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Editoriali

A proposito di copertine di giornali: Salvini santo subito

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‘Famiglia cristiana’, è il periodico più letto in Italia, grazie anche a politiche di diffusione che esulano dal semplice acquisto in edicola. E del quale, velatamente, si pensa che non acquistandolo si fa peccato. O che acquistandolo si fa un’offerta alla chiesa cattolica, il che procura un vantaggio per l’ingresso nell’aldilà: tutti infatti pensano che le offerte alla chiesa cattolica vadano ai bisognosi, e che queste siano opere buone; e che le opere buone aprano la via al Paradiso… Insomma, questo periodico ha pubblicato una copertina con Salvini che sormonta una scritta con un ‘Vade retro’. Un’espressione che si racconta nei Vangeli sinottici essere stata usata da Gesù nei confronti di Pietro, in un certo momento in cui lui gli annunciava la sua crocifissione. La didascalia prosegue precisando che ‘non c’è nulla di personale, è il Vangelo’.

Ora, il Vangelo, ne abbiamo tutti almeno una copia in casa. In realtà i Vangeli sono quattro, di cui tre sinottici, contenuti in un libro che si chiama Bibbia, composta da Antico e Nuovo Testamento: un volume che tanti hanno in casa, ma che nessuno legge – o quasi. E se lo legge, a volte lo legge in maniera distorta, ma non per colpa sua. Infatti, chi sta in alto dichiara che la Bibbia ‘va interpretata, va spiegata’. Ma non è così. La Bibbia è un libro che riporta la Parola di Dio, e sarebbe stupido se fosse riservata a pochi eletti. I quali poi avrebbero l’ingrato compito di doverla spiegare ad altri meno fortunati, e che magari hanno studiato di meno. Niente di più falso. La Bibbia, Parola di Dio fino a prova contraria, si spiega da sola, specialmente nel Nuovo Testamento, e specialmente nelle parti in cui gli evangelisti narrano la storia di Gesù. Ora, Gesù non ha mai detto ‘Vade retro’ a Pietro, prima di tutto perché non parlava latino, la lingua dei Romani, notoriamente invasori della Palestina, e quindi nemici. Ma anche perché Gesù parlava in aramaico, l’antica lingua degli Ebrei. Il latino è notoriamente la lingua dei cattolici, mentre tutto il Nuovo Testamento è stato scritto in greco. Quindi niente latino. Ancora più contorta è l’interpretazione che di quella frase da’ la chiesa cattolica. In televisione, infatti, qualcuno s’è affrettato a dire che quel vade retro intendeva che Pietro dovesse andare dietro a Gesù, e seguire il Vangelo – ancora non scritto, ma fa lo stesso – e seguire i suoi insegnamenti. In realtà, Gesù dice a Pietro: “Allontanati da me, Satana” dopo avergli profetizzato la sua fine sulla croce; e Pietro gli ha detto “Non sia mai Signore”, riportato più o meno nello stesso modo nei tre Vangeli sinottici, in uno dei quali si riporta addirittura che Pietro ‘si mise a rimproverarlo’. Gesù continua, lui sì, a rimproverare Pietro per la sua frase, dicendo che Pietro aveva il senso delle cose degli uomini, e non delle cose di Dio, cioè che per l’apostolo il bene primario era la vita. Noi sappiamo ciò che Pietro non poteva ancora capire: che cioè Gesù con la Sua morte vicaria avrebbe riscattato tutto il mondo dal peccato originale, e che la Sua missione sulla terra era proprio quella. Quel “Tutto è compiuto” pronunciato sulla croce prima di spirare lo dimostra. Ma chi voleva ostacolare la missione di Gesù sulla terra, se non l’avversario, il nemico, detto Satana? Ecco perché Gesù chiama Pietro Satana, cioè, in ebraico ‘avversario’: perché se Lui non fosse morto sulla croce, l’umanità sarebbe rimasta nella colpa.

