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Esteri

Corea del Sud, Cina e Giappone chiedono l’isolamento totale di Pyongyang. Allerta ai massimi livelli

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IL CONFLITTO – Irritata la reazione di Seul e Tokyo, alla quale è seguita la dura risposta della Cina che, attraverso il ministero degli Esteri, ha “condannato con forza” l’intemperanza di Pyongyang proprio quando il presidente Xi Jinping era impegnato ad aprire i lavori del vertice dei Paesi Brics, a Xiamen, altro momento a lungo preparato di grande visibilità internazionale dopo il G20 del 2016.

La Corea del Sud, che ha alzato l’allerta, ha intenzione di chiedere più aspre sanzioni assicurando che farà tutta la pressione possibile sul Consiglio di Sicurezza dell’Onu perché si arrivi all’isolamento “totale” di Pyongyang, in base all’esito della riunione del Consiglio di sicurezza nazionale che ha annunciato l’ipotesi di accettazione di più armi tattiche dagli Usa.

In Giappone, primo Paese a confermare il test, il premier Shinzo Abe ha definito la mossa “assolutamente inaccettabile”. I primi dati sulla detonazione sono preoccupanti: il sisma artificiale è il più potente dei sei test fatti finora. L’onda è stata pari a 5-6 volte quella generata dal quinto esperimento e 11 volte quella del quarto, entrambi nel 2016, ha riferito la Korea Meteorological Administration, l’agenzia sudcoreana che oltre al meteo ha in carico le rilevazioni sismiche.

Il sesto test ha avuto una potenza fino a 100 chilotoni, circa 5 volte più forte della bomba sganciata dagli Usa sulla città nipponica di Nagasaki nell’agosto del 1945, ha reso noto Kim Young-woo capo della commissione Difesa del parlamento di Seul, citando le stime dei militari sudcoreani. L’ordigno è stato il più potente finora provato da Pyongyang, pari a 10 volte il quinto test del 9 settembre 2016 di 10 chilotoni. Un chilotone è pari a 1.000 tonnellate di tritolo.

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Economia e Finanza

TTG Travel Experience chiude con numeri record: Il turismo mondiale si rilancia a Rimini

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I Paesi Nordici tra i protagonisti, mentre il mercato italiano conferma la ripresa post-pandemia
 
Si sono appena chiusi a Rimini i battenti della vetrina internazionale di turismo TTG Travel Experience,  manifestazione italiana di riferimento per la promozione del turismo mondiale.
Per tre giorni, gli operatori internazionali e i maggiori protagonisti  delle principali aziende del comparto si sono dati appuntamento a Rimini: enti del turismooperatori, agenzie di viaggi, compagnie aeree, trasporti, strutture ricettive, servizi per il turismo, tecnologia e soluzioni innovative.​
Laboratorio di idee per operatori turistici di tutto il mondo, fonte di informazione in cui intercettare nuove tendenze e innovazioni, modelli turistici e ispirazioni dei consumatori,  TTG Travel Experience è sinonimo di turismo.
 
Record di qualificate presenze (+ 9% quelle totali e + 15% la quota di quelle estere, sul 2023) per la 61ª edizione di TTG Travel Experience conclusasi alla Fiera di Rimini. Un incremento che conferma il fermento del settore turistico, che ha posto la fiera al centro dell’attenzione di istituzioni, acquirenti internazionali, imprese del comparto, media. La manifestazione b2b più importante a livello nazionale per l’industria turistica ha portato a Rimini 2.700 espositori, 1.000 acquirenti da tutto il mondo, 55 imprese innovative, 683 giornalisti fra italiani ed esteri. Record anche per gli appuntamenti d’affari, che sono stati 18.000 in tre giorni.
 
I borghi, le città d’arte, l’enogastronomia, ma anche linee di tendenza come la crescita del cicloturismo, che fanno dell’Italia la destinazione più amata, sono solo una parte dell’offerta che ha attratto i mille i acquirenti esteri presenti in fiera provenienti da 62 Paesi (il 55% dall’Europa e il 45% dal resto del mondo), con in testa il Nord America (18%), seguito da UK (15%) e Germania (10%). TTG si configura dunque come una fiera sempre più internazionale, che quest’anno ha visto la presenza di 66 destinazioni estere, dall’Europa all’Asia, dal Medio Oriente all’Africa, passando per le Americhe. TTG ha portato a Rimini anche tutte e 20 le regioni italiane, facendo della fiera un polo d’incontro d’eccellenza per il turismo verso l’Italia.
 
