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di Maurizio Costa
Roma – Il Ministero dell'Economia ha deciso di rinviare il pagamento della prima rata della Tasi a settembre per tutti quei Comuni che entro il 23 maggio non pubblicheranno sul proprio sito le aliquote che applicheranno per il versamento della "Tassa sui Servizi Indivisibili".
I Comuni che entro il 23 maggio renderanno note le aliquote sui propri siti, obbligheranno i cittadini a pagare la Tasi entro il 16 giugno; quelli, invece, che non stabiliranno le aliquote entro tale data, permetteranno ai propri cittadini di pagare la Tasi a settembre.
La nota
Il Ministero dell'Economia, infatti, scrive sul proprio sito: "Dopo aver incontrato l’Anci, per venire incontro da un lato alle esigenze determinate dal rinnovo dei consigli comunali, e dall’altro all’esigenza di garantire ai contribuenti certezza sugli adempimenti fiscali, il Governo ha deciso che nei Comuni che entro il 23 maggio non avranno deliberato le aliquote la scadenza per il pagamento della prima rata della Tasi è prorogata da giugno a settembre. Per tutti gli altri Comuni la scadenza per il pagamento della prima rata della Tasi resta il 16 giugno."
Una boccata d'aria per tutti quei Comuni che si trovano sotto elezioni e devono rimodulare le aliquote, dopo che, solamente il 5 maggio, il Governo ha stabilito la possibilità di alzare il tetto massimo fino allo 0,8 per mille.
Per sanare queste mancate entrate comunali previste dalla Tasi, il Governo, probabilmente, distribuirà 2 miliardi di euro a tutti i Comuni che posticiperanno il pagamento dell'imposta, per evitare mancati versamenti degli stipendi comunali e eventuali default.
Questa situazione riguarda quasi tutti i Comuni d'Italia: solamente 832 Amministrazioni comunali hanno pubblicato le aliquote (su un totale di 8.092 Comuni).
La nuova tassa
La Tasi ha sostituito in toto l'Imu (per quel che riguarda la prima casa) mentre per le seconde case, gli immobili di pregio, i negozi e i fabbricati, i proprietari dovranno pagare sia Imu che Tasi. Inoltre, il Governo ha stabilito un tetto massimo al 2,5 per mille sulla prima casa e al 10,6 per mille sulla seconda, dando la possibilità ai Comuni di alzarlo ulteriormente di uno 0,8 per mille, maggiorazione che deve essere vincolata alla concessione di detrazioni.
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