Mario Draghi e Gianni Letta ospiti di Marina Berlusconi: un incontro che scuote il panorama politico

L’ex premier Mario Draghi a Milano: tensioni e segnali di distacco dal governo Meloni

La notizia dell’incontro tra Mario Draghi e Marina Berlusconi, tenutasi mercoledì 11 settembre, ha scatenato un forte dibattito politico, soprattutto dopo che l’Ansa l’ha resa pubblica solo tre giorni dopo. L’ex Presidente del Consiglio, visto uscire dall’abitazione della primogenita di Silvio Berlusconi in corso Venezia a Milano, avrebbe partecipato a un incontro definito “di cortesia” e pianificato da tempo, secondo quanto riferito da un portavoce della famiglia Berlusconi.

Tuttavia, la tempistica e il contesto politico rendono difficile non interrogarsi sulle implicazioni di questo incontro. Draghi era appena tornato da Bruxelles, dove aveva presentato un rapporto sulla competitività europea, e poche ore dopo la sua visita milanese è stato visto anche Gianni Letta, figura storica di raccordo tra la famiglia Berlusconi e Forza Italia.

L’incontro arriva in un momento delicato per Forza Italia, che negli ultimi mesi ha manifestato segnali di distacco dagli alleati di governo, in particolare Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni. In questioni cruciali come i diritti civili e la giustizia, il partito azzurro ha mostrato una crescente distanza dalle posizioni conservatrici del governo. Sebbene in Parlamento non ci siano stati strappi concreti, le dichiarazioni di Marina Berlusconi e le recenti mosse del gruppo Mediaset rivelano un progressivo smarcamento.

Solo qualche mese fa, Marina Berlusconi aveva dichiarato senza mezzi termini di sentirsi “più in sintonia con la sinistra di buon senso” su temi come l’aborto, il fine vita e i diritti LGBTQ. Questa presa di posizione, già significativa, viene ora amplificata da una nuova iniziativa di Mediaset, guidata da Pier Silvio Berlusconi: a partire dal 15 settembre, tutte le reti del gruppo manderanno in onda una serie di spot che promuovono la diversità e l’inclusione, una scelta che suona come una sfida indiretta alle politiche del governo Meloni.

Questo segnale non arriva solo dal fronte mediatico, ma si estende anche al contesto politico. Forza Italia sembra voler tracciare una linea di distinzione, tentando di riaffermare la propria identità moderata e liberale, distante dalle posizioni più radicali dell’esecutivo attuale.

Con queste mosse, la famiglia Berlusconi sembra voler riposizionarsi nel panorama politico italiano, lasciando intendere che potrebbe non voler più seguire pedissequamente la linea degli alleati di destra.




Francesco Lollobrigida verso le dimissioni? Dopo il caso Sangiuliano, cresce la pressione sul Ministro dell’Agricoltura

Lo scandalo Sangiuliano-Boccia mette a rischio anche la posizione di Lollobrigida. Le dichiarazioni dei partiti, tra difese e attacchi, alimentano le speculazioni sulla possibile uscita del ministro

Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura e uno dei più stretti collaboratori della Premier Giorgia Meloni, si trova sotto una crescente pressione politica dopo lo scandalo che ha portato alle dimissioni dell’ex Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Il caso, che coinvolge anche Maria Rosaria Boccia, ha sollevato interrogativi sulla trasparenza e integrità morale nel governo. Ora, le indiscrezioni su possibili dimissioni di Lollobrigida si fanno sempre più insistenti, con esponenti dell’opposizione che chiedono chiarezza e responsabilità.

Al momento, non ci sono accuse dirette e specifiche rivolte a Francesco Lollobrigida in relazione al caso Maria Rosaria Boccia

Tuttavia, si vocifera che il ministro dell’Agricoltura possa essere indirettamente coinvolto o sotto pressione per via del coinvolgimento di altri esponenti del governo, come l’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, in scandali che riguardano la figura di Maria Rosaria Boccia.

Il caso riguarda principalmente Sangiuliano, che si è trovato al centro di un scandalo personale e politico per una presunta relazione con Boccia, culminata con le sue dimissioni dopo che si è scoperto che avrebbe cercato di assumerla come consulente del ministero, nonostante la loro relazione personale e il fatto che fosse già sposato. Questo ha sollevato preoccupazioni su un possibile uso improprio delle risorse pubbliche.