Anche in questa edizioni erano presenti i Paesi Nordici, ed in specie Danimarca, Islanda, Norvegia e Finlandia, coordinati e collocarti in un padiglione nordico. Italian Exhibition Group dà appuntamento a tutta l’industria del turismo italiana e internazionale per il 2025, sempre alla Fiera di Rimini, dall’8 al 10 ottobre.
 
I Paesi Nordici, allocati nello stand 138-203 del Padiglione C1, hanno offerto l’occasione di presentare presentare le loro nuove proposte turistiche,un’opportunità imperdibile per gli operatori del settore di scoprire le loro infinite possibilità offerte, che continuano a registrare un crescente interesse da parte dei viaggiatori italiani, attratti anche da destinazioni fresche e meno convenzionali.
 
Nello stand presenziavano quindi 25 partner provenienti da Danimarca, Finlandia, Islanda e Norvegia, tra cui destinazioni locali, DMC, compagnie aeree e fornitori di esperienze uniche. A questi si aggiungevano tre operatori tuiristici italiani, specializzati soprattutto sul Nord Europa: Easyweek, Giver Viaggi e Crociere, e Le Vie del Nord.
 
La priorità dei Paesi Nordici era di evidenziare la ricca gamma di esperienze e stagionalità offerte: dalla cultura alla natura, dai viaggi fuori stagione alla gastronomia ed allo stile di vita nordico, tanto amato dai viaggiatori italiani. Le destinazioni sono inoltre sempre più accessibili grazie ai numerosi voli diretti dall’Italia, e si distinguono per l’ampia possibilità di fare scelte di turismo sostenibile in loco.
 
Le tendenze del mercato
 
Finlandia
 
Sotto l’ombrello dell’ente finlandese per il turismo, Visit Finland, partecipavano enti territoriali ed operatori quali Visit Finland, Visit Rovaniemi, Visit Inari, Sokos & Radisson Hotels, Kemi Tourism, Safartica, Bothnian Coastal Route, Santa’s Hotel, Star Arctic Hotel & Activities, Eckerö Line e Finnair.
Il mercato italiano ha mostrato una forte ripresa post-pandemia ed è diventato uno dei mercati prioritari di Visit Finland. Grazie all’aumento dei collegamenti aerei tra l’Italia e vari aeroporti finlandesi, il 2024 ha già portato risultati eccellenti in termini di arrivi e pernottamenti. Da gennaio ad agosto 2024, il mercato italiano ha registrato una crescita straordinaria del 22%, superando di gran lunga la crescita media del mercato europeo del 6%. Inoltre, agosto 2024 ha segnato un nuovo record per i visitatori italiani con 35.808 pernottamenti, rappresentando un aumento del 25% rispetto all’anno precedente. Guardando al futuro, Visit Finland continuerà a investire nel mercato italiano. Le collaborazioni con partner, compagnie aeree, operatori e agenzie di viaggio rimarranno fondamentali per il continuo successo della Finlandia in questo mercato strategico.
 
Danimarca
 
Il trend positivo del mercato italiano per il turismo danese avviato ormai più di quindici anni fa, mostra il grande potenziale della destinazione, anche grazie agli ottimi collegamenti aerei dall’Italia e all’immagine estremamente positiva della Danimarca sul mercato. Copenaghen traina ancora le tendenze del 2024 ma restano interessanti i dati sui pernottamenti nelle zone fuori dalla capitale, segnale importante che mostra una crescente conoscenza della Danimarca. Proprio grazie alla sua variegata offerta culturale, gastronomica, di natura, design e storia, e alle sue corte distanze che permettono di ottimizzare il viaggio, la destinazione intercetta un bacino di clientela interessante, e questo anche nei periodi di fuori stagione.
 
Le statistiche di luglio 2024 rispetto allo scorso anno hanno registrato un aumento del +14% con 42.915 pernottamenti italiani in Danimarca, mentre il periodo gennaio-luglio 2024 ha registrato un aumento del +18,4% sullo stesso periodo nel 2023. Le aspettative per i pernottamenti di agosto, mese principale per i viaggiatori italiani, che saranno rese note a breve si preannunciano dunque molto buone.
 
