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Editoriali

Palermo, pestaggio Massimo Ursino: quando la violenza è perdita della ragione, ma la presunzione di imporre la propria volontà è patologia

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PALERMO – Chi conosce la città di Palermo sa perfettamente che via Dante dista poche centinaia di metri dalla centralissima piazza Politeama dove il famoso teatro omonimo si erge in tutta la sua bellezza e possanza tale da rappresentare spesso l’immagine fotografica legata al capoluogo siciliano. Ogni strada del centro o della periferia diviene, nel bene o nel male, scenario del nostro quotidiano in un presente che mostra i segni dello scorrere del tempo visibile nelle mura e nei manifesti che mostrano nei bordi i soliti segni di usura. Un silente testimone che racconta senza proferir parola quello che accade intorno.

Martedì scorso via Dante è stata lo scenario per un episodio di pestaggio ai danni di Massimo Ursino militante dirigente responsabile provinciale dell’organizzazione neofascista Forza Nuova

Il militante è stato pestato da alcuni individui con il viso coperto da sciarpe che lo hanno fermato, legato e, come si dice in dialetto palermitano “fracchiato di legnate” ossia pestato a sangue e mandato all’ospedale ma senza pericolo per la sua vita. Il fatto a pochi giorni dal previsto comizio del leader che dovrebbe tenersi sabato prossimo ma che quasi sicuramente centri sociali anarchici e non solo faranno di tutto per non consentirlo. Ed è proprio questo il punto che fa riflettere. Condannare ogni manifestazione di violenza appare oramai scontato. Ma viene da se comprendere che forze pseudo-politiche che inneggiano, simpatizzano e si riferiscono ai trascorsi storici del fascismo in “salsa” nostalgica e in parodia anacronistica e patologica, siano elementi di instabilità sociale dovuta soprattutto ai modi oltranzisti di condurre la militanza pregna di presunzione assoluta e mancanza di rispetto per ogni forma di democrazia. L’irruzione di un pugno di ragazzotti pelati di estrema destra durante una riunione di “Como senza frontiere” con la lettura di un comunicato avvenuto a fine novembre dello scorso anno e che a parere di scrive non aveva nessuna valenza seria ed era solo un pretesto per la scena che è stata messa in atto, appare come un esordio di quelli che nessuno avrebbe voluto vedere.

Il paese a contatto con una evidente mancanza di rispetto delle regole della democrazia pone se stesso a rischio di un processo di involuzione sociale che mina pericolosamente al futuro e al mantenimento della democrazia dei paesi moderni

I rappresentati politici della destra italiana che non hanno mai condannato apertamente e pubblicamente questi gruppi di formazione estremista, in caso di vittoria nelle prossime elezioni, hanno aperto una breccia possibilista per coinvolgere Forza Nuova, Casa Pound e altre associazioni della stessa linea in una partecipazione attiva e in un ruolo politico “consociato”; e questo ha comportato un richiamo massiccio di voti indirizzati a giovani spesso disconoscenti della storia e senza la piena consapevolezza della “sacralità” di un ordine istituzionale che ha consentito all’Italia di sbarazzarsi di retaggi monarchici grazie ad elezioni dove gli italiani scelsero di voltare le spalle ad un passato dittatoriale e sanguinoso. La responsabilità storica va attribuita a coloro che oggi con arroganza e presupponenza sfruttano i canali mediatici per condurre un revisionismo storico teso a ribaltare la storia e a far apparire le vittime come diretti colpevoli o parzialmente responsabili del loro tremendo destino. Sembra esser venuto meno il rispetto e la gratitudine per le migliaia di persone perite nei monti e nelle campagne d’Italia nella lotta contro gli invasori per scongiurare sia l’ipotesi di governi totalitari che dell’aberrante e possibile infiltrazione del tedesco nella lingua italiana.

La stampa da sempre rappresenta per eccellenza un veicolo di espressione di umori e considerazioni ma deve essere foriera di verità inoppugnabili, sempre

Si leggono articoli dove si percepisce l’immane sforzo mentale e fisico di trovare qualche “elemento positivo” del periodo storico del fascismo in italia ed ecco che compaiono i meriti del duce riferiti ad opere di bonifica in parti del territorio italiano, costruzioni di edifici sontuosi a dimostrazione di una forza manifesta come se il sangue versato per una fatale entrata in guerra fosse un elemento che ne rappresenti il male minore. Non meno risibili certi accostamenti e paragoni alle organizzazioni terroristiche del cupo periodo degli anni di piombo citate come se la matrice fosse stata solo “rossa”, e come se non fossero esistite le organizzazioni neofasciste di colore nero che a colpi di bombe ammazzavano alla cieca chi aveva la sventura di entrare in una banca a piazza Fontana o prendere un treno che si chiama Italicus, o assistere ad un comizio a piazza della Loggia o andare in vacanza prendendo un treno alla stazione di Bologna.

