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Politica

Nuovo segretario Pd, la parola all’assemblea. Renzi conferma dimissioni e Berlusconi chiede nuovo governo a guida centrodestra

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Questa volta sono dimissioni vere, non indiscrezioni né tanto meno una fake news. Il segretario del Pd, Matteo Renzi, conferma al Corriere della Sera che il processo per la successione alla guida del partito si è di fatto aperto all’indomani della sconfitta elettorale del 4 marzo e che il suo ciclo “si è chiuso”. “Sul mio successore deciderà l’assemblea” dice “No a governi istituzionali, nessuna collaborazione possibile con i 5 Stelle o con le destre”. E sulla possibilità di un esecutivo d’unità nazionale per far fronte all’ingovernabilità uscita dalle urne, mette in chiaro: “Deve giocare chi ha vinto”. “Sono stati 4 anni difficili ma belli. Abbiamo fatto uscire l’Italia dalla crisi. Quando finirà la campagna di odio tanti riconosceranno i risultati. Ma la sconfitta impone di voltare pagina. Tocca ad altri. Io darò una mano: noi non siamo quelli che non scendono dal carro, semplicemente perché il carro lo hanno sempre spinto”.

“Mi prendo la responsabilità”

“Siamo passati da milioni di voti del referendum ai 6 milioni di domenica scorsa. Abbiamo dimezzato i voti assoluti rispetto a quindici mesi fa. Allora eravamo chiari nella proposta e nelle idee. Stavolta e mi prendo la responsabilità la linea era confusa, né carne né pesce: così prudenti e moderati da sembrare timidi e rinunciatari. Dopo un dibattito interno logorante, alcuni nostri candidati non hanno neanche proposto il voto sul simbolo del Pd, ma solo sulla loro persona”.
Se si fosse votato a maggio forse sarebbe andata diversamente, spiega Renzi. “Sarebbe cambiata l’agenda politica. L’agenda sarebbe stata l’Europa, non altro. Come è stato per Macron o per Merkel. E prima ancora come è stato in Olanda per Rune. Sull’Europa non avrebbero vinto le forze sovraniste. Ma poiché avevo visto per tempo questo rischio e l’ho illustrato più volte invano, mi sento io il responsabile delle mancate elezioni anticipate. Nessuna polemica con nessuno”.

Cosa succede ora

“Le mie dimissioni non sono un fake – prosegue Renzi – Ho seguito le indicazioni dello Statuto e dunque sul nuovo segretario deciderà l’assemblea. Rispetteremo la volontà di quel consesso. Sui nomi non mi esprimo; anche perché sono tutte persone con cui ho lavorato per anni”. Chi farà le consultazioni? “Il Pd ha sempre mandato al Quirinale i due capigruppo, il presidente e il reggente. Non ve-do motivi per cambiare delegazione”.

Con la sconfitta alle elezioni del 4 marzo e le conseguenti dimissioni di Matteo Renzi da segretario del Partito Democratico, i dem sono chiamati a decidere il percorso che li porterà ad esprimere il nuovo leader. Un percorso codificato dallo statuto del partito, che ne parla al Capo II, “Formazione dell’indirizzo politico, composizione, modalità di elezione e funzioni degli organismi dirigenti nazionali”, articolo 3, “Segretario o Segreteria Nazionale”.

Chi è e cosa fa il segretario

Il Segretario nazionale, viene sottolineato, rappresenta il Partito, ne esprime l’indirizzo politico sulla base della piattaforma approvata al momento della sua elezione ed è proposto dal Partito come candidato all’incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri. Infine, il Segretario nazionale è titolare del simbolo del Partito Democratico e ne gestisce l’utilizzo, anche ai fini dello svolgimento di tutte le attività necessarie alla presentazione delle liste nelle tornate elettorali.

Dimissioni del segretario

Se il Segretario cessa dalla carica prima del termine del suo mandato, l’Assemblea può eleggere un nuovo Segretario per la parte restante del mandato ovvero determinare lo scioglimento anticipato dell’Assemblea stessa. Se il Segretario si dimette per un dissenso motivato verso deliberazioni approvate dall’Assemblea o dalla Direzione nazionale, l’Assemblea può eleggere un nuovo Segretario per la parte restante del mandato con la maggioranza dei due terzi dei componenti.

