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Le testimonianze: quando Pronto Intervento e Soccorso Pubblico significava eccellenza

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di Chiara Rai

Quando c’è tropo brusio intorno a un caso significa sempre che c’è qualcosa che non va. La capacità di ascoltare i campanelli d’allarme è sintomo di intelligenza e capacità di governare le situazioni. Ma se si arriva ad affermare che le polemiche sono strumentali e che i cittadini non capiscono come funziona il servizio allora c’è qualcosa che non va. Specie se si continuano a leggere episodi che fanno riflettere. Tra gli ultimi in ordine temporale quello di un uomo affetto da un tumore ai polmoni in stato avanzato, incosciente e con 41 di febbre che attende l’ambulanza per un’ora dopo la chiamata al Nue 112. Sia che si tratti di volante o ambulanza o altro mezzo di soccorso c’è un sistema che va rivisto e le risposte calate dall’alto che tentano di sviare la realtà dei fatti non vengono digerite bene dagli utenti.

“Non si può improvvisare sulla pelle dei cittadini”. “Alla popolazione lasciano credere che i reati sono diminuiti” “Vorrei stringere la mano a quei Geni che hanno inventato tutto questo!”

“Non si può improvvisare sulla pelle dei cittadini”. Così conclude il commento un utente, Igino Murgioni, a un post di Francesco Tagliente sull’articolo di “Libero” titolato “Il 112 ha un altro morto sulla coscienza”
“Bufera sul 112 Nue” scrive Tagliente. “Abbiamo una responsabilità sociale. Non possiamo aspettare che il cambiamento faccia regredire la sicurezza di chi si trova in una condizione di pericolo. Il 112 Nue doveva semplificare la vita ai cittadini e migliorare la gestione dei servizi di emergenza. Nella pratica, però, l’obiettivo del 112, il numero unico per le emergenze, è ancora lontano, e in alcune regioni che l’hanno già introdotto si registrano troppi ritardi e reclami”.

 

“Per coloro che non hanno mai operato in una Sala Operativa informatizzata – scrive Igino Murgioni – voglio illustrare brevemente le linee guida che facevano del Centro di Comando e Controllo della Questura di Roma, l’eccellenza nazionale del Pronto Intervento e Soccorso Pubblico. L’applicazione utilizzata era stata studiata e realizzata, in loco, da esperti di una grossa società di informatica, sulla scorta delle indicazioni che fornivano gli operatori dei vari settori della S.O. e testata direttamente sul territorio. L’intervento nasceva sulle postazioni del 113, i cui operatori disponevano di un computer collegato al server, al quale potevano accedere solo coloro che avevano titolo, collaudata esperienza ed erano stati opportunamente istruiti. Appena giungeva una segnalazione di qualsiasi natura che necessitava un intervento di qualsiasi organo Istituzionale, l’operatore istruiva una scheda elettronica che veniva immediatamente immessa in rete e tutti gli Uffici interessati venivano a conoscenza dell’evento nello stesso istante. Se si trattava di emergenza, per la quale anche i secondi potevano essere vitali, si acquisiva, dal richiedente al 113, l’indirizzo che veniva digitato nella scheda elettronica ed il sistema associava automaticamente il Commissariato di competenza e, poiché tutti gli interventi erano stati codificati numericamente, inseriva il codice relativo all’evento ed immetteva rapidamente in rete la richiesta.

 

L’Operatore radio la girava radiofonicamente alla Volante più vicina e, contemporaneamente, era gestita, per le ulteriori competenze, dal Capo Turno e Suoi collaboratori. L’operatore 113 continuava il dialogo con l’interlocutore dal quale acquisiva tutte le notizie utili all’intervento e le inseriva in tempo reale nella scheda già in lavorazione. Nell’arco di 10, 12 secondi dal primo squillo al 113, la Volante era già a conoscenza e si stava recando nel punto richiesto. La compartecipazione di altri Enti deputati a Servizi di Pronto intervento e Soccorso Pubblico, veniva richiesta in tempo reale. Come si evince era uno strumento efficientissimo gestito da operatori perfettamente sincronizzati. A tutto ciò si era giunti dopo un accurato studio di settore ed un analisi dettagliata di tutte le tipologie di intervento, effettuato da personale che operava da tempo in quel campo specifico”. “Non si può improvvisare sulla pelle dei cittadini” conclude.

