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Cultura e Spettacoli

Napoli, location d’eccezione per il festival della Musica popolare del Sud Italia

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NAPOLI – Ultima giornata quella di oggi a Napoli per la prima edizione del festival della Musica popolare del Sud Italia partito lo scorso giovedì 21 giugno 2018.

Location d’eccezione per il festival quella del Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli

Una grande festa della musica che ha caratterizzato la quattro giorni nel Real Bosco per ascoltare i suoni del Sud eseguiti dal vivo dalle principali compagnie di canto popolare della Campania, della Calabria e della Puglia. L’intera kermesse è dedicata a tutte le espressioni artistiche popolari, infatti si potrà oltre ad ammirare le esibizioni di canto dal vivo si potrà anche imparare a ballare le danze come la tarantella calabrese, la pizzica tarantina e le tammurriate campane. Negli incontri ci sono anche spazi dedicati ai bambini come primo approccio alle danze popolari, ed inoltre seminari e workshop del settore come la presentazione di libri dedicati alla storia della canzone popolare Napoletana, una vera indagine sotto la lente d’ingrandimento etnomusicologa delle radici popolari del Sud. Alla conferenza stampa di mercoledì 20 giugno hanno partecipato il Direttore del Museo e Real Bosco di Sylvain Bellenger, il direttore artistico Peppe Barra, Rosanna Romano direttore generale per le politiche Culturali e il Turismo della Regione Campania, alla guida del Coordinamento scientifico regionale delle Arti e della Cultura, Aurora Giglio presidente di MusiCapodimonte, Antonio Acocella e Maria Varriale del Centro di Cultura popolare del Mediterraneo e Marcello Colasardo artista di musica popolare che durante la conferenza ha improvvisato una tammurriata e altri artisti del Festival. A rappresentare l’immagine di tutta la kermesse è stato scelto un dipinto di Gaetano Gigante (1770 – 1840) che rappresenta “La festa della Madonna dell’Arco”, 1825 conservato alla Certosa di San Martino.

La cultura popolare, un patrimonio da trasmettere e da condividere

L’intento del Festival è di essere un momento di aggregazione e di confronto sociale e al contempo stesso un’occasione per fortificare il senso di appartenenza alle radici del Sud, perché la cultura popolare è un patrimonio da trasmettere e da condividere oltre di essere un’occasione di divertimento e di sentimento per le proprie origini. “Questa espressione artistica dev’essere conosciuta dalle nuove generazioni prima che si estingua” come ha più volte dichiarato Peppe Barra durante la conferenza che da ben 50anni si è dedicato alla cultura popolare. Il Direttore Sylvain Bellenger durante la conferenza ha dichiarato che: ” La nostra politica è sempre stata basata sull’apertura a tutte le forme artistiche, soprattutto per ricordare che il senso dell’arte è sempre quello dell’esigenza di libertà. Con questo Festival si dà inizio ad una nuova tradizione della tradizione – ed inoltre ha dichiarato Bellenger – “il Museo di Capodimonte mira a diventare famoso anche come custode dell’arte popolare e non solo per la collezione Farnese o di Caravaggio, ed invito gli artisti di strada in questa occasione di esibirsi nel Real Bosco”. Durante la conferenza Peppe Barra e gli altri artisti di musica popolare hanno dato anche una spiegazione degli strumenti antichi del popolo che venivano usati anche durante il Carnevale napoletano come il putipù, e lo scetavajasse.

Il valore scientifico della manifestazione

L’elemento che qualifica questo Festival rendendolo unico rispetto agli altri è il suo alto valore scientifico, infatti non solo musica, ma seminari, workshop, dibattiti ed incontri tra i maggiori esperti del settore della cultura popolare del Sud, i grandi esperti del settore insieme per approfondire il grande patrimonio immateriale che è la musica delle persone meno abbienti di un tempo e dove si esprimevano maggiormente nei campi. La cultura popolare è un patrimonio di tutti i popoli che si affacciano al Sud del Mar Mediterraneo e le colonne sonore delle Tammurriate, della Pizzica e Tarantelle sottintendono da secoli la quotidianità di uomini e donne nei momenti di lavoro nei campi, nei momenti di riposo e durante le feste religiose per esprimere se stessi come momenti di gioia o anche di dolore, ma anche sentimenti sacrali dedicate alla Madonna. Nel comunicato il Presidente della Regione Campania, On Vincenzo De Luca ha dichiarato:” La musica popolare è stata per secoli, per secoli, uno dei pochi mezzi a disposizione dei meno abbienti per esprimersi e comunicare. Canti e balli venivano considerati e rappresentavano i pochi momenti di divertimento e di svago – ed inoltre ha proseguito De Luca – che fin dalla prima infanzia, erano dedite solo al lavoro per la sopravvivenza. Ogni occasione era buona per ballare e cantare: la nascita di un figlio, un matrimonio, la vendemmia, mietitura, la trebbiatura, le feste religiose, le ricorrenze e persino il decesso di persone care”.

Giuseppina Ercole

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