Se Lollobrigida è stato associato al caso, potrebbe essere stato messo sotto pressione per la sua vicinanza a Sangiuliano e per l’ondata di scandali etici che stanno colpendo vari membri del governo, ma al momento non ci sono accuse concrete contro di lui relative direttamente alla vicenda Boccia.

Le reazioni politiche

Il Partito Democratico ha subito preso posizione contro il Ministro dell’Agricoltura. Elly Schlein, segretaria del PD, ha dichiarato: “Lollobrigida è stato fin troppo vicino a uno scandalo che ha già scosso le fondamenta del governo. Non possiamo permetterci che la credibilità delle istituzioni sia ulteriormente compromessa.” Schlein ha poi aggiunto che il governo Meloni deve fare “pulizia interna” e ristabilire la fiducia nelle istituzioni pubbliche.

Anche il Movimento 5 Stelle, attraverso il suo leader Giuseppe Conte, ha chiesto spiegazioni: “Dopo le dimissioni di Sangiuliano, la situazione è tutt’altro che risolta. Il caso Boccia ha mostrato gravi mancanze etiche, e ora ci aspettiamo che anche Lollobrigida faccia un passo indietro se dovessero emergere ulteriori responsabilità.” Conte ha insistito sul fatto che il governo non possa più ignorare il problema della “contiguità politica” e dell’utilizzo delle cariche pubbliche per interessi personali.

Difese interne al governo

Nel frattempo, dal fronte del governo, arrivano difese decise. Giorgia Meloni, Premier e leader di Fratelli d’Italia, ha espresso pubblicamente il suo sostegno a Lollobrigida: “Francesco è stato e continua ad essere un pilastro fondamentale del nostro governo. Le accuse che lo coinvolgono sono strumentali e non hanno alcun fondamento.” La Premier ha anche sottolineato che “la giustizia farà il suo corso”, e che non ci saranno dimissioni senza prove concrete di cattiva condotta.

Anche Matteo Salvini, leader della Lega e Vicepremier, ha voluto ribadire il suo sostegno al Ministro dell’Agricoltura: “Lollobrigida ha lavorato duramente per risolvere crisi importanti, come quella della peste suina. È assurdo metterlo in discussione per vicende che non lo riguardano direttamente.” Salvini ha poi accusato l’opposizione di “strumentalizzare” il caso Boccia per destabilizzare l’esecutivo.

Il rischio di nuove dimissioni

Nonostante le difese interne, il rischio di nuove dimissioni è concreto. Secondo fonti vicine a Palazzo Chigi, Lollobrigida starebbe valutando le opzioni con i suoi legali e i collaboratori più stretti. Il Ministro si è detto “sereno” e convinto della sua innocenza, ma la pressione mediatica e politica potrebbe portare a una decisione di uscita “volontaria” per evitare che il governo venga ulteriormente logorato.

Il dibattito politico intorno alla vicenda continua a divampare, con una parte dell’opinione pubblica che chiede maggiore trasparenza e l’immediata apertura di un’indagine approfondita sui legami tra i ministri coinvolti nel caso Boccia. Altri invece ritengono che sia una tempesta mediatica destinata a rientrare, senza ulteriori sviluppi concreti.

La sorte di Lollobrigida appare quindi come appesa a un filo. Il governo Meloni, già scosso dalle dimissioni di Sangiuliano, potrebbe trovarsi di fronte a una seconda importante perdita tra le sue fila, con potenziali ripercussioni sulla stabilità politica dell’esecutivo. Tuttavia, con il sostegno di Meloni e Salvini, Lollobrigida potrebbe riuscire a resistere alla tempesta, almeno nel breve termine.