“La cosa bella – aggiunge Barbara Floriani – è che alla popolazione lasciano credere che i reati sono diminuiti…ma in realtà con questo sistema come succede per i soccorsi dati in ritardo i rapinatori non si prendono più in quanto le segnalazioni devono passare di ente in ente allungando i tempi……una volante mandata per una rapina in atto in banca si è trovata il cartello “chiuso per rapina” fatto avvenuto circa 45 minuti prima. Ti spiego come funziona gli operatori del Nue da protocollo possono chiamare un solo ente e se arriva una segnalazione di incendio con persone intossicate loro inviano solo il 118, così come su una rapina in banca con ferito loro avvisano solo il 118. Noi a Roma che abbiamo capito che loro operano in questo modo fortunatamente spesso veniamo avvisati da personale del 118 o del 115.
“Non conosco Roma – aggiunge Don Turo – io parlo di Milano! Chiami il Nue per un incendio…arriva il 118 sul posto (intanto la casa brucia) il 118 a sua volta chiede l’intervento del 115 e a cose fatte…chiamano la Volante perché’ c’è da fare qualche accertamento in più…Io comunque vorrei stringere la mano a quei Geni che inventarono tutto questo.

I vertici del 113 dalla sua istituzione ad oggi:
Ricordiamo che 113, numero unico e gratuito da utilizzare per le richieste di soccorso pubblico e di pronto intervento in caso di emergenza, dopo una breve sperimentazione nel Lazio e in Umbria, venne istituito, in ambito nazionale dal 1^ marzo 1968. Il centralino del 113 disponeva di 50 linee in entrata ed altrettante in uscita collegate direttamente con Carabinieri, Vigili del Fuoco, 118, Croce Rossa, Vigili Urbani, Finanza e via dicendo.
Il primo dirigente del COT – Sala Operative fu Guido Costa (dal 1969 al 1973) seguito da Antonio Clemente (dal 1973 al 1975). Nel 1975, con la radicale riorganizzazione del Reparto Volanti, da parte del Comandante Pietro Aparo, a capo della Sala Operativa arrivò un grande dirigente, Vincenzo Sucato, che si avvaleva di 6 giovani Funzionari ed Ufficiali, un vice dirigente, Augusto Cocola, e un Funzionario o Ufficiale proveniente dall’Accademia, per ciascuno dei turni di servizio articolati nel settore 113, tre postazioni radio (ordine pubblico, pronto intervento e informativo) e coordinamento. A seguire nel 1982 la direzione dell’Ufficio fu assunta da Augusto Cocola al quale dopo appena 5 mesi gli subentrò Gennaro Monaco rimasto a capo dell’Ufficio poco più di 1 anno e mezzo. Seguirono poi brevi periodi di direzione da parte di Raffaele De Astis (7 mesi) Antonio Esposito (5 mesi) e da Antonio La Mendola (3 mesi). Nel 1986, per una splendida intuizione del Questore Marcello Monarca, alla direzione della Sala Operative arrivò Francesco Tagliente che dalle prime decisioni prese si intuiva che avrebbe messo le radici in Sala Operativa, dando una svolta radicale alla organizzazione dell’Ufficio con un deciso cambio di passo. Tagliente rimase alla direzione della Sala Operativa per ben 9 anni a fronte dei suoi ultimi 3 predecessori che erano stati costretti a lasciare dopo pochi mesi. L’unico a batterlo in termini di durata è stato l’attuale dirigente della Sala Operativa Roberto Maugeri a capo dell’Ufficio dal 2007. Dopo Tagliente e prima di Maugeri alla direzione della Centrale Operativa si sono succeduti Luciano Tinari, Francesco Rallo, Antonio Del Greco, Laura Petroni, Valter Di Forti, Giuseppe Rubino e Massimo Giordano.

Politica

Centrosinistra in frantumi: Conte chiude a Renzi, Schlein tenta la mediazione

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Duro attacco a Schlein e Renzi: “Incompatibili con il progetto politico del Movimento 5 Stelle”

La tanto discussa alleanza del centrosinistra sembra destinata a naufragare definitivamente, con l’ex premier Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, che certifica la rottura con il Partito Democratico e con Matteo Renzi. Le parole di Conte, intervistato da Bruno Vespa durante il programma Cinque Minuti su Raiuno, lasciano poco spazio alle interpretazioni: “Nel momento in cui il Movimento 5 Stelle dice ‘qui si è aperta una ferita’, dobbiamo constatare che il campo largo non esiste più. Questa sera lo certifico, abbiamo un problema politico vero e serio con il PD e la sua segretaria, Elly Schlein”.

