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di Chiara Rai
Ancora bisogna mangiarne di polvere prima di metterci alla pari con gli altri paesi civilizzati. Intanto apriamo gli occhi e guardiamo anche ai centesimi perché è lì che mirano i prelievi, anno dopo anno. Note buie per il Bilancio di previsione della Regione Lazio per l’esercizio finanziario 2013 e bilancio pluriennale 2013-2015.
I conti parlano chiaro e anche la pressione fiscale alla quale sono soggetti i residenti del Lazio. Il disavanzo effettivo regionale è pari ad euro 10/11,5 miliardi (al 31/12/2011), come calcolato dalla Corte dei Conti che comunque ha espresso valutazioni negative. Di questo non si parla perché probabilmente è una notizia che deve passare fugace senza eco devastante. Ma le nostre tasche languono. Ad aggravare questi numeri negativi è anche lo stock di debito residuo pari a 12 miliardi di euro che ci mette di fronte ad una dura realtà: la Regione, attualmente, non ha affatto superato questa situazione di criticità e se la situazione non viene affrontata nella manovra di bilancio 2013 con un corposo travaso di fondi dal Governo si rischia che venga impugnata la legge di bilancio dalla Corte Costituzionale. L’IRPEF è maggiorata per 1.990.879 unità, ovvero il 67,9 per cento dei contribuenti complessivi. Di tali contribuenti, una quota consistente (1.171.717 unità), avente un reddito imponibile fino ad euro 28.000, subisce un incremento del prelievo fiscale contenuto (104 euro su base annua, in media, nel 2015). La manovra realizza un incremento del prelievo maggiore all’aumentare del reddito prodotto. Questi i premi per chi produce nella terra dei cachi. Quando si può prevedere una prima significativa riduzione della manovra fiscale? Se tutto va bene nel 2018. Inutile lanciare allarmi è vero, era meglio che tutto passasse in sordina.
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