Islanda
 
L’Italia è uno dei principali mercati per il turismo in Islanda. Tra agosto 2023 e luglio 2024, sono arrivati quasi 90.000 visitatori italiani (+19,7%) con una permanenza media di 7,9 notti (+1,3%). La sostenibilità è centrale nelle nostre azioni. L’Islanda ha fissato obiettivi ambiziosi per ridurre le emissioni di carbonio del 55% entro il 2030 e a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2040. Viaggiare in modo sostenibile significa visitare le regioni, restare più a lungo e muoversi lentamente, soprattutto fuori stagione, scoprendo cibo locale ed eventi culturali – sono tutti ottimi modi per entrare in contatto con la cultura e la gente islandese. Nel 2024, nel Nord dell’Islanda, vicino ad Akureyri, stanno sorgendo nuovi hotel grazie all’aumento dei voli diretti verso l’aeroporto locale, che ha portato a una maggiore domanda di camere e a un afflusso crescente di turisti. Nel Sud e nella Penisola di Reykjanes, “The Volcanic Way” sarà una nuova rotta turistica per promuovere soggiorni più lunghi e un turismo sostenibile, invitando i viaggiatori a scoprire la storia, la natura e la cultura legate all’attività vulcanica dell’isola.
 
Norvegia
 
La Norvegia archivia definitivamente la crisi dovuta al Covid; lo dicono i numeri record del 2023 che, con una crescita rispetto al 2022 del 14% e del 16% sul 2019, sanciscono la popolarità della destinazione sul mercato italiano. Perché la destinazione sia così popolare è presto detto: incontaminata, sostenibile, giovane e innovativa con la sua capacità di proporre nuovi modi di viaggiare in ogni stagione e in tutto il Paese. Guardando al 2024 le statistiche dei pernottamenti dei turisti italiani in Norvegia, nel periodo gennaio-agosto, registrano un aumento rispetto all’anno precedente del 11,6%. Il solo mese di agosto, che da sempre rappresenta il periodo preferito dai nostri connazionali, ha registrato un numero record di pernottamenti italiani, segnando un aumento del 9,2% paragonato al 2023 che già rappresentava un record storico. Nel dettaglio delle tipologie di pernottamento la scelta degli Italiani cade principalmente sugli hotel (68%; cresciuti nel solo mese di agosto del 6,8% rispetto al 2023) seguiti dai campeggi (16%), e infine dalle case vacanza e dagli ostelli (16%).
 
Privo di virus.www.avast.com

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Duro colpo a Hamas: ucciso Yahya Sinwar, il leader del massacro del 7 Ottobre

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Il capo del gruppo islamista, responsabile del peggiore attacco contro il popolo ebraico dalla Shoah, è stato eliminato durante uno scontro a fuoco a Gaza. Netanyahu: “Il conto è stato pagato”, ma la tensione nella regione resta alta

Mercoledì è stata segnata la fine della caccia all’uomo che ha terrorizzato Israele per decenni. Yahya Sinwar, il leader di Hamas responsabile del massacro del 7 ottobre 2023, il più grave attacco contro il popolo ebraico dai tempi della Shoah, è stato ucciso in uno scontro a fuoco con l’esercito israeliano (IDF). La sua morte segna un momento cruciale nel conflitto tra Israele e Hamas, con il primo ministro Benjamin Netanyahu che ha definito l’operazione “il pagamento di un conto in sospeso”.

La caccia a Sinwar: un colpo quasi casuale

La caccia a Sinwar, durata un anno e dieci giorni, si è conclusa in modo quasi accidentale. L’operazione in corso non era specificamente mirata a lui, ma a gruppi di terroristi nell’area di Tel Sultan, a Rafah, nel sud di Gaza. Le forze della brigata 828 dell’IDF si sono trovate nel mezzo di uno scontro a fuoco in cui un edificio è stato colpito da un tank, causando un crollo parziale. Solo dopo la bonifica dell’area e la rimozione delle macerie, i soldati si sono resi conto che uno dei corpi apparteneva proprio a Sinwar, riconoscibile anche grazie al volto rimasto relativamente integro.

La conferma definitiva è arrivata grazie all’arcata dentale e agli altri dati biometrici, già in possesso delle autorità israeliane, che avevano arrestato Sinwar in passato. Le immagini del suo corpo, circolate velocemente sui social, hanno diffuso la notizia della sua morte, descrivendo il “macellaio di Khan Younis” con il cranio fracassato e coperto di polvere.

Reazioni internazionali: Netanyahu e Biden parlano al mondo

In serata, Netanyahu ha tenuto un discorso rivolto alla nazione, dichiarando: “Il responsabile del massacro più grande del popolo ebraico dalla Shoah è morto. Il conto è stato pagato.” Ha poi esortato i terroristi di Hamas a deporre le armi e liberare gli ostaggi, offrendo la salvezza in cambio della resa. Netanyahu ha anche fatto un appello ai civili di Gaza, parlando dell’inizio di “un nuovo giorno dopo Hamas” e prospettando un futuro libero dalla tirannia dell’organizzazione terroristica.

