Connect with us

Primo piano

ROBERTA RAGUSA: LE RICERCHE, IL RINVIO A GIUDIZIO E… I MESSAGGI DELLE SENSITIVE

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 7 minuti Il lago di Massacciuccoli, uno degli ipotetici luoghi dove si sarebbe potuto occultare un cadavere, è stato scandagliato con il georadar fin dove era possibile arrivare con mezzi e uomini.

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 7 minuti
image_pdfimage_print

 

Ci sono due nuove segnalazioni di due sensitive che il nostro quotidiano L’Osservatore d’Italia ha raccolto grazie alla collaborazione di Donatella Raggini.

 

di Chiara Rai

Gello di San Giuliano (Pisa) – Partiamo da dati oggettivi che riguardano la scomparsa di Roberta Ragusa. L’ex prefetto di Pisa Francesco Tagliente, che ha profuso un impegno costante nel caso di Roberta Ragusa in stretta collaborazione con la Procura, ha detto che per le ricerche della Ragusa sono stati mobilitati migliaia di uomini e che nessuna segnalazione, neppure quelle delle sensitive, viene trascurata. 

Alla fine dello scorso gennaio il territorio è stato battuto lembo dopo lembo. Le ricerche si sono avvalse anche del coinvolgimento delle unità specializzate di Forze e Corpi di Polizia (sommozzatori e speleologi).Ma anche del volontariato sociale. Ben 39 «capi maglia», individuati nei comandanti delle Stazioni dei Carabinieri dei comuni della provincia, coadiuvati dalle polizie municipali e da tutte le articolazioni del volontariato presenti sul territorio. Oltre 1500 le forze messe in campo.

 Il lago di Massacciuccoli, uno degli ipotetici luoghi dove si sarebbe potuto occultare un cadavere, è stato scandagliato con il georadar fin dove era possibile arrivare con mezzi e uomini. 

Addirittura gli inquirenti sono tornati in quel lago dopo le segnalazioni di una sensitiva di Roma che è stata accompagnata sino al lago di Massacciuccoli assieme alle cugine di Roberta. La sensitiva avrebbe indicato un punto preciso del lago, ma in quel punto non è stato trovato alcun corpo, altrimenti oggi si sarebbe discusso di altro. Avremmo saputo probabilmente in quale maniera Roberta Ragusa sia morta, se è morta veramente visto che dalla sua sparizione sono trascorsi oltre due anni.

Una notizia certa appresa dall’ambiente investigativo è che gli elementi raccolti a carico di Antonio Logli sono più che sufficienti ad ottenere un rinvio a giudizio per l’omicidio della moglie Roberta Ragusa nonostante non sia stato ancora ritrovato il corpo della donna.

Marzo 2013

Svolta nel caso di Roberta Ragusa. E’  stato reso noto il contenuto dei reperti finora segreti  in mano agli inquirenti, si tratterebbe di parti del pigiama e dell'orologio della donna. 

L'orologio è stato ritrovato, sembrerebbe da un passante, in un campo vicino all’abitazione di Roberta Ragusa, in via Gigli, esattamente il luogo dove un testimone ha riferito di aver visto, intorno alle 1.30 della notte fra il 13 e il 14 gennaio del 2012, il marito di Roberta, Antonio Logli, litigare calorosamente con una donna, che potrebbe essere stata proprio la moglie. Il ritrovamento dell'orologio nel campo chiarirebbe quindi ogni dubbio sull'identità di questa persona,  provando che a litigare con Logli era proprio la moglie: Roberta Ragusa.

 Il testimone dell'accaduto, ha ripetuto mercoledì scorso durante la trasmissione televisiva "Chi l'ha visto?", di aver udito dei colpi, come se il corpo o la testa di qualcuno venisse sbattuta contro la carrozzeria di un’automobile, e una donna urlare, proprio in quel campo e quella stessa sera, prima di veder fuggire dal luogo una vettura a tutta velocità. "Nel corso di altre battute di ricerca – rende noto  Tgcom24 – sarebbero inoltre stati trovati alcuni brandelli del pigiama rosa, indossato da Roberta Ragusa nella notte della scomparsa, in un’area del Monte Serra a circa 200 metri da una strada sterrata". Al momento l’unico indagato per omicidio e occultamento di cadavere resta il marito di Roberta Ragusa, Antonio Logli. 

