Italia regina dei Superyacht: la leadership globale tra produzione e formazione

l Belpaese domina il settore della cantieristica nautica e diventa punto di riferimento per la formazione di professionisti specializzati. Nicola Carbonara: “Innovazione, lusso e design sono il futuro.”
 
L’Italia si conferma leader mondiale nella produzione di superyacht, con una quota di mercato che sfiora il 54%. Durante il Cannes Yachting Festival, in corso dal 10 al 15 settembre, i riflettori sono puntati sui grandi cantieri italiani, che rappresentano il cuore dell’industria nautica di lusso. Con un fatturato di 4,4 miliardi di euro, la cantieristica italiana continua a crescere, dimostrando la sua eccellenza sia nel design che nella qualità.
 
Nicola Carbonara, imprenditore e fondatore dell’IET – Istituto Europeo del Turismo e di altri enti formativi, ha partecipato al festival, sottolineando l’importanza di una formazione di alto livello per mantenere questo primato. “La richiesta di personale qualificato come hostess, steward e marinai è altissima e ancora insoddisfatta”, ha affermato Carbonara. I suoi istituti sono ormai un punto di riferimento internazionale per chi desidera una carriera nel settore della nautica di lusso.
 
Secondo l’imprenditore, la ripresa post-Covid del settore è evidente: “Il mercato ha finalmente superato lo stallo e vediamo un ritorno alla produzione a pieno ritmo, sia per le nuove imbarcazioni che per l’usato”. Il focus oggi è su yacht sempre più grandi, dotati delle più avanzate tecnologie, in cui il design si spinge verso l’idea di vere e proprie ville galleggianti.
 
L’Italia non è solo una potenza produttiva, ma anche un faro per la formazione dei professionisti che lavorano a bordo di queste imbarcazioni. Con la crescita continua del settore, investire nella formazione e nello sviluppo delle competenze rimane fondamentale per consolidare la leadership mondiale.

Privo di virus.www.avast.com




Truffa sventata a Monterotondo: arrestato un 53enne mentre tenta il colpo in un deposito

L’uomo, spacciandosi per corriere, aveva già caricato merce per 2.000 euro. Determinante l’intervento dei Carabinieri

MONTEROTONDO (RM) – Un’operazione fulminea dei Carabinieri ha portato all’arresto di un 53enne italiano, gravemente indiziato di truffa, sostituzione di persona e falsità materiale. L’uomo, con precedenti per reati simili, è stato sorpreso mentre tentava di portare via merce da un deposito di vestiario nel centro di Monterotondo, spacciandosi per un corriere.

Il tentativo di truffa si è consumato nel pomeriggio di ieri, quando il 53enne, alla guida di un furgone, si è presentato al deposito annunciando un ritiro per conto di una presunta ditta di spedizioni. Dopo aver caricato capi di abbigliamento per un valore di circa 2.000 euro, qualcosa però non è andato secondo i suoi piani. Gli addetti del magazzino, insospettiti, hanno controllato i documenti di ritiro e hanno constatato che non era previsto alcun ritiro per quel giorno. Immediata è stata la segnalazione ai Carabinieri di Monterotondo, che sono intervenuti in pochi minuti, bloccando il 53enne prima che potesse fuggire.

Una truffa orchestrata con cura

Durante la perquisizione del veicolo, i militari hanno trovato 6 magliette con il logo di diverse ditte di spedizione, utilizzate dall’uomo per rendere credibile la sua identità di finto corriere. Non solo: sono stati rinvenuti anche adesivi riproducenti targhe di autoveicoli, che l’arrestato utilizzava probabilmente per evitare di essere individuato durante i suoi spostamenti.

Davanti ai Carabinieri, l’uomo ha tentato di giustificarsi, dichiarando di aver perso il lavoro di recente e di aver messo in atto questi espedienti per far fronte alle spese di affitto e per sostenere gli studi dei tre figli.

