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Le dichiarazioni di Parnasi non sono utili alle indagini. Più o meno è questo il giudizio espresso dal gip Maria Paola Tomaselli in merito all’interrogatorio a cui si è sottoposto l’imprenditore romano accusato di essere a capo di un sistema costruito per aggirare impedimenti burocratici e politici per costruire in tempi stretti il nuovo stadio per la Roma.
Ad oggi, scrive la gip Maria Paola Tomaselli, Parnasi “non risulta aver preso le distanze dal collaudato sistema corruttivo evidenziato nell’ordinanza di misure cautelari”. Non è tutto. Nel riepilogare le ragioni del no alla scarcerazione, la gip finisce per descrivere un gruppo imprenditoriale che aggira il rischio d’impresa attraverso “il ricorso a pratiche illecite tramite le quali si costruisce il buon esito delle diverse operazioni imprenditoriali intraprese”. Il tema è quello della tangente impiegata come “polizza” contro eventuali ostacoli aziendali. Ma, per questa strada, si arriva alla totale illegalità: “Si assiste a una sovrapposizione dell’organizzazione criminale alla struttura societaria, stante la consapevolezza di Parnasi di agire fuori dagli schemi” è scritto nell’ordinanza.
Eppure, solo 15 giorni fa la procura sembrava soddisfatta tanto da depositare un parere favorevole per i domiciliari subito dopo l’interrogatorio durato oltre 12 ore. Il gip, invece, giovedì ha respinto la richiesta, con un provvedimento ricco di perplessità e complesso.
Il costruttore, scrive il gip, non ricorda. Addirittura le sue lacune sono più evidenti del suo consulente Luca Caporilli, interrogato dopo l’arresto e subito scarcerato. L’impressione nella sua totalità è che abbia reso “dichiarazioni in maniera lucida e consapevole, limitandosi ad ammettere fatti inequivoci ed incontrovertibili”. Ricostruzioni insufficienti a rendere credibile che non commetta altri crimini o cerchi di alterare le prove a suo carico.
Ad esempio non regge la presunta rete di relazioni che secondo le accuse avrebbe usato per far annullare il vincolo urbanistico. Claudio Santini, ex capo segreteria del Mibact, secondo un collaboratore di Parnasi, avrebbe ricevuto 25mila euro.
Insufficienti e vaghe anche le dichiarazioni sull’ex assessore regionale Michele Civita, al quale lo stesso gip ha deciso di concedere il semplice obbligo di firma subito dopo l’interrogatorio di garanzia: “Nulla ha riferito di significativo in ordine alla sua relazione con il Civita, limitandosi ad affermare la stima nutrita nei confronti dell’uomo politico che ha dichiarato di avere sempre sostenuto con il solo voto, in assoluto contrasto con quanto riferito da Caporilli e da quanto con evidenza emerge dalle conversazioni oggetto di captazione”.
Stessa storia per i rapporti con Palozzi, l’ex sindaco di Marino, che “aveva stipulato con il gruppo Parnasi una convenzione con la quale si impegnava a mutare la destinazione urbanistica della zona in cui doveva sorgere il cosiddetto Ecovillage”. Mancano i dettagli circa il rapporto con Palozzi, su cui Parnasi non ha offerto «significativa spiegazione».
Domani la Cassazione valuterà l’intera vicenda e l’impianto accusatorio della procura, visto che gli avvocati di Parnasi hanno chiesto di annullare l’intero provvedimento cautelare. L’unica ammissione di una condotta illegittima riguarda i fondi che sarebbero stati passati al Pd, tramite la fondazione Eyu e alla Lega con “analoghe modalità”.
Intanto, il senatore Francesco Giro di Forza Italia che secondo le accuse avrebbe ricevuto alcuni finanziamenti in chiaro dall’imprenditore afferma di non essere indagato nell’inchiesta sulla costruzione dello Stadio della Roma”.
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