Castelli Romani
Nemi, credito ASD Diana assente nel bilancio comunale: presentato esposto alla Procura della Corte dei Conti
Pubblicato
6 anni fail
![](https://www.osservatoreitalia.eu/wp-content/uploads/2018/05/cortusocorrieri.jpg)
NEMI (RM) – Eventuali responsabilità da parte degli amministratori e dei dirigenti del Comune di Nemi connesse alla violazione di disposizioni di legge che disciplinano la corretta gestione di risorse pubbliche è quanto denunciato in un esposto presentato ieri alla Procura Regionale della Corte dei Conti del Lazio dal gruppo consiliare “Ricomincio da Nemi”.
Un credito di 100mila euro mai riscosso dal Comune di Nemi
Al centro della questione il credito di circa 100mila euro vantato dal Comune di Nemi nei confronti dell’Associazione Sportiva Dilettantistica – ASD – Diana Nemi che, nonostante un atto ufficiale emesso 6 anni fa dagli amministratori comunali e teso al recupero della somma, non ha visto concretizzare azioni finalizzate al recupero del credito. Nell’esposto di “Ricomincio da Nemi” viene inoltre evidenziato il fatto che i 100mila euro vantati dal Comune non sono stati riportati nel bilancio dell’Ente pubblico locale con la conseguenza che il credito oltre a non essere stato riscosso è scomparso dalla contabilità ufficiale. Accuse che se dovessero trovare riscontro da parte della Procura regionale potrebbero significare gravi responsabilità civili e penali per amministratori e dirigenti del piccolo Comune castellano.
La narrazione storica dei fatti, presentata alla Procura Regionale del Lazio della Corte dei Conti, viene esposta con precisione e dovizia di particolari
“I primi fatti risalgono a novembre 2003 – scrivono dal gruppo consiliare Ricomincio da Nemi – quando il comune di Nemi stipula una convenzione con l’associazione Diana Nemi per l’uso dello stadio comunale Luciano Iorio. Il canone annuale – proseguono – che l’associazione doveva corrispondere all’Ente era pari alla rata del mutuo contratto con l’Istituto di Credito Sportivo per i lavori di completamento dell’impianto. Nell’Aprile 2012 il Commissario prefettizio ha diffidato e messo in mora l’Asd Diana Nemi per il mancato versamento delle quote pattuite, per un importo totale di 75mila euro oltre IVA e interessi legali. Nel luglio 2012 la Giunta guidata da Alberto Bertucci, appena insediata, come atto dovuto ha emanato una delibera di indirizzo per l’affidamento del recupero del credito all’avvocato De Marco”.
Nessuna iscrizione in bilancio del credito vantato dal Comune
Dopo ben sei anni, nel febbraio 2018, dallo studio dei bilanci comunali e dalle ricerche effettuate sull’albo pretorio comunale, i consiglieri Carlo Cortuso e Patrizia Corrieri non hanno trovato nessun documento riferibile al recupero del credito. E’ stato quindi richiesto un immediato accesso a tutti gli atti, contabili e non, relativi alla vicenda. Nel marzo 2018 i consiglieri di Ricomincio da Nemi hanno chiesto e ottenuto il rinvio della presentazione e votazione del bilancio comunale di previsione in quanto la nota del revisore dei conti, obbligatoria per legge, non era stata allegata agli atti. I due consiglieri inoltre non trovando alcuna traccia del credito, hanno chiesto ragguagli al responsabile finanziario del Comune di Nemi, il quale, dopo una lunga attesa, ha risposto che non risultava iscritto al bilancio.
L’emendamento di Ricomincio da Nemi sul bilancio comunale
Nel tempo intercorso fino alla successiva convocazione di Consiglio comunale, “Ricomincio da Nemi” ha prodotto un emendamento per portare all’attenzione del Consiglio comunale l’annosa questione del credito. “Il Sindaco – evidenziano Cortuso e Corrieri – è stato invitato a chiarire tutti gli aspetti della vicenda, purtroppo invano. La maggioranza compatta, – proseguono i consiglieri di Ricomincio da Nemi – dietro indicazione del Sindaco, ha espresso voto favorevole all’approvazione del bilancio di previsione, assumendone la piena responsabilità politica e amministrativa.
Dopo aver diffidato e messo in mora i dirigenti preposti, perché decorso il termine massimo previsto da regolamento per la risposta, è giunta la replica scritta del segretario comunale che ha confermato i nostri dubbi: “L’unico provvedimento rinvenuto agli atti è la delibera di indirizzo”. Una conferma, dunque, quella del Segretario comunale, che non risulta nessuna azione del Comune per recuperare il credito.
Cortuso e Corrieri: “Denunciamo con forza un inammissibile degrado amministrativo”
“Come consiglieri comunali, – hanno dichiarato Carlo Cortuso e Patrizia Corrieri – ma soprattutto come cittadini, denunciamo con forza un inammissibile degrado amministrativo, oltre l’inefficienza della classe politica di Nemi, che dimentica di recuperare crediti di rilevante importo, indispensabili al sostentamento del bilancio dell’Ente comunale. A causa della sciatta e dissennata condotta dell’amministrazione guidata da Alberto Bertucci, il nostro territorio e la sua comunità subiscono inoltre un gravissimo danno di immagine”.
Correlati
Potrebbe interessarti
-
Nemi, sport e nettezza urbana: l’impianto comunale pronto a diventare spogliatoio per dipendenti Minerva
-
Nemi, uno stadio comunale ormai ridotto a parcheggio di mezzi della nettezza urbana: i Consiglieri Cortuso e Corrieri presentano una mozione
-
Nemi, stadio comunale. 600 mila euro per adeguamento e fari al led. “Ricomincio da Nemi”: “Prosegue lo sperpero di denaro pubblico”
-
Una storia nemese (Parte prima)
-
Nemi, consiglio sul bilancio: l’opposizione accende i fari sulla As Diana Nemi
-
NEMI: LO STADIO IORIO RIAPRE AL PUBBLICO… MA GIOVANNI LIBANORI E’ FRENATO DAL DASPO
Castelli Romani
Monte Compatri, parco Calahorra: il degrado senza fine
Pubblicato
6 giorni fail
10 Luglio 2024![](https://www.osservatoreitalia.eu/wp-content/uploads/2024/07/11.jpg)
“Anni fa con un gruppo di amiche ed amici la tenevamo pulita e funzionale.
Vederla ridotta così piange davvero il cuore”.
Sono queste le parole che fanno da sottofondo alle immagini che ci hanno inviato alcuni ragazzi di Monte Compatri basiti nel rientrare, dopo qualche anno, dentro parco Calahorra, per tutti la Villetta.
Una storia potremmo dire “sfortunata” per quello che potrebbe essere uno dei fiori all’occhiello della cittadina dei Castelli Romani.
Dai miliardi spesi durante l’amministrazione di Emilio Patriarca (1985/1990) per la realizzazioni dell’imponente portale d’ingresso e per l’anfiteatro, demolito poi dall’amministrazione di Marco de Carolis e trasformato in parcheggio per passare alle tante iniziative di pulizia collettiva con sindaci, assessori, consiglieri comunali e cittadini (ultima nel giugno del 2022, ove il delegato al verde, Elio Masi, dichiarava “… da oggi inizia una nuova stagione per Parco Calahorra che vedrà coinvolte associazioni e cittadini per una piena fruizione già a partire da questa estate …” ) ma senza poi trovare una continuità degna del rispetto che il luogo merita. (Monte Compatri, grandi pulizie per Parco Calahorra (osservatoreitalia.eu))
“Noi – ci dicono – ci provammo anni fa con l’associazione Brother Park. Installammo giochi per bambini oggi scomparsi”.
