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Roma, Atac. Telenovelas di Capodanno: dopo le precisazioni di Ceresatto arriva il monito dei sindacati confederali

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ROMA – L’infinita telenovela di Capodanno, che non lesina colpi di scena, si arricchisce di una nuova e spumeggiante puntata. A poche ore dalle “precisazioni” del Direttore di Atac Cristiano Ceresatto, racchiuse nel Comunicato n. 9, giunge la nota, univoca e piccata, della CGIL, CISL e UIL, dribblate allo scadere dei tempi supplementari dalla decisione unilaterale assunta dai vertici aziendali. Da comprendere, considerata la posta (politica) in gioco.

Un volta c’era l’accordo del 20 dicembre, siglato tra Atac e le sigle Confederali, relativo alla retribuzione economica prevista ai dipendenti per le prestazioni lavorative extra di Natale e Capodanno. Quello che, anticipato a colpi di slogan dall’Amministrazione Comunale ancora prima di essere sottoscritto, non faceva distinzioni tra le mansioni aziendali e prevedere un’indennità massima di 170 euro lorde e omnicomprensiva per chi rimaneva in sella fino alle ore 3.30 la notte di San Silvestro. Un accordo a perdere – scritto e riscritto-, rispetto all’anno scorso e virtù dell’aumento delle ore lavorative, bocciato specialmente dai macchinisti della Metro B.

Oggi c’è, a meno di nove giorni, il Comunicato n.9 del Direttore Ceresatto che premia proprio i macchinisti e capitreno – “personale di condotta e di scorta”- con un’ulteriore indennità omnicomprensiva di 25 Euro lorde, per ogni corsa straordinaria effettuata la sera del 31 dalle ore 19.01 in poi. Una decisione logica, era infatti iniquo il corrispettivo iniziale – e dov’erano i Confederali? –, se l’azienda non avesse scavalcato e forzato quelle che sono, comunque, le relazioni industriali e, inoltre, avesse previsto il medesimo trattamento agli autisti. Che di certo non figli di un dio minore.

Ma, come detto, la posta in gioco è elevata e se, la notte di Capodanno, fossero saltare metro e ferrovie in un colpo solo, qualche testa sarebbe stata tagliata, tra i vertici del Campidoglio e dell’Azienda. A cominciare da quella dell’assessore capitolino alla mobilità Linda Meleo, la prima a esporsi e a parlare pubblicamente dell’apertura delle linee ferrate fino alle ore 3.30, dando per certo l’accordo tra Atac e le Organizzazioni Sindacali, con la conseguente adesione dei dipendenti.

Un errore di valutazione madornale, il suo e di riflesso dell’Amministrazione, che certamente ha indotto la municipalizzata a cercare un rimedio plausibile pur di evitare una figuraccia di fronte ai cittadini. Rimedio rappresentato, in corner, dal Comunicato del Direttore Ceresatto, preso a sua volta di mira dalle segreterie Confederali, sentendosi tradite e tacitamente bypassate. Dopo un’ampia premessa la nota, inviata anche al Prefetto di Roma Capitale, attacca che suona come un ammonimento: “Ci è doveroso oltremodo richiamare”, recita, “il rispetto delle norme sui tempi massimi di lavoro giornalieri, nel rispetto delle pause minime tra un turno e l’altro, ai fini della garanzia sulla sicurezza di esercizio e la buona riuscita dell’evento straordinario”. Cosa c’è dietro? Hanno annusato accavallamenti anomali nella costruzione dei turni o prestazioni di gran lunga superiori rispetto ai paletti normativi? È interessante saperlo com’è altrettanto legittimo domandarsi fino a che punto la legge permetta di “monetizzare” – così come scritto nel Comunicato del Direttore – il giorno di riposo previsto ai lavoratori impegnati nella giornata del 31 dicembre, trasformandolo in Riposo Lavorato.

David Nicodemi

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