Chi ha visto Roma Violenta sa che non parliamo di un film fantascientifico. Chi sperava che fosse un film adatto a descrivere solo la Roma di fine anni settanta dovrà ricredersi. A quarant’anni di distanza dall’uscita del titolo torniamo infatti a confrontarci con episodi di micro (o macro, deciderà la procura) criminalità che stanno investendo la Capitale, ed in particolare la sua periferia, sempre più repressa e abbandonata.
Sono due in particolare gli episodi di cronaca che hanno scosso in questi ultimi giorni di agosto il quadrante sud est romano: il primo, l’omicidio di Pietro Pace, freddato in Via Gasperina; il secondo è l’assassinio di Andrei Gabriel Kondratovici, pugnalato alla schiena a Torre Angela.
PIETRO PACE
Teatro del primo agguato è stata la ben nota Via Gasperina, probabilmente l’arteria più conosciuta che congiunge l’Anagnina con la Tuscolana. Poco dopo le ore 21 del 26 agosto Pietro Pace, a bordo di una Golf, è stato (sembrerebbe) avvicinato da due uomini armati a bordo di uno scooter, i quali hanno esploso più colpi all’altezza della testa e del torace del quarantenne. Proprio i colpi hanno allertato un residente che ha poi chiamato il 113. Sul luogo gli inquirenti hanno svolto i dovuti rilevamenti ed hanno potuto accertare che il cadavere rinvenuto, che al momento non aveva documenti, apparteneva all’incensurato Pietro Pace, venditore ambulante di biancheria da tempo separato con la moglie e padre di una bambina di otto anni. Ad interrogarsi sul perché di questa assurda morte non ci sono solo i titolari delle indagini, ma anche il padre di Pietro, Mario. Il padre della vittima ha descritto il figlio come un bravissimo ragazzo che non ha mai avuto problemi né di soldi né di droga, quelli che solitamente sono i principali moventi per questo tipo di esecuzioni. Mario ha anche promesso un premio di centomila euro a chiunque farà pervenire informazioni utili alla cattura dei killer del figlio. Certo è che lo stile “mafioso” dell’agguato, con l’affiancamento all’auto e gli spari ad altezza viso, lascia aperti numerosi punti di domanda.
ANDREI GABRIEL KONDRATOVICI
Il 28 agosto in Via dei Coribanti, in zona Torre Angela, è stato invece trovato il corpo senza vita di Andrei Gabriel Kondratovici, ventiseienne romeno residente della zona. Il giovane giaceva esanime nel retro di un furgoncino; la portiera era aperta, e questo ha permesso la segnalazione alle forze dell’ordine da parte di un residente della zona che ha visto il furgoncino dal suo palazzo. All’origine dell’omicidio ci sarebbe una lite finita male; da escludere invece l’ipotesi di una rapina, visto che il giovane al momento del ritrovamento aveva con sé sia lo smartphone che i soldi. Dal camioncino partono inoltre delle tracce di sangue che condurrebbero al luogo dove è stato assassinato Andrei: ferito con due coltellate alla schiena, il ragazzo sarebbe infatti scappato dal suo assassino (o dai suoi, l’ipotesi è ancora al vaglio degli inquirenti) fino a raggiungere il camioncino, dove è poi morto.
Un omicidio anche questo che lascia perplessi gli osservatori esterni alla vicenda, e che lancia un nuovo monito d’allarme alla giunta capitolina e al sindaco Marino: la situazione delle periferie romane è in continua evoluzione, e se presto non si interverrà in qualche modo il degrado e l’abbandono avranno la meglio sul quieto vivere.
Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano. La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza. All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro. Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.
Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.
“Anni fa con un gruppo di amiche ed amici la tenevamo pulita e funzionale. Vederla ridotta così piange davvero il cuore”.
Sono queste le parole che fanno da sottofondo alle immagini che ci hanno inviato alcuni ragazzi di Monte Compatri basiti nel rientrare, dopo qualche anno, dentro parco Calahorra, per tutti la Villetta. Una storia potremmo dire “sfortunata” per quello che potrebbe essere uno dei fiori all’occhiello della cittadina dei Castelli Romani.
