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Centro Psicologia Castelli Romani: quando i genitori si separano, come comportarsi con i figli?

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A cura della dott.ssa Francesca Bertucci

La separazione in Italia è in aumento, lo confermano anche i dati istat, ciò avviene in media dopo 16/17 anni di convivenza o matrimonio. Sebbene sia un evento che riguarda la coppia, ciò ha ripercussioni importanti su tutto il sistema familiare, in particolar modo sui bambini.
Per fortuna non tutte le separazioni sono uguali. In una separazione con figli è, però, sempre importante mettersi in gioco, la coppia coniugale viene meno ma va tutelata e rafforzata la coppia genitoriale, la quale deve avere l’obiettivo della coesione educativa. Ed è anche per questo che nei casi di alta conflittualità è importante rivolgersi ad un mediatore familiare, che possa, insieme alla coppia, trovare degli accordi reciproci per il bene dei figli.

La separazione è una decisione difficile se vista come fallimento, ma cambiando punto di vista essa è a protezione del futuro dei figli.
Il vero fallimento non è chiudere una relazione è il permanere in essa per non sentirsi persi, erranti dentro un futuro non conosciuto. Rimanere insieme per il bene dei figli non è mai una buona idea. Alcune coppie fanno uno sforzo di stare insieme per il bene dei figli, ma così si rischia di sottoporli a conflitti ininterrotti e investire i bambini di responsabilità nei panni di mediatori. Il vero disagio dei figli non si manifesta tanto perché i genitori si separano, ma per l’intensità del conflitto e per la presenza di problemi nella relazione tra genitori e figli.

Infatti, quando le separazioni riguardano famiglie con almeno un minore, la situazione, già di per sé difficile, aumenta di complessità. Le emozioni e i sentimenti in gioco, coinvolgono anche i bambini e, dunque, è molto importante muoversi per preservare il loro benessere e serenità. E’ quindi molto importante che i genitori, nell’interesse dei figli, cerchino di instaurare tra loro una buona relazione per essere uniti nella separazione, a partire dal trovare insieme un accordo su come e quando comunicare la notizia ai figli.
Il primo grande scoglio in cui si trovano i genitori che stanno per separarsi è quello di comunicare la decisione presa ai figli. Questo momento cruciale, infatti, suscita naturalmente molta ansia e preoccupazione, anche perché simbolicamente significa esplicitare concretamente la scelta intrapresa.
Quando e come comunicare la separazione Il primo passo dev’essere l’organizzazione genitoriale che deve precedere il momento della comunicazione ai figli della separazione. La separazione, infatti, va comunicata ai figli soltanto quando è stato tutto stabilito. I figli hanno bisogno di punti fermi soprattutto in questo momento. Si deve stabilire quale sarà la casa in cui staranno prevalentemente e si deve garantire uno spazio ( per il gioco, per il sonno , per lo studio…)anche nella casa dell’altro genitore.

Devono avere chiaro in quali giorni della settimana staranno con la mamma o con il papà. Questa organizzazione deve essere il più possibile precisa (giorni e orari stabiliti prima), per non disorientare i figli e per lasciar loro impiegare le energie nella già complessa gestione del trauma che stanno vivendo. Vanno garantiti un tempo e uno spazio in cui entrambi i genitori esercitino il proprio ruolo educativo. I genitori diventano responsabili di questo principio organizzativo e lo devono definire tenendo conto dei bisogni del figlio, preservando il più possibile routine e rituali adottati prima della separazione.
Il secondo passo è concordare insieme una strategia sui modi e i tempi per farlo. Trovare un momento in cui sono presenti entrambi i genitori, non è il caso che sia solo uno ad assumersi tutta la responsabilità. Scegliere un luogo tranquillo e protetto da interferenze e interruzioni, mostrandosi affettuosi. Se la coppia ha più di un figlio è consigliabile dare la notizia a tutti insieme ma poi dare la possibilità ad ognuno di avere un colloquio separato con igenitori per chiarire eventuali dubbi o preoccupazioni personali.
Inoltre, è importante evitare di spiegare nel dettaglio le motivazioni di tale scelta. La spiegazione delle cause della separazione non deve essere condivisa con il bambino e la decisione della separazione deve essere comunicata in modo chiaro, in termini comprensibili relativamente alla loro età. Per i figli si rivela più dannoso permanere in uno stato di incertezza, confusione o ambiguità ed essere in balia degli eventi. Infine, non bisogna dimenticare che i figli sono degli attenti osservatori, sono sempre particolarmente vigili e sensibili a cogliere gli stati emotivi degli adulti di riferimento.