Concludendo:

‘Vade retro Salvini’ sa tanto di esorcismo, e non di Vangelo, e non ci si può defilare dichiarando che non c’è ‘nulla di personale’: in realtà è un attacco personale. La rivista più amata dagli Italiani non può mascherare le proprie intenzioni in questo modo. È pur vero che è abitudine della chiesa cattolica adoperare i versetti delle Bibbia utilizzandoli a proprio uso e consumo. Ma questa è troppo grossa. Gesù non chiese a Pietro di seguirlo, con quella frase; non gli disse di andargli dietro. Anche perché per chi ha studiato il latino, ‘vade’ vuol dire ‘vai’, e non ‘vieni’; tanto meno ‘vienimi dietro’. Con quella copertina si capisce bene da che parte sta la chiesa cattolica. Una buona compagnia, che annovera opposizioni varie, a cominciare dal PD, su per Forza Italia, e tutta la sinistra. Quella marginale come LEU, e quella mascherata da istituzioni come Confindustria, Unione Europea, George Soros eccetera. Senza far menzione degli scafisti e dei loschi figuri – almeno quattro, denunziati in Italia da una inchiesta giornalistica – che lucrano sulla morte di poveri disgraziati a cui sono state raccontate un sacco di bugie per farli venire sul barcone. O sul gommone. Sarebbe eccessivo tacciare Famiglia Cristiana, e di conseguenza la chiesa cattolica, di complicità con gli scafisti. Anche perché non si vede quale interesse potrebbero averne. Salvini ha fatto l’unica cosa che andava fatta, cioè la prima mossa per fermare l’eccidio di clandestini, e la sua mossa ha messo in imbarazzo tutta l’UE. Che ora si è resa conto che ha una responsabilità, perché l’Italia non è UE soltanto quando deve versare i miliardi di euro, o deve accettare decisioni distruttive per la nostra nazione, come la TAV, il TAP, le arance marocchine, l’olio tunisino; e via discorrendo. Piuttosto ci sentiamo di parafrasare la copertina di Famiglia Cristiana con un’altra copertina virtuale, nella quale pubblicare un’immagine di Matteo Secondo – dopo Renzi – con una didascalia che dice: “SALVINI SANTO SUBITO”.

Roberto Ragone

Cronaca

Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Editoriali

19 luglio 1992: un maledetto pomeriggio

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Lo ricordo come allora quel tragico 19 luglio 1992.
Un caldo improponibile, come quello di questi giorni.
Ma era sabato e con gli storici amici del paese l’appuntamento era fisso: “… ci vediamo più tardi al chiosco, verso le 5, e poi decidiamo dove passare pomeriggio e serata …“.
E cosi facemmo!
Arrivammo un po’ alla spicciolata (cellulari, WhatsApp ed altro sarebbero arrivati anni dopo).
Per ultimo, ma non per questo meno importante, uno dei nostri amici, all’epoca cadetto alla scuola sottufficiali dei Carabinieri.
Lo sguardo basso, ferito oserei dire.
Il passo lento, non era il suo solito passo.
Gli occhi lucidi che facevano presagire che qualcosa di grave era successo.
“Hanno ammazzato pure Paolo”, furono le sue uniche indimenticabili parole.
In un momento i nostri sorrisi, la nostra voglia di festeggiare quel sabato si ruppe.
Non erano passati neanche due mesi dell’attentato di Capaci in cui Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta erano stati ammazzati per ordine della Mafia ed ora anche Paolo Borsellino e la sua scorta erano lì dilaniati dall’ennesimo atto vigliacco di Cosa Nostra.
Giovanni e Paolo incarnavano i sogni di quella nostra generazione pronta a scendere in piazza per dire “NO ALLA MAFIA”.
Una generazione che aveva fatto dell’impegno politico e sociale la propria stella polare.
Quei due uomini seppero farci capire quanto l’impegno dovesse essere sempre animato da uno spirito di sacrificio personale.
Ci fecero capire che per cambiare il mondo il primo impegno era mettersi in gioco.
Quel pomeriggio i nostri sogni di ragazzi che volevano un mondo migliore saltarono in aria come quella maledetta bomba in via d’Amelio.
Ma capimmo, anni dopo, che dalla loro morte sarebbe germogliato quel seme che avrebbe fatto crescere la pianta rigogliosa della legalità.
Oggi a più di 30 anni dalla loro morte tengo in mente due loro pensieri:

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

L’ importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza (Giovanni Falcone)
La paura è umana, ma combattetela con il coraggio (Paolo Borsellino)


Ecco paura e coraggio … le loro vite, il loro impegno, il loro sacrificio ci hanno insegnato che possono convivere e farci essere grandi uomini.

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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