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Cronaca

OMICIDIO YARA GAMBIRASIO: MASSIMO BOSSETTI CONTINUA A PROFESSARSI INNOCENTE

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Tempo di lettura 2 minuti Intanto emergono nuovi particolari dall'interrogatorio del 19 giugno.

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di Daniele Rizzo

A quasi un mese dal fermo di Massimo Giuseppe Bossetti per l’omicidio di Yara Gambirasio tutti sembrano essere d’accordo: Bossetti è l’assassino di Brembate di Sopra. E nessuno ha più dubbi. Colui che fino al 15 giugno era un buon padre, un buon marito, un lavoratore onesto, dal 16 è diventato un mostro. Anzi, non “un”, ma “il” mostro, la persona che per tre anni e mezzo ha tenuto sotto scacco le forze dell’ordine mettendo in scena l’omicidio quasi perfetto.

Bossetti, individuato grazie al DNA trovato sui vestiti di Yara, continua a professarsi innocente, e a più riprese ha dichiarato di non aver mai visto né conosciuto la vittima. Ma quali sono le prove a sostegno dell’accusa? Innanzitutto il DNA. Il sangue rinvenuto sul corpo della vittima è stato per tre anni cercato dalle forze dell’ordine, fino a quando il famoso “Ignoto 1” è stato rintracciato grazie ad un posto di blocco e al conseguente test dell’etilometro: il fermato era proprio Bossetti.

Ma poi anche tracce di calce rinvenute sui vestiti sarebbero riconducibili al lavoro di muratore condotto da Bossetti. Un video poi mostrerebbe il camioncino del muratore mentre sfreccia tra le vie di Brembate proprio nell’ora e nella zona in cui scomparve la ragazza. Il video, sgranato e buio, consentirebbe però solo parzialmente il riconoscimento del camioncino; la targa, ad esempio, non si riesce a vedere. Ma oltre a queste prove sembrerebbe che gli inquirenti abbiano verificato che il cellulare del presunto omicida si sia agganciato alla stessa cella in cui nel giro di pochi minuti si agganciò anche il telefonino di Yara, e questo testimonierebbe che i due si trovavano nella stessa zona nel medesimo momento.

Ma Bossetti continua a dirsi innocente giurando sui suoi stessi figli. Il sangue rinvenuto sarebbe giustificato dal fatto che il muratore soffre di epistassi, ossia perde spesso sangue dal naso. Il sangue in questione sarebbe quindi finito sulla cassetta degli attrezzi nella quale c’era anche il taglierino con cui è stata seviziata Yara. La cassetta degli attrezzi però, secondo quanto sostiene la difesa, fu rubata al muratore prima dei fatti.

La coincidenza secondo la quale i due telefonini in questione si sarebbero agganciati alla stessa cella sarebbe invece giustificata dal fatto che Bossetti stava in quel periodo lavorando in un cantiere della zona, e quindi passando con la macchina per tornare a casa il suo cellulare si sarebbe casualmente collegato alla cella sott’accusa.

Dall’interrogatorio dello scorso 19 giugno, il primo dopo il fermo, continuano intanto ad emergere nuovi particolari: l’omicidio, secondo una dichiarazione di Bossetti, sarebbe riconducibile ad una vendetta verso il padre di Yara, il geometra Fulvio Gambirasio.

La pista della vendetta personale già da tempo era stata vagliata dagli investigatori, senza che però conducesse ad una svolta. Le indagini ora sono invece indirizzate ad accertare la colpevolezza del muratore bergamasco. Se Bossetti è l’omicida lo scopriremo col tempo. Certo è che se verrà dimostrata la sua non colpevolezza assisteremo al difficile reinserimento nella vita di tutti i giorni di un uomo ormai universalmente etichettato come bestia.
 

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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Castelli Romani

Monte Compatri, parco Calahorra: il degrado senza fine

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“Anni fa con un gruppo di amiche ed amici la tenevamo pulita e funzionale.
Vederla ridotta così piange davvero il cuore”.

INGRESSO ALLA VILLETTA

Sono queste le parole che fanno da sottofondo alle immagini che ci hanno inviato alcuni ragazzi di Monte Compatri basiti nel rientrare, dopo qualche anno, dentro parco Calahorra, per tutti la Villetta.
Una storia potremmo dire “sfortunata” per quello che potrebbe essere uno dei fiori all’occhiello della cittadina dei Castelli Romani.

PANCHINE DIVELTE e sporcizia SULLA TERRAZZA NATURALE CHE GUARDA ALLA BELLEZZA DI MONTE COMPATRI

Dai miliardi spesi durante l’amministrazione di Emilio Patriarca (1985/1990) per la realizzazioni dell’imponente portale d’ingresso e per l’anfiteatro, demolito poi dall’amministrazione di Marco de Carolis e trasformato in parcheggio per passare alle tante iniziative di pulizia collettiva con sindaci, assessori, consiglieri comunali e cittadini (ultima nel giugno del 2022, ove il delegato al verde, Elio Masi, dichiarava “… da oggi inizia una nuova stagione per Parco Calahorra che vedrà coinvolte associazioni e cittadini per una piena fruizione già a partire da questa estate …” ) ma senza poi trovare una continuità degna del rispetto che il luogo merita. (Monte Compatri, grandi pulizie per Parco Calahorra (osservatoreitalia.eu))

panchina divelta sul “balconcino” naturale che mostra il paese

Noi – ci dicono – ci provammo anni fa con l’associazione Brother Park. Installammo giochi per bambini oggi scomparsi”.
So io – risponde un altro – in quale giardino privato sono finiti!
Avevamo realizzato sentieri, costruito passaggi, realizzata una fontanella, realizzato tutto l’impianto elettrico di illuminazione. Poi è finito tutto.