Tenute in considerazione certe premesse, I genitori spiegheranno al bambino che entrambi, mamma e papà, hanno necessità di vivere separatamente per andare più d’accordo e capirsi. E’ tra loro genitori che non vanno più d’accordo e per questo vivranno in due case separate ma cercheranno di andare d’accordo come genitori per continuare a dare amore ai loro figli come prima.
Dopo tale comunicazione, è importante prepararsi a gestire le reazioni spesso brusche e violente dei figli. Bisogna tener presente che probabilmente cercheranno di opporsi alla notizia e tenteranno di cambiare le cose. Lo faranno con pianti, manifestazioni di rabbia. E’ importante che i genitori consolino il figlio ma allo stesso tempo non lo illudano che lui abbia il potere di cambiare le cose. Infatti tale responsabilità non lo riguarda e questo deve essere ben chiaro per evitare che il figlio sviluppi un senso di colpa rispetto al fatto di non aver fatto abbastanza o la cosa giusta per tenere insieme i genitori e che quindi la colpa della separazione sia sua. Il sapere che è possibile parlare liberamente è il primo passo che consente al bambino di esprimere le proprie emozioni e all’adulto di riconoscerle e farle riconoscere. Il bambino deve sapere che la propria mamma e papà saranno sempre i suoi genitori, anche se il matrimonio finisce e non vivranno più tutti insieme. È importante evitare che i figli diventino i custodi dei segreti di mamma o papà, sentendosi presi in mezzo dal conflitto dei genitori.
Tenendo conto di ciò, i messaggi fondamentali da trasmettere ai figli sono:
L’amore dei genitori verso di loro non cambierà mai. L’amore per il figlio è incondizionato e, non può né cambiare né diminuire. Mentre quello tra marito e moglie si può deteriorare nel tempo. I genitori anche se non vivranno più sotto lo stesso tetto si impegneranno ad essere uniti per tutto ciò che riguarda l’educazione e le esigenze del figlio.
Il figlio è frutto dell’amore dei suoi genitori. Valorizzare gli elementi positivi della vita in comune, raccontando al bambino episodi positivi che riguardano la coppia, che cosa ognuno dei genitori ha amato nell’altro e soprattutto raccontare con quanto amore si è presa la decisione di avere un figlio e poi di crescerlo. Questi racconti dovrebbero sostituire quelli più frequentemente adottati dai genitori che spesso in fase di separazione elencano tutti i motivi e gli episodi negativi che hanno portato alla decisione attuale. In questo modo restituiscono al figlio un’immagine di due
genitori che non l’hanno voluto e quindi amato. Questo può avere notevoli effetti negativi sull’autostima e la sentimento di amabilità personale del bambino.
La separazione non è colpa sua. Fin dalla più tenera età infatti, già intorno ai 3 anni il bambino sviluppa il senso di colpa e, nel caso di una separazione riterrà il suo comportamento direttamente responsabile di tale evento. A quel punto il bambino chiederà delle spiegazioni, delle ragioni alla separazione. I genitori dovranno spiegarle al bambino in base alla sua età, che l’amore tra due adulti non sempre dura per sempre, ribadendo che al di là del futuro della coppia, il figlio è stato desiderato e amato in passato come lo sarà nel futuro.
Potrà continuare ad amare entrambi i suoi genitori. Così come l’amore dei genitori non cambierà nei confronti del figlio, deve essere chiarito che anche l’amore del figlio verso entrambi i genitori non deve modificarsi a causa della separazione. Questo aiuterà il bambino a mantenere un’idea salda di continuità del legame d’amore sia con il papà
che con la mamma.
Il divorzio è sicuramente un momento molto critico e generalmente comporta un dolore all’intero nucleo familiare, ma dopo le difficoltà iniziali è possibile che ci siano degli sviluppi positivi, i rapporti e la vita quotidiana possono migliorare, perché la fine della convivenza può attenuare i conflitti legati alla condivisione della quotidianità. Inoltre, ciascun genitore ha la possibilità di costruire una relazione sana con i propri figli, con momenti di condivisione, secondo le proprie capacità e risorse, senza necessariamente avere il filtro dell’altro genitore.
Non è impossibile rendere la separazione un evento non solo traumatico e doloroso per il nucleo familiare, l’importante è che gli adulti siano in grado di mettere da parte la propria conflittualità e i propri rancori per il benessere dei figli. Soprattutto, quando ci si rende conto di non essere in grado da soli di superare certe difficoltà per i figli, con il rischio di farli soffrire più del dovuto, sarebbe opportuno ed importante chiedere l’aiuto di un professionista, uno psicologo o mediatore familiare.

