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ROMA – Le analisi sulle ossa ritrovate nella Nunziatura Vaticana inizieranno a breve, e i resti “non sembrano troppo degradati”. Lo afferma Gianni Arcudi, direttore della Medicina legale dell’Università di Roma Tor Vergata, il perito nominato dal Vaticano. “Inizieremo nel pomeriggio le analisi, i reperti non sono ancora stati aperti – afferma Arcudi -. Ad un primo esame non sembrano troppo degradati, anche se sono stati interrati in un terreno umido, ma lo sapremo con certezza solo dopo aver pulito le ossa”.
Le analisi dei reperti
Potrebbe arrivare dunque già oggi una prima significativa accelerazione dell’indagine avviata dopo il ritrovamento di alcune ossa nella sede della Nunziatura Apostolica, a Roma. Il primo dato certo che i pm attendono dai risultati della Scientifica sarà quello sul sesso, mentre per la datazione della morte e l’individuazione del Dna bisognerà aspettare ancora alcuni giorni.
Gli inquirenti effettueranno una serie di analisi sui reperti e anche sul teschio rinvenuto da quattro operai nel corso di lavori di ristrutturazione nell’edificio. Verifiche attente sono state condotte in questi giorni sull’arco dentale: da un primo esame esterno, l’attenzione degli investigatori si è soffermata sulla presenza di un dente, probabilmente un molare, che potrebbe essere quello del giudizio e ciò porterebbe ad escludere che si tratti di un bambino. Il dente del giudizio, infatti, viene sottolineato, compare generalmente tra i 16 e i 25 anni, ma anche su questo aspetto dovranno essere effettuati ulteriori accertamenti tecnici.
L’attività istruttoria
Per quanto riguarda l’attività istruttoria, che punta anche a ricostruire tutte le fasi che hanno portato al rinvenimento dei reperti, i magistrati intendono acquisire tra l’altro una serie di documenti legati ai lavori di ristrutturazione effettuati a Villa Giorgina negli ultimi decenni. Dal punto di vista tecnico-giuridico la documentazione, se conservata negli uffici della Nunziatura in via Po, potrebbe essere data in visione agli inquirenti senza sostanziali passaggi formali. Se, invece, le carte sono custodite presso il Governatorato o l’Apsa, l’ente che gestisce gli immobili della Santa Sede, i magistrati dovrebbero ricorrere ad una rogatoria internazionale che, inevitabilmente, allungherebbe i tempi dell’indagine. Una ipotesi, quest’ultima, che però potrebbe essere scongiurata in base al principio di collaborazione che in queste ore le autorità vaticane hanno instaurato con la magistratura capitolina.
Tra i documenti che presto potrebbero finire all’attenzione dei pubblici ministeri, anche quelli relativi a tutti gli ‘inquilini’ dell’ambasciata della Santa Sede a Roma e, in particolare, a chi ha alloggiato nella dependance dove è stata fatta la scoperta. Uno spunto investigativo, tutto da verificare, porta – come abbiamo ricordato – ad un custode che ha vissuto lì negli anni ’60 e della cui moglie si persero le tracce improvvisamente. C’é chi ha parlato di frequenti dissidi tra i due, di litigi che sarebbero potuti perfino degenerare in un omicidio. Ma i tempi, sottolinea un investigatore vicino al dossier, non tornano: il pavimento di quel seminterrato sarebbe stato sostituito negli anni ’80 ed è in quel periodo che dovrebbe essere stato interrato il corpo (o i corpi) i cui resti sono stati rinvenuti l’altro giorno.
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