NEL VIDEO QUEL CHE RESTA DELLA FONTANELLA E DEL CHIOSCO REALIZZATI DAI RAGAZZI DI BROTHER PARK

Addirittura – aggiungono – spendemmo circa 3000 euro di legname per realizzare un chiosco del quale non rimane più traccia”.
“Vedi – ci indica un luogo – dove sta quel mucchio di rovi avevamo realizzato un campetto da calcetto compreso di porte e di una rete per evitare che il pallone venisse perso. Che tristezza!
Nel vedere negli occhi di questi ragazzi la rassegnazione di chi spende il proprio tempo per la collettività e poi ritrova le proprie fatiche ed il proprio impegno ridotto a desolazione fa davvero male.

IN QUESTO VIDEO CI MOSTRANO IL LUOGO DOVE SORGEVA IL CAMPO DI CALCETTO ORA RICOPERTO DA ROVI

Basterebbe un impegno minimo, aggiungono, noi ci siamo cresciuti. Ci abbiamo giocato da bambini come crediamo ogni generazione di monticiano.
Noi oltre ad avervi inviato i video e le foto non siamo rimasti con le mano in mano.
In questi giorni abbiamo risollevato il secchio per la spazzatura, tolto un po’ di erbacce, pulito dove era possibile.
Ci investiamo volentieri il nostro tempo perché la Villetta torni ad essere il giardino di tutti”.

C’è qualcosa che vorreste dire all’amministrazione comunale?
Guardi noi siamo disposti a dare una mano, abbiamo provato a chiedere per avere la possibilità di poter almeno fare una manutenzione regolare di questi spazi, ovviamente autorizzati.
Lo faremmo per il paese, lo faremmo per le tante famiglie che, qui dentro, potrebbero davvero trovare un’oasi di pace.

uno dei tanti sentieri impraticabili ricoperti da rovi e sterpaglie

E mentre andiamo via loro continuano silenziosi ma sereni a provare a regalare alla Villetta qualche giorno di pulizia ed ordine

Come sempre chiederemo all’amministrazione comunale il loro punto di vista inviando all’ufficio stampa una richiesta di colloquio con il sindaco e con il consigliere delegato
Anche in questo caso vi terremo aggiornati.

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Cronaca

Martina Franca, torna l’appuntamento con la fotografia d’arte di Marcello Nitti

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Ritornata anche questa estate in Valle d’Itria, ricca di iniziative culturali come il suo famoso Festival, l’attesa mostra fotografica di Marcello Nitti, che, continuando nella sua indagine espressiva, espone una serie di fotografie con titolo “Impressionism love”, ‘amore per l’impressionismo’. L’autore pugliese spiega come questa sua nuova fatica sia “il frutto di una ricerca intesa ad indagare le romantiche possibilità fotografiche di restituire immagini che possano aiutare il sogno. Le fotografie di “Impressionism love” sono il risultato di ricerca, sperimentazione e di affermazione dell’amore nel campo fotografico. Le fotografie sono realizzate in pellicola e senza aiuti digitali con Hasselblad 500 C/M e le foto sono realizzate con pellicole a colori e B/N Kodak”. Il tutto visibile durante questa estate a Martina Franca in Vico IV Agesilao MIlano 7.
 
All’inaugurazione, presente l’autore, ha svolto una rapida introduzione critica il curatore artistico Pio Meledandri ed anche quest’anno, insieme alle foto sono esposte alcune poesie di Barbara Gortan.
 
Per Meledandri “L’esposizione di Martina Franca, che l’Autore ha intitolato “Impressionism love”, è un viaggio interiore alla ricerca dell’Arte. Una dichiarazione d’amore nei confronti dell’impressionismo che gli fa prediligere i soggetti del mondo naturale e guardare all’”attimo luminoso” capace di modificare le fisionomie degli oggetti, creando forme e cromie nuove. La sensibilità e soprattutto la creatività lo portano ad un fantastico gioco di pareidolia così come da bambini riconoscevamo nelle nuvole forme simili a uomini e animali, a draghi, principesse e castelli. …Tutte le immagini assecondano il sentimento romantico dell’Autore la cui narrazione è fantasia, sogno, mistero, emozione e passione, tutti elementi con cui il Romanticismo si è contrapposto alla cultura Illuminista determinando una sua fisionomia nelle arti visive, nella musica, nella letteratura e nel pensiero filosofico”.
 
Nitti ha ringraziato quindi il pubblico che da anni segue questo suo originale percorso fotografico “per il sostegno che mi avete donato nelle mostre precedenti e vi ringrazio per l’entusiasmo che mi infondete a continuare a creare nuove immagini nel mondo magico e sognante che si chiama ‘Fotografia’”.
Privo di virus.www.avast.com



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