Centro psicologia Castelli Romani-Dott.ssa Francesca Bertucci
Psicologa-Psicodiagnosta dell’età evolutiva-Mediatore familiare
Cell 3345909764-dott.francescabertucci@cpcr.it
www.psicologafrancescabertucci.com
piazza Pia 21 00041 ALBANO LAZIALE

Castelli Romani

Monte Compatri, parco Calahorra: il degrado senza fine

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“Anni fa con un gruppo di amiche ed amici la tenevamo pulita e funzionale.
Vederla ridotta così piange davvero il cuore”.

INGRESSO ALLA VILLETTA

Sono queste le parole che fanno da sottofondo alle immagini che ci hanno inviato alcuni ragazzi di Monte Compatri basiti nel rientrare, dopo qualche anno, dentro parco Calahorra, per tutti la Villetta.
Una storia potremmo dire “sfortunata” per quello che potrebbe essere uno dei fiori all’occhiello della cittadina dei Castelli Romani.

PANCHINE DIVELTE e sporcizia SULLA TERRAZZA NATURALE CHE GUARDA ALLA BELLEZZA DI MONTE COMPATRI

Dai miliardi spesi durante l’amministrazione di Emilio Patriarca (1985/1990) per la realizzazioni dell’imponente portale d’ingresso e per l’anfiteatro, demolito poi dall’amministrazione di Marco de Carolis e trasformato in parcheggio per passare alle tante iniziative di pulizia collettiva con sindaci, assessori, consiglieri comunali e cittadini (ultima nel giugno del 2022, ove il delegato al verde, Elio Masi, dichiarava “… da oggi inizia una nuova stagione per Parco Calahorra che vedrà coinvolte associazioni e cittadini per una piena fruizione già a partire da questa estate …” ) ma senza poi trovare una continuità degna del rispetto che il luogo merita. (Monte Compatri, grandi pulizie per Parco Calahorra (osservatoreitalia.eu))

panchina divelta sul “balconcino” naturale che mostra il paese

Noi – ci dicono – ci provammo anni fa con l’associazione Brother Park. Installammo giochi per bambini oggi scomparsi”.
So io – risponde un altro – in quale giardino privato sono finiti!
Avevamo realizzato sentieri, costruito passaggi, realizzata una fontanella, realizzato tutto l’impianto elettrico di illuminazione. Poi è finito tutto.