A giugno dello scorso anno il prefetto di Pisa Francesco Tagliente, insieme con il procuratore della Repubblica Ugo Adinolfi, dal sostituto procuratore Aldo Mantovani, che ha la delega delle indagini sul caso di Roberta Ragusa hanno incontrato i familiari per fare il punto sulle ricerche. All'incontro c'erano anche il vice comandante provinciale dei carabinieri Angelo De Luca e altri investigatori impegnati nelle indagini.

Il prefetto Francesco Tagliente ha espresso la comprensione per il dramma umano vissuto e la vicinanza al dolore della famiglia di Roberta Ragusa. Ha spiegato che le Istituzioni non si sono mai arrese nelle ricerche di Roberta, con il coinvolgimento del mondo del volontariato che è straordinario.

A luglio dello scorso anno i militari hanno ispezionato un furgone utilizzato dal marito di Roberta Ragusa, Antonio Logli, l’auto della sua nuova compagna e del padre dell'uomo, Valdemaro Logli. Mentre sul veicolo di quest'ultimo non è stato trovato nulla, due reperti biologici sono stati rinvenuti nel vano di carico del furgone di Antonio Logli e nell'auto di Sara Calzolaio (Ford Fiesta rossa). Tuttavia, la traccia del furgone sarebbe troppo piccola e dunque inutilizzabile. Ma sull'altra, repertata su un tappetino dell'abitacolo dell'auto della Calzolaio, l’entità sarebbe stata sufficiente per la refertazione.

Proprio per consentire l'ispezione della sua vettura, Sara Calzolaio ha ricevuto l'avviso di garanzia con l'accusa di favoreggiamento. Valdemaro Logli è accusato di concorso in occultamento di cadavere.

Adesso, si parla maggiormente di due luoghi dove potrebbe essere stato occultato il corpo di Roberta: il lago di Massacciuccoli e l’ex deposito militare di Titignano. 

Ci sono due nuove segnalazioni di due sensitive che il nostro quotidiano L’Osservatore d’Italia ha raccolto grazie alla collaborazione di Donatella Raggini. 

Tutte e due le sensitive vogliono rimanere anonime quindi di una citeremo l’ iniziale del nome di battesimo che è V. e dell’altra il nome per esteso che è Claudia. 

 

La testimonianza di V. 

V. dice di aver avuto la visione di Roberta due mesi fa. La sensitiva vede Roberta in un sacco nero nell’acqua del lago di Massacciuccoli dalla parte della pineta in una “rientranza semicircolare” dove ci si arriva con la macchina. V. asserisce che del suo corpo verrà ritrovato ben poco perché nel frattempo è stato divorato dai gamberi killer. Secondo V., il corpo potrebbe essere ritrovato addirittura prima che inizi il processo se solo gli inquirenti seguissero le sue indicazioni. V. è convinta che gli inquirenti non abbiano mai cercato in quel determinato punto. 

Ma a noi risulta che le ricerche sono state fatte anche lì e laddove non si è riusciti ad arrivare, neppure colui che ha occultato il cadavere avrebbe potuto arrivarci. 

 

La testimonianza di Claudia che ci ha inviato un disegno

Claudia non si definisce una sensitiva ma fa dei sogni e ha delle sensazioni. Lei vede Roberta in una sorta di cisterna in muratura, una struttura stretta come un ascensore con parti di cemento armato non di mattoni,  accosciata con l’acqua fino alle cosce con al collo la sciarpina o foulard con la quale sarebbe stata strangolata dopo essere stata tramortita con una botta alla testa. Il suo corpo sarebbe in un posto umido e freddo, nel raggio di 25 chilometri dall'abitazione. Altro non ci ha detto. Ci si può attaccare ad un sogno? Non pensiamo che un sogno non sia sufficiente a ritrovare Roberta, nonostante la buona volontà di Claudia. 

