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Esteri

MC DONALD'S E LA GUERRA DEL PANINO

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Tempo di lettura 3 minuti McDonald’s non è soltanto il simbolo dell’alimentazione globalizzata a basso costo, per molti è il simulacro dell’invadenza americana nelle altre culture.

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di Simonetta D’Onofrio

Guerra del panino o solo una semplice schermaglia? Ancora è troppo presto per arrivare ad una conclusione definitiva su quanto sta accadendo a Mosca in questi giorni, dove la famosa catena dei panini e hamburger “McDonald’s” ha dovuto chiudere quattro esercizi, al centro della capitale, tra cui il più noto, il primo ad aver aperto quando ancora il dissolvimento dell’Impero non aveva consumato il primo distacco importante: l’indipendenza della Lituania (avvenuto due mesi dopo, nel marzo del ‘90). La motivazione, fornita dalle autorità russe, in seguito a un’ispezione, è la presenza di irregolarità sanitarie.

Motivazione che non convince la comunità internazionale. La chiusura di uno dei punti strategici del maggior investitore straniero in Russia (la catena ha oltre 400 punti vendita con decine di migliaia di addetti) è una chiara risposta alle misure economiche prese contro Putin, in seguito al conflitto ucraino e al suo appoggio ai separatisti russi.

McDonald’s non è soltanto il simbolo dell’alimentazione globalizzata a basso costo, per molti è il simulacro dell’invadenza americana nelle altre culture.

Fu il segretario del partito PCUS, Michail Sergeevic Gorbaciov ad aprire per primo il dialogo “distensivo”, non solo sul piano prettamente politico, ma anche sui costumi, sul modo di vivere e di mangiare degli Stati Uniti. Un’apertura che era in linea con la nuova visione che avrebbe avvicinato le due superpotenze, divise allora su tutto.

Fu proprio lui, con i suoi modi gentili e colti, a colloquiare con gli americani e gli stati europei, a definire nuovi accordi commerciali con le altre super potenze, che fino ad allora legavano l’URSS solo alle Grandi Purghe del 1935-1936, all'eliminazione dei kulaki e ai campi di concentramento sovietici, come i Gulag. Un fervore inimmaginabile proveniva da un popolo che stava provando il gusto per il consumismo, un amore verso i prodotti internazionali, rimasti fino a quel momento icone irraggiungibili. In pochissimo tempo fu possibile farsi vedere agli occhi dell’Occidente e della Grande Mela non più come “l’impero del male”.

Il primo McDonald’s aprì in Russia il 31 gennaio 1990 (nell’ottobre dello stesso anno venne aperto anche in Cina), data questa pubblicizzata con caratteri molto grandi anche sul sito web della casa americana, che ci fa capire come sia stato per la catena di ristoranti più rappresentativa nel mondo un momento ricco di soddisfazione, dove viene propagandato anche la diffusione dei Golden Arches a Mosca.

L’inaugurazione del primo locale americano, fu considerato un evento straordinario, tanto desiderato da sembrare irreale, unico che vide la città che allora stava uscendo dal regime comunista, impazzire. La fila fuori dal fast food, disciplinata come era logico immaginare in un paese che viveva da decenni in un regime il quale lasciava poco spazio alla fantasia dei singoli, era lunga centinaia di metri.

Migliaia di persone in fila in Piazza Pushkin per ore e ore, esplodevano di gioia pur di accaparrarsi i simboli americani per eccellenza, hamburger e coca-cola.

McDonald’s non è stato il primo simbolo occidentale ad essere colpito dalle repressioni economiche russe. Iniziative simili sono state portate a termine in diverse occasioni. Tutte mirate a condannare il nemico di turno, mal visto dall’attuale governo. Qualche mese fa interruppe l’importazione delle mele polacche. Nel 2013 vietò l’ingresso dei prodotti caseari provenienti dalla Lituania. Nel 2006 mirò al vino esportato dalla Georgia e dalla Moldavia. Ma non sono solo questi ad essere stati presi di mira, la lista è lunga.

Non resta altro a questo punto che attendere l’evoluzione delle azioni commerciali, e soprattutto del loro motivo scatenante, il conflitto tra il governo ucraino, sostenuto dagli Stati Uniti e dell’Unione Europea, e i separatisti supportati da Mosca. Se non si trova una soluzione diplomatica efficace (e le premesse non sono certo concilianti), non è difficile immaginare altre repressioni su prodotti europei. L’Italia, ad esempio, è un partner commerciale strategico per la Russia, il terzo per valore dell’interscambio nell’Unione Europea, anche noi potremmo subire conseguenze non piacevoli.

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Esteri

Trump in vantaggio su Biden: ecco gli ultimi sondaggi

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Donald Trump è in vantaggio su Joe Biden nei sette principali Stati in bilico.