NEL VIDEO QUEL CHE RESTA DELLA FONTANELLA E DEL CHIOSCO REALIZZATI DAI RAGAZZI DI BROTHER PARK

Addirittura – aggiungono – spendemmo circa 3000 euro di legname per realizzare un chiosco del quale non rimane più traccia”.
“Vedi – ci indica un luogo – dove sta quel mucchio di rovi avevamo realizzato un campetto da calcetto compreso di porte e di una rete per evitare che il pallone venisse perso. Che tristezza!
Nel vedere negli occhi di questi ragazzi la rassegnazione di chi spende il proprio tempo per la collettività e poi ritrova le proprie fatiche ed il proprio impegno ridotto a desolazione fa davvero male.

IN QUESTO VIDEO CI MOSTRANO IL LUOGO DOVE SORGEVA IL CAMPO DI CALCETTO ORA RICOPERTO DA ROVI

Basterebbe un impegno minimo, aggiungono, noi ci siamo cresciuti. Ci abbiamo giocato da bambini come crediamo ogni generazione di monticiano.
Noi oltre ad avervi inviato i video e le foto non siamo rimasti con le mano in mano.
In questi giorni abbiamo risollevato il secchio per la spazzatura, tolto un po’ di erbacce, pulito dove era possibile.
Ci investiamo volentieri il nostro tempo perché la Villetta torni ad essere il giardino di tutti”.

C’è qualcosa che vorreste dire all’amministrazione comunale?
Guardi noi siamo disposti a dare una mano, abbiamo provato a chiedere per avere la possibilità di poter almeno fare una manutenzione regolare di questi spazi, ovviamente autorizzati.
Lo faremmo per il paese, lo faremmo per le tante famiglie che, qui dentro, potrebbero davvero trovare un’oasi di pace.

uno dei tanti sentieri impraticabili ricoperti da rovi e sterpaglie

E mentre andiamo via loro continuano silenziosi ma sereni a provare a regalare alla Villetta qualche giorno di pulizia ed ordine

Come sempre chiederemo all’amministrazione comunale il loro punto di vista inviando all’ufficio stampa una richiesta di colloquio con il sindaco e con il consigliere delegato
Anche in questo caso vi terremo aggiornati.

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Monte Compatri, giovani fuori controllo: sputi e insulti a un pensionato

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Mastrofrancesco: “Ormai siamo fuori controllo”

È di mercoledì la notizia dell’aggressione con sputi, insulti e strattonamenti a Monte Compatri, da parte di alcuni minorenni, ai danni di un pensionato già dipendente comunale e molto conosciuto in paese.
Un motivo banale all’origine del tragico fatto: il “NO” alla richiesta di una sigaretta.
Anche stavolta, a leggere i commenti su Facebook, è stato “l’effetto branco” a far scaturire la violenza “sedata” per il pronto intervento di alcuni cittadini accortisi del fatto.
Ma la “brutta storia” sui social ci è finita perché è duro l’attacco del consigliere comunale di Monte Compatri, Agnese Mastrofrancesco, che, senza mezze  misure ha “tuonato” contro un’assenza di sicurezza che tra troppo tempo la fa da padrone nella cittadina dei Castelli Romani.
Dopo l’omicidio di Ivan Alexander nel capolinea della Metro di Pantano, le baby gang che impazzano spesso nello stesso piazzale, passando per la tentata rapina al bancomat della centralissima Banca di Novara e i tentativi maldestri nella stessa notte ai parcometri ed a un negozio centralissimo ed in ultimo, ma solo a livello temporale, agli aumenti di furti nelle abitazioni, Monte Compatri sembra più avvolta da una spirale di violenza che dalla tranquillità.
Abbiamo contattato la consigliere Agnese Mastrofrancesco alla quale abbiamo rivolto le nostre domande.


Consigliere Mastrofrancesco ma che succede a Monte Compatri?
Ormai siamo fuori controllo, non c’è vigilanza del territorio, mi dispiace dirlo, ma stiamo diventando terra di nessuno. Polizia locale che passa solo con la macchina di servizio, per richiamare l’attenzione dei ragazzini che giocano a pallone sotto la passeggiata, fischiano dal finestrino della macchina, senza scendere, li ho visti io personalmente – aggiunge con tono deciso.
Si limitano a passare solo in macchina oppure viene la comandante e senza modi, toglie il pallone ai bimbi di 6 anni.
Le dico che la settimana scorsa in molti hanno assistito ad una scena “pietosa” tra il comandante ed una mamma che quasi veniva alle mani.
Il comandante della Polizia Locale che strilla in piazza: ma dove siamo arrivati? Il Il fatto che indossi una divisa dovrebbe far capire che il primo che deve  rispettarla è chi la indossa.
Strilli, inveisci sei aggressiva e poi pretendi rispetto. Pensi, mi hanno detto, che quando e andata via i ragazzi dal muretto le hanno gridato ” scema scema”.
Si può andare avanti così?

Lei è mamma di due splendidi ragazzi. Faccio più la domanda a “mamma Agnese” che al politico: cosa è mancato a questi ragazzi che hanno aggredito il suo concittadino?
Bella domanda, credo che la colpa sia di tutti noi. Famiglia, scuola ed istituzioni. Non mi sento di escludere nessuno.
La famiglia è importante, indispensabile, essenziale, ma pensiamo a chi non è fortunato ed ha problemi seri in famiglia, problemi di violenza o economici, che facciamo li abbandoniamo?
La scuola dovrebbe controllare, contenere ed educare e a volte anche “punire” ragazzi con atteggiamenti violenti.
Stesso vale per le istituzioni che dovrebbero affrontare il problema e non girare la testa dall’ altra parte.
Non servono i soldi del PNRR se poi hai un paese allo sbaraglio: bancomat rotti, furti, violenze , alcolismo … e mi fermo qui

Un quadro triste per Monte Compatri; anche stavolta abbiamo inviato all’ufficio stampa del Comune la richiesta di avere, perlomeno, due parole da parte dell’amministrazione comunale.
Lo facciamo non solo di prassi ma per avere un ulteriore punto di vista sulla situazione.
Ci auguriamo, almeno stavolta, che vi sia una risposta.

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Frascati, Libri in Osteria: Angelo Polimeno Bottai presenta il libro “Mussolini io ti fermo”

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“O lo battezzate o ve lo riprendete. Io una bestia non l’allatto!”
Sono queste le parole che la balia frascatana Teresa rivolge ai genitori del piccolo Giuseppe Bottai contenute nel libro “Mussolini io ti fermo” che il nipote, Angelo Polimeno Bottai, presenta oggi nel salotto letterario di Emanuela Bruni, Libri in Osteria.
Sono l’incipit a questa serata che racconta, attraverso le pagine del libro, la storia e la vita di una delle figure che hanno rappresentato il ventennio fascista.

