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Monti Cimini, tempi duri per i noccioleti: arriva la cimice asiatica

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VITERBO – Un nuovo insetto esotico ad elevata dannosità per i nostri noccioleti è stato rilevato per la prima volta dagli entomologi del Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali (DAFNE) dell’Università degli Studi della Tuscia. Il dottor Mario Contarini, la dottoressa Federica Giarruzzo, coordinati dal dottor Stefano Speranza all’interno del progetto europeo Horizon2020 – PANTHEON – coordinato dal dottor Valerio Cristofori, hanno avviato un piano di monitoraggio ambientale nei noccioleti dei Monti Cimini per rilevare l’eventuale presenza della cimice asiatica, temibile insetto fitofago del nocciolo.

I sistemi di monitoraggio messi in campo hanno permesso la cattura di questo pericoloso insetto, il cui il nome scientifico è Halyomorpha halys

Questo insetto rappresenta una delle nuove specie di origine asiatica giunte sul territorio europeo e nazionale. In Italia le prime segnalazioni sono avvenute nel 2012 ma ancora non vi era certezza di una sua colonizzazione degli ambienti viterbesi. Si tratta di un insetto estremamente polifago e si può nutrire, succhiando preferibilmente frutti e semi, di moltissime specie vegetali. Il nocciolo è una delle specie preferite da questo insetto ma infesta anche la vite e il castagno, altre tipicità del nostro territorio. Dati bibliografici mostrano che questa specie può causare il doppio del danno tipico rilevato sulle nocciole e causato dalle cimici nocciolaie già presenti sul nostro territorio. Come riferisce il dottor Speranza, la presenza di questo insetto sul nostro territorio non è ancora legata alle infestazioni sul nocciolo, non avendo finora rilevato danni specifici. Col presente comunicato stampa si vuole precisare che l’intento dei ricercatori non è quello di creare allarmismo, ma di informare adeguatamente gli agricoltori, le associazioni di categoria e tutti i soggetti coinvolti nella produzione di nocciole di qualità tipiche dei Monti Cimini. Il solo essere a conoscenza della sua presenza, infatti, permetterà di avviare una serie di attività di divulgazione per preparare i nostri agricoltori alla corretta gestione di questa nuova problematica.

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