“So io – risponde un altro – in quale giardino privato sono finiti!“
“Avevamo realizzato sentieri, costruito passaggi, realizzata una fontanella, realizzato tutto l’impianto elettrico di illuminazione. Poi è finito tutto.
Addirittura – aggiungono – spendemmo circa 3000 euro di legname per realizzare un chiosco del quale non rimane più traccia”.
“Vedi – ci indica un luogo – dove sta quel mucchio di rovi avevamo realizzato un campetto da calcetto compreso di porte e di una rete per evitare che il pallone venisse perso. Che tristezza!
Nel vedere negli occhi di questi ragazzi la rassegnazione di chi spende il proprio tempo per la collettività e poi ritrova le proprie fatiche ed il proprio impegno ridotto a desolazione fa davvero male.
Basterebbe un impegno minimo, aggiungono, noi ci siamo cresciuti. Ci abbiamo giocato da bambini come crediamo ogni generazione di monticiano.
Noi oltre ad avervi inviato i video e le foto non siamo rimasti con le mano in mano.
In questi giorni abbiamo risollevato il secchio per la spazzatura, tolto un po’ di erbacce, pulito dove era possibile.
Ci investiamo volentieri il nostro tempo perché la Villetta torni ad essere il giardino di tutti”.
C’è qualcosa che vorreste dire all’amministrazione comunale?
Guardi noi siamo disposti a dare una mano, abbiamo provato a chiedere per avere la possibilità di poter almeno fare una manutenzione regolare di questi spazi, ovviamente autorizzati.
Lo faremmo per il paese, lo faremmo per le tante famiglie che, qui dentro, potrebbero davvero trovare un’oasi di pace.
E mentre andiamo via loro continuano silenziosi ma sereni a provare a regalare alla Villetta qualche giorno di pulizia ed ordine
Come sempre chiederemo all’amministrazione comunale il loro punto di vista inviando all’ufficio stampa una richiesta di colloquio con il sindaco e con il consigliere delegato
Anche in questo caso vi terremo aggiornati.
Correlati
Castelli Romani
Monte Compatri, giovani fuori controllo: sputi e insulti a un pensionato
Pubblicato
2 settimane fail
5 Luglio 2024![](https://www.osservatoreitalia.eu/wp-content/uploads/2024/07/20240704_145454.jpg)
Mastrofrancesco: “Ormai siamo fuori controllo”
È di mercoledì la notizia dell’aggressione con sputi, insulti e strattonamenti a Monte Compatri, da parte di alcuni minorenni, ai danni di un pensionato già dipendente comunale e molto conosciuto in paese.
Un motivo banale all’origine del tragico fatto: il “NO” alla richiesta di una sigaretta.
Anche stavolta, a leggere i commenti su Facebook, è stato “l’effetto branco” a far scaturire la violenza “sedata” per il pronto intervento di alcuni cittadini accortisi del fatto.
Ma la “brutta storia” sui social ci è finita perché è duro l’attacco del consigliere comunale di Monte Compatri, Agnese Mastrofrancesco, che, senza mezze misure ha “tuonato” contro un’assenza di sicurezza che tra troppo tempo la fa da padrone nella cittadina dei Castelli Romani.
Dopo l’omicidio di Ivan Alexander nel capolinea della Metro di Pantano, le baby gang che impazzano spesso nello stesso piazzale, passando per la tentata rapina al bancomat della centralissima Banca di Novara e i tentativi maldestri nella stessa notte ai parcometri ed a un negozio centralissimo ed in ultimo, ma solo a livello temporale, agli aumenti di furti nelle abitazioni, Monte Compatri sembra più avvolta da una spirale di violenza che dalla tranquillità.
Abbiamo contattato la consigliere Agnese Mastrofrancesco alla quale abbiamo rivolto le nostre domande.
Consigliere Mastrofrancesco ma che succede a Monte Compatri?