Emanuela Bruni ed Angelo Polimeno Bottai

C’è un profondo legame tra Frascati e l’autore del libro in quanto la città tuscolana, dice, “è parte stessa della nostra vita, infatti mio nonno venne battezzato nella Cattedrale di San Pietro ed io, molti anni dopo, ricevetti nella stessa Chiesa la Prima Comunione”.
Figura molto controversa, Giuseppe Bottai, viene “raccontato” attraverso una attenta analisi storica proprio per evitare, come dice lo stesso Angelo Polimeno Bottai, che “gli affetti prendessero il sopravvento sulla verità storica … è stata davvero una grossa responsabilità”.
Il quadro che emerge dalle pagine del libro narra un giovane Bottai lontano, nei primi anni della giovinezza, dalla politica ma che poi, vivendo, con la sua famiglia, nello storico quartiere romano Macao, resta colpito dalla presenza e dalla prestanza dei militari.
Siamo a ridosso della Grande Guerra alla quale Giuseppe Bottai prende parte come volontario negli Arditi riuscendo a mettersi in luce per il suo ardimento che lo porterà a ricevere una medaglia d’argento ed una di bronzo al valor militare.
Alla fine della guerra conosce e frequenta Benito Mussolini “rimandone folgorato” – dice l’autore – legandosi a quello che diverrà il “duce” attraverso un “rapporto travagliato con quest’uomo non altissimo di statura ma imponente nel carattere e nel modo di essere”
Un legame che può essere racchiuso nel titolo della rivista che Giuseppe Bottai fonda nel 1922, Critica Fascista, (da ricordare che tra gli abbonati di tale rivista figura Antonio Gramsci) proprio a sancire un atteggiamento molte volte contrario dello stesso Bottai ad alcune scelte che condurranno quella che originariamente vuole essere una rivoluzione che vuole riportare ordine e legalità in un paese, l’Italia, attraversato da molteplici attività anarchico socialiste che portano a terre occupate e centinaia di scioperi, ad una vera e propria dittatura.
“Ci sono due anime nel fascismo: quella che incarna mio nonno, i revisionisti, e quella che fa capo a Roberto Farinacci, gli irriducibili” spiega con estrema chiarezza Angelo Polimeno Bottai precisando che l’intento della “fazione” a cui fa capo il nonno cerca di convincere il Duce a mettere le mani nelle riforme necessarie allo sviluppo del paese per farlo risorgere da quella vittoria dimezzata che è stata la fine del Primo Conflitto Mondiale.
Ed una profonda frattura, spiega ancora, avviene immediatamente dopo la notizia del rapimento del deputato socialista, Giacomo Matteotti, definito da Giuseppe Bottai il “più efferato, inumano e stupido delitto che si potesse commettere verso un uomo di parte avversa e contro l’idea che anima la nostra parte”; una vera e propria condanna che culmina nella frase “bisogna trovare i responsabile anche se fossero nelle alte sfere”.
Questo, ovviamente, come riportano le pagine del libro, pone lo stesso Giuseppe Bottai ai margini del regime che sta nascendo che non è “inviso alle grandi potenze”, spiega Angelo Polimeno Bottai, ma che non pensa minimamente ad una alleanza con la Germania che sta divenendo hitleriana.
Addirittura, spiega, “ci sono liti profonde tra la stampa italiana e quella tedesca” fino al punto che alla cacciata degli ebrei dalla Germania molti di questi addirittura arrivano nel nostro Paese ed è la guerra d’Etiopia, nella quale Giuseppe Bottai si arruola, diventa il “punto di non ritorno” che segna in modo inesorabile l’alleanza italo/tedesca.
Le sanzioni permettono ad Hitler di legare con un patto economico e sodale l’Italia di Mussolini determinando il fatto che, spiega l’autore, “l’innamoramento di Giuseppe Bottai verso il duce si incrina ma rimane una lealtà critica che non determina affatto la rottura del rapporto”.
Ed è in questo momento che la frattura con l’area degli irriducibili di Farinacci raggiunge punti davvero enormi arrivando all’approvazione delle Leggi Razziali.
Lo stesso Roberto Farinacci fa girare la voce che Bottai sia d’origine ebraica per estrometterlo ed il risalto che questa notizia ha a livello internazionale diventa sempre più grande (addirittura si trova in molti giornali francesi e tedeschi).
La scelta di Giuseppe Bottai, divenuto Ministro dell’Educazione, di applicarla in maniera dura diventa, al tempo stesso, “un’angoscia” ed una “responsabilità” necessaria.
La prova di questo suo momento difficile si ritrova nella corrispondenza riportata tra le pagine del libro ove un carteggio con l’allora vicepresidente dell’Unione delle Comunità Israelitiche d’Italia, l’avvocato Aldo R. Ascoli mostra l’apertura di Bottai verso gli ebrei italiani valuta la possibilità concreta di “concedere particolari benemerenze a famiglie di ebrei in cui qualcuno abbia acquisito meriti particolari, militari o civili”.
“Due parti in commedia” spiega Angelo Polimeno Bottai dimostrando, ancora una volta, il forte attaccamento di Giuseppe Bottai all’origine rivoluzionaria del fascismo di cui resta innamorato.
Le contrapposizioni con Farinacci aumentano esponenzialmente: Bottai redige, durante il mandato che lo vedo governatore della Capitale, i piani per la creazione di EUR 42, l’Esposizione Universale di Roma che si sarebbe tenuta nel 1942 (a ragione si crede che nessuno nei primi anni del ’30 pensasse ad una Guerra Mondiale), ed in antitesi al premio Cremona, Bottai da vita dapprima al premio Bergamo e successivamente manda in stampa la rivista Primato che diviene uno dei capisaldi della cultura italiana del momento.
Sulle pagine del “Primato. Lettere e arti d’Italia” scrivono le firme italiane più eccellenti, da Nicola Abbagnano a Galvano della Volpe, da Walter Binni a Mario Praz, da Dino Buzzati a Vasco Pratolini, passando per Quasimodo, Montale, Ungaretti, Guttuso ed un giovanissimo Eugenio Scalfari ebbe a dire “su il Primato potevo scrivere liberamente mettendo alle corde Farinacci”.
Un’oasi culturale che dimostra la libertà di pensiero di Giuseppe Bottai ed il suo vano tentativo di riportare il fascismo a quegli albori che erano rimasti nel suo animo rivoluzionario.
Oasi che, attraverso poi l’emanazione di quella che divenne la legislazione per la difesa delle opere d’arte italiane fino alla creazione dell’Istituto Centrale del Restauro, porta alla salvezza di un enorme patrimonio artistico del nostro paese grazie anche alla collaborazione di personalità del calibro di Giulio Caio Argan, in chiave e funzione antinazista concretizzandosi anche sul piano prettamente pratico.