 

 “Toni” torna a scrivere 

“Caro Valdemaro Logli, confessati. Dai ai tuoi nipoti e alle cugine di Roberta una tomba su cui pregare questa povera donna. Dobbiamo superare l’ultimo esame. L’unico che valga davanti a Dio. Siamo tutti malandati, può succedere quando meno te lo aspetti. Agguanta questa mano e stringila forte. Salvati. Tu e tuo figlio”.

Chi scrive è ancora “Toni”.. Si tratterebbe del contenuto della seconda lettera. Toni si definisce un ex militare e dice di essere una vecchia conoscenza di Valdemaro Logli, padre di Antonio e suocero di Roberta Ragusa.

Secondo la testimonianza di “Toni”, i quattro parlavano di luoghi segreti in cui sarebbe stato possibile nascondere un cadavere in modo che nessuno potesse mai più ritrovarlo. Antonio Logli avrebbe citato un nascondiglio che diceva di conoscere soltanto lui. Si tratta di una grossa cisterna per la conservazione del carburante che si trova all’interno dell’ex deposito militare di Titignano, un paesino a circa tredici chilometri da casa Logli.

La cisterna, abbandonata da tanti anni, è ancora oggi completamente interrata e sovrastata da una folta vegetazione. Per entrarvi, presumibilmente di notte, quel qualcuno avrebbe dovuto rompere la rete metallica per introdursi nell’area che tra l’altro all’epoca della scomparsa di Roberta Ragusa era presumibilmente occupata da nomadi. 

Le Forze dell’ordine e i volontari hanno cercato in lungo e in largo non sottovalutando alcuna segnalazione. Le ricerche non si sono esaurite. E’ vero che gli elementi a carico di Logli sono molti ma anche vero anche che il corpo non è stato ritrovato. Riteniamo non si possa dare troppo peso a delle sensazioni e alle persone sensitive perché in gioco ci sono i sentimenti dei familiari di Roberta Ragusa che cercano certezze e il processo deve basarsi su delle prove concrete.

Noi abbiamo riportato le dichiarazioni di due sensitive per non lasciare nulla al caso. Del resto sono state ascoltate in passato e possono essere d’aiuto anche oggi, nonostante il beneficio del dubbio. Il processo, qualora ci sia il rinvio a giudizio presumibilmente ci sarà, sarà molto complesso e dovrà essere sostenuto da prove con la maiuscola. Quelle di cui finora siamo a conoscenza (è ovvio che con il segreto istruttorio e la non volontà di dare vantaggio alla difesa non è stato detto quasi nulla) sono elementi che possono far accrescere il sospetto. Ci sono bugie e incongruenze di orari, ci sono delle testimonianze. Ma Roberta Ragusa è scomparsa. 

 

La scomparsa

Roberta Ragusa è svanita nel buio della notte fra il 13 e il 14 gennaio 2012, un venerdì e un sabato, da Gello di San Giuliano, alle porte di Pisa: con sè non ha portato nulla, né un cappotto, né la borsa con soldi e documenti, né un cellulare, né, tantomeno, i suoi gioielli più preziosi, due ragazzi che adorava, Daniele, oggi sedicenne, liceale al classico, e Alessia, undici anni compiuti senza la mamma. L’ultimo a vederla in quella gelida notte, la stessa in cui naufragò la Concordia al Giglio, è il marito, Antonio Logli, 49 anni, elettricista alla Geste, una partecipata del Comune di San Giuliano, e socio con lei ed il padre Valdemaro dell’autoscuola di famiglia, la Futura, una società in accomandita semplice.

 

L'appello del nostro giornale

Facciamo un appello alle amiche di Roberta Ragusa: vorremmo intervistarle per ripercorrere quello che era lo stato d'animo di Roberta negli ultimi tempi, senza trascurare nulla. Le nostre interviste potrebbero rivelarsi utili in qualche modo. Ripercorrere più volte la stessa strada è fondamentale. Un caso del genere va snocciolato fino in fondo. 

LEGGI ANCHE:

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

Continua a leggere

Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

Continua a leggere

In evidenza

Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti