Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
LATINA – La Polizia di Stato di Latina dalle prime ore di stamane, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, ha eseguito una misura cautelare nei confronti di oltre 20 persone, appartenenti ad un pericoloso clan criminale rom operante nel quartiere Campo Boario della città di Latina, poiché ritenute responsabili di associazione di tipo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, violenza privata, favoreggiamento, intestazione fittizia di beni, riciclaggio e reati elettorali, tutti aggravati dalle modalità mafiose.
L’indagine contro i vertici del clan Di Silvio, parenti dei Casamonica, ha preso le mosse dalle rivelazioni del pentito Renato Pugliese che ha raccontato nel corso di varie audizioni quanto il clan fosse radicato sul territorio e totalmente autoctono, e slegato da gruppi criminali siciliani, calabresi o campani.
Nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal procuratore aggiunto della Dda di Roma, Michele Prestipino e dai pm della Capitale Barbara Zuin e di Latina, Luigia Spinelli e Claudio De Lazzaro, si contestano ai Di Silvio i reati di traffico di droga, estorsione, violenza privata, favoreggiamento, intestazione fittizia di beni, riciclaggio e reati elettorali, tutti aggravati dalle modalità mafiose.
Oltre 250 gli agenti della Polizia di Stato impegnati nell’operazione
Per la prima volta in territorio pontino viene riconosciuta l´esistenza di un´associazione mafiosa autoctona, non legata a gruppi criminali siciliani, calabresi o campani. L’indagine dello Sco della polizia di stato, coordinata dalla Dda, ha fatto luce su numerose estorsioni, effettuate con metodi particolarmente violenti e vessatori, come avviene nelle mafie tradizionali, spendevano sempre il nome dei Di Silvio per amplificare il potere di intimidazione, ovvero il riferimento alla destinazione del denaro richiesto al sostentamento dei carcerati e delle loro famiglie, o ancora richiamando episodi cruenti risalenti alla guerra criminale del 2010, quando le famiglie Rom si imposero sugli altri gruppi criminali.
Tra i soggetti destinatari della misura cautelare vi sono ben 7 donne, una delle quali figura tra i vertici del clan. Nel provvedimento cautelare vengono contestati anche reati elettorali previsti dal Codice Antimafia.
Gli inquirenti specificano anche che gli autori delle numerose estorsioni compiute nel capoluogo pontino, effettuate con metodi particolarmente violenti e vessatori come avviene nelle mafie tradizionali, spendevano sempre il nome dei Di Silvio per amplificare il potere di intimidazione, con tanto di riferimento alla destinazione del denaro richiesto, necessario al mantenimento dei carcerati e delle loro famiglie, o richiamando episodi cruenti risalenti alla cosiddetta guerra criminale del 2010, quando le famiglie rom si imposero sui altri gruppi criminali di Latina. Una vicenda quest’ultima che iniziò con il tentato omicidio di Carmine Ciarelli, a capo dell’omonima famiglia nomade, a cui fecero seguito nel giro di meno di 48 ore due omicidi di appartenenti alla cosiddetta fazione non rom, Massimiliano Moro e Fabio Buonamano. Ma da quel momento sono iniziate anche indagini culminate negli arresti di oggi
Correlati