Sfida all’influenza: strategie quotidiane per un autunno in piena forma

Oltre al vaccino, ecco come rafforzare le difese immunitarie e ridurre il rischio di ammalarsi

Con l’arrivo dell’autunno e il conseguente abbassamento delle temperature, aumenta il rischio di contrarre l’influenza stagionale. Mentre la vaccinazione rimane uno strumento efficace di prevenzione, esistono numerose altre strategie che possono aiutare a mantenere il sistema immunitario forte e ridurre le probabilità di ammalarsi. Ecco alcuni consigli pratici per affrontare al meglio la stagione influenzale:

  1. Alimentazione bilanciata: Una dieta ricca di frutta e verdura di stagione fornisce vitamine e minerali essenziali per il sistema immunitario. Particolare attenzione va data agli alimenti ricchi di vitamina C (agrumi, kiwi, peperoni), vitamina D (pesce grasso, uova), e zinco (frutta secca, legumi). Integrare la dieta con probiotici può anche contribuire a rafforzare le difese naturali dell’organismo.
  2. Idratazione adeguata: Bere abbondante acqua aiuta a mantenere le mucose idratate, creando una barriera più efficace contro virus e batteri. Si consiglia di consumare almeno 1,5-2 litri di acqua al giorno, aumentando l’apporto in caso di attività fisica o ambienti riscaldati.
  3. Attività fisica regolare: L’esercizio moderato stimola il sistema immunitario. Anche solo 30 minuti di camminata veloce al giorno possono fare la differenza. È importante, tuttavia, non eccedere, poiché l’attività fisica intensa può temporaneamente abbassare le difese.
  4. Sonno di qualità: Il riposo adeguato è fondamentale per il corretto funzionamento del sistema immunitario. Si raccomandano 7-9 ore di sonno per notte, mantenendo orari regolari e creando un ambiente favorevole al riposo.
  5. Gestione dello stress: Lo stress cronico può indebolire il sistema immunitario. Tecniche di rilassamento come la meditazione, lo yoga o semplicemente dedicare del tempo a hobby piacevoli possono aiutare a mantenere bassi i livelli di stress.
  6. Igiene personale: Lavarsi frequentemente le mani con acqua e sapone per almeno 20 secondi rimane una delle misure più efficaci per prevenire la diffusione di virus. Evitare di toccarsi occhi, naso e bocca con mani non lavate.
  7. Arieggiare gli ambienti: Aprire le finestre per alcuni minuti più volte al giorno, anche in inverno, aiuta a ridurre la concentrazione di virus e batteri negli ambienti chiusi.
  8. Abbigliamento adeguato: Vestirsi a strati permette di adattarsi facilmente ai cambi di temperatura, evitando sia il surriscaldamento che il raffreddamento eccessivo del corpo.
  9. Integratori naturali: Sotto consiglio medico, può essere utile integrare la dieta con echinacea, propoli o vitamina C per sostenere il sistema immunitario.
  10. Evitare il fumo e limitare l’alcol: Il fumo danneggia le vie respiratorie, mentre l’eccesso di alcol può indebolire il sistema immunitario.

È importante ricordare che queste misure non sostituiscono la vaccinazione antinfluenzale, ma possono essere utilizzate in combinazione con essa per una protezione più completa. La vaccinazione rimane particolarmente raccomandata per le categorie a rischio, come anziani, bambini piccoli e persone con patologie croniche.

In caso di sintomi influenzali, è sempre consigliabile consultare il proprio medico di fiducia e rimanere a casa per evitare di contagiare altre persone. Con l’adozione di queste semplici ma efficaci strategie, è possibile affrontare la stagione influenzale con maggiore serenità e resilienza.




Nuovo sistema di sicurezza per l’Olio Sabina DOP

Un’etichetta speciale garantirà l’autenticità e la qualità dell’olio extravergine della Sabina

L’Olio Sabina DOP, un pregiato olio extravergine d’oliva, sta per ricevere una nuova etichetta di sicurezza. Questa etichetta è simile a quelle usate sulle banconote e viene realizzata dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, l’ente che si occupa di stampare i soldi e i documenti ufficiali in Italia.

L’etichetta avrà un codice QR, che è come un codice a barre che si può leggere con lo smartphone. Quando si inquadra questo codice con la fotocamera del telefono, si potranno vedere informazioni sulla provenienza e la qualità dell’olio.

Questo sistema serve a due scopi principali:

  1. Aiuta i consumatori a essere sicuri che stanno comprando il vero Olio Sabina DOP e non un’imitazione.
  2. Protegge i produttori locali dalla concorrenza sleale e dai falsi prodotti “Made in Italy”.

David Granieri, presidente di Coldiretti Lazio (un’associazione di agricoltori) e di Unaprol (un’organizzazione di produttori di olio), ha detto che questo sistema è molto importante per garantire la sicurezza ai consumatori e proteggere gli agricoltori.