Le dichiarazioni di Conte arrivano come una doccia fredda per chi, negli ultimi mesi, aveva lavorato alla creazione di una coalizione ampia e inclusiva per contrastare il governo di Giorgia Meloni. L’immagine dell’abbraccio tra Renzi e Schlein durante la Partita del Cuore, che sembrava rappresentare un segnale di collaborazione, viene ora cancellata dall’attacco frontale di Conte. “Non possiamo affidarci a un pastrocchio, a un’accozzaglia di tutti contro tutti solo per contrastare la destra. Renzi rappresenta una vera incompatibilità per i nostri obiettivi politici. È una mina a orologeria”, ha affermato Conte, senza mezzi termini.

La spaccatura sull’etica pubblica

Il nodo centrale, secondo il leader pentastellato, non è una questione di simpatie o antipatie personali, ma di etica pubblica. Conte ha ribadito la sua ferma opposizione a un’alleanza che includa Renzi, accusando l’ex premier di rappresentare l’intreccio tra affari e politica. “Io non sono disponibile ad affiancare il mio simbolo a quello di Renzi, che si è sempre distinto per distruggere, rottamare e fare lobbismo in Italia e all’estero”, ha dichiarato Conte, alzando ulteriormente il tono della polemica.

Le reazioni politiche: Schlein media, Renzi rilancia

Dal canto suo, Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha tentato di gettare acqua sul fuoco, auspicando una ricomposizione del dialogo tra le forze progressiste. In un’intervista rilasciata a La Repubblica, Schlein ha sottolineato l’importanza di “un fronte ampio e coeso per costruire un’alternativa credibile al governo di destra”. Tuttavia, ha anche riconosciuto le difficoltà nel mantenere uniti attori così diversi: “Capisco le perplessità di Conte, ma dobbiamo lavorare per un progetto comune che metta al centro i bisogni degli italiani”.

Matteo Renzi, leader di Italia Viva, non si è fatto attendere nella replica, definendo le accuse di Conte “surreali”. “Mi sorprende che Conte continui a cercare nemici all’interno dell’opposizione invece di concentrarsi su Meloni e il suo governo. Il vero problema non sono io, ma un Movimento 5 Stelle che non ha più una visione chiara”, ha dichiarato Renzi durante un’intervista a Sky TG24. Ha poi rilanciato la sua proposta di un “centrosinistra pragmatico, che guardi al futuro e non al passato”.

Verso le elezioni regionali

Lo scontro politico avviene in un momento cruciale per il centrosinistra, con le elezioni regionali in Liguria, Emilia-Romagna e Umbria all’orizzonte. Conte ha chiarito che il Movimento 5 Stelle intende partecipare a questi appuntamenti senza alleanze con Renzi: “Vogliamo costruire un progetto alternativo a Meloni, ma non possiamo farlo con chi ha contribuito alla contaminazione tra affari e politica”.

Le tensioni interne al Movimento 5 Stelle

Oltre allo scontro con il PD e Renzi, Conte ha affrontato anche il tema delle tensioni interne al Movimento 5 Stelle, in particolare il dibattito acceso con il fondatore Beppe Grillo. “Non vedo all’orizzonte una scissione”, ha precisato Conte, aggiungendo che “il Movimento è concentrato con entusiasmo sul processo costituente. Andremo avanti con la nostra missione di democrazia partecipativa”.

Le sue parole lasciano intendere che, nonostante le difficoltà, il Movimento 5 Stelle intende proseguire il proprio percorso in modo autonomo, senza cedere alle pressioni esterne. Tuttavia, la domanda che molti analisti politici si pongono è se questa strategia isolazionista potrà effettivamente portare a risultati concreti, o se finirà per indebolire ulteriormente l’opposizione al governo Meloni.