Il libro si conclude con i tragici momenti che portarono al famoso 25 luglio 1943 dove una “dittatura” decreta una successione, una piena antitesi al concetto stesso di dittatura.
Giuseppe Bottai è uno di quelli che votarono a favore dell’Ordine del giorno Grandi e per questo, condannato in contumacia, dai tribunali della Repubblica Sociale, dapprima si rifugia in Vaticano fino a giungere poi sotto il falso nome di Andrea Battaglia a combattere vestendo la divisa della Legione Straniera per la liberazione della Provenza dalle truppe naziste.

Due momenti importanti da sottolineare orchestrati da due ex sindaci della città di Frascati: Roberto Eroli e Stefano Di Tommaso.
Quest’ultimo, attento ricercatore, legge una lettera scritta dal Ministro della Cultura Popolare, Alessandro Paolini, ed indirizzato al ministro dell’Educazione Giuseppe Bottai.

Stefano Di Tommaso con in mano la lettera indirizzata da Alessandro Paolini a Giuseppe Bottai

Roberto Eroli invece esorta Angelo Polimeno Bottai a ricercare, tra i diari del nonno Giuseppe, informazioni che possano fare ulteriore luce sul tragico bombardamento effettuato dagli alleati l’8 settembre 1943 della città di Frascati.

nella foto, da sx, Angelo Polimeno Bottai, Roberto Eroli ed Emanuela Bruni

Una serata che ha riportato i tantissimi presenti nei giorni ancora vivi di quel Ventennio Fascista.

Colpisce, e non poco, la frase dell’ultima di copertina del libro nella quale, Angelo Polimeno Bottai, scrive “Nato pochi mesi dopo la sua morte, Giuseppe Bottai purtroppo non l’ho mai incontrato. Un doppio dispetto del destino: come nipote e come giornalista. In questa seconda veste, tuttavia, posso raccontare chi è stato l’uomo che più di tutti ha rappresentato ragione e coscienza del 25 luglio 1943”.

il direttore de “Il Tuscolo” ed amico Fabio Polli con Angelo Polimeno Bottai

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