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Ricorre oggi l’anniversario della morte di Paolo Di Nella, l’attivista di destra ucciso a vent’anni, alla fine degli anni di piombo.
Il giovane militante del Fronte della Gioventù fu aggredito mentre affiggeva manifesti la sera del 2 febbraio 1983. Morì, dopo 7 giorni di coma, il 9 febbraio, il giorno prima del suo compleanno.
La sera del 2 febbraio, Di Nella, giunto a piazza Gondar dopo la mezzanotte, scende dalla sua auto per affiggere dei manifesti su un tabellone al centro della strada mentre un’amica lo aspetta in auto. Due giovani, apparentemente in attesa di un autobus alla fermata Atac della linea 38, appena Di Nella volta le spalle gli corrono incontro e lo colpiscono alla testa con un oggetto che non sarà mai identificato.
Gli aggressori sferrano un solo colpo prima di fuggire a piedi, imboccando via Lago di Tana che porta nel cuore del quartiere Africano. Di Nella si rialza e si lava la ferita sanguinante alla fontanella della piazza.
Poi si fa riaccompagnare a casa dalla ragazza, facendole promettere che non avrebbe raccontato a nessuno l’episodio. Rientrato nella sua casa di corso Trieste, Paolo Di Nella si lava ed asciuga i capelli poi si sdraia in camera della sorella (che è più vicina al bagno).
All’una e venti i genitori, svegliati dai suoi lamenti, lo trovano sul letto: Paolo chiede una borsa per il ghiaccio; l’ambulanza lo trasporta al Policlinico Umberto I, dove arriva già in coma. Dal giorno dopo i suoi amici lo veglieranno per 9 giorni.
Il sindaco di Roma, Ugo Vetere, corre in ospedale e deplora l’accaduto. Lo stesso presidente Sandro Pertini si reca in ospedale. L’agonia di Di Nella termina il 9 febbraio alle 20,05 quando morirà senza avere mai ripreso conoscenza.
Le indagini incrimineranno per il suo omicidio due militanti di “ Autonomia Operaia”, Luca Baldassarre e Corrado Quarra.
Secondo la testimonianza di Daniela Bertani, sarebbe stato Quarra l’uomo che quella notte aveva compiuto l’aggressione. Quarra venne arrestato il 2 agosto 1983 e rimesso in libertà il 29 dicembre dello stesso anno. Il suo definitivo proscioglimento avverrà nel 1986, anche se Daniela Bertani si è sempre dichiarata certa di aver riconosciuto in lui il responsabile della morte del suo caro amico.
Dopo 38 anni nessuno ha ancora pagato il conto con la giustizia per aver provocato l’ultimo respiro di Paolo Di Nella la sera del 9 febbraio 1983.
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