Lo rivela l’ultimo sondaggio del New York Times. Si tratta in particolare di Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, North Carolina, Pennsylvania e Wisconsin. Il margine più stretto è in Michigan, dove il tycoon ha il 42% delle preferenze contro il 40% del presidente, e in Pennsylvania (43% contro 40%). 

Quasi i due terzi dei democratici ritengono che Joe Biden dovrebbe ritirarsi dalla corsa alla Casa Bianca e consentire al partito di nominare un altro candidato. E’ quanto rileva un sondaggio di Ap-Nord Center for Public Affairs Research. 

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Cronaca

Libano, visita del Cardinale Parolin alle strutture umanitarie dell’Ordine di Malta

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Spirito di vicinanza e comunione d’intenti al centro del ciclo ravvicinato di incontri tra il Governo dell’Ordine di Malta e la Santa Sede iniziato con l’arrivo del Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin, in Libano per visitare le opere assistenziali del Sovrano Ordine di Malta, e che si è concluso il 27 giugno proprio in concomitanza con il vertice di Stato in Vaticano tra Papa Francesco e il Gran Maestro dell’Ordine, Frà John Dunlup.
 
Nel corso della visita in Libano, Parolin ha celebrato una solenne Santa Messa in memoria di San Giovanni Battista, patrono dell’Ordine di Malta, alla presenza dell’Ambasciatore dell’Ordine in Libano, Maria Emerica Cortese e di alte cariche dello Stato. Il Segretario di Stato si è successivamente recato in alcuni dei centri umanitari gestiti dall’Associazione Libanese dell’Ordine e ha partecipato ad alcune attività caritative.
 
La visita è stata fortemente voluta dal Governo del Sovrano Ordine di Malta proprio per rafforzare lo spirito di comunione e collaborazione con la Santa Sede. Promuovere il viaggio in Libano del Segretario di Stato il Cardinale Parolin, contestualmente alla visita ufficiale del Gran Maestro dal Santo Padre, testimonia l’attenzione a sostegno dei tanti progetti umanitari che l’Ordine porta avanti nel mondo.  Da oltre 70 anni, l’Ordine di Malta è in prima linea nel fornire assistenza sanitaria di base e servizi di sostegno sociale alla popolazione di tutto il Libano. Dal 2020 l’Ordine ha focalizzato il suo impegno su progetti “agro-umanitari” riconoscendo nell’agricoltura un fattore cruciale nell’affrontare le principali questioni umanitarie e in particolare, dopo la crisi economica del 2019 che ha colpito il Paese, per garantire la sicurezza alimentare, promuovere la ripresa economica e sostenere le fasce della popolazione più vulnerabili del Libano. Oggi l’azione umanitaria dell’Ordine di Malta si inserisce nel contesto di una crisi socio economica che vede l’80% della popolazione vivere in una condizione di povertà multidimensionale e in una situazione che, a causa del conflitto Israelo-Palestinese, ha gettato il Paese in uno stato di continuo allarme.
 
Alla luce delle pressanti sfide umanitarie, il programma agro-umanitario è la testimonianza dell’impegno dell’Ordine di Malta nel Paese che attraverso un’ampia rete di iniziative mira a dotare le comunità degli strumenti e delle risorse necessarie per resistere e riprendersi efficacemente dagli shock avversi. Attualmente l’Ordine di Malta gestisce sei Centri agro-umanitari in tutta la nazione e l’attuale copertura di terreni agricoli riguarda il 69,26% del territorio libanese, con l’obiettivo di arrivare al 75% entro la fine di quest’anno.
 
Privo di virus.www.avast.com



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Esteri

Uk, svolta a sinistra: Starmer chiede unità

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Il leader del Partito Laburista, Keir Starmer, è diventato primo ministro e ha esortato il Paese a unirsi a un “governo di servizio”. Nel suo discorso inaugurale, Starmer ha sottolineato l’importanza di superare le divisioni politiche e sociali per affrontare le sfide che il Regno Unito deve affrontare. Ha evidenziato la necessità di collaborazione tra partiti politici, settori economici e comunità per costruire un futuro più prospero e giusto per tutti i cittadini.

Starmer ha delineato le priorità del suo governo, che includono il rafforzamento del sistema sanitario nazionale, la promozione dell’istruzione e della formazione, la lotta al cambiamento climatico, e il miglioramento delle condizioni di lavoro e dei diritti dei lavoratori. Ha anche promesso di affrontare le disuguaglianze economiche e sociali, investendo in infrastrutture e servizi pubblici essenziali.

Il nuovo primo ministro ha chiesto a tutti i cittadini di partecipare attivamente a questo progetto comune, mettendo da parte le differenze ideologiche e lavorando insieme per il bene comune. Ha concluso il suo discorso con un appello all’unità nazionale e alla solidarietà, invitando tutti a contribuire alla costruzione di un futuro migliore per il Regno Unito.

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