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di Silvio Rossi
Parlare di donne, nel giorno a loro dedicato, senza cadere nella retorica, è particolarmente difficile. Esistono numerosi esempi di esponenti del “gentil sesso” che hanno nobilitato il loro impegno, e quello degli uomini che hanno condiviso con loro una parte della loro esistenza. In quest’occasione, vorremmo parlare di quella che può essere considerata la prima grande prova dell’impegno femminile avvenuta nel risorgimento italiano, una delle vicende che sono sconosciute alla maggior parte delle persone, ma che rappresentano la nascita di una storia italiana non più coniugata solamente al maschile, ma condivisa tra i generi.
Nel 1849, durante quel movimento liberale che ha coinvolto le grandi città europee, conosciuto come la “primavera dei popoli”, a Roma si è sperimentata una delle forme più avanzate di democrazia dell’epoca, durata solo cinque mesi, ma che ha posto tra l’altro, le basi ideali su cui è stata realizzata la Costituzione repubblicana quasi un secolo più tardi.
Durante questo esperimento democratico, una degli aspetti più rivoluzionari è stato determinato dall’attenzione a particolari che fino ad allora erano praticamente sconosciuti, a Roma sono iniziati gli scavi archeologici ai Fori imperiali, è stata organizzata una distribuzione delle derrate di stampo socialista, è stato organizzato un ospedale di guerra, con un’organizzazione moderna.
Proprio in quest’ultima esperienza, l’importanza delle donne è stata determinante. Direttrice dell’Ospedale dei Pellegrini, nato tre secoli prima per accogliere i visitatori durante i giubilei, e convertito alla cura dei feriti di guerra (indifferentemente italiani e francesi), era la contessa Cristina Trivulzio di Belgioioso, tra le sue più strette collaboratrici c’erano la marchesa Giulia Bovio Paulucci de Calboli, Anna de Cadillac, Giulia Calame Modena, Enrichetta di Lorenzo Pisacane e la giornalista americana Margaret Fuller Ossoli.
Cinque anni prima che Florence Nightingale creò l’ordine delle infermiere volontarie, base della croce rossa internazionale, la Belgioioso e le sue collaboratrici avevano regolarizzato allo stesso modo l’assistenza dei combattenti della Repubblica Romana. In due mesi di assedio nell’ospedale diretto dalle volontarie, sono stati curati oltre 1.500 feriti, alcuni hanno visto la fine dei propri giorni, come l’autore dei versi dell’inno d’Italia, Goffredo Mameli.
Celebriamo le donne di oggi, portando l’esempio di grandi donne del passato.
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