Costume e Società
RICCARDO BOCCI TRA BATTAGLIE, PASSIONI E TEATRO
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Riccardo Bocci è stato colui che per primo ha segnalato a suo tempo che a Riano, dove abita, presto sarebbe stata realizzata una discarica e dunque fu fondatore della primo comitato antidiscarica "Sos discarica Riano".
di Gabriella Resse
Riano (RM) – Un volto senza età il suo, che ben si coniuga con la necessaria dinamicità dell’attività di attore di teatro ,alla quale si avvicina all’età di 23 anni, colto quasi d’improvviso dal fuoco sacro dell’arte, mentre ancora si dedicava agli studi di giurisprudenza all’Università.
Parliamo di Riccardo Bocci che oltre ad essere un abile ed apprezzabile attore contemporaneo, possiede quella sensibilità, nonché capacità empatica ed oratoria che ne hanno fatto anche un attivista impegnato nel sociale. E’ stato infatti fondatore del Comitato “ SOS Discarica Riano “ che ha contribuito in maniera significativa alla lotta alle discariche in generale e più nello specifico, ad allontanare (speriamo definitivamente) il pericolo discarica dal territorio di Riano, sua terra d’origine .
Il trascorso di cui vi ho parlato, mi ha invogliata a voler meglio conoscere questo personaggio – attore, la sua storia, le sue aspirazioni, il suo punto di vista sul mondo del teatro e dello spettacolo, in un’Italia ormai stretta all’angolo da una crisi economica e culturale senza precedenti.
Quando parliamo della situazione odierna del teatro in Italia, Riccardo indugia in un lungo sospiro e mi spiega quanto in questo paese, la suddetta forma d’arte, sia sottoposta a vincoli elitari da una parte, mentre dall’altra venga trattata come una sorta di sorella povera, rispetto al cinema ed alla televisione “Si può fare grande teatro senza spendere troppi soldi e magari con una redistribuzione più equa delle risorse, evitando gli sprechi ,come alle volte accade nei teatri stabili ” mi spiega ed aggiunge : “ oggi ci sono generazioni di attori e di registi che si formano continuamente, che il mercato non considera e che dunque troppo spesso si ritrovano relegati ad apparire solo alle platee dei teatrini o della sale d’essais.
Un attore dovrebbe avere grande competenza e passione. Giovani attori particolarmente acuti riescono a rielaborare testi e personaggi della tradizione letteraria con grande identità personale e meriterebbero una chance in più rispetto a quello che offre il mercato dello spettacolo e del teatro in particolare”.
Di certo scorrendo il suo curriculum, Riccardo Bocci di raccomandazioni non ne necessita affatto, avendo alle sue spalle esperienza e preparazione di tutto rispetto. Diplomato alla scuola d’arte drammatica “Teatro Azione “di Isabella del Bianco e Cristiano Censi, storica scuola romana d'arte drammatica da cui sono usciti talenti come Elio Germano, ha poi frequentato la scuola d’alta formazione teatrale “Centro Teatrale SantaCristina” diretta da Luca Ronconi e quando non calca le scene, nei momenti di pausa, segue seminari e laboratori teatrali condotti da illustri docenti ,tra questi ricordiamo Geraldine Baron (Membro dell’Actors Studios di New York).
Gli chiedo incuriosita qual è il metodo che usa per calarsi nelle vesti di un dato personaggio e se ci siano dei ruoli che lo affascinano più di altri. Mi balza subito agli occhi che la sua risposta è animata da quella passione ,quella forza, quel guizzo creativo tipico dell’artista innamorato del proprio lavoro, e così mi confida di non aspirare ad un ruolo in particolare ,ma piuttosto di propendere ,per la scelta ,per personaggi complessi che si distinguano per la forte responsabilità che hanno in scena ,così da poter mettere a frutto il duro lavoro fatto su stesso per crescere come interprete ( cita Strehler, adducendo che per fare un buon attore ci vogliono almeno 10 anni di studio ed esperienza ).
Mi spiega quanto sia importante tenersi strette le emozioni che ispira un dato personaggio ,e quanto sia fondamentale girare intorno alla sua personalità ,essere come un chirurgo dell’anima che sminuzza ed analizza ogni aspetto del suo essere ,al fine di riportarne un’immagine corposa , convincente ed emozionante agli occhi del pubblico.
E da questo punto di vista Riccardo Bocci ha diverse frecce messe a segno, infatti tra i vari impegni professionali ,ricordiamo la partecipazione nel 2003 ad un cortometraggio a fini pubblicitari ,scritto dal regista di fama mondiale Giuseppe Tornatore, l’impegno al teatro Argentina con l’illustre attore-regista Gabriele Lavia e l’affondo interpretativo nella drammaturgia contemporanea, attraverso autori italiani come Luca de Bei e con il teatro di autori quali Vitaliano Trevisan e Giuseppe Manfridi. Con Luca de Bei ,si cimenta in un teatro di impegno civile che racconta la tragica realtà delle morti sul lavoro ,con la rappresentazione dal titolo “ Le mattine dieci alle quattro “,ma Riccardo Bocci interpreta ruoli che attingono la loro matrice anche da autori classici ,da Pirandello a Shakespeare, e per quest’ultimo in particolare ,si mette alla prova nell’articolata rappresentazione del “ Cimbelino “ ,del quale interpreta ben quattro personaggi .Nel 2013, annoveriamo tra i suoi ultimi impegni, una tournée, come protagonista, dello spettacolo pluripremiato del teatro dell'Elfo di Milano,” History Boys “ di Alan Bennett, per la regia di Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani ,spettacolo per il quale si è registrato uno straordinario successo in tutt’Italia .
E dunque dalla nostra chiacchierata informale ,ho potuto desumere la fatica e l’impegno che il lavoro dell’attore impone, e la certosina preparazione che si cela dietro agli artisti che calcano la scena durante le rappresentazioni teatrali “ Mi tengo in esercizio ,mi aggiorno continuamente sulle tecniche di recitazione, frequento diversi seminari e mi dedico spesso e volentieri alla lettura di testi teatrali classici e moderni, ma soprattutto studio con trasporto la poesia”, confessa candidamente e ribadisce : ”
La poesia è una fonte primaria di arricchimento interiore, mette a fuoco le emozioni più intime, regala l’illuminazione su chi sei, su cosa vuoi ,ed un buon attore deve conoscere se stesso al meglio se vuole entrare in empatia con il pubblico e l’approfondimento della poesia è un ottimo metodo”. Gli chiedo infine quali siano i suoi impegni per il futuro e se tra questi c’è anche il cinema, e lui, sorride quasi imbarazzato “ il cinema ? è tutto da scoprire per me, ma sono stato felice di partecipare al film “I baci mai dati” di Roberta Torre, e fra poco avrò la fortuna di stare sul set del prossimo film dei fratelli Taviani registi pluripremiati ,di indiscussa esperienza e comprovato talento”. Mi congedo con un timido “ buon lavoro !”, sapendo che gli auguri nel mondo dello spettacolo vanno fatti in modo accurato ed io non ne sono avvezza, e con l’intima speranza che i volti nuovi del teatro, possano vedere riconosciuto il loro valore e preparazione negli anni a venire.
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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.
Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.
L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione
Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.
Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”
L’Umanità di Francesco Tagliente
Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.
La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.
Un Esempio di Vita
La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.
Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.
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