Costume e Società
Emergenza bande giovanili: il fenomeno delle baby gang al centro di un vertice a Napoli
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Il fenomeno delle baby gang e gli ultimi gravissimi episodi di violenza sono stati al centro di un Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica che si è svolto nel pomeriggio di martedì a Napoli.
Oltre al ministro dell’Interno Marco Minniti, e i vertici Nazionali e provinciali delle Forze e corpi di polizia erano presenti il procuratore distrettuale della Repubblica di Napoli e i capi della magistratura minorile.
Per descrivere il fenomeno delle bande minorili il Ministro ha usato espressioni incisive: “Non dico che le baby gang siano terroristi – ha detto – ma usano metodiche di carattere terroristico: quella di colpire perché si è casualmente in un posto.
Abbiamo un’assimilazione di metodiche tipiche di altre attività criminali. C’è una violenza nichilista che non ha alcun rispetto per il valore della vita, ed è ancora più drammatico se impatta con dei giovanissimi”. Al termine del Comitato il ministro ha spiegato le sue prossime mosse: pugno duro, subito 100 agenti in più e, se necessario, privazione della patria potestà nei casi più gravi. “Non consentiremo alle baby gang di cambiare le abitudini dei giovani napoletani. L’idea – ha detto il Ministro – è di avere dieci distretti di polizia, così da avere un responsabile del distretto in contatto con le municipalità. Ci muoveremo per rafforzarla direttamente dal Ministero ed è importante che il presidente della municipalità possa parlare con il responsabile della pubblica sicurezza”.
Abbiamo chiesto a Francesco Tagliente, già direttore dell’Ufficio Ordine e Sicurezza pubblica del Ministero, poi Questore e Prefetto, cosa pensa del piano annunciato dal Ministro. Ecco cosa ci ha risposto: “L’escalation della criminalità delle bande minorili non può essere ricondotto solo a un problema di polizia con l’invio di nuovi rinforzi. Il problema peraltro non è solo di Napoli. Ho apprezzato moltissimo il Ministro Minniti quando ha detto che “Bisogna liberare questi figli, dall’ossessione di modelli negativi, da condizionamenti, dall’uso e dall’istruzione alla violenza. E dobbiamo occuparci di come questi figli vengano affidati a percorsi educativi all’altezza di questa sfida. Togliere la potestà è una delle cose più delicate che possano esistere, ma può costituire uno strumento fondamentale per salvare la prospettiva di ragazzi e ragazze”.
Sono anche io fortemente convinto che la funzione educativa è imprescindibile e che per incidere su questo fenomeno criminale, per recuperare a una educazione i figli di famiglie criminali è necessario limitare o sospendere la potestà genitoriale Sono convinto che sia necessario intervenire anche sulla potestà dei genitori a prescindere se l’escalation della criminalità dipende dal contesto familiare ed ambientale dove vivono i ragazzi, che i giovani scelgano volontariamente di entrare in una baby gang in prospettiva di un guadagno in termini economici o di autostima o se le origini delle bande minorili dipendano da fattori culturali quali la vita familiare, i valori e il sistema scolastico. Ritengo anche che per quei minorenni con precedenti storie giudiziarie serie, che continuano a macchiarsi di reati orribili, non basta solo la comunità. Penso Giuseppe Mastini, conosciuto alle cronache giornalistiche con il nome di Johnny lo Zingaro che, capetto di tre coetanei, a soli 11 anni aveva alle spalle anche una sparatoria con la Polizia.
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Costume e Società
Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario
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15 Luglio 2024![](https://www.osservatoreitalia.eu/wp-content/uploads/2024/07/IMG_5243.jpeg)
Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.
Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.
L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione
Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.
Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”
L’Umanità di Francesco Tagliente
Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.
La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.
Un Esempio di Vita
La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.
Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.
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