L’accordo per usare questa nuova etichetta è stato firmato dal Consorzio Olio Sabina DOP (l’organizzazione che rappresenta i produttori di questo olio), Agroqualità (un ente che certifica la qualità dei prodotti agricoli) e l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.

Alessandro Donati, presidente del Consorzio Sabina DOP, ha sottolineato che questo accordo è un segnale importante per il territorio e per i consumatori, perché aumenta la fiducia nel loro prodotto.

In sintesi, questa nuova etichetta aiuterà le persone a riconoscere il vero Olio Sabina DOP e a saperne di più sulla sua qualità e provenienza, semplicemente usando il proprio smartphone.




Frosinone, intensificati i controlli della Polizia di Stato

Identificate quasi 250 persone, sanzionati esercizi commerciali e individuato un pirata della strada
La Polizia di Stato ha intensificato i servizi straordinari di controllo del territorio nel capoluogo ciociaro, concentrandosi sulle aree considerate a maggior rischio criminalità. Le operazioni, svolte il 12 e 13 settembre, hanno visto l’impiego di diverse unità specializzate, tra cui l’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, la Divisione Polizia Amministrativa, l’Ufficio Immigrazione, il Reparto Prevenzione Crimine Lazio e il Reparto Cinofili.
L’obiettivo principale di questi controlli è stato quello di prevenire e reprimere reati predatori e legati allo spaccio di sostanze stupefacenti. Le forze dell’ordine hanno setacciato zone di aggregazione sociale, aree vicine a esercizi pubblici, arterie viarie strategiche e zone note per problemi di spaccio e immigrazione clandestina.
Il bilancio dell’operazione è significativo: quasi 250 persone identificate, di cui circa 90 con precedenti di polizia. Inoltre, è stata verificata la posizione sul territorio nazionale di oltre 60 stranieri. Sono stati effettuati più di 10 posti di controllo, che hanno permesso di verificare circa 100 veicoli.
La Divisione Polizia Amministrativa ha ispezionato nove esercizi commerciali, tra cui sale VLT, bar e sale scommesse. Quattro di questi locali sono stati sanzionati per il mancato rispetto della normativa di settore.
Un importante risultato è stato ottenuto nell’ambito della sicurezza stradale. Gli agenti sono riusciti a individuare una donna residente a Frosinone che, nella mattinata del 13 settembre, si era resa protagonista di un incidente stradale con feriti, fuggendo senza prestare soccorso. La conducente è stata sanzionata per guida senza patente e segnalata all’Autorità Giudiziaria per lesioni aggravate e omissione di soccorso.
Questi controlli straordinari dimostrano l’impegno costante delle forze dell’ordine nel garantire la sicurezza e la legalità nel territorio di Frosinone, contrastando varie forme di criminalità e assicurando il rispetto delle norme, dalla regolarità degli esercizi commerciali alla sicurezza stradale.
Privo di virus.www.avast.com




Renato Vallanzasca: L’ex boss della Comasina lascia il carcere dopo 52 anni. Dal mito criminale all’oblio di una RSA

Affetto da gravi problemi cognitivi, l’ex criminale viene trasferito in una struttura per malati di Alzheimer. Ma il suo passato di violenza e crimini non verrà dimenticato

Dopo oltre mezzo secolo dietro le sbarre, Renato Vallanzasca, un nome che ha segnato la storia della criminalità italiana, lascia il carcere. L’ex capo della famigerata “banda della Comasina” ha ricevuto il differimento della pena per motivi di salute: a 74 anni, Vallanzasca è affetto da una grave forma di decadimento cognitivo che lo rende incompatibile con il regime carcerario. Il tribunale di Sorveglianza di Milano ha accolto la richiesta dei suoi legali, supportata anche dalla Procura generale, di trasferirlo in una RSA per malati di Alzheimer e demenza.

Il mito oscuro di Vallanzasca

Renato Vallanzasca non è un nome qualunque. Negli anni ’70 e ’80, la sua “banda della Comasina” terrorizzava l’Italia con una serie di crimini violenti: rapine, sequestri di persona, omicidi ed evasioni. Nato a Milano nel 1950, Vallanzasca crebbe nel quartiere popolare della Comasina, dove ben presto intraprese una carriera criminale che lo avrebbe reso celebre. Insieme ai suoi complici, organizzò rapine spettacolari, mostrando una spregiudicatezza e una violenza che lo resero uno dei criminali più temuti del Paese.