Dall’America, il presidente Joe Biden ha parlato di “un bel giorno per Israele, per gli Stati Uniti e per il mondo”. Ha paragonato l’evento alla cattura di Osama Bin Laden nel 2011, sottolineando il senso di sollievo che questa operazione porta, sperando anche in un accordo politico per la fine del conflitto a Gaza.

Hezbollah e Iran: la resistenza continua

Mentre Israele celebra la vittoria, le tensioni continuano a crescere. Il gruppo libanese Hezbollah, sostenuto dall’Iran, ha annunciato l’inizio di una “nuova fase di escalation” nel confronto con Israele, affermando di aver utilizzato per la prima volta missili a guida di precisione contro le truppe israeliane. Da parte sua, l’Iran ha reso omaggio a Sinwar, definendolo “un martire” e simbolo della resistenza, un esempio per i giovani che continueranno a combattere per la “liberazione della Palestina”.

Un futuro incerto

Mentre il mondo osserva, l’uccisione di Sinwar segna un momento cruciale nel conflitto tra Israele e Hamas, ma la strada verso la pace è ancora lunga e incerta. Con la resistenza che continua e la minaccia di nuove escalation, la comunità internazionale resta impegnata nel cercare una soluzione diplomatica. La premier italiana Giorgia Meloni ha auspicato che la morte di Sinwar segni l’inizio di una nuova fase, chiedendo il rilascio immediato degli ostaggi e un cessate il fuoco.

La morte di Yahya Sinwar rappresenta un duro colpo per Hamas, ma lascia dietro di sé una scia di interrogativi su quale sarà il futuro della Striscia di Gaza e se si potrà mai raggiungere una pace duratura nella regione.

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Scontri al confine Israeliano-Libanese: Hezbollah lancia razzi, Croce Rossa sotto attacco e rischio escalation

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Razzi lanciati da Hezbollah, violenze sui soccorritori e tentativi di infiltrazione militare respinti

L’escalation del conflitto tra Israele e Gaza ha visto un’ulteriore aggravamento nelle ultime ore, coinvolgendo anche la frontiera tra Israele e Libano. Hezbollah, il gruppo libanese sostenuto dall’Iran, ha rivendicato il lancio di razzi contro le truppe israeliane nel villaggio di Maroun al-Ras, vicino al confine tra i due paesi. Gli scontri tra Hezbollah e le forze israeliane si sono intensificati, con il gruppo libanese che ha dichiarato di aver combattuto contro soldati israeliani che cercavano di infiltrarsi vicino a un altro villaggio di confine.

Contemporaneamente, Israele ha annunciato di aver intercettato cinque razzi provenienti dal Libano, lanciati verso diverse regioni settentrionali tra cui l’Alta Galilea e la Baia di Haifa. Le forze israeliane hanno risposto agli attacchi, intensificando i bombardamenti nell’area.

La Croce Rossa libanese ha inoltre denunciato un grave incidente avvenuto nel sud del Libano, dove alcuni dei suoi soccorritori sono stati feriti durante un attacco a una casa bombardata due volte. La squadra era stata inviata in coordinamento con le Nazioni Unite per cercare di soccorrere le vittime, ma è stata colpita durante il raid, causando feriti tra i paramedici e danni a due ambulanze.

Hezbollah ha rivendicato diversi attacchi contro le forze israeliane nelle ultime 24 ore, affermando di aver fatto esplodere ordigni esplosivi contro i soldati israeliani nei pressi del villaggio di Ramia. I combattimenti sono durati circa un’ora, e il gruppo ha segnalato attacchi sia in Libano che all’interno del confine israeliano.

Parallelamente, le tensioni internazionali continuano a crescere. L’Iran e Hezbollah hanno smentito qualsiasi coinvolgimento diretto nell’attacco di Hamas del 7 ottobre, negando le accuse avanzate da documenti segreti israeliani. La missione iraniana presso le Nazioni Unite ha respinto le notizie che suggeriscono un coordinamento con Hamas per l’attacco, mentre Hezbollah ha ribadito di non essere a conoscenza dell’operazione.

Nel frattempo, emergono nuove rivelazioni sui piani di Hamas, secondo documenti sequestrati dall’esercito israeliano. Anni prima dell’attacco del 7 ottobre, Hamas avrebbe pianificato un’azione molto più devastante, simile all’11 settembre, con l’abbattimento di grattacieli a Tel Aviv e l’uso di attacchi coordinati da terra, mare e aria.

La situazione rimane estremamente volatile, con il rischio di un ulteriore allargamento del conflitto.

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