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Redazione
Il presidente statunitense Barack Obama ha ringraziato il capo della Polizia Alessandro Pansa per il sistema di sicurezza messo in atto per la visita della delegazione Usa a Roma.
La tutela ravvicinata del Presidente è stata assicurata da un dispositivo integrato composto da personale del reparto speciale NOCS della Polizia di Stato e dagli agenti del Secret Service statunitense.
Ma i fronti su cui hanno lavorato gli oltre 3.200 professionisti della sicurezza, complessivamente impegnati per la visita del Presidente degli Stati Uniti e della delegazione americana, sono stati moltissimi e lo si capisce sfogliando le oltre 60 pagine dell'ordinanza del questore di Roma che ha messo sotto la lente di ingrandimento tutta la città.Sembra ovvio pensare in queste circostanze all'impiego di scorte, tiratori scelti e artificieri meno ovvio ricordare il lavoro di quanti, in modo spesso impercettibile, hanno assicurato la buona riuscita di questo servizio: parliamo dei molti agenti in borghese che ad esempio si aggiravano negli alberghi che ospitavano la delegazione e i giornalisti accreditati o che entravano ed uscivano dagli stabili vicini alle località interessate dalla visita o agli obiettivi sensibili quali ambasciate e consolati.
Sembra ovvio pensare in queste circostanze all'impiego di scorte, tiratori scelti e artificieri meno ovvio ricordare il lavoro di quanti, in modo spesso impercettibile, hanno assicurato la buona riuscita di questo servizio: parliamo dei molti agenti in borghese che ad esempio si aggiravano negli alberghi che ospitavano la delegazione e i giornalisti accreditati o che entravano ed uscivano dagli stabili vicini alle località interessate dalla visita o agli obiettivi sensibili quali ambasciate e consolati.
Le lunghe attese di poliziotti, carabinieri, finanzieri e agenti della forestale lungo i percorsi interessati dal corteo presidenziale non erano meno stressanti di quelle degli agenti della stradale e della ferroviaria che presidiavano i cavalcavia interessati dal passaggio del presidente statunitense.
Pattuglie a cavallo hanno perlustrato le aree vedi prossime ai luoghi di soggiorno ed incontro utilizzati da Obama. In tutto Lazio le superfici da dove potevano decollare o atterrare aerei ed elicotteri sono state con discrezione presidiate da pattuglie di poliziotti e carabinieri.
Fondamentale il lavoro dell'intelligence, la Digos oltre a preoccuparsi delle minacce antiterrorismo ha dovuto anche prendere in considerazione le manifestazioni di protesta che si sono svolte approfittando di una ribalta di straordinaria importanza. La sala operativa ha fatto costantemente il controllo delle decine di postazioni per assicurarsi che tutto stesse filando liscio.
Anche la polizia fluviale ha passato al setaccio tutti i tratti del fiume Tevere vicini alle strade percorse dal corteo; per gli agenti imbarcati non c'è stata la possibilità di vedere le macchine che sfilavano ma sapevano che c'erano: bastava guardare in alto gli elicotteri di polizia e carabinieri che dall'alto scortavano le oltre 50 macchine del seguito presidenziale.
I medici e gli infermieri della Polizia hanno seguito l'evento mettendo a disposizione la propria professionalità con una squadra al seguito del servizio di scorta.
Tutto ha funzionato a dovere anche per l'impegno delle altre istituzioni che hanno concorso al sistema sicurezza: polizia locale di Roma Capitale per la viabilità; l'Anas per le strade extraurbane; l'azienda per la raccolta dei rifiuti che ha permesso il controllo e lo spostamento di cassonetti campane e cestini dei rifiuti; gli enti che erogano i servizi di rete che hanno consentito l'ispezione delle gallerie sotterranee; e poi gli ospedali che hanno organizzato turni e squadre straordinarie pronte alle emergenze; i Vigili del fuoco che hanno messo a disposizione caserme e squadre specializzate di pronto intervento anche al seguito del corteo. E soprattutto grazie anche a cittadini e turisti che hanno sopportato i disagi di un avvenimento così importante.
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