Negli anni, Vallanzasca divenne una figura quasi leggendaria: un bandito che sfidava apertamente le forze dell’ordine, riuscendo a evadere più volte dal carcere. Il suo fascino, costruito su un mix di audacia e ribellione, lo rese celebre non solo tra i criminali, ma anche in certi settori della società civile, che lo vedevano come un simbolo di resistenza all’autorità.

L’arresto e i processi

Dopo anni di crimini e inseguimenti, Vallanzasca fu arrestato definitivamente nel 1977. Il processo che ne seguì fu lungo e complesso, con testimonianze che svelarono la rete di crimini e connivenze che avevano permesso alla sua banda di prosperare. Condannato a quattro ergastoli per omicidi, rapine e sequestri, Vallanzasca è rimasto in carcere per oltre 50 anni, senza mai beneficiare di una riduzione della pena.

Il declino e la decisione del tribunale

Nel corso degli anni, l’ex boss ha visto il suo stato di salute peggiorare drasticamente. Affetto da Alzheimer e ormai incapace di badare a sé stesso, Vallanzasca è stato descritto dai medici come “disorientato nel tempo e nello spazio” e “incapace di esprimere con il linguaggio ciò che pensa”. Questa grave forma di decadimento cognitivo ha spinto i suoi legali a chiedere il differimento della pena, ritenendo il carcere ormai incompatibile con le sue condizioni di salute. La richiesta è stata accolta dal tribunale di Sorveglianza di Milano, che ha disposto il trasferimento di Vallanzasca in una RSA nella provincia di Padova, dove sarà sottoposto a un regime di detenzione domiciliare.

Un epilogo controverso

Il trasferimento di Vallanzasca in una struttura assistenziale segna l’epilogo di una storia criminale che ha lasciato cicatrici profonde nella società italiana. Nonostante il deterioramento delle sue condizioni di salute, il nome di Vallanzasca rimane legato a un passato di violenza e paura. La sua storia, che in passato aveva affascinato il pubblico per la sua audacia, oggi si conclude con l’immagine di un uomo fragile, incapace di riconoscere il mondo che lo circonda. Ma il ricordo dei suoi crimini, delle vittime e della sua sfida alle istituzioni resterà indelebile nella memoria collettiva.

Il trasferimento in RSA, previsto nei prossimi giorni, segna un momento storico: la fine della detenzione di uno dei più noti e controversi criminali italiani. Tuttavia, le cicatrici lasciate dai suoi crimini sono destinate a rimanere.




Scandalo tangenti in Liguria: l’ex governatore Toti patteggia

Accordo con la Procura: 2 anni e 1 mese convertiti in lavori socialmente utili

L’ex presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, arrestato quattro mesi fa nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte tangenti, ha raggiunto un accordo di patteggiamento con la Procura di Genova. La pena concordata è di due anni e un mese, che verrà convertita in 1500 ore di lavori di pubblica utilità, evitando così il carcere grazie alla legge Cartabia.

L’accordo, che dovrà essere ratificato dal Gup, prevede anche la confisca di 84.000 euro, l’interdizione temporanea dai pubblici uffici e l’incapacità di contrattare con le pubbliche amministrazioni per la durata della pena. I reati contestati sono corruzione impropria e finanziamento illecito dei partiti.

Le accuse riguardavano presunti favori, in particolare la concessione di spazi del porto di Genova all’azienda di servizi portuali di Aldo Spinelli, in cambio di tangenti.

L’ex governatore, attraverso il suo legale Stefano Savi, ha dichiarato: “Si riconosce che gli atti prodotti dalla Pubblica amministrazione fossero totalmente legittimi, così come i versamenti sotto forma di contributi all’attività politica. Cadono quindi le accuse di corruzione e le altre ipotesi di reato con l’esclusione della cosiddetta ‘corruzione impropria’”.

La Procura, da parte sua, considera il patteggiamento come il risultato del buon lavoro svolto in fase di indagine.

