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SEREGNO (MI) – Il vicesindaco di Seregno (Monza) Giacinto Mariani, della Lega Nord, indagato per abuso d’ufficio nella maxi-inchiesta sulle infiltrazioni dell’Ndrangheta nel mondo della politica e dell’imprenditoria in Brianza, ha annunciato le sue dimissioni nel corso di un incontro politico ieri sera ad Albiate (Monza), al quale era presente anche il leader del carroccio Matteo Salvini. Il gruppo consiliare Lega Nord di Seregno, otto consiglieri in tutto, questa mattina firmerà le proprie dimissioni dall’incarico.
Si attende ora la decisione del gruppo consiliare di Forza Italia, agli arresti sono finiti il sindaco Edoardo Mazza ed il consigliere Stefano Gatti. Le dimissioni di tutta la coalizione di maggioranza, infatti, rappresenterebbero la fine dell’attuale Giunta. È attesa anche, nei prossimi giorni, la decisione del gip del Tribunale di Monza, subordinata ad interrogatorio di garanzia, sull’interdizione dai pubblici uffici o servizi chiesta dalla Procura per Mariani.
“Sono ventiquattro anni che sono seduto in Consiglio comunale, come assessore, come consigliere comunale e poi dieci anni da sindaco e due anni e qualche mese da vicesindaco”, ha detto Giacinto Mariani, dal palco di Albiate (Monza e Brianza), ieri sera. “La Lega senza se e senza ma è per la lotta all’ndrangheta, quando ho visto che qualcosa non andava ho fatto degli esposti”. Poi Mariani ha aggiunto: “da qui in avanti, con quello che sta uscendo sulla stampa, verremo additati come mafiosi, tutto quello che noi non siamo”. “Per questo tutto il nostro gruppo ha deciso di dare le dimissioni”, ha concluso il vicesindaco.
Un’inchiesta su infiltrazioni della ‘ndrangheta nel mondo dell’imprenditoria e della politica in Lombardia. L’inchiesta è coordinata dalla Procura di Monza e dalla Procura Distrettuale Antimafia di Milano ha portato a 27 misure cautelari: 21 in carcere, 3 ai domiciliari e 3 interdittive. Arrestato, fra gli altri, il sindaco di Seregno, Edoardo Mazza (FI). Indagato per corruzione l’ex vicepresidente della Regione Mario Mantovani (FI), attualmente consigliere regionale. A Mantovani, già arrestato due anni fa in un’altra inchiesta, non vengono contestati reati di mafia.
I soggetti colpiti dalle 27 misure cautelari sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi, lesioni, danneggiamento (tutti aggravati dal metodo mafioso), associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, abuso d’ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale. L’inchiesta dei carabinieri, partita nel 2015, e che porta la firma dei Pm monzesi Salvatore Bellomo, Giulia Rizzo e del Procuratore della Repubblica di Monza Luisa Zanetti e dei Pm della DIA Alessandra Dolci, Sara Ombra e Ilda Boccasini, rappresenta una costola dell’indagine “Infinito”, che nel 2010, sempre coordinata dalle procure di Monza e Milano, aveva inferto un duro colpo alle “Locali” ‘ndranghetiste in Lombardia.
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