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Editoriali

OPERAZIONE “CHICAS”: LA POLIZIA SVENTA GROSSA ORGANIZZAZIONE CRIMINALE DI NARCOTRAFFICANTI

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Tempo di lettura 2 minuti Sequestrati circa 100 chili di cocaina destinata ad approvvigionare il mercato gestito dai clan del Vesuviano.

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Redazione

La Squadra Mobile di Roma e la Polizia di Frontiera Aerea di Fiumicino e di Verona hanno svolto un’articolata attività d’indagine, coordinata dalla DDA di Roma, nei confronti di un’organizzazione criminale transnazionale che importava in Italia ingenti quantitativi di droga proveniente dal Messico.

Le indagini, condotte anche in collaborazione con la Drug Enforcement Agency statunitense, hanno consentito di smantellare uno dei principali cartelli della droga messicani, quello di “Guadalajara”, noto alle cronache per l’efferatezza e la crudeltà dei suoi componenti.

Il gruppo messicano dell’organizzazione criminale individuava e reclutava per lo più giovani donne, le riforniva di cocaina e ne organizzava il viaggio in Italia e negli Stati Uniti.

I corrieri della droga riuscivano così ad importare dai 15 ai 30 chili per volta di sostanza stupefacente abilmente occultata all’interno dei loro bagagli a mano.

L’organizzazione aveva al suo interno un abile “reclutatore” con l’incarico specifico di selezionare in Messico le “Chicas” da destinare poi al trasporto dello stupefacente.

Le “Chicas” venivano poi scortate da altri componenti dell’organizzazione dal Messico fino alla Repubblica Dominicana dove ricevevano in custodia la cocaina.

Le partite di droga erano pagate in contanti ai corrieri dell’organizzazione che, effettuato il trasporto, ripartivano alla volta del Messico con al seguito le ingenti somme di denaro.

L’attività investigativa ha tratto origine dall’arresto delle cittadine messicane G.D.D.M. e M.P.K.B., corrieri di un ingente quantitativo di cocaina trasportato nei loro bagagli a mano e abbandonato nei bagni dell’aeroporto di Verona.

Le due donne imbarcate sul volo La Romana – Roma – Fiumicino a seguito di problemi della compagnia aerea, sono invece sbarcate a Verona dove, impaurite del cambio di programma, si liberavano del bagaglio nei bagni di quell’aeroporto.

I corrieri avrebbero dovuto consegnare la droga a F.P. di Torre Annunziata (NA), referente italiano dell’organizzazione, destinatario di misura restrittiva e già ricercato in ambito internazionale per reati inerenti il traffico di stupefacenti. Lo stesso è noto alle cronache come il “broker della cocaina per conto dei clan vesuviani”.

L’attività investigativa, corroborata da intercettazioni telefoniche ed ambientali e da approfondite analisi del traffico telefonico, ha consentito di sequestrare circa 100 chili di cocaina destinata ad approvvigionare il mercato gestito dai clan del Vesuviano.

Nel corso dell’indagine sono state arrestate A.A.M., cittadina messicana e Y.N.J., dominicana, entrambe corrieri dell’organizzazione criminale, colte nella flagranza di introdurre sul territorio nazionale lo stupefacente occultato all’interno dei loro bagagli a mano.

A seguito degli elementi probatori raccolti l’Autorità Giudiziaria ha emesso le misure cautelari della custodia in carcere a carico di F.P. e dei cittadini messicani R.S.R., L.B.O.G., A.V.D., M.T.M., G.V.A.S., C.R.A.

Sono state altresì eseguite perquisizioni nel Lazio, in Toscana e in Campania a carico di B.M. (SA), C.V. (NA), E.G. (PI), R.V. (NA), O.G. (NA), P.S. (RM). Gli stessi sono indagati a vario titolo per il reato di traffico internazionale di stupefacenti

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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