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Cronaca

Verità e giustizia per Daphne Caruana Galizia: davanti l’ambasciata di Malta il sit in dei rappresentanti dei giornalisti italiani

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Verità e giustizia per Daphne Caruana Galizia. E per Jan Kuciak, Viktoria Marinova, Jamal Khashoggi. Per Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, Andrea Rocchelli e per tutti gli operatori dei media che nel mondo hanno dato la vita per raccontare la verità e sulle cui vicende ancora non si è avuta giustizia.

I rappresentanti dei giornalisti italiani sono tornati in piazza, davanti all’ambasciata di Malta, nel giorno del primo anniversario dell’omicidio della reporter maltese per ribadire che non “lasceremo cadere nell’oblio le storie delle donne e degli uomini rimasti uccisi per adempiere il diritto-dovere di informare. Non possiamo tollerare che mandanti ed esecutori dei loro omicidi restino impuniti”, ha detto il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, aprendo il presidio.

“Siamo qui – ha ribadito – per Daphne e per tutti i cronisti e le croniste ammazzati in Europa, che in questo momento vengono ricordati anche Malta e Bruxelles dai rappresentati dei sindacati dei giornalisti di tutto il continente”.

Il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Carlo Verna, ha chiesto di “continuare a ‘illuminare’ le storie dei colleghi uccisi per via del loro lavoro. Dobbiamo continuare ad andare nei luoghi dove hanno perso la vita e dove è stata assassinata la libertà di stampa – ha incalzato – per raccontare quella verità che esecutori e mandanti non volevano venisse a galla”.

Il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, ha ricordato i tanti, “troppi colleghi, italiani e stranieri, per i quali ancora oggi chiediamo verità e giustizia” e ha poi lanciato una proposta: “Celebriamo tutti insieme il 2 novembre (Giornata mondiale per mettere fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti) e il 3 maggio (Giornata internazionale per la libertà di stampa) e facciamolo a Malta in ricordo di Daphne e di tutti i cronisti morti per raccontare la verità”, ha detto.

Lidia Galeazzo, in rappresentanza dell’Usigrai, ha voluto ricordare che “siamo qui oggi perché Daphne non muoia di nuovo” ed Elisa Marincola, portavoce dell’associazione Articolo21, ha chiesto “l’impegno delle autorità internazionali per tutelare il lavoro degli operatori dei media” e invitato “a ricordare i colleghi uccisi riprendendo e continuando le loro inchieste”. Marino Bisso, della rete NoBavaglio, ha infine esortato ad “adoperarci tutti per far sì che non dobbiamo mai più provare rammarico come in questa circostanza”.

Malta, omicidio Daphne Galizia: una democrazia al bivio

Il presidio di Roma si è chiuso con la lettura da parte del segretario Lorusso del messaggio inviato alla Fnsi da Corinne Vella, sorella di Daphne Caruana Galizia.

Intanto anche a La Valletta Federazione nazionale della Stampa italiana e Federazione europea dei giornalisti, insieme ad un gruppo di organizzazioni internazionali che operano in difesa della libertà di stampa e per la sicurezza dei giornalisti, continuano a chiedere verità e giustizia per Daphne.

E a Bruxelles è stato osservato un minuto di silenzio nella sala stampa della Commissione europea per ricordare Daphne Caruana Galizia, Juan Kuciac e gli giornalisti uccisi o intimiditi per via del loro lavoro. “Oggi dobbiamo alzare la voce e dire che l’Europa deve essere un posto sicuro in cui i media possono parlare liberamente. In Europa i giornalisti non devono mai essere intimiditi, spaventati o uccisi. La nostra democrazia deve essere aperta e libera”, ha detto il portavoce dell’esecutivo Ue Margaritis Schinas.

