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Una notizia pruriginosa, fra tante che raccontano sciagure e tensioni nazionali e internazionali, è riportata da un’agenzia di stampa, destinata ad essere sepolta sotto altre, ritenute più importanti. Ma importante per tutti noi è anche rilassarsi, magari facendo due risate all’italiana, come i film di costume ci hanno insegnato. Una notizia che potrebbe costituire la trama di un film dei fratelli Vanzina, tanto per ricordare chi ci ha lasciato in questi giorni.
Dunque, siamo a Cremona, città di provincia, come d’obbligo per un giusto sfondo a certe vicende. Una città di quelle dove gli amici si incontrano al bar, e, attorno al tavolino su cui sono le consumazioni, si scambiano confidenze, a volte millantate, sulle signore del luogo. Magari allungando lo sguardo sulle curve di una di esse, che passa apposta nei loro pressi per farsi notare. Segno che la sua porta è aperta. E subito partono le fantasie e i commenti. Tipicamente maschilisti. Dunque, in un simile scenario, un ex marito, ex, ma ancora legato alla ex moglie – mica tanto ex, in quanto non divorziato, ma soltanto separato – sente dentro di sé mordere il tarlo della gelosia. Un tarlo che non lascia dormire. Un tarlo che incomincia a mordere nel silenzio della notte, quando il pensiero di tua moglie fra le braccia di un altro ti tormenta. Un tarlo che ti spinge a trascurare il lavoro per pedinare l’oggetto del tuo tormento, al punto da ricevere un ammonimento da parte dei carabinieri. Un tarlo che ti spinge ad acchiappare il telefono giorno e notte e chiamare quella donna con cui s’era giurato amore e fedeltà davanti ad un sacerdote…
Allora il buon uomo che fa? Si alza e va a controllare dove vive la donna, sperando, ma augurandosi di non scoprire, un altro uomo che le faccia compagnia. Così, al mattino, dopo una notte insonne, si mette in macchina e segue la ex fino al parcheggio di un supermercato – luogo di grande anonimità, dove ognuno ha fretta e non bada a ciò che gli succede accanto. E la coglie. Dopo tanti appostamenti, telefonate, pedinamenti, la sua ex è in compagnia di qualcuno. Guarda bene la macchina, il colore, la targa: è proprio lei, e dentro all’abitacolo si intravedono, dai vetri appannati dalla passione, due persone che si muovono. Per lui, in modo inequivocabile. Vorrebbe intervenire immediatamente, ma aspetta un po’, che l’atmosfera si surriscaldi, dentro quel metro cubo o poco più dell’abitacolo. L’auto è ferma in prossimità di un grande centro commerciale, lontana dagli ingressi, dove nessuno va a parcheggiare. Quando si avvicina, i due non gli fanno caso, presi come sono da quello che un giudice definirebbe ‘scambio di effusioni’.
Apre la portiera. Non diamo spazio alla fantasia, ma possiamo immaginare a cosa s’è trovato davanti il marito – ex – geloso: la moglie – ex – era in effetti con un uomo, ma non uno qualunque. Il suo rivale si dimostrava essere uno di colore. Subito il pensiero gli è corso ai barconi, ai profughi, o finti tali, ai rifugiati. Il suo senso di xenofobia e razzismo in quel momento è salito alle stelle. Ma quale non è stata la sua meraviglia nel riconoscere nella persona scarmigliata, sudata, mezzo vestita e con il collarino di traverso, il parroco di una chiesa della sua città. Ne è nato un diverbio, per dirla con stile cronachistico, e il sacerdote ha sferrato un pugno al malcapitato, che non ha reagito. Ma ha chiamato il 112. I carabinieri hanno riportato la calma, almeno apparentemente. Il marito – ex – s’è fatto medicare all’ospedale, con una prognosi di sette giorni, ma ancora non ha sporto denuncia. Ha piuttosto contattato la diocesi di appartenenza, ottenendo l’allontanamento del religioso dalla parrocchia e il suo probabile rimpatrio. Secondo la tradizione vaticana, ai fedeli non è stato spiegato il reale motivo dell’assenza del religioso, ma è stato detto che ‘si trovava altrove per un periodo di riposo e riflessione’. Episodio boccaccesco, in cui non manca neanche la conclusione, in linea con l’accaduto: infatti, il denunziato è il marito, per aver contravvenuto all’ammonizione già ricevuta in base alla legge 38 del 2009, a tutela delle potenziali vittime di stalking.
È proprio il caso di dire: cornuto e mazziato. Perché la signora abbia scelto un sacerdote di colore può avere solo una spiegazione. Infatti la religione cattolica prevede il segreto della confessione, e si può ipotizzare che tutto ciò che stava accadendo sarebbe rimasto riservato. Il dubbio è: si stava confessando, la signora, e stava rappresentando al sacerdote i suoi peccati, affinchè lui meglio potesse comprenderli? E perché di colore? Forse incuriosita dalle tante leggende che circolano a proposito di tali personaggi? Sappiamo già che la chiesa stenderà un velo sull’accaduto, magari rimandando in patria un sacerdote troppo zelante, che intendeva, oltre che curare le anime, curare anche i corpi dei suoi fedeli – o delle sue fedeli. Può darsi infatti che non fosse nuovo a tali imprese, ma questo non ci riguarda. Perché ha colpito il marito con un pugno, invece di recitare un atto di contrizione? Forse perché ha interrotto la confessione? Come direbbe Amleto: “That is the question”.
Roberto Ragone
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