I precedenti di Franceschini e Epifani

È quanto accaduto con le elezioni di Dario Franceschini, prima, e Guglielmo Epifani poi. L’attuale ministro dei Beni Culturali, fu eletto segretario dall’Assemblea il 21 febbraio 2009 con 1047 prefe-renze, dopo le dimissioni di Walter Veltroni, sconfitto alle regionali in Sardegna. Per Epifani si parlò impropriamente di ‘reggente’ del Partito Democratico, figura non prevista dallo Statuto. L’ex segretario della Cgil, infatti, fu eletto dall’Assemblea l’11 maggio 2013, dopo le dimissioni di Bersani che non era riuscito a formare il governo in seguito alla cosiddetta “non vittoria” alle elezioni politiche. Epifani fu eletto con 458 voti a favore su 534 votanti, pari all’85,8 per cento del totale. In entrambi i casi, le segreterie durarono lo spazio di pochi mesi: da febbraio ad ottobre 2009, Franceschini; da maggio a dicembre 2013 Epifani.

Elezione del nuovo segretario

Al fine di eleggere il nuovo segretario, dunque, il Presidente del partito, in questo caso Matteo Orfini, convoca l’Assemblea per una data non successiva a trenta giorni dalla presentazione delle dimissioni. Nel caso in cui nessuna candidatura ottenga l’approvazione della predetta maggioranza, si procede a nuove elezioni per il Segretario e per l’Assemblea. Il Segretario nazionale in carica non può essere rieletto qualora abbia ricoperto l’incarico per un arco temporale pari a due mandati pieni a me-no che, allo scadere dell’ultimo mandato, non eserciti la funzione di Presidente del Consiglio dei Ministri per la sua prima legislatura. In tal caso il mandato è rinnovabile fino a che non ricorrano i li-miti alla reiterabilità dei mandati nella carica di Presidente del Consiglio.
Il parlamentino dem si riunisce quindi per decidere il percorso da intraprendere dopo la sconfitta alle elezioni del 4 marzo. Ma, soprattutto, scegliere tra due opzioni: segretario eletto in assemblea ad aprile o segretario eletto alle primarie nel 2019? La prima opzione, per la quale si schiera la maggior parte del gruppo dirigente, darebbe al Pd un segretario ‘a tempo’, il cui mandato scadrebbe tra un anno, ma forte della legittimazione dei delegati dem. La seconda opzione prevede un traghettatore, individuato nel vice segretario Maurizio Martina che vinse le primarie assieme a Matteo Renzi, per guidare il partito fino al congresso del 2019. L’esito è incerto perché le correnti, ‘congelate’ con il congresso del 2017, sono in fibrillazione e sono molti i riposizionamenti.

Cosa è e a cosa serve il parlamentino dem

La Direzione nazionale del Pd è composta da 120 membri membri eletti dall’Assemblea nazionale, con metodo proporzionale, ed è l’organo di indirizzo politico del partito. Le decisioni vengono assunte attraverso il voto di mozioni, ordini del giorno, risoluzioni politiche e svolge la sua funzione di controllo attraverso interpellanze e interrogazioni al segretario e ai membri della segreteria. Ogni riunione si svolge su un ordine del giorno a cui fa seguito una serie di interventi e, solitamente, il voto finale sulla relazione del segretario o su eventuali mozioni presentate.
La vita e le funzioni del parlamentino dem sono regolate dall’articolo 8 dello Statuto del Pd. Oltre ai 120 componenti eletti dall’Assemblea nazionale, fanno parte di diritto della Direzione il segretario; il presidente dell’Assemblea nazionale; i vicesegretari; il tesoriere; il massimo dirigente dell’organizza-zione giovanile; i Presidenti dei gruppi parlamentari italiani ed europei; i segretari regionali.

La mappa della direzione

Le primarie del 2017 videro trionfare Renzi con il 69,17% dei voti. Secondo arrivò il ministro della Giustizia Andrea Orlando con il 19,96%, terzo il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano con il 10,87%. Percentuali che determinano anche il numero dei membri di ciascuna mozione in dire-zione, più i membri di diritto. La suddivisione in direzione era di 84 componenti per l’ex premier, 24 per Andrea Orlando e 12 per Michele Emiliano. C’è da sottolineare, tuttavia, che tra i componenti della direzione che fanno parte della maggioranza ci sono anche quelli che fanno riferimento a correnti come Areadem, di Dario Franceschini, Sinistra è Cambiamento, di Maurizio Martina, e l’area guidata dal presidente del partito, Matteo Orfini.