Ormai siamo fuori controllo, non c’è vigilanza del territorio, mi dispiace dirlo, ma stiamo diventando terra di nessuno. Polizia locale che passa solo con la macchina di servizio, per richiamare l’attenzione dei ragazzini che giocano a pallone sotto la passeggiata, fischiano dal finestrino della macchina, senza scendere, li ho visti io personalmente – aggiunge con tono deciso.
Si limitano a passare solo in macchina oppure viene la comandante e senza modi, toglie il pallone ai bimbi di 6 anni.
Le dico che la settimana scorsa in molti hanno assistito ad una scena “pietosa” tra il comandante ed una mamma che quasi veniva alle mani.
Il comandante della Polizia Locale che strilla in piazza: ma dove siamo arrivati? Il Il fatto che indossi una divisa dovrebbe far capire che il primo che deve rispettarla è chi la indossa.
Strilli, inveisci sei aggressiva e poi pretendi rispetto. Pensi, mi hanno detto, che quando e andata via i ragazzi dal muretto le hanno gridato ” scema scema”.
Si può andare avanti così?
Lei è mamma di due splendidi ragazzi. Faccio più la domanda a “mamma Agnese” che al politico: cosa è mancato a questi ragazzi che hanno aggredito il suo concittadino?
Bella domanda, credo che la colpa sia di tutti noi. Famiglia, scuola ed istituzioni. Non mi sento di escludere nessuno.
La famiglia è importante, indispensabile, essenziale, ma pensiamo a chi non è fortunato ed ha problemi seri in famiglia, problemi di violenza o economici, che facciamo li abbandoniamo?
La scuola dovrebbe controllare, contenere ed educare e a volte anche “punire” ragazzi con atteggiamenti violenti.
Stesso vale per le istituzioni che dovrebbero affrontare il problema e non girare la testa dall’ altra parte.
Non servono i soldi del PNRR se poi hai un paese allo sbaraglio: bancomat rotti, furti, violenze , alcolismo … e mi fermo qui
Un quadro triste per Monte Compatri; anche stavolta abbiamo inviato all’ufficio stampa del Comune la richiesta di avere, perlomeno, due parole da parte dell’amministrazione comunale.
Lo facciamo non solo di prassi ma per avere un ulteriore punto di vista sulla situazione.
Ci auguriamo, almeno stavolta, che vi sia una risposta.
Correlati
Castelli Romani
Frascati, Libri in Osteria: Angelo Polimeno Bottai presenta il libro “Mussolini io ti fermo”
Pubblicato
3 settimane fail
28 Giugno 2024![](https://www.osservatoreitalia.eu/wp-content/uploads/2024/06/presentazione-polimeno-bottai.jpg)
“O lo battezzate o ve lo riprendete. Io una bestia non l’allatto!”
Sono queste le parole che la balia frascatana Teresa rivolge ai genitori del piccolo Giuseppe Bottai contenute nel libro “Mussolini io ti fermo” che il nipote, Angelo Polimeno Bottai, presenta oggi nel salotto letterario di Emanuela Bruni, Libri in Osteria.
Sono l’incipit a questa serata che racconta, attraverso le pagine del libro, la storia e la vita di una delle figure che hanno rappresentato il ventennio fascista.
C’è un profondo legame tra Frascati e l’autore del libro in quanto la città tuscolana, dice, “è parte stessa della nostra vita, infatti mio nonno venne battezzato nella Cattedrale di San Pietro ed io, molti anni dopo, ricevetti nella stessa Chiesa la Prima Comunione”.
Figura molto controversa, Giuseppe Bottai, viene “raccontato” attraverso una attenta analisi storica proprio per evitare, come dice lo stesso Angelo Polimeno Bottai, che “gli affetti prendessero il sopravvento sulla verità storica … è stata davvero una grossa responsabilità”.
Il quadro che emerge dalle pagine del libro narra un giovane Bottai lontano, nei primi anni della giovinezza, dalla politica ma che poi, vivendo, con la sua famiglia, nello storico quartiere romano Macao, resta colpito dalla presenza e dalla prestanza dei militari.