L’importanza della tempestività

L’episodio dimostra ancora una volta l’importanza di una pronta segnalazione da parte dei cittadini e la rapida reattività delle forze dell’ordine. I Carabinieri di Monterotondo hanno sottolineato come sia fondamentale, in casi del genere, denunciare prontamente comportamenti sospetti.

Il 53enne è stato trattenuto nelle camere di sicurezza, in attesa del processo per direttissima previsto per la giornata odierna.




Terracina, i cittadini riaprono la sorgente dei Ponticelli

Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI, ha sottolineato l’importanza di interventi come quello di Terracina: “Non possiamo più permetterci di sprecare una goccia d’acqua. È il momento di ottimizzare tutte le risorse disponibili, dalla raccolta delle acque piovane all’efficientamento delle reti idriche”

Terracina – In un’estate segnata da temperature record e siccità diffusa, un gruppo di cittadini di Terracina ha dato vita a un piccolo miracolo di comunità, riaprendo una sorgente che era stata dimenticata da anni. La sorgente dei Ponticelli, situata in provincia di Latina, è tornata a sgorgare grazie all’iniziativa di un comitato di residenti, che insieme agli enti locali ha ripulito l’area circostante e reso nuovamente accessibile questa risorsa preziosa.

L’intervento ha attirato l’attenzione delle autorità locali e nazionali, diventando simbolo di resilienza e di collaborazione sul territorio. Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), ha definito l’azione dei cittadini come “un esempio di resilienza idrica”, sottolineando come questa iniziativa rappresenti la strada da seguire per affrontare la crisi climatica che sta colpendo il Paese.

Una rinascita collettiva

La storia della sorgente dei Ponticelli è quella di un luogo abbandonato, trascurato per anni. Tuttavia, con l’acuirsi della crisi idrica e la crescente consapevolezza dei cittadini riguardo al valore dell’acqua, la comunità locale ha deciso di agire. Armati di pale e buona volontà, i residenti hanno ripulito il sito, liberando la fonte da detriti e vegetazione incolta. Il loro obiettivo era semplice, ma fondamentale: riportare alla luce una risorsa che potesse alleviare le difficoltà idriche che sempre più spesso colpiscono la zona.

“Abbiamo sempre saputo che la sorgente era qui, ma era come se fosse stata dimenticata”, racconta uno dei volontari che ha partecipato alla pulizia dell’area. “Con questa estate così calda, ci siamo resi conto che dovevamo fare qualcosa. Non potevamo più aspettare che qualcuno agisse per noi.”

La riapertura della sorgente non è solo un successo tecnico, ma un simbolo di coesione e di speranza per il futuro. In un momento in cui l’acqua è sempre più scarsa e preziosa, la riscoperta di questa piccola fonte ha risvegliato un senso di responsabilità collettiva verso l’ambiente.

La crisi idrica e le risposte del territorio

La provincia di Latina, come gran parte del centro-sud Italia, ha vissuto un’estate infernale. La siccità ha messo a dura prova l’agricoltura locale e le risorse idriche disponibili. Il Consorzio di Bonifica Lazio Sud Ovest ha dovuto affrontare una sfida senza precedenti per mantenere in efficienza la rete di canali e corsi d’acqua, lunga oltre 4.800 chilometri.

Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI, ha sottolineato l’importanza di interventi come quello di Terracina: “Non possiamo più permetterci di sprecare una goccia d’acqua. È il momento di ottimizzare tutte le risorse disponibili, dalla raccolta delle acque piovane all’efficientamento delle reti idriche.”

Le attività del Consorzio hanno incluso il riescavo di alvei per riportare i corsi d’acqua alla loro portata originaria e il ricorso a turnazioni irrigue per gestire le emergenze idriche. Si è trattato di interventi cruciali per garantire i raccolti e prevenire danni irreparabili all’agricoltura, un settore vitale per l’economia locale.

La reazione dei residenti

La riapertura della sorgente ha suscitato entusiasmo e orgoglio tra i residenti di Terracina. “È stato un vero lavoro di squadra,” afferma Maria, un’anziana abitante del paese. “Ci siamo riuniti, giovani e meno giovani, perché sapevamo quanto fosse importante l’acqua per noi. Ora guardiamo alla sorgente come a un bene comune, qualcosa che dobbiamo proteggere.”

Giovanni, un agricoltore della zona, aggiunge: “La crisi idrica è stata devastante per noi. Sapere che possiamo contare su questa fonte ci dà un po’ di respiro. Ma non dobbiamo fermarci qui. La gestione dell’acqua sarà sempre più cruciale in futuro.”

Un modello per il futuro

L’esempio della sorgente dei Ponticelli non è solo una storia di successo locale, ma un modello di cooperazione che potrebbe essere replicato in molte altre aree d’Italia. Come ha spiegato Pasquale Conti, Presidente del Consorzio di Bonifica Lazio Sud Ovest, “questo tipo di intervento dimostra quanto sia fondamentale il coordinamento tra enti, istituzioni e comunità locali per affrontare le sfide del cambiamento climatico. Solo lavorando insieme possiamo garantire sicurezza e risorse per le future generazioni.”

L’iniziativa di Terracina è la prova tangibile che, anche in un periodo di emergenze climatiche, la forza di una comunità unita può fare la differenza.




Rocca Priora, l’associazione Latium Volcano riprende le sue attività: intervista al Presidente Giovanni Odorico

L’associazione Latium Volcano opera da oltre 20 anni valorizzando, promuovendo e salvaguardando il patrimonio naturale e storico/archeologico del Lazio e delle aree naturali protette dell’Italia in generale.
Una vera e propria eccellenza locale che ha la sua sede operativa a Rocca Priora.
All’inizio di ogni anno scolastico l’associazione Latium Volcano riprende in pieno le proprie attività. Siamo andati a trovarli per comprendere gli obiettivi di questo nuovo anno di attività.
Quello che rileviamo immediatamente è una proposta di molteplici attività alle quali possono accedere le scuole di ogni ordine e grado: dalle gite d’istruzione sulle tematiche ambientali e scientifiche a veri e propri percorsi didattici con preparazione teorica in aula e successive uscite didattiche outdoor, tematiche che spaziano dalla geologia alla biologia, alla storia, all’archeologia, all’ecosostenibilità e, per i più piccoli, i primi approcci alla natura e all’educazione ambientale attraverso percorsi sensoriali e laboratori.

Il presidente, il dottor Giovanni Odorico, ci ha ricevuti ed abbiamo potuto scambiare con lui alcune domande.

Presidente ma da dove “parte” il vostro progetto educativo?
La nostra filosofia didattica è fondata sulla premessa che non esiste apprendimento senza azione, cioè l’action learning, nel cui processo riteniamo fondamentale e strategico il ruolo dello studente il quale, nelle nostre attività, sarà considerato sempre un soggetto attivo, protagonista in prima persona delle attività laboratoriali e delle esperienze outdoor. I percorsi didattici proposti mirano ad affiancare e approfondire la programmazione scolastica in supporto ai docenti, ma hanno anche come obiettivo primario far scoprire e/o approfondire la conoscenza del territorio della Regione Lazio con particolare attenzione all’area dei Castelli Romani e Roma. Oltre 54.000 studenti hanno già partecipato alle nostre attività con una media di circa 2.500 partecipazioni annue; il Distretto Vulcanico dei Colli Albani, l’Ecosistema Bosco, l’Orienteering Didattico, l’Idrosfera e lo Studio della Qualità delle Acque, l’Atmosfera e lo Studio della Qualità dell’Aria, EducaSisma e SISMALAB, il Polo Didattico Valle Perdua e tante altre esperienze sul territorio come la Caldara di Manziana, il Vulcano e il Litorale Romano – Tor Caldara, la Tuscia tra storia e geologia, i Simbruini … solo per citare alcune delle gite d’istruzione proposte. Il nostro Team O.D.A. – Operatori di Didattica Ambientale è pronto e vi aspetta per questo nuovo anno scolastico.