 

Silvio Berlusconi parla alla Stampa della difficile risoluzione dell’impasse politica dell’Italia dopo le elezioni, che secondo lui hanno sancito sostanzialmente due cose. Dice il presidente di Forza Italia:

“Ciò significa due cose: che il centro-destra ha il diritto ma soprattutto il dovere di guidare il prossimo governo, e che nessuno, fra chi ha ottenuto un consenso importante dagli elettori, può pensare di non farsi carico della necessità che il Paese sia governato. I problemi dei quali tutti abbiamo parlato in campagna elettorale, la povertà, la disoccupazione fra i giovani, le difficili condizioni del sud, il pericolo sicurezza, l’emergenza immigrazione sono urgenze drammatiche, non solo temi da campagna elettorale”
Messaggio ovviamente rivolto ai 5 Stelle a cui dice piuttosto direttamente che l’incarico tocca al centrodestra, ma soprattutto messaggio al Pd, che non può escludersi dalla partita. Perché “i problemi dei quali tutti abbiamo parlato in campagna elettorale, la povertà, la disoccupazione fra i giovani, le difficili condizioni del sud, il pericolo sicurezza, l’emergenza immigrazione sono urgenze drammatiche, non solo temi da campagna elettorale”. Inoltre Berlusconi avverte Matteo Salvini – ribadendo “leale collaborazione” – di usare cautela nei prossimi passaggi istituzionali.
“Credo che in questa fase tocchi a Salvini scegliere la strada che ritiene più opportuna. Noi lo sosterremo lealmente. Certo, è evidente che se intere forze politiche dimostreranno disponibilità e responsabilità, si potrà andare verso una soluzione più stabile”.

“Credo che responsabilità significhi prendere atto del fatto che Salvini è il leader del partito più votato all’interno della coalizione più votata.

Significa anche la consapevolezza del fatto che nuove elezioni sarebbero allo stesso tempo un pessimo segnale per la democrazia e una strada probabilmente non risolutiva. Meglio, molto meglio perdere qualche settimana per un buon governo, se possibile, che mesi in una nuova campagna elettorale”. “Le presidenze delle due Camere, soprattutto in una situazione complessa come questa, devono essere figure di alto profilo istituzionale e di garanzia per tutti. Non si può ridurre la questione a delle caselle da riempire nell’ambito di un equilibrio politico complessivo”.

Berlusconi inoltre nell’intervista esclude “nel modo più assoluto” un’alleanza fra Lega e M5S

“Mi fido di Salvini”, aggiunge. Esclude anche un Governo di scopo, per rifare la legge elettorale, perché “non vedo alcuna possibilità, con questi numeri parlamentari e con questa situazione nel Paese, di fa-re una legge elettorale migliore” del Rosatellum. Esclude, infine, un futuro da partito unitario per il centrodestra, perché, dice, “il nostro futuro si chiama semplicemente Forza Italia, il nostro avvenire rimane ben distinto da quello dei leghisti che sono certo alleati leali, ma che hanno una storia diversa dalla nostra, un linguaggio diverso dal nostro, valori diversi dai nostri”.

In evidenza

Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

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“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