Di seguito il messaggio inviato alla Fnsi da Corinne Vella

La morte di mia sorella Daphne e il modo in cui è stata uccisa sono stati una sciagura per la libertà di espressione a Malta e nel resto d’Europa. Dopo un anno intero di impunità per i suoi assassini, la situazione è peggiorata, con gli omicidi di Jan Kuciak e Martina Kusnirova in Slovacchia, l’agguato a Olivera Lakic in Montenegro, il piano di attentato a Paolo Borrometi in Italia.
Come i giornalisti italiani sanno per via delle esperienze dei loro colleghi uccisi, l’assassinio è solo il primo passo per far sparire qualcuno. Il passo successivo consiste nel cancellare il suo lascito, distruggerne la reputazione, sabotarne il lavoro ed emarginare chi cerca di tener vivo il suo ricordo lottando per ottenere giustizia o conducendo campagne per investigare sui crimini che ha denunciato.
Il ministro dell’Interno maltese ha derubricato l’omicidio di Daphne come un ‘caso sfortunato’, il ministro delle Finanze ha detto che l’indignazione globale che è seguita alla sua morte è stata ‘esagerata’. Due mesi dopo il funerale di Daphne, il primo ministro ha dichiarato che era giunto il momento di andare oltre. A La Valletta, una delle capitali europee della Cultura di quest’anno, i manifestanti che davanti al tribunale cercano di lasciare fiori e messaggi per chiedere giustizia vengono contestati e minacciati.
Un piccolo monumento spontaneo, sorto davanti al tribunale, è stato distrutto o rimosso già 20 volte. Gli striscioni appesi in memoria di Daphne vengono continuamente tolti e riposizionati per poi essere di nuovo tolti. Le veglie tenute ogni 16 del mese per celebrare il giorno in cui Daphne è stata uccisa non sono mai segnalate dall’emittente pubblica statale.
Ci sono politici, funzionari pubblici, agenti di polizia, persone che non hanno mai letto nulla che Daphne abbia scritto, ma che sono contenti che sia morta. Alcuni di coloro che dovrebbero garantire la giustizia sono contenti che nessuno più riferisca delle loro pratiche corrotte. Chi governa, e controlla i media statali e le forze dell’ordine, dice che Daphne ha pubblicato notizie false, che è stata uccisa perché ‘se l’è andata a cercare’. Si prendono gioco di quelli che la ricordano, incoraggiano gli altri a dimenticarla, sperando che anche il suo lavoro venga dimenticato. Nel frattempo, chiunque abbia ordinato, commissionato e pagato per l’assassinio continua a godere di completa impunità.
Il lavoro di Daphne ha ispirato migliaia di persone a Malta e altrove a contrastare l’abuso di potere, a mobilitarsi per chiedere che chi ha sbagliato paghi, a chiedere di porre fine all’impunità. Ora Daphne non ha più bisogno di protezione fisica. Ma la sua memoria e il suo lavoro continuano ad essere presi di mira da persone potenti che sono decise a distruggere la sua eredità. Non possiamo lasciare che questo accada.
Ricordare Daphne oggi significa contribuire a proteggere la sua memoria e il suo lascito e ad avvicinarci alla giustizia: non la giustizia dei tribunali per la sua morte, ma un altro tipo di giustizia, che riconosce il lavoro della sua vita come un arricchimento per tutti noi e il suo assassinio come un crimine contro tutti noi.

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Castelli Romani

Ciampino, episodio di bullismo: la denuncia di una madre su Facebook scatena polemiche

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Un episodio di bullismo avvenuto a Ciampino ha suscitato forti reazioni e polemiche dopo che una madre ha condiviso la sua drammatica testimonianza su Facebook. La signora, madre di un ragazzo di 13 anni, ha raccontato l’incubo vissuto da suo figlio, vittima di un gruppo di coetanei.

Il post, che ha rapidamente raccolto molte reazioni e condivisioni, ha portato alla luce una realtà inquietante e ha acceso un acceso dibattito tra i residenti.

Secondo quanto riportato dalla madre del ragazzo, l’episodio è avvenuto nel parco comunale di Ciampino, dove suo figlio Alessandro stava giocando con alcuni amici. Improvvisamente, un gruppo di ragazzi più grandi si è avvicinato e ha iniziato a insultarlo e a deriderlo. La situazione è degenerata quando uno dei bulli ha spinto Alessandro a terra, facendogli perdere l’equilibrio e ferendolo al ginocchio. Il ragazzo, visibilmente scosso, è tornato a casa in lacrime e con un grande spavento.

Nel suo post, la madre ha scritto: “Mio figlio è tornato a casa oggi con il cuore spezzato e il corpo ferito. Non posso tollerare che i bambini debbano subire tali atrocità. Questo bullismo deve finire!”. Il suo appello ha ricevuto immediato sostegno da parte di molti residenti, che hanno espresso la loro solidarietà nei commenti.

Giovanna, una residente di Ciampino, ha commentato: “È inaccettabile che i nostri ragazzi non possano sentirsi al sicuro nemmeno nei parchi pubblici. Le autorità devono intervenire e prendere provvedimenti immediati”. Un altro commento, di Marco De Santis, aggiunge: “Questi atti di violenza sono vergognosi. I bulli devono essere identificati e puniti, e le scuole devono fare di più per educare i ragazzi al rispetto reciproco”.

Tuttavia, il post ha anche suscitato polemiche e divisioni. Alcuni hanno criticato i genitori dei ragazzi coinvolti, accusandoli di non educare adeguatamente i propri figli. “Dove sono i genitori di questi bulli? Perché non insegnano loro il rispetto e la compassione?”, ha scritto Francesca.