Il futuro del centrosinistra

La frattura tra Conte, Schlein e Renzi segna un passaggio cruciale per il futuro del centrosinistra in Italia. La sfida ora sarà capire se sarà possibile ricomporre le divisioni o se si assisterà a una definitiva frammentazione delle forze progressiste, con conseguenze potenzialmente disastrose per le prossime competizioni elettorali.

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Cronaca

L’eterna grandezza di Anna Magnani: 50 anni senza “Nannarella”

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Celebrazioni in tutta Italia per ricordare l’attrice simbolo del neorealismo. Loren: “Unica e inimitabile, la sua forza vive ancora oggi”

La giornata di oggi, 26 settembre 2024, segna il 51º anniversario della morte di Anna Magnani, una delle figure più iconiche del cinema italiano e internazionale. L’attrice, simbolo indiscusso del neorealismo, è ancora oggi ricordata per la sua intensità espressiva, la sua forza e la sua capacità di incarnare donne autentiche, radicate nella realtà, lontane dagli stereotipi di Hollywood. A mezzo secolo dalla sua scomparsa, l’Italia rende omaggio alla “Nannarella” con una serie di iniziative culturali, proiezioni speciali e testimonianze di personaggi dello spettacolo, del cinema e della politica.

Proiezioni, mostre e rassegne: Un omaggio a “Nannarella

In occasione di questo importante anniversario, diverse città italiane, da Roma a Milano, da Napoli a Firenze, stanno organizzando eventi per celebrare la memoria dell’attrice. A Roma, sua città natale e luogo di molte sue indimenticabili interpretazioni, il Teatro Sistina e il Museo Nazionale del Cinema hanno allestito una mostra fotografica che ripercorre la carriera di Magnani attraverso scatti iconici, scene dai set e immagini inedite della sua vita privata.

Le principali sale cinematografiche della Capitale hanno in programma una rassegna dedicata ai suoi film più celebri, tra cui Roma città aperta, Bellissima, Mamma Roma e La rosa tatuata, pellicola che le valse l’Oscar come miglior attrice nel 1956, la prima italiana a ricevere l’ambito riconoscimento.

Il Centro Sperimentale di Cinematografia ha organizzato una maratona di film e incontri con registi e critici cinematografici che ripercorreranno la carriera di Magnani, esplorando il suo contributo alla storia del cinema mondiale.

A Napoli, città che Magnani amava profondamente, sarà allestito un concerto in sua memoria presso il Teatro San Carlo, con brani tratti dalle colonne sonore dei suoi film più noti.

I Commenti del mondo dello spettacolo e della critica

Il tributo ad Anna Magnani non si ferma alle iniziative culturali. Diversi esponenti del mondo dello spettacolo hanno voluto ricordare la grande attrice con parole commoventi.

La regista e attrice Sophia Loren, collega e amica di Magnani, ha dichiarato: “Anna era unica. Nessuno come lei sapeva portare sullo schermo la sofferenza e la bellezza delle donne italiane. Aveva una forza emotiva incredibile, che ci ha lasciato in eredità nei suoi film. Cinquant’anni dopo, è ancora il nostro orgoglio.”

Anche il celebre regista Paolo Sorrentino, noto per la sua capacità di ritrarre personaggi complessi, ha espresso il suo pensiero: “Magnani è stata un’attrice che ha saputo rendere onore alla semplicità e alla complessità della vita quotidiana. Era vera, intensa, irripetibile. Senza di lei, il neorealismo non sarebbe stato lo stesso.”

Dal mondo della critica cinematografica, Gianni Canova, storico del cinema, ha ricordato: *”Anna Magnani è stata l’interprete più autentica del neorealismo. In lei convivono il dramma e la comicità, la forza e la fragilità. La sua interpretazione in *Roma città aperta* rimane uno dei momenti più alti del cinema mondiale. È un patrimonio che dobbiamo preservare e far conoscere alle nuove generazioni.”*

Il Riconoscimento delle Istituzioni: Un simbolo della cultura italiana

Anche il mondo politico ha voluto esprimere il proprio tributo a questa grande figura del cinema. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato una nota ufficiale in cui ha dichiarato: “Anna Magnani rappresenta uno dei simboli più potenti della cultura italiana. Il suo volto, la sua voce e il suo talento hanno attraversato i decenni, influenzando generazioni di attori e registi. L’Italia le deve molto, e questo cinquantesimo anniversario è l’occasione per ribadire il nostro affetto e la nostra riconoscenza.”