Anche l’ex presidente dell’Autorità portuale di Genova, Paolo Emilio Signorini, ha concordato un patteggiamento con la Procura per una pena di tre anni e cinque mesi, oltre alla confisca di poco più di 100.000 euro e all’interdizione temporanea dai pubblici uffici.

Resta aperto un secondo filone d’inchiesta riguardante l’ipotesi di voto di scambio e altri reati contestati a vario titolo.

Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha commentato la vicenda in una nota stampa: “Il caso Toti dimostra l’efficacia delle recenti riforme nel sistema giudiziario. La conversione della pena in lavori di pubblica utilità rappresenta un passo avanti verso una giustizia più equa e riabilitativa”.

L’opposizione, per bocca del segretario del Partito Democratico Elly Schlein, ha invece dichiarato: “Il patteggiamento di Toti non cancella la gravità dei fatti contestati. È necessaria una seria riflessione sulla trasparenza e l’integrità nella gestione della cosa pubblica”.




Mirella Gregori, la Commissione convoca l’uomo del citofono

Saranno due testimoni chiave, due amici intimi delle due ragazze, i prossimi auditi, giovedì 19 settembre, dalla Commissione di inchiesta bicamerale sulle scomparse di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi. Si tratta di Gabriella Giordani, una delle due amiche più strette dell’epoca di Emanuela Orlandi e di Alessandro De Luca, ex compagno di scuola di Mirella Gregori. De Luca, in particolare, è al centro del giallo sulla scomparsa di Mirella. Sarebbe stato lui infatti, il 7 maggio del 1983, giorno della scomparsa a citofonare alla ragazza per incontrarsi a Porta Pia. Giovedì prossimo, a 41 anni dalla scomparsa, ci si aspetta una sua risposta definitiva circa il fatto che sia stato effettivamente lui a citofonare a Mirella e che cosa successe poi. 

Maria Antonietta Gregori sorella di Mirella ospite di Chiara Rai a Officina Stampa del 3 maggio 2018 racconta i fatti che si sono susseguiti negli anni e certe strane coincidenze…

La scomparsa di Mirella Gregori, una giovane ragazza romana, è uno dei misteri più inquietanti della storia italiana. La sua storia è legata a doppio filo con un’altra sparizione avvenuta nello stesso anno, quella di Emanuela Orlandi, e ha suscitato interrogativi che a distanza di decenni non hanno ancora trovato risposte. La vicenda di Mirella, scomparsa il 7 maggio 1983, è avvolta nel mistero, e continua a sollevare dubbi sulle possibili connessioni con fatti e circostanze di grande rilevanza politica e religiosa.

Il giorno della scomparsa

Mirella Gregori aveva 15 anni quando sparì. Era una ragazza semplice, che viveva con la sua famiglia in via Volturno, una zona centrale di Roma. Frequentava il liceo, aveva tanti amici e una vita normale, come quella di tante altre adolescenti della sua età.

Quel fatidico 7 maggio, Mirella uscì di casa dicendo a sua madre che avrebbe incontrato un amico sotto casa. Non ci fu più nessuna traccia di lei da quel momento. La famiglia, preoccupata per il suo mancato ritorno, denunciò la scomparsa, ma non immaginava che sarebbe diventata parte di un caso che avrebbe coinvolto lo Stato, la Chiesa e il Vaticano.

Le indagini e i collegamenti con Emanuela Orlandi

Solo poche settimane dopo la scomparsa di Mirella, un altro evento scosse Roma: il 22 giugno 1983, Emanuela Orlandi, cittadina vaticana di 15 anni, scomparve senza lasciare traccia. Immediatamente, la somiglianza temporale tra i due casi fece sospettare che potessero essere collegati, ipotesi rafforzata da alcune rivendicazioni che menzionavano entrambe le ragazze.

Le indagini sulla scomparsa di Mirella, condotte parallelamente a quelle di Emanuela, furono caratterizzate da numerosi depistaggi, rivelazioni anonime e piste poco chiare. I genitori di Mirella ricevettero strane telefonate, e una delle ipotesi avanzate fu che la sua scomparsa potesse essere legata a una più ampia trama internazionale, che coinvolgeva la criminalità organizzata, gruppi terroristici, e persino il Vaticano.