Oggi come non mai è basilare che il proprio punto di vista comprenda tutti i fatti ad esso relativi

in modo da consentire la semplice consapevolezza che dietro ogni atto di violenza esiste una forma di intransigenza e intolleranza le cui origini si manifestano quando stupidamente e vigliaccamente si crede di poter condizionare gli altri al proprio volere. Chi appartiene a forze estremiste che non tollerano chi la pensa diversamente e che non hanno rispetto per le regole e per la Costituzione, sà e si accolla di vivere una vita in costante conflitto e pericolo e dovrebbe essere consapevole di seguire una direzione che conduce ad una capitolazione per volontà del popolo e putroppo devono aspettarsi atti violenti al pari del loro modo di porsi agli altri. Porre l’altra guancia non è una condizione certa su cui mettere la mano sul fuoco e se si è privi di esigenze legate al considerare il parere altrui come forma positiva e di perfezionamento ed arricchimento delle proprie idee, allora non si è pronti per il futuro. Il gesto violento contro il militante di Forza Nuova è un passo indietro da condannare ma lo è ancora di più un atteggiamento assoluto di chi pensa di avere sempre campo libero a sprezzo degli altri. La saggezza del detto “chi semina vento raccoglie tempesta” forse in questo caso gioca un ruolo tristemente veritiero. La violenza è perdita della ragione ma la presunzione di imporre la propria volontà è patologia.

Paolino Canzoneri

Ambiente

Agenda 2030, sostenibilità ambientale: ecco come impegnarci

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La sostenibilità ambientale è uno dei goals previsti nell’Agenda 2030. Tale documento evidenzia obiettivi molto importanti tra cui, porre fine alla fame nel mondo, dire stop alla violenza sulle donne etc …

Nelle scuole italiane e non solo sono stati avviati progetti per arrivare ai traguardi preposti.
Negli ultimi anni, l’obiettivo della sostenibilità ambientale ha visto una maggiore consapevolezza individuale e collettiva.

All’interno di molte scuole, sono state programmate diverse attività tra cui, insegnare la raccolta differenziata, organizzare gite guidate presso inceneritori e impartire lezioni o laboratori di educazione civica e ambientale da parte dei docenti.

Ogni proposta ha rappresentato la possibilità di rendere i ragazzi e gli adulti maggiormente consapevoli di alcune problematiche legate al nostro pianeta: dalla deforestazione, alle banche di plastica che osteggiano la pulizia dei nostri mari, al riscaldamento globale fino ad arrivare alla totale trasformazione del territorio mondiale.

Molte di queste problematicità, causate principalmente dall’agire umano, vengono studiate non solo dalla scienza, ma anche dalla geografia. Siamo in un mondo globale in cui la questione ambientale e le sue possibili modifiche future preoccupano gli studiosi.
Per tale motivo il concetto di sostenibilità dell’ambiente è un argomento che sta molto a cuore agli esperti e non solo.

Tuttavia, sono nate diverse occasioni per evitare una totale inaccuratezza da parte dell’uomo. Pertanto, per sviluppare una maggiore sensibilità di fronte alla cura costante e attiva del nostro ambiente sono state previste diverse iniziative, partendo proprio dal comportamento dei cittadini stessi:

  • periodicamente si svolgono numerose campagne ambientali per sviluppare una corretta raccolta differenziata da parte dei singoli Comuni, Regioni e Stati;
  • ogni città al suo interno ha organizzato incontri in cui vengono spiegate le diverse fasi di raccolta dei rifiuti;
  • si sono definite regole precise per mantenere pulite le città;
  • di tanto in tanto ogni regione predispone seminari o incontri a tema su come incentivare l’uomo a rendere sempre più vivibile l’ambiente in cui abita;
  • molte scuole hanno sviluppato ricerche e sondaggi, tramite esperti del settore, per sensibilizzare i giovani e gli adulti a far fronte a questa urgenza di “pulizia” all’interno degli ambienti in cui si vive;
  • si organizzano, inoltre, convegni internazionali sulla sostenibilità ambientale e su eventuali nuove tecniche di intervento.

In generale, dalle scuole, alle diverse associazioni e al governo si è trattato l’argomento sulla sostenibilità, ponendo questi obiettivi come primari e improrogabili per “risistemare” il nostro pianeta.

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Editoriali

Aggressione omofoba a Roma: chi ha più prudenza l’adoperi!

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Mercoledì due ragazzi, per un bacio, sono stati aggrediti da un gruppo di egiziani al grido: “Questa è casa nostra e voi froci qua non dovete stare” rischiando davvero grosso.


Per fortuna, invece di reagire, hanno chiesto l’intervento delle forze dell’Ordine che, prontamente, sono intervenute mettendo in salvo i due ragazzi. In queste situazioni “Ci vuole prudenza!”