Dai miliardi spesi durante l’amministrazione di Emilio Patriarca (1985/1990) per la realizzazioni dell’imponente portale d’ingresso e per l’anfiteatro, demolito poi dall’amministrazione di Marco de Carolis e trasformato in parcheggio per passare alle tante iniziative di pulizia collettiva con sindaci, assessori, consiglieri comunali e cittadini (ultima nel giugno del 2022, ove il delegato al verde, Elio Masi, dichiarava “… da oggi inizia una nuova stagione per Parco Calahorra che vedrà coinvolte associazioni e cittadini per una piena fruizione già a partire da questa estate …” ) ma senza poi trovare una continuità degna del rispetto che il luogo merita. (Monte Compatri, grandi pulizie per Parco Calahorra (osservatoreitalia.eu))
“Noi – ci dicono – ci provammo anni fa con l’associazione Brother Park. Installammo giochi per bambini oggi scomparsi”. “So io – risponde un altro – in quale giardino privato sono finiti!“ “Avevamo realizzato sentieri, costruito passaggi, realizzata una fontanella, realizzato tutto l’impianto elettrico di illuminazione. Poi è finito tutto.
Addirittura – aggiungono – spendemmo circa 3000 euro di legname per realizzare un chiosco del quale non rimane più traccia”. “Vedi – ci indica un luogo – dove sta quel mucchio di rovi avevamo realizzato un campetto da calcetto compreso di porte e di una rete per evitare che il pallone venisse perso. Che tristezza! Nel vedere negli occhi di questi ragazzi la rassegnazione di chi spende il proprio tempo per la collettività e poi ritrova le proprie fatiche ed il proprio impegno ridotto a desolazione fa davvero male.
Basterebbe un impegno minimo, aggiungono, noi ci siamo cresciuti. Ci abbiamo giocato da bambini come crediamo ogni generazione di monticiano. Noi oltre ad avervi inviato i video e le foto non siamo rimasti con le mano in mano. In questi giorni abbiamo risollevato il secchio per la spazzatura, tolto un po’ di erbacce, pulito dove era possibile. Ci investiamo volentieri il nostro tempo perché la Villetta torni ad essere il giardino di tutti”. C’è qualcosa che vorreste dire all’amministrazione comunale? Guardi noi siamo disposti a dare una mano, abbiamo provato a chiedere per avere la possibilità di poter almeno fare una manutenzione regolare di questi spazi, ovviamente autorizzati. Lo faremmo per il paese, lo faremmo per le tante famiglie che, qui dentro, potrebbero davvero trovare un’oasi di pace.
E mentre andiamo via loro continuano silenziosi ma sereni a provare a regalare alla Villetta qualche giorno di pulizia ed ordine
Come sempre chiederemo all’amministrazione comunale il loro punto di vista inviando all’ufficio stampa una richiesta di colloquio con il sindaco e con il consigliere delegato Anche in questo caso vi terremo aggiornati.
Ritornata anche questa estate in Valle d’Itria, ricca di iniziative culturali come il suo famoso Festival, l’attesa mostra fotografica di Marcello Nitti, che, continuando nella sua indagine espressiva, espone una serie di fotografie con titolo “Impressionism love”, ‘amore per l’impressionismo’. L’autore pugliese spiega come questa sua nuova fatica sia “il frutto di una ricerca intesa ad indagare le romantiche possibilità fotografiche di restituire immagini che possano aiutare il sogno. Le fotografie di “Impressionism love” sono il risultato di ricerca, sperimentazione e di affermazione dell’amore nel campo fotografico. Le fotografie sono realizzate in pellicola e senza aiuti digitali con Hasselblad 500 C/M e le foto sono realizzate con pellicole a colori e B/N Kodak”. Il tutto visibile durante questa estate a Martina Franca in Vico IV Agesilao MIlano 7.
All’inaugurazione, presente l’autore, ha svolto una rapida introduzione critica il curatore artistico Pio Meledandri ed anche quest’anno, insieme alle foto sono esposte alcune poesie di Barbara Gortan.
Per Meledandri “L’esposizione di Martina Franca, che l’Autore ha intitolato “Impressionism love”, è un viaggio interiore alla ricerca dell’Arte. Una dichiarazione d’amore nei confronti dell’impressionismo che gli fa prediligere i soggetti del mondo naturale e guardare all’”attimo luminoso” capace di modificare le fisionomie degli oggetti, creando forme e cromie nuove. La sensibilità e soprattutto la creatività lo portano ad un fantastico gioco di pareidolia così come da bambini riconoscevamo nelle nuvole forme simili a uomini e animali, a draghi, principesse e castelli. …Tutte le immagini assecondano il sentimento romantico dell’Autore la cui narrazione è fantasia, sogno, mistero, emozione e passione, tutti elementi con cui il Romanticismo si è contrapposto alla cultura Illuminista determinando una sua fisionomia nelle arti visive, nella musica, nella letteratura e nel pensiero filosofico”.
Nitti ha ringraziato quindi il pubblico che da anni segue questo suo originale percorso fotografico “per il sostegno che mi avete donato nelle mostre precedenti e vi ringrazio per l’entusiasmo che mi infondete a continuare a creare nuove immagini nel mondo magico e sognante che si chiama ‘Fotografia’”.