Siamo a ridosso della Grande Guerra alla quale Giuseppe Bottai prende parte come volontario negli Arditi riuscendo a mettersi in luce per il suo ardimento che lo porterà a ricevere una medaglia d’argento ed una di bronzo al valor militare.
Alla fine della guerra conosce e frequenta Benito Mussolini “rimandone folgorato” – dice l’autore – legandosi a quello che diverrà il “duce” attraverso un “rapporto travagliato con quest’uomo non altissimo di statura ma imponente nel carattere e nel modo di essere”
Un legame che può essere racchiuso nel titolo della rivista che Giuseppe Bottai fonda nel 1922, Critica Fascista, (da ricordare che tra gli abbonati di tale rivista figura Antonio Gramsci) proprio a sancire un atteggiamento molte volte contrario dello stesso Bottai ad alcune scelte che condurranno quella che originariamente vuole essere una rivoluzione che vuole riportare ordine e legalità in un paese, l’Italia, attraversato da molteplici attività anarchico socialiste che portano a terre occupate e centinaia di scioperi, ad una vera e propria dittatura.
“Ci sono due anime nel fascismo: quella che incarna mio nonno, i revisionisti, e quella che fa capo a Roberto Farinacci, gli irriducibili” spiega con estrema chiarezza Angelo Polimeno Bottai precisando che l’intento della “fazione” a cui fa capo il nonno cerca di convincere il Duce a mettere le mani nelle riforme necessarie allo sviluppo del paese per farlo risorgere da quella vittoria dimezzata che è stata la fine del Primo Conflitto Mondiale.
Ed una profonda frattura, spiega ancora, avviene immediatamente dopo la notizia del rapimento del deputato socialista, Giacomo Matteotti, definito da Giuseppe Bottai il “più efferato, inumano e stupido delitto che si potesse commettere verso un uomo di parte avversa e contro l’idea che anima la nostra parte”; una vera e propria condanna che culmina nella frase “bisogna trovare i responsabile anche se fossero nelle alte sfere”.
Questo, ovviamente, come riportano le pagine del libro, pone lo stesso Giuseppe Bottai ai margini del regime che sta nascendo che non è “inviso alle grandi potenze”, spiega Angelo Polimeno Bottai, ma che non pensa minimamente ad una alleanza con la Germania che sta divenendo hitleriana.
Addirittura, spiega, “ci sono liti profonde tra la stampa italiana e quella tedesca” fino al punto che alla cacciata degli ebrei dalla Germania molti di questi addirittura arrivano nel nostro Paese ed è la guerra d’Etiopia, nella quale Giuseppe Bottai si arruola, diventa il “punto di non ritorno” che segna in modo inesorabile l’alleanza italo/tedesca.
Le sanzioni permettono ad Hitler di legare con un patto economico e sodale l’Italia di Mussolini determinando il fatto che, spiega l’autore, “l’innamoramento di Giuseppe Bottai verso il duce si incrina ma rimane una lealtà critica che non determina affatto la rottura del rapporto”.
Ed è in questo momento che la frattura con l’area degli irriducibili di Farinacci raggiunge punti davvero enormi arrivando all’approvazione delle Leggi Razziali.
Lo stesso Roberto Farinacci fa girare la voce che Bottai sia d’origine ebraica per estrometterlo ed il risalto che questa notizia ha a livello internazionale diventa sempre più grande (addirittura si trova in molti giornali francesi e tedeschi).
La scelta di Giuseppe Bottai, divenuto Ministro dell’Educazione, di applicarla in maniera dura diventa, al tempo stesso, “un’angoscia” ed una “responsabilità” necessaria.