Nel corso degli anni, sono state avanzate diverse teorie. Alcuni sostenevano che Mirella potesse essere stata rapita come “pedina di scambio” in un complesso intrigo politico, legato ai debiti del Vaticano con la banda della Magliana o alle pressioni sul rilascio del terrorista Mehmet Ali Ağca, responsabile dell’attentato a Papa Giovanni Paolo II. Tuttavia, nessuna di queste piste è stata confermata.

Le testimonianze

Una delle testimonianze più importanti emerse nel corso degli anni è stata quella di alcuni amici di Mirella, che hanno dichiarato che la ragazza, qualche tempo prima della scomparsa, avrebbe ricevuto attenzioni particolari da un uomo non identificato. Questo personaggio, descritto come un uomo sui trent’anni, era stato visto aggirarsi intorno alla casa di Mirella, ma non fu mai identificato con certezza.

Nel 2019, l’ex terrorista Enrico De Pedis, legato alla banda della Magliana e sospettato di avere un ruolo nelle scomparse di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, è stato nuovamente al centro delle indagini. Il suo nome era emerso già in passato, ma nessuna prova concreta ha mai collegato l’uomo direttamente alla scomparsa delle due ragazze.

Il dolore della famiglia

La famiglia di Mirella Gregori, in particolare sua madre, ha vissuto per anni nell’angoscia e nella speranza di ottenere risposte. Nonostante i numerosi appelli e le indagini ufficiali, la verità su cosa sia realmente accaduto a Mirella rimane sconosciuta. Nel corso del tempo, la famiglia ha continuato a chiedere giustizia, senza mai ottenere una spiegazione definitiva.

La scomparsa di Mirella Gregori è diventata un caso simbolo di quei misteri irrisolti che scuotono l’opinione pubblica, ma che sembrano destinati a rimanere senza una conclusione certa. Il nome di Mirella, così come quello di Emanuela Orlandi, continua a essere ricordato nelle cronache italiane, ma resta intrappolato in un intrigo di segreti che, a distanza di oltre 40 anni, non sono mai stati pienamente svelati.




Ragazze minorenni costrette a prostituirsi: arrestato a Roma trafficante rumeno

Il criminale è stato condannato a 11 anni e mezzo di carcere per aver costretto adolescenti italiane a prostituirsi

Un uomo di 46 anni originario di Craiova, in Romania, è stato arrestato a Roma dopo essere stato condannato a 11 anni e 6 mesi di reclusione per gravi reati legati allo sfruttamento della prostituzione minorile.

Il criminale, identificato come C.G., è accusato di aver ingannato e costretto giovani ragazze, alcune minorenni, a prostituirsi in Italia tra il 2012 e il 2019. In particolare, C.G. avrebbe approfittato della vulnerabilità di una ragazza di soli 17 anni, attirandola con false promesse di lavoro per poi obbligarla a vendersi.

Secondo l’accusa, l’uomo non si è limitato a questa singola vittima, ma ha sfruttato anche altre tre donne, traendo profitto dalla loro prostituzione sul territorio italiano. Per mantenere il controllo sulle ragazze, C.G. avrebbe fatto uso di violenza sia fisica che psicologica.

L’arresto è stato possibile grazie a un’operazione congiunta tra le forze dell’ordine italiane e rumene. Dopo l’emissione di un mandato d’arresto europeo, C.G. è stato individuato a Roma in meno di sei ore. Un ruolo chiave è stato svolto dall’Ufficio dell’Addetto agli Affari Interni in Italia, dall’Unità Investigativa del Comando Provinciale dei Carabinieri di Roma e dal Servizio Investigativo Criminale di Dolj in Romania.

Questo caso mette in luce la persistente piaga del traffico di esseri umani e dello sfruttamento sessuale di minori, evidenziando l’importanza della collaborazione internazionale nella lotta contro questi crimini odiosi.




Biden pronto ad autorizzare l’uso di armi a lungo raggio dall’Ucraina contro la Russia

La visita del nuovo premier britannico Keir Starmer a Washington potrebbe segnare una svolta nella strategia militare occidentale.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden sarebbe sul punto di approvare l’utilizzo da parte dell’Ucraina di armi occidentali a lungo raggio per colpire obiettivi russi, secondo fonti europee, purché tali armi non siano fornite dagli Stati Uniti. Questo tema cruciale sarà al centro del primo incontro ufficiale tra Biden e il nuovo primo ministro britannico, Keir Starmer, previsto per venerdì alla Casa Bianca.

