento altamente specializzato, poiché gli operatori mettono la propria vita a rischio per aiutare i malati nella tormentata regione dell’Africa occidentale. Inoltre, questo caso dimostra che da un'attenta osservazione clinica-scientifica si può imparare, e – in accordo con il paziente,- questa conoscenza può ora trasmettere agli altri ".

La pubblicazione di questa supporto di terapia innovativa sarà un faro per tutti gli approcci medici e sanitari laddove nei focolai è difficile ancora utilizzare terapie farmacologie efficaci e sicure, da medici e infermieri, poiché ancora non esistono. La pubblicazione sul New England Journal of Medicine dagli autori Kreuels B, Wichmann D, Emmerich P, Schmidt-Chanasit J, de Heer G, Kluge S, S Abdourahmane, Renné T, Günther S, Lohse AW, Addo MM, Schmiedel S. (2014), in prima uscita da solo due giorni ha un titolo esplicito“ Un caso di grave Ebola infezione da virus complicato da gram-negativi setticemia”. Tale studio contribuisce immediatamente ad un grande cambiamento negli approcci sanitari mondiali all’epidemia, che spiega anche l'importanza di diagnosticare in tempo il virus.

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