Quali sono gli obiettivi di questo nuovo anno scolastico che vi apprestate a vivere?
Inizia un nuovo anno scolastico e l’associazione è pronta con le sue proposte didattiche che nascono non solo dalle tematiche scientifiche e didattiche che offre il territorio, ma anche dalle esperienze maturate in oltre venti anni di lavoro a stretto contatto con gli Istituti Scolastici e con le esigenze dei docenti. Nei nostri percorsi didattici c’è un valore aggiunto: l’esperienza ultradecennale che pochi vantano sul territorio. L’associazione ha ormai una lunga e consolidata storia fatta di corsi di formazione tra docenti e operatori, progettazione condivisa, partecipazione a bandi e avvisi pubblici con le Istituzioni Scolastiche; tutto questo rende Noi e le nostre proposte flessibili alle esigenze dei docenti senza snaturare le tematiche oggetto di studio.

Bisogna fare attenzione – conclude il Dr. Giovanni Odorico – alle proposte che circolano; un mercato molto florido negli ultimi tempi con offerte economiche allettanti che possono però vanificare il buon lavoro fatto dai docenti con nozioni trasmesse in maniera errata o poco chiara. Noi di Latium Volcano ci affidiamo ogni anno ad una formazione interna svolta da geologi, biologi ed esperti del territorio che si affianca agli studi accademici e lauree di ciascun componente del nostro Team O.D.A. perché, a nostro avviso, per entrare nel “mondo” scuola non bisogna essere solo buoni camminatori e frequentatori dei sentieri.

È stata già per noi una esperienza davvero formativa perché negli occhi del dottor Odorico leggiamo la voglia di fare crescere e di educare restando a contatto diretto con quel mondo che ci circonda e che, troppo spesso, conosciamo sempre meno.
Un grazie doveroso agli amici ed alle amiche di Latium Volcano e vi ricordiamo che basta cliccare sul loro sito www.latiumvolcano.it per conoscere nel dettaglio ogni loro iniziativa.




Incidente ferroviario a Milano: treno esce dai binari, un ferito e traffico in tilt

Paura questa mattina nel quartiere Greco, coinvolti un treno merci e un treno passeggeri. Indagini in corso per accertare la dinamica

Un grave incidente ferroviario ha scosso la città di Milano questa mattina. Intorno alle 6.30, un treno è uscito dai binari in via Pallanza, nella zona nord della città, non lontano dallo scalo ferroviario di Greco. Sul posto sono immediatamente intervenuti i vigili del fuoco e i soccorritori del 118, che hanno confermato il ferimento di una persona. Fortunatamente, il bilancio non appare critico, ma l’episodio ha causato gravi disagi alla circolazione ferroviaria.

L’incidente ha coinvolto un treno merci di un’impresa esterna al gruppo Ferrovie dello Stato e un treno passeggeri. Secondo le prime informazioni, i due mezzi si sarebbero toccati a bassa velocità, ma l’urto è stato sufficiente per far deragliare uno dei convogli. Al momento, non è chiaro se si sia trattato di un errore umano o di un problema tecnico. La dinamica esatta dell’incidente è sotto indagine.

Disagi per i pendolari e collegamenti interrotti

La circolazione ferroviaria nel nodo di Milano è fortemente rallentata, con ripercussioni per i viaggiatori diretti verso Torino e Domodossola, che sono costretti a percorrere linee alternative. Questo comporta un aumento dei tempi di viaggio di circa un’ora, secondo quanto comunicato dal gruppo FS. “Stiamo lavorando per ripristinare il traffico il più velocemente possibile, ma è necessaria prudenza e una verifica accurata delle infrastrutture danneggiate”, ha dichiarato un portavoce delle Ferrovie dello Stato.

Dichiarazioni dei politici locali e preoccupazioni dei cittadini

La reazione dei residenti della zona non si è fatta attendere. “Ci siamo svegliati con il rumore dei soccorsi e l’arrivo dei vigili del fuoco, è stato davvero spaventoso. Questa zona è densamente abitata, e un incidente del genere, se fosse avvenuto in pieno giorno, avrebbe potuto avere conseguenze ben peggiori”, ha raccontato Anna, una residente del quartiere Greco.

Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha espresso preoccupazione per l’accaduto e ha chiesto chiarezza sulla dinamica dell’incidente. “È essenziale che si indaghi a fondo per capire cosa sia successo e prevenire altri incidenti in futuro. La sicurezza dei trasporti pubblici è una priorità assoluta, e faremo tutto il possibile per garantire che simili episodi non si ripetano”.

Anche l’assessore alla Mobilità e Trasporti, Marco Granelli, ha rilasciato una dichiarazione: “Milano è un importante snodo ferroviario nazionale ed europeo. Incidenti di questo tipo mettono a rischio la sicurezza dei passeggeri e la fiducia nel sistema di trasporto pubblico. Occorre una manutenzione rigorosa e continua delle infrastrutture”.

L’impatto sui pendolari e la rete ferroviaria

L’incidente ha provocato un vero e proprio caos tra i pendolari, che hanno dovuto affrontare ritardi significativi e cambi improvvisi di itinerario. Molti hanno espresso il loro malcontento per la situazione, sottolineando come i disagi sui collegamenti ferroviari siano diventati sempre più frequenti. “Ogni settimana c’è un problema nuovo sui treni. Oggi l’incidente, domani i soliti ritardi. Non sappiamo più cosa aspettarci”, ha dichiarato Marco, un pendolare che ogni giorno viaggia sulla tratta Milano-Torino.

Le autorità e le Ferrovie dello Stato stanno collaborando per chiarire le responsabilità e per riportare al più presto la situazione alla normalità.




Palermo, falsificava permessi sanitari mentre era ai domiciliari: arrestato 30enne

Già agli arresti domiciliari, un uomo di 30 anni è stato scoperto a falsificare certificati medici per svolgere attività non autorizzate

I Carabinieri di San Giuseppe Jato hanno arrestato un 30enne di Palermo, già conosciuto alle forze dell’ordine, accusato di falsificazione di documenti, truffa e altri reati. Nonostante fosse ai domiciliari con il braccialetto elettronico, l’uomo avrebbe manipolato i certificati medici necessari per uscire di casa, facendo credere di recarsi regolarmente presso strutture sanitarie, quando in realtà si dedicava ad attività di svago non autorizzate.

Grazie alle indagini accurate dei Carabinieri e al controllo incrociato con le strutture sanitarie, le irregolarità sono state scoperte. L’uomo è stato quindi trasferito al carcere “Lorusso-Pagliarelli” di Palermo su ordine delle autorità.




Tensione alle stelle tra Italia e Russia: giornalisti Rai nel mirino di Mosca

La Russia dichiara ricercati Stefania Battistini e Simone Traini. La Farnesina convoca l’ambasciatore russo, mentre cresce la tensione internazionale

Un’improvvisa fiammata nelle relazioni diplomatiche tra Italia e Russia si è accesa dopo che Mosca ha inserito Stefania Battistini, inviata della Rai, e l’operatore Simone Traini nel suo database dei ricercati. I due giornalisti italiani sono accusati di essere entrati illegalmente in Russia lo scorso mese, seguendo le truppe ucraine nella regione di Kursk, teatro di scontri tra le forze di Kiev e quelle russe.

In risposta a questa “singolare decisione”, il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha immediatamente fatto convocare l’ambasciatore russo a Roma, Alexei Paramonov, che sarà ricevuto domani alla Farnesina. Tajani ha espresso “sorpresa” per questa grave accusa, che comporta per i giornalisti rischi legali significativi. Secondo l’agenzia Tass, infatti, il reato di ingresso illegale in Russia potrebbe essere punito con una pena detentiva fino a cinque anni.

La Rai ha reagito duramente, denunciando l’episodio come “una grave violazione della libertà di informazione”. In un comunicato, l’emittente ha difeso il lavoro svolto da Battistini e Traini, sottolineando come abbiano agito con professionalità ed obiettività, documentando la guerra in corso senza pregiudizi. Viale Mazzini ha annunciato che prenderà tutte le misure necessarie per tutelare i propri inviati.