Le autorità locali non hanno tardato a intervenire condannando il gesto.

L’episodio, sebbene doloroso, ha anche sollevato un’importante consapevolezza sulla necessità di promuovere la cultura del rispetto e della solidarietà tra i giovani.

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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Castelli Romani

Monte Compatri, parco Calahorra: il degrado senza fine

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“Anni fa con un gruppo di amiche ed amici la tenevamo pulita e funzionale.
Vederla ridotta così piange davvero il cuore”.

INGRESSO ALLA VILLETTA

Sono queste le parole che fanno da sottofondo alle immagini che ci hanno inviato alcuni ragazzi di Monte Compatri basiti nel rientrare, dopo qualche anno, dentro parco Calahorra, per tutti la Villetta.
Una storia potremmo dire “sfortunata” per quello che potrebbe essere uno dei fiori all’occhiello della cittadina dei Castelli Romani.

PANCHINE DIVELTE e sporcizia SULLA TERRAZZA NATURALE CHE GUARDA ALLA BELLEZZA DI MONTE COMPATRI

Dai miliardi spesi durante l’amministrazione di Emilio Patriarca (1985/1990) per la realizzazioni dell’imponente portale d’ingresso e per l’anfiteatro, demolito poi dall’amministrazione di Marco de Carolis e trasformato in parcheggio per passare alle tante iniziative di pulizia collettiva con sindaci, assessori, consiglieri comunali e cittadini (ultima nel giugno del 2022, ove il delegato al verde, Elio Masi, dichiarava “… da oggi inizia una nuova stagione per Parco Calahorra che vedrà coinvolte associazioni e cittadini per una piena fruizione già a partire da questa estate …” ) ma senza poi trovare una continuità degna del rispetto che il luogo merita. (Monte Compatri, grandi pulizie per Parco Calahorra (osservatoreitalia.eu))

panchina divelta sul “balconcino” naturale che mostra il paese

Noi – ci dicono – ci provammo anni fa con l’associazione Brother Park. Installammo giochi per bambini oggi scomparsi”.
So io – risponde un altro – in quale giardino privato sono finiti!
Avevamo realizzato sentieri, costruito passaggi, realizzata una fontanella, realizzato tutto l’impianto elettrico di illuminazione. Poi è finito tutto.

NEL VIDEO QUEL CHE RESTA DELLA FONTANELLA E DEL CHIOSCO REALIZZATI DAI RAGAZZI DI BROTHER PARK

Addirittura – aggiungono – spendemmo circa 3000 euro di legname per realizzare un chiosco del quale non rimane più traccia”.
“Vedi – ci indica un luogo – dove sta quel mucchio di rovi avevamo realizzato un campetto da calcetto compreso di porte e di una rete per evitare che il pallone venisse perso. Che tristezza!
Nel vedere negli occhi di questi ragazzi la rassegnazione di chi spende il proprio tempo per la collettività e poi ritrova le proprie fatiche ed il proprio impegno ridotto a desolazione fa davvero male.

IN QUESTO VIDEO CI MOSTRANO IL LUOGO DOVE SORGEVA IL CAMPO DI CALCETTO ORA RICOPERTO DA ROVI

Basterebbe un impegno minimo, aggiungono, noi ci siamo cresciuti. Ci abbiamo giocato da bambini come crediamo ogni generazione di monticiano.
Noi oltre ad avervi inviato i video e le foto non siamo rimasti con le mano in mano.
In questi giorni abbiamo risollevato il secchio per la spazzatura, tolto un po’ di erbacce, pulito dove era possibile.
Ci investiamo volentieri il nostro tempo perché la Villetta torni ad essere il giardino di tutti”.

C’è qualcosa che vorreste dire all’amministrazione comunale?
Guardi noi siamo disposti a dare una mano, abbiamo provato a chiedere per avere la possibilità di poter almeno fare una manutenzione regolare di questi spazi, ovviamente autorizzati.
Lo faremmo per il paese, lo faremmo per le tante famiglie che, qui dentro, potrebbero davvero trovare un’oasi di pace.

uno dei tanti sentieri impraticabili ricoperti da rovi e sterpaglie

E mentre andiamo via loro continuano silenziosi ma sereni a provare a regalare alla Villetta qualche giorno di pulizia ed ordine

Come sempre chiederemo all’amministrazione comunale il loro punto di vista inviando all’ufficio stampa una richiesta di colloquio con il sindaco e con il consigliere delegato
Anche in questo caso vi terremo aggiornati.

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