La prova di questo suo momento difficile si ritrova nella corrispondenza riportata tra le pagine del libro ove un carteggio con l’allora vicepresidente dell’Unione delle Comunità Israelitiche d’Italia, l’avvocato Aldo R. Ascoli mostra l’apertura di Bottai verso gli ebrei italiani valuta la possibilità concreta di “concedere particolari benemerenze a famiglie di ebrei in cui qualcuno abbia acquisito meriti particolari, militari o civili”.
“Due parti in commedia” spiega Angelo Polimeno Bottai dimostrando, ancora una volta, il forte attaccamento di Giuseppe Bottai all’origine rivoluzionaria del fascismo di cui resta innamorato.
Le contrapposizioni con Farinacci aumentano esponenzialmente: Bottai redige, durante il mandato che lo vedo governatore della Capitale, i piani per la creazione di EUR 42, l’Esposizione Universale di Roma che si sarebbe tenuta nel 1942 (a ragione si crede che nessuno nei primi anni del ’30 pensasse ad una Guerra Mondiale), ed in antitesi al premio Cremona, Bottai da vita dapprima al premio Bergamo e successivamente manda in stampa la rivista Primato che diviene uno dei capisaldi della cultura italiana del momento.
Sulle pagine del “Primato. Lettere e arti d’Italia” scrivono le firme italiane più eccellenti, da Nicola Abbagnano a Galvano della Volpe, da Walter Binni a Mario Praz, da Dino Buzzati a Vasco Pratolini, passando per Quasimodo, Montale, Ungaretti, Guttuso ed un giovanissimo Eugenio Scalfari ebbe a dire “su il Primato potevo scrivere liberamente mettendo alle corde Farinacci”.
Un’oasi culturale che dimostra la libertà di pensiero di Giuseppe Bottai ed il suo vano tentativo di riportare il fascismo a quegli albori che erano rimasti nel suo animo rivoluzionario.
Oasi che, attraverso poi l’emanazione di quella che divenne la legislazione per la difesa delle opere d’arte italiane fino alla creazione dell’Istituto Centrale del Restauro, porta alla salvezza di un enorme patrimonio artistico del nostro paese grazie anche alla collaborazione di personalità del calibro di Giulio Caio Argan, in chiave e funzione antinazista concretizzandosi anche sul piano prettamente pratico.
Il libro si conclude con i tragici momenti che portarono al famoso 25 luglio 1943 dove una “dittatura” decreta una successione, una piena antitesi al concetto stesso di dittatura.
Giuseppe Bottai è uno di quelli che votarono a favore dell’Ordine del giorno Grandi e per questo, condannato in contumacia, dai tribunali della Repubblica Sociale, dapprima si rifugia in Vaticano fino a giungere poi sotto il falso nome di Andrea Battaglia a combattere vestendo la divisa della Legione Straniera per la liberazione della Provenza dalle truppe naziste.
Due momenti importanti da sottolineare orchestrati da due ex sindaci della città di Frascati: Roberto Eroli e Stefano Di Tommaso.
Quest’ultimo, attento ricercatore, legge una lettera scritta dal Ministro della Cultura Popolare, Alessandro Paolini, ed indirizzato al ministro dell’Educazione Giuseppe Bottai.
Roberto Eroli invece esorta Angelo Polimeno Bottai a ricercare, tra i diari del nonno Giuseppe, informazioni che possano fare ulteriore luce sul tragico bombardamento effettuato dagli alleati l’8 settembre 1943 della città di Frascati.
Una serata che ha riportato i tantissimi presenti nei giorni ancora vivi di quel Ventennio Fascista.
Colpisce, e non poco, la frase dell’ultima di copertina del libro nella quale, Angelo Polimeno Bottai, scrive “Nato pochi mesi dopo la sua morte, Giuseppe Bottai purtroppo non l’ho mai incontrato. Un doppio dispetto del destino: come nipote e come giornalista. In questa seconda veste, tuttavia, posso raccontare chi è stato l’uomo che più di tutti ha rappresentato ragione e coscienza del 25 luglio 1943”.