L’incidente non coinvolge solo i giornalisti italiani. Anche inviati di altre testate internazionali, come Simon Connolly di Deutsche Welle e Nick Walsh della CNN, sono stati inseriti nella lista dei ricercati da Mosca, insieme a tre giornaliste ucraine.

Questo scontro si inserisce in un contesto di crescenti tensioni tra la Russia e l’Occidente, alimentate dalla fornitura di missili a lungo raggio a Kiev da parte di Stati Uniti e Regno Unito. Il presidente russo Vladimir Putin ha avvertito che l’eventuale uso di queste armi contro il territorio russo sarebbe visto come un atto di guerra da parte della NATO, innalzando ulteriormente i rischi di un’escalation globale.

Sul fronte bellico, la situazione resta tesa, con attacchi che mietono vittime anche tra operatori umanitari. Un bombardamento su un centro di distribuzione di aiuti nella regione di Donetsk ha ucciso tre membri della Croce Rossa, un attacco definito “inconcepibile” dal Comitato Internazionale della Croce Rossa, ma per cui non sono stati ancora indicati i responsabili.

Intanto, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky continua a denunciare le azioni russe, affermando che la Russia “semina il male”, mentre l’Ucraina lotta per la vita. La tensione diplomatica, intanto, cresce, e con essa anche la paura di un conflitto sempre più difficile da contenere.




Emergenza ambientale a Rocca di Papa: il Parco dei Castelli Romani soffocato dai rifiuti

Degrado e inciviltà trasformano Monte Pennolo in una discarica a cielo aperto, minacciando biodiversità e bellezza naturale

Nel cuore del Parco regionale dei Castelli Romani, a Rocca di Papa, l’ambiente naturale è sotto assedio a causa dell’abbandono incontrollato di rifiuti.

Monte Pennolo, un tempo simbolo di biodiversità e tranquillità, è ora invaso da materassi, frigoriferi, mobili e sacchi di spazzatura.

L’inciviltà trasforma quest’area protetta in una discarica, lasciando scorci desolanti lungo i sentieri.

Un residente, esprime preoccupazione: «È inquietante camminare tra questi rifiuti, non si sa cosa si possa trovare in quelle borse abbandonate».

Le autorità locali sono sopraffatte dalla quantità di rifiuti e nonostante gli sforzi, le telecamere di sorveglianza non riescono a fermare l’onda di degrado.

Urge un intervento per salvaguardare il parco, educare la cittadinanza e ripristinare la sua bellezza naturale.




Genzano, “Infiorata di Pane 2024”: tra arte e tradizione, torna l’evento che unisce generosità e creatività

Dal 21 settembre, l’Infiorata di Pane celebra il Patrono San Tommaso da Villanova e la Festa del Pane casareccio IGP

L’edizione 2024 dell’Infiorata di Pane, dal tema “Saremo ricchi per ogni generosità”, promette di regalare un’esperienza unica che coniuga l’arte dell’infiorata con una delle eccellenze locali più apprezzate: il pane. L’evento, che prenderà vita il prossimo 21 settembre lungo via Nazario Sauro, è ormai un appuntamento immancabile della città, nato nel 2005 ma consolidato con edizioni regolari solo dal 2011.

Quest’anno, l’Infiorata di Pane sarà composta da quattro spettacolari quadri orizzontali realizzati interamente con materiali per la panificazione, affiancati da tre intermezzi floreali. Queste opere artistiche, frutto di maestria e passione, saranno visibili fino alla sera di domenica 22 settembre, offrendo ai visitatori la possibilità di ammirare un connubio tra arte e tradizione che esalta la bellezza effimera delle creazioni.

Marta Elisa Bevilacqua, Consigliera delegata all’Infiorata, ha elogiato il lavoro svolto dagli artisti: “Le nostre Maestre e i nostri Maestri hanno dimostrato, ancora una volta, la loro capacità di fare squadra e la loro dedizione nei confronti della loro arte e delle nuove generazioni. L’Infiorata di Pane, insieme all’Infiorata dei Ragazzi, rappresenta una straordinaria opportunità di condivisione e trasmissione di competenze tecniche e artistiche.”

