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6 anni faon
“Se vogliono dare soldi a qualcun altro lo facciano, l’Italia non ha bisogno di elemosina”. Matteo Salvini boccia la proposta della Commissione Europea sull’immigrazione (6mila euro per ogni migrante accolto) e prepara il suo ‘contropiano’. E’ un decreto, al Viminale i tecnici ci stanno lavorando e sperano di sfornarlo per l’estate. Due i punti cardine: via la protezione umanitaria istituita dal primo governo Prodi nel ’98 e istituire centri di identificazione ed espulsione (Cie), uno per ogni regione.
“L’ipotesi non esiste. L’Italia non chiede l’elemosina, anche perché nel corso del tempo ogni richiedente asilo costa tra i 40mila e i 50mila euro”, continua Salvini sulla proposta della Commissione Europea che ha l’obiettivo di rendere operative le intese firmate nell’ultimo Consiglio europeo a fine giugno. Si tratta delle intese che lo stesso ministro dell’Interno esaltò, quantificando la vittoria italiana al vertice europeo con un grasso “70 per cento”. Anche il premier Giuseppe Conte si disse soddisfatto, addirittura “all’80 per cento”, proprio mentre tutto intorno le intese erano già belle e naufragate: nate su base volontaria, in poche ore si ritrovarono abbattute dagli Stati che ritiravano la propria disponibilità a ospitare i nuovi ‘centri controllati’ per migranti. Ora su queste intese scritte sulla sabbia si cimenta la Commissione Ue per cercare qualcosa di concreto per il 30 luglio, giorno dell’incontro Ue con Unhcr e Oim a Ginevra.
Differenti modalità di assistenza per i richiedenti asilo e razionalizzazione della spesa. Sono questi gli obiettivi della direttiva firmata dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, che ha voluto ridefinire il modello vigente di accoglienza dei migranti, nell’ottica di ottimizzare i servizi e contenerne i costi.
Il nuovo modello prevede una differenziazione di servizi offerti in relazione alle fasi dell’accoglienza dei migranti, nel rispetto delle norme internazionali ed europee, e assicura il risparmio di spesa pubblica, secondo le raccomandazioni formulate dalla Corte dei Conti nel marzo scorso al termine dell’indagine conoscitiva sul sistema di prima accoglienza.
La direttiva Salvini, in concreto, individua due livelli di prestazioni: a tutti i richiedenti asilo verranno assicurati i servizi assistenziali di prima accoglienza, mentre gli interventi per favorire l’inclusione sociale saranno riservati esclusivamente ai beneficiari di forme di protezione.
Le singole prestazioni saranno rese con modalità diversificate e specificamente individuate, più coerenti con la tipologia di accoglienza. Per le piccole strutture costituite da singole unità abitative situate sullo stesso territorio o in ambiti contigui, al fine di conseguire economie di scala, saranno messi “in rete” specifici servizi quali, ad esempio, servizi amministrativi, mediazione linguistico-culturale, informazione normativa.
In ogni caso saranno adeguatamente tutelati le categorie cosiddette “vulnerabili”. Particolare attenzione sarà riservata alla determinazione delle basi d’asta dei servizi, da individuare sulla scorta dei prezzi standard di riferimento stabiliti da centrali di committenza, ovvero indicati dall’ANAC nelle proprie delibere.
Le nuove linee di intervento del Ministro Salvini saranno attuate con l’elaborazione, in raccordo con l’ANAC, di un nuovo capitolato per la fornitura di beni e servizi, comprensivo degli schemi di bandi tipo a cui dovranno attenersi i prefetti nella predisposizione delle gare di appalto di competenza. Per definire le modalità di tale vigilanza collaborativa tra Viminale e ANAC e’ stato sottoscritto dal Ministro Salvini e dal Presidente ANAC Cantone uno specifico protocollo di collaborazione.
“Le linee di intervento delineate oggi con la direttiva- ha detto il ministro Salvini -permetteranno di razionalizzare la spesa uniformandoci alla media dei Paesi europei”.
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