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Editoriali

STAMINA, SPEDALI DI BRESCIA: I MEDICI SI RIFIUTANO DI SOMMINISTRARE LA TERAPIA E PIOMBA UNA DIFFIDA

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Tempo di lettura 5 minuti Il Neo Movimento per le cure compassionevoli diffida gli Spedali di Brescia

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di Cinzia Marchegiani

Brescia – E’ diventata una sceneggiata che non sta tenendo conto delle vite dei malati e dei loro diritti acquisiti, così agli Spedali Civili di Brescia, dopo che i nove medici del gruppo “Internal Audit Stamina” (reclutati dalla direzione generale ospedaliera) si sono messi le mani in tasca e rifiutati di eseguire le prestazioni mediche per la somministrazione delle terapie ordinate da sentenze di giudici, è arrivata lunedì, la diffida del “Movimento per le Cure compassionevoli” appena costituito, come mi conferma un loro membro. E’ un Obiezione Tecnica o Sciopero Bianco, già dal nome fa accapponare la pelle, mentre le ordinanze che hanno garantito il diritto all’autodeterminazione dei malati sembrano essere carta straccia, nonostante l’ospedale abbia sborsato, con i soldi dei contribuenti l’avvocato per opporsi con determinazione a questo diritto sancito dalla costituzione italiana in essere nell’Art. 32. Sarebbe interessante capire se l’esposto alla Corte dei Conti, tenga in considerazione anche quest’aberrazione. 

Il Movimento per le Cure Compassionevoli, costituito dalle famiglie dei pazienti che sono inseriti nella lista d’attesa, denuncia l’illegittimità dello sciopero medico. Non concederanno un attimo di tregua per combattere una ingiustizia per questi bambini vittime e bersaglio all'interno di una querelle con Stamina Foundation, scienziati detrattori, come se la scienza avesse titolo di parola a senso unico, giornalisti che hanno già pubblicato le loro sentenze, Ministero della Salute, Aifa, che hanno molte responsabilità da accertare.

Questo il loro monito:“Ancora una volta ci sentiamo traditi e abbandonati. Da una settimana la direzione degli Spedali ha interrotto la programmazione delle prossime infusioni, perché i nove medici preposti alla somministrazione delle cure hanno deciso di deresponsabilizzarsi nei confronti di una terapia interdetta dai Nas di Torino “a tutela della propria dignità personale”, dopo oltre due anni in cui hanno somministrato serenamente ai nostri figli le stesse terapie compassionevoli da cui adesso prendono le distanze”. “Non è però possibile ridurre a carta straccia le sentenze favorevoli dei Tribunali del Lavoro di tutta Italia che hanno ordinato agli Spedali il proseguo delle cure per i nostri malati – spiega il presidente del Movimento Gianpaolo Carrer – garantendo loro quella continuità terapeutica che ora rischia di venire meno e che invece è assolutamente necesaria al mantenimento di una buona qualità di vita. Ricordiamo, che le cure compassionevoli sono un diritto garantito dalla Legge Italiana attraverso il Decreto Turco Fazio del 2006 e la Legge 57 del 2013, scaturita dall'ex Decreto Balduzzi e votata dallo stesso parlamento che invece negli ultimi mesi sta tentando di disconoscerla. L'atteggiamento del personale medico è deontologicamente inaccettabile. Così come quello del commissario straordinario Ezio Belleri che, invece di organizzare l'ospedale in modo che i medici compiano quanto ordinato dai giudici,e fino ad ora applicato, alza le mani e temporeggia invitandoli ad agire “in scienza e coscienza”. Ma se realmente fossero stati ravvisati gli estremi per obiettare l'applicazione delle terapie, i medici avrebbero dovuto rifiutarsi di somministrarle fin da principio. Invece per molti mesi il protocollo Stamina è stato applicato sui nostri figli con la massima serenità e professionalità. Questo comportamento offende la nostra sensibilità e minaccia la dignità e la vita dei malati”. Ecco perché da parte del Movimento scatta la diffida contro la direzione ed i nove medici degli Spedali Civili che hanno aderito al cosiddetto “sciopero bianco”, allegando al testo parte dei certificati medici con i miglioramenti dei pazienti in cura perché se ne prenda atto, nel rispetto della privacy di ciascun paziente“. 

Conclude il comunicato anticipando una battaglia che non si fermerà fino a che i diritti dei malati non siano rispettati: “Se i nostri malati non dovessero esser curati, contravvenendo al provvedimento dei giudici, che ne hanno ordinato e garantito la continuità terapeutica, e alla Legge 57, ricorreremo anche alla giustizia penale”.

Ci sarà qualche magistrato, qualche alta istituzione capace di tutelare l’innocenza? Milan Kundera li apostrofava così: I bambini sono senza passato ed è questo tutto il mistero dell'innocenza magica del loro sorriso, mentre al Senato proprio in questo momento si passa al setaccio una storia che ha origini solo istituzionali, questa è l’Italia segnata dai conflitti d’interesse, che solo qualche santo in paradiso è capace di scardinare..Mastrapasqua DOCET!

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Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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