Anche il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha sottolineato l’importanza di Anna Magnani: “Ricordare Magnani oggi significa celebrare non solo una grande attrice, ma una donna che ha incarnato l’essenza del popolo italiano. Le sue interpretazioni rimangono scolpite nella nostra memoria collettiva e continueranno a essere fonte di ispirazione per le nuove generazioni di artisti.”

Una stella che brilla ancora

A cinquant’anni dalla sua morte, Anna Magnani continua a essere un faro nel mondo del cinema. La sua autenticità e la sua capacità di portare sullo schermo la vera natura dell’animo umano la rendono una figura immortale. Le celebrazioni in suo onore non sono solo un tributo al suo talento, ma anche un modo per mantenere vivo il ricordo di una donna che ha contribuito a definire il cinema italiano.

Mentre i suoi film continuano a emozionare e a ispirare, Anna Magnani rimane un’icona indimenticabile, una stella che, nonostante il tempo, brilla ancora nel firmamento del cinema mondiale.

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Editoriali

Il Consiglio di Stato: “Non ci sono fondi per la disabilità” dobbiamo limitare l’inclusione scolastica

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Il titolo preannuncia una possibile “tragedia” che sta colpendo la dignità umana, questa è pura follia! L’inclusione della disabilità ha seguito un iter legislativo molto complesso che va consolidato ogni giorno con dei progetti validi a livello nazionale/europeo. Sentir parlare di limitare i fondi di bilancio che promuovono l’inclusione della disabilità è disfunzionale alla nostra etica morale.

La scuola italiana negli ultimi decenni si è impegnata sempre più in termini di inclusione, pertanto i “cantieri che si sono aperti” devono essere lavorati e non serrati. Sull’inclusione scolastica sono stati fatti numerosi studi, convegni e seminari; ad esempio l’Università Alma Mater di Bologna riconosce un grande merito al professore Andrea Canevaro, nonché il pioniere della prima cattedra di pedagogia speciale in Italia. Purtroppo, venuto a mancare da qualche anno, il professore Canevaro ha scritto i cardini su cui poggia la pedagogia speciale, ha studiato e fatto ricerca su molti punti chiave della disabilità: in particolare proprio sul concetto di inclusione.

È intervenuto con tecniche e strategie innovative tali da diffondere tre concetti chiave: il disabile non è diverso, ma tutti siamo uomini diversi, la consapevolezza dell’assenza di giudizio, il sostegno alla disabilità e le famiglie come fulcro del suo pensiero pedagogico.
Ostacolare oggi questi studi è come buttare una “mina” su tutto quello che è stato fatto da numerosi professionisti, insegnanti di sostegno e docenti. Inoltre, tutto quello che il Consiglio di Stato Italiano ha detto non ha fatto altro che creare malcontenti, delusioni e rabbia, nonché profonde ferite che colpiscono gli animi dei ragazzi/e, gli studiosi, le istituzioni e le famiglie stesse.
Il taglio dei fondi riguarderebbe non solo la disabilità certificata, ma anche le fragilità di alcuni ragazzi/e (i DSA e i BES). In tal caso, crollerebbe l’istituzione scuola, il ruolo degli insegnanti di sostegno e le progettazioni che si organizzano (es. i Piani Educativi Individualizzati).

Le famiglie sono molto preoccupate dopo la sentenza n° 1798/2024, poiché quest’ultima non riguarderebbe solo la violazione del diritto all’istruzione degli studenti disabili, ma anche di tanti altri servizi importanti come il trasposto, la riabilitazione e le cure. Le amministrazioni certificano, così, che il diritto allo studio per i disabili vale meno degli altri, riportando-ci ad un concetto terrificate: la discriminazione. Concetto, quest’ultimo, che non deve “esistere” in una repubblica democratica come l’Italia.


Se i fondi per l’assistenza scolastica stanno finendo, non bisogna certo infierire contro le situazioni più deboli. In tal caso si vanno ad infrangere i principi della nostra Costituzione Italiana quali, la dignità, l’uguaglianza, l’inclusione e le pari opportunità.

Pertanto, diciamo NO a questi possibili “tagli” ne va della nostra reputazione personale e collettiva.

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