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Cronaca

Finlandia, un posto di riguardo per l’Italia nelle parole del presidente Stubb

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Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Quirinale, in visita ufficiale, il Presidente della Repubblica di Finlandia, Alexander Stubb, intrattenendolo successivamente a colazione. Stubb era accompagnato da una delegazione del suo paese, con l’ambasciatore in Italia, Matti Lassila.
Era presente all’incontro il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri – Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani.
Si tratta della prima visita ufficiale di Stubb in Italia nel suo ruolo di Presidente della Repubblica finlandese ma lo stesso Stubb, negli indirizzi di saluto a Mattarella ha ricordato la sua familiarità con l’Italia, ed in particolare Firenze, ove aveva un prestigioso incarico nell’ambito dell’Istituto Europeo. Come ha ricordato arche Mattarella, citando la partecipazione di Stubb, lo scorso febbraio, and un convegno a Firenze in onore dello scomparso Premio Nobel per la pace, Martti Ahtisaari.
Nel pomeriggio, il Presidente Stubb è stato ricevuto a Palazzo Chigi dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.  Nel corso dei colloqui è stata sottolineata la situazione della sicurezza in Europa e l’imminente vertice della NATO.
“L’Italia è per molti versi un fattore chiave nella sicurezza e nella politica europea”, ha dichiarato, tra l’altro, Stubb. I colloqui hanno permesso di confermare le profonde sinergie tra Italia e Finlandia nel comune quadro UE e NATO. Sono state ripercorse le opportunità di rafforzamento delle relazioni economiche e della cooperazione in ambito sicurezza e difesa, ma anche sui principali temi dell’agenda internazionale ed europea, inclusa la gestione della migrazione irregolare. L’incontro ha costituito, inoltre, un’occasione di confronto in vista del Vertice NATO di Washington, confermando l’importanza di proseguire nel sostegno all’Ucraina e di perseguire un approccio a tutto campo in relazione alla sicurezza euro-atlantica.
Al centro dei colloqui anche uno scambio sulle principali dinamiche politiche e strategiche in corso, e sull’importanza di promuovere un modello di sviluppo e cooperazione da pari a pari verso il continente africano, nello spirito del Piano Mattei.
Il programma della visita del 3 e 4 luglio ha incluso, inoltre, un incontro con il mondo imprenditoriale ed una discussione in una tavola rotonda sulla politica estera e di sicurezza presso l’Istituto Affari Internazionali, con la partecipazione. della direttrice, Nathalie Tocci e del Presidente Ferdinando Nelli Feroci, alla presenza di alcuni esperti, ricercatori e soci collettivi dell’Istituto. Al centro del dibattito alcuni importanti temi di attualità per l’Europa, come la guerra di aggressione della Russia in Ucraina e le sfide alla sicurezza nel nostro continente. “L’Ucraina sta combattendo anche la nostra guerra e alla fine diventerà un membro dell’Ue e della Nato”, ha affermato Stubb. “La posizione della Cina in Russia è così forte che basterebbe una telefonata di Xi Jinping per fermare la guerra”, ha aggiunto.
Nelle parole di Stubb “l’Italia ha un posto speciale nel mio cuore. Gli anni a Firenze mi hanno insegnato a conoscere la cultura e le persone italiane. Ecco perché è stato particolarmente bello tornare qui per rappresentare la Finlandia come Presidente della Repubblica. Grazie Italia! “
https://youtu.be/JMw8Qg4gGBk?feature=shared
https://youtu.be/t2E38qhViqI?si=UZWOS1-FRqYy-QFw&sfnsn=scwspwa
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Castelli Romani

Rocca Priora, ufficializzata la giunta a guida Claudio Fatelli

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Nasce la giunta di Claudio Fatelli ma nello stesso tempo divampano dalla piazza e dai social numerosi polemiche.
L’ anomalia, a leggere i commenti, risiederebbe nel vicesindaco che, seppure non eletto in Consiglio Comunale, riceve una carica di prestigio negli stessi giorni in cui il Senato approva, in prima lettura, la cosiddetta legge sul Premierato commentata dalla stessa premier, Giorgia Meloni, con le seguenti parole: “… un primo passo per rafforzare la democrazia, dare stabilità alle istituzioni, mettere fine ai giochi di palazzo e restituire ai cittadini il diritto di scegliere da chi essere governati …”.

Nel dettaglio le deleghe attribuite con decreto del Sindaco n. 2 del 19 giugno 2024;
Giuseppe Mariani vicesindaco con deleghe ai lavori pubblici e infrastrutture, mobilità e viabilità; politiche Sanitarie e casa della salute;
Federica Lavalle assessore alle politiche sociosanitarie, welfare, politiche culturali e scolastiche, marketing territoriale e turismo, politiche per la terza età, politiche giovanili , politiche di partecipazione cittadina, sport;
Flavia Testa assessore al bilancio e programmazione, personale e formazione interna, sviluppo economico, attività produttive, commerciali e mercati, informatizzazione e digitalizzazione dell’ente, rapporti internazionali scambi e gemellaggi;
Flavio Pucci assessore all’urbanistica e territorio, manutenzione del patrimonio comunale, manutenzione stradale e decoro, valorizzazione centro storico, sicurezza e protezione civile;
Daniele Pacini assessore alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti, patrimonio mobiliare e immobiliare comunale, valorizzazione dei beni confiscati, politiche di decentramento dei servizi, parchi e giardini.

Lo stesso sindaco, in un comunicato diffuso dalle pagine dell’ufficio stampa, dichiara inoltre che “… giovedì celebreremo il primo Consiglio Comunale nel quale eleggeremo anche il presidente del Consiglio Comunale che, per investitura unanime, sarà il consigliere Franco Spoto …”.

Alla nuova giunta di Rocca Priora giunga l’augurio di un buon lavoro

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