Londra ha già espresso la propria disponibilità a consentire all’Ucraina di utilizzare i missili a lungo raggio “Storm Shadow” per colpire obiettivi militari russi lontano dal confine ucraino, ma vuole il via libera esplicito di Biden per garantire una strategia coordinata con gli alleati, in particolare con la Francia, che produce un missile simile. Sebbene il presidente degli Stati Uniti non abbia ancora preso una decisione definitiva, ascolterà attentamente l’opinione di Starmer durante l’incontro.

Se Biden darà il via libera, l’Ucraina potrebbe rafforzare le proprie posizioni nelle aree di confine già sottratte alla Russia, come dimostrato durante l’incursione nella regione di Kursk. Tuttavia, il presidente americano ha esitato a permettere l’uso di armi statunitensi in questo contesto, preoccupato dalle possibili ritorsioni della Russia, che potrebbe intensificare la cooperazione con l’Iran per attaccare le forze americane in Medio Oriente.

Giovedì, funzionari della Casa Bianca hanno dichiarato che non è imminente una decisione sull’uso dei missili tattici a lungo raggio di fabbricazione statunitense (ATACMS). Tuttavia, Biden ha lasciato intendere che una maggiore flessibilità potrebbe essere in arrivo, rispondendo martedì alle insistenti richieste del presidente ucraino Volodymyr Zelensky: “Stiamo lavorando su questo”.

Il via libera da parte degli Stati Uniti e degli alleati europei all’uso di armi a lungo raggio potrebbe rappresentare l’ultima accelerazione dell’assistenza militare all’Ucraina. Tuttavia, resta da vedere quale sarà la reazione della Russia, che giovedì ha avvertito esplicitamente che l’uso di tali armi richiederebbe l’assistenza tecnica e satellitare occidentale. Questo, secondo il presidente Vladimir Putin, equivarrebbe a un coinvolgimento diretto della NATO nel conflitto.




Tweener Padel Club Frascati, Francesca Filippone entra nello staff: “Questa è una bella sfida”

Frascati (Rm) – Il Tweener Padel Club Frascati continua a lavorare sullo staff per cercare di offrire la migliore esperienza possibile agli appassionati di questa disciplina. L’ultimo importante innesto è quello di Francesca Filippone, un volto noto per i padelisti del territorio che ne hanno apprezzato le qualità umane e professionali in diversi circoli tra cui il Red Padel di Ciampino. “Dal Tweener Padel Club Frascati mi avevano contattato già qualche mese fa, quando era subentrata la gestione della famiglia Giovannini e si stava ripartendo con le attività, ma volevo prendermi un momento di pausa e ho rimandato tutti i discorsi a settembre. Poi ad agosto nello staff è entrato Luca Mandoj con cui avevo già collaborato in maniera proficua al Red Padel e la sua presenza è stata certamente una spinta in più. Inoltre ho trovato nello staff diversi istruttori che stavano nel circolo di Ciampino e quindi c’è un ambiente di lavoro che conosco bene”. La Filippone sa che la concorrenza tra i circoli di padel ormai è corposa: “Ormai ci sono tante strutture dedicate al padel, in cinque anni c’è stato un vero e proprio boom di questa disciplina e quindi l’appassionato spesso ha quello che cerca sotto casa. Ciò che può fare la differenza è lo staff e qui ci sono persone di alto livello professionale. Poi chiaramente questa struttura è in un posto bellissimo con un ampio parcheggio, ma è chiaro che la copertura dei campi (che avverrà entro fine ottobre, ndr) è un aspetto fondamentale per poter fare un buon lavoro d’inverno e anche d’estate. Comunque è una bella sfida”. La Filippone darà il suo contributo nelle attività su cui era già impegnata al Red Padel: “Mi occuperò dell’organizzazione dei tornei e delle chat. Domani sarò al circolo per dare una mano durante il primo torneo di settembre che era già stato organizzato e che riguarderà 28 coppie maschili: si parte alle ore 13 e il divertimento è assicurato”. La chiusura della Filippone riguarda il suo rapporto col padel: “Inizialmente ho cominciato giocando diversi anni fa, poi è diventato un lavoro e lo spazio per fare partite è diventato davvero minimo”.