Bevilacqua ha voluto inoltre ringraziare pubblicamente gli infioratori che hanno ideato i bozzetti di quest’anno: Cinzia Severoni, Paola Arpinelli, Carlotta De Vitis, Roberta Imbastari, Daniela Fattori, Rossano Buttaroni, Assunta Giacchetti, Sabrina Sandrini, Maria Fumarola e Giorgio Galli. Un particolare riconoscimento è stato rivolto anche ai giovani dell’Accademia dei Maestri Infioratori, coordinati dal Presidente Giampalo Leuti, che hanno contribuito alla realizzazione degli intermezzi floreali.

L’Infiorata di Pane non è solo un’espressione artistica, ma anche un’occasione di coesione sociale, che coinvolge diverse generazioni e che celebra la cultura locale attraverso un simbolo profondamente legato alla comunità: il pane. Parte integrante dei festeggiamenti in onore di San Tommaso da Villanova e della Festa del Pane casareccio IGP, l’evento rappresenta un importante momento di aggregazione e di orgoglio cittadino.

L’invito della Consigliera Bevilacqua è chiaro: “Invito tutti coloro che amano la nostra meravigliosa Infiorata tradizionale a visitare questa Infiorata di Pane e ad ammirare la qualità e il perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione di questa nostra arte effimera.”

Un evento che promette di incantare, ricordando quanto l’arte, anche se transitoria come un’infiorata, possa lasciare un segno indelebile nella memoria collettiva.




Frascati, emergenza pini: intervista a Gianpietro Cantiani, dottore forestale

Dopo il comunicato diffuso nei giorni scorsi, come redazione de L’osservatore d’Italia abbiamo incontrato Gianpietro Cantiani, dottore forestale iscritto all’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali, socio fondatore della Società Italiana di Arboricoltura che ha lanciato “un grido di allarme” per la situazione in cui versano i pini della città di Frascati.

L’attacco di un parassita animale, la cocciniglia tartaruga, li sta indebolendo e succhiando la loro linfa con il rischio di vedere distrutto un patrimonio arboreo che conta circa 150 esemplari di questo albero maestoso al quale il grande Ottorino Respighi ha dedicato un poema sinfonico.

Il D.M. 3 giugno 2021, il D.G.R. Lazio n. 458 del 05.08.2021, la Determinazione n. G11396 del 25.08.2023 ne disciplina l’obbligo di trattamento in tutte le arie in cui è presente tale problematica.
Oggi abbiamo incontrato il dottor Gianpietro Cantiani al quale abbiamo rivolto alcune domande.

il dottor Gianpietro Cantiani

Innanzitutto grazie per la sua disponibilità e per questo “grido di allarme” lanciato a difesa dei pini della nostra città. La prima domanda è diretta: perché, a suo avviso, il Comune di Frascati non interviene?
Secondo me non interviene perché pensa di non avere le somme necessarie, e forse anche perché non sa a chi rivolgersi in termini di operatori specializzati in questa attività che non è come tagliare l’erba, anche se pure per quello bisogna essere bravi, o scopare le foglie da un viale. L’endoterapia, di fatto, è un’operazione chirurgica perché prevede l’inserimento di un prodotto all’interno dei tessuti della pianta e bisogna conoscere l’anatomia, la morfologia e la fisiologia dell’albero.

Diciamo una sorta di endovena?
Sì! Perché bisogna fare un piccolo foro, che fa il minore danno possibile, e all’interno del quale bisogna inserire un becchetto che è collegato ad una siringona che veicola un prodotto che è quello ammesso dalla normativa.

