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Editoriali

Pace mondiale e liti da cortile nostrane

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Che Kim Jong-Un fosse un pazzo esaltato, un dittatore senza scrupoli, lo pensavano tutti, visti anche i precedenti di suo padre e di suo nonno. Di lui si diceva che fosse spietato con gli avversari politici, al punto da far divorare da un branco di cani suo zio che gli era contro. Tutti avevano tremato, paventando un conflitto mondiale – che avrebbe coinvolto Russia, Cina, America e alleati – quando in un momento di maggior tensione, Kim e Trump si erano scambiati offese a distanza. E intano si intensificavano le prove nucleari, con lancio di missili ed esplosioni sotterranee. Tuttavia, bastava guardare un po’ più in là per scoprire le manovre di Kim. Lungi dall’essere quello che si credeva, Kim si è rivelato uno stratega, anche se alla fine piuttosto prevedibile. Alla guida di una piccola nazione ridotta alla fame, pur avendo ai suoi confini stati prosperi come la Corea del Sud e la Cina, Kim ha capito che l’unica alternativa che gli si presentava era quella di fare la formica che disturba l’elefante. Certo a nessuno, in Occidente – ma neanche dalle sue parti – avrebbe fatto comodo un conflitto con la Corea del Nord. Quelle parate militari ‘oceaniche’ nascondevano i buchi nelle suole delle scarpe. Così, meglio per tutti offrire a Kim una soluzione epocale, che si è concretizzata con suo grande piacere ed emozione, proprio un paio di giorni fa. Il mondo ha tirato un sospiro di sollievo. Un po’ meno i produttori di armamenti. Ma tant’è, la pace è fatta con grande soddisfazione di tutti. Ora la Corea del Nord potrà risollevare la propria economia, e le famiglie divise potranno riunirsi. Kim sarà più grande, agli occhi dei suoi, di ciò che sarebbe se avesse scatenato una guerra contro Trump. Tutto è bene ciò che finisce bene, e vissero felici e contenti. Ogni tanto una bella favola aiuta a vivere. Due nazioni si sono riunite, l’America di Trump celebra la vittoria del suo presidente, eccetera eccetera.

Non così quando la diatriba è piccola, come in questi giorni da noi

Stiamo assistendo al festival dell’irresponsabilità, da tutte le parti. Di Maio, davanti ad un Salvini che sarebbe disponibile a mettere insieme un governo, nicchia, rifiutando Berlusconi. Il quale, comportandosi anche lui in modo puerile, paragona Di Maio a Hitler, rincarando la dose di insulti ad un leader Cinquestelle che, a fronte dell’accusa di poca o nulla democrazia in seno al partito, minaccia di voler risolvere una volta per tutte l’annosa questione del conflitto d’interessi del Caimano. Il quale, da parte sua, parla di ‘esproprio proletario anni ’70’. Mentre un Salvini, pur pieno di buona volontà, conferma che non romperà mai la coalizione abbandonando Berlusconi. Intanto il PD, spaccato almeno in due – ma forse in più pezzi – bordeggia con Martina al timone, al quale non parrebbe vero di tornare in sella al posto di un Renzi che ha dichiarato che se il PD dovesse andare con M5S sarebbe morto per sempre. Questo è ciò che tanti si augurano, visti i guasti e la conduzione senz’altro poco democratica di questi cinque anni. Per fare un esempio, abbiamo parlato spesso del permesso concesso alle multinazionali del gas e del petrolio di trivellare entro le dodici miglia nel mare Adriatico: concessione folle, per chi conosce i posti e le conseguenze di una tale impresa. Il TAR del Lazio ha respinto l’istanza formulata da 7 Comuni del Teramano e da altri due Comuni marchigiani – e vorremmo conoscere i nomi dei giudici – che mirava ad impedire che l’Adriatico diventi una morta gora, piuttosto che un mare pescoso e limpido. Il decreto di Via è stato rilasciato in favore della Spectrum Geo Limited, che potrà così, con tutti i crismi di una legalità al limite dell’odor di mafia, trivellare e sparare le sue ‘air bomb’ a suo piacimento, in un’area di quasi 30.000 km. quadrati. In pratica tutto l’Adriatico. Questo è uno degli ultimi regali di un partito-governo guidato da Renzi, notoriamente proiettato verso i grandi capitali delle multinazionali, favorite più volte. Ancora possiamo osservare 107 piattaforme per la ricerca del gas naturale, che in futuro costituiranno una curiosità per i turisti attirati dall’archeologia industriale, dato che rimarranno sine die a deturpare l’ambiente. Il disastro ambientale sarà enorme, in tutti i sensi. Sappiamo chi dobbiamo ringraziare. E ora questi personaggi – o questo personaggio – si riaffaccia alla scena politica avendo come mentore il partito – o Movimento – che pareva dovesse fare da castigamatti. Non sappiamo se le trattative, definite ‘promettenti’ da un Fico piuttosto incerto, andranno a buon fine: in coscienza ci auguriamo di no.

Una piccola riflessione

se Kim Jong-Un e Moon Jae-In sono riusciti a stringersi la mano attraverso il 38° Parallelo, per il bene delle due Coree e di tutta l’umanità, rinunciando a settant’anni – o giù di lì – di inimicizia e di minacce reciproche, perché altrettanto non può succedere per una questione molto più piccola, agli occhi del mondo, come la costituzione del nostro governo?  In una lite di cortile, com’è quella a cui stiamo assistendo, quello che vince è il primo che tende la mano all’avversario, e che riscuote l’approvazione e la simpatia di quegli spettatori che stanno a guardare come va a finire. Non è corretto politicamente che circa il 72% degli elettori – CDX più M5S – siano traditi in questa maniera, e che debbano assistere al festival dell’irresponsabilità. Proprio quella di cui ognuno accusa l’altro. La nazione ha bisogno di un governo, i poveri sono undici milioni, l’Italia non cresce – l’1,5 per cento è una barzelletta coniata per coprire l’inflazione – i pensionati non arrivano a fine mese – ben il 70% sotto i mille euro – la nazione è allo sbando, le cosiddette riforme tanto vantate sono fasulle. Eccetera eccetera. Se i contendenti fossero persone mature, che lavorano, o vorrebbero farlo, per il bene del paese, come proclamato, farebbero un passo indietro ciascuno, e se necessario, anche due, invece di continuare in contese da trivio. “Usque tandem, Catilina, abutere patientia nostra?” Fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza? diceva Cicerone qualche secolo fa. Fino a quando, dissennati, tirerete la corda? Piuttosto andiamo a nuove elezioni. Ormai abbiamo capito chi abbiamo di fronte, e il nostro voto sarà, almeno lui, più responsabile.

Roberto Ragone

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