È un pensiero che la mia generazione ha recepito troppe volte in malo modo e, di contro, le generazioni attuali non sanno neanche da dove provenga.

E se alla mia età arrivo a scrivere di questo è perché il clima che si respira in ogni parte del mondo predica proprio la prudenza. Assistiamo, troppe volte, a situazioni in cui le aggressioni, le violenze, i soprusi colpiscono e fanno piangere proprio perché quella virtù molto predicata e poco praticata, la prudenza appunto, viene accantonata per imporre magari le nostre ragioni di fronte a soggetti che non hanno nulla da perdere pronti a tutto e senza scrupoli.

E non mi si venga a dire “ci rivuole il manganello” perché violenza chiama violenza, aggressione chiama aggressione, sopruso chiama sopruso.

Non so “offrire” una ricetta perché i tanti “Soloni”, esperti in materia, sono decenni che “toppano”, sbagliano, predicando il “dente per dente”.

Occorre “certezza di pena” e “controllo del territorio”. E se a tutto ciò aggiungiamo un “cultura woke” che, a mio avviso, vuole imporre a colpi di “politicamente corretto” scelte sulla vita di ognuno ci ritroveremo davvero a riconsiderare vero ed attuale il pensiero di Thomas Hobbes “Homo hominis lupus”, l’uomo è lupo agli uomini.

Perché l’integrazione non si impone per legge come anche l’inclusione.
Sono processi che passano attraverso l’accettazione di entrambe le parti in modo paritetico e rispettoso ognuno dell’altro.

Quindi, “prudenza” perché, come diceva Henry de Montherlant: Bisogna fare cose folli, ma farle con il massimo di prudenza”.

l’immagine rappresenta l’allegoria della Prudenza

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Editoriali

L’illusione della superiorità e l’incoscienza di chi crede di avere una coscienza superiore: Beata ignoranza!

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Nell’era dell’informazione e dell’autorealizzazione, sempre più individui si convincono di possedere una coscienza superiore, una sorta di illuminazione intellettuale e morale che li pone al di sopra della massa. Questa percezione, spesso priva di una reale base di merito, non solo è pericolosa, ma anche profondamente ingannevole. L’illusione della superiorità può infatti condurre a un’autocelebrazione sterile e alla svalutazione di tutto ciò che non rientra nella propria visione del mondo.

L’autocompiacimento dell’ignoranza

Uno dei fenomeni più diffusi è l’autocompiacimento dell’ignoranza. Alcuni individui, forti di una conoscenza superficiale acquisita attraverso fonti discutibili o parziali, si autoconvincono di avere una comprensione profonda e completa delle cose. Questo atteggiamento li porta a rifiutare qualsiasi opinione contraria, chiudendosi in una bolla di autoconferma. Il paradosso è che più limitata è la loro comprensione, più ferma è la loro convinzione di essere superiori.

La mediocrità travestita da eccellenza

Chi si illude di avere una coscienza superiore spesso ignora la necessità di un’autoanalisi critica e di un continuo miglioramento. Questa mancanza di umiltà e di riconoscimento dei propri limiti porta a una stagnazione intellettuale e morale. La mediocrità, in questo contesto, si traveste da eccellenza, mascherata da un velo di arroganza e presunzione. La vera eccellenza richiede infatti la capacità di riconoscere i propri errori e di apprendere continuamente dall’esperienza e dagli altri.

Il confronto con la realtà

Per smascherare l’illusione di una coscienza superiore, è essenziale confrontarsi con la realtà in modo aperto e onesto. Questo implica ascoltare opinioni diverse, accettare critiche costruttive e riconoscere l’importanza della competenza e dell’esperienza. Solo attraverso questo confronto si può sviluppare una vera comprensione e una consapevolezza autentica.

L’importanza dell’umiltà

L’umiltà è la chiave per evitare la trappola dell’illusione di superiorità. Riconoscere che la propria conoscenza è limitata e che c’è sempre spazio per migliorare è il primo passo verso una crescita autentica. L’umiltà permette di apprendere dagli altri e di riconoscere il valore della diversità di pensiero e di esperienza. Solo con questa attitudine si può sviluppare una coscienza realmente superiore, basata non sulla presunzione, ma sulla consapevolezza e sulla continua ricerca del miglioramento.

L’illusione di una coscienza superiore è un inganno pericoloso che porta all’arroganza e alla stagnazione. La vera superiorità non risiede nella convinzione di essere migliori degli altri, ma nella capacità di riconoscere i propri limiti, di apprendere continuamente e di confrontarsi con la realtà in modo aperto e umile. Solo attraverso questo percorso si può raggiungere una consapevolezza autentica e contribuire in modo significativo al proprio sviluppo e a quello della società.

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