Lei mi parlavi di una norma. Quindi se c’è una norma, ci sta una legge. Se c’è una legge ci dovrebbe stare pure un fondo, giusto?
Un fondo? Non c’è nessun elemento economico che il governo ha stanziato a tutela di queste piante. Ogni comune è responsabile degli alberi comunali, come noi cittadini siamo responsabili delle piante del giardino. Ci sono delle situazioni in cui lo Stato o le regioni intervengono a supporto di comuni ma non è questo il caso.

Quindi diciamo che non è come il caso della xylella che ha colpito gli ulivi in Puglia?
Stiamo parlando di un patrimonio di circa centocinquanta alberi ed il lavoro da fare fatto bene da chi è capace costa dai 18 ai 20 mila euro.
Capisco che esista un problema delle risorse finanziarie ed il nostro comune è in dissesto e quindi dovrebbe trovare nelle pieghe delle disponibilità le risorse per fare questa cosa.
È questo lo scoglio.
Sia ben chiaro: io non ce l’ho con il comune di Frascati mi spiace che non siano ancora intervenuti nonostante che questo problema esista da parecchi mesi e mi spiace vedere morire i pini.

l’attacco della cocciniglia tartaruga ai danni dei pini (foto dal web)

Quello che ho letto in quel suo comunicato, come riporto in alto alla nostra intervista, è un “grido di allarme” da persona coscienziosa, da cittadino?
Da esperto, ti aggiungo io. Io mi occupo di alberi da 35 anni e come faccio a non accorgermi di ciò.

Mentre, sempre nel suo comunicato, ci dice che il comune vicino, Grottaferrata, è invece intervenuto.
Loro avevano delle risorse, le hanno messe in campo capendo l’importanza ed ha potuto investire per risolvere questo problema. Lo stesso dicasi per Ariccia ma altri comuni, nonostante non abbiano gli stessi problemi economici di Frascati, non recepiscono la gravità della problematica: Monte Porzio Catone, Monte Compatri e tanti altri. Forse qualcuno lo ha fatto, ad esempio, Castelgandolfo ed Albano Laziale dovrebbero essere intervenuti. Io, ovviamente, non ho contezza di tutto

Oggi però noi siamo qui a Frascati e vediamo questo problema
Certo l’ho sollevato perché vivo a Frascati, conosco Frascati perché per 25 anni ho fatto il consulente del verde della città di Frascati e quindi conosco le aree, i luoghi, li guardo, capisco.

Quindi Lei sa dove stanno e come stanno?
Si perché li guardo come guardo le persone guardo gli alberi. E quindi vedo anche il loro stato di salute. Ricordiamoci che hanno loro sono esseri viventi e come vedo una persona che cambia nel corso della vita lo stesso succede agli alberi.

Le cito un pensiero di Lucy Larcom, poetessa e scrittrice americana “Chi pianta un albero, pianta una speranza”. Lei crede che dobbiamo dare, oggi, noi una speranza a questi nostri “amici” alberi?
Il messaggio che tu mi dici è forte.
Noi tutti abbiamo un dovere, non solo noi tecnici di conservare nel migliore modo possibile il patrimonio esistente, quindi gli alberi che già esistono, il verde che già esiste. Rimuovere solo quello che “veramente” è pericoloso per la nostra incolumità fisica.
Ogni tanto leggiamo notizie in cui si parla di un albero caduto; ma per quanti alberi che esistono ne cadono sempre estremamente pochi, numericamente parlando.
Quindi quando ti parlo di sicurezza debbo curare e monitorare lo stato degli alberi mantenere quello che esiste e quando non si può fare diversamente, sostituirlo! E lo dico con estrema chiarezza!
Quello che dice il pensiero che mi hai citato implementa questa mia riflessione perché abbiamo bisogno di nuovi alberi. Ma i nuovi alberi che piantiamo debbono essere adeguatamente curati. Perché mettere a dimora un nuovo albero e se non lo seguiamo dopo qualche settimana muore.

immagine tratta dal sito del Parco dell’Appia Antica dove si è effettuato il salvataggio di oltre 600 pini

Quindi, mi permetta il paragone, è come avere un figlio e non seguirlo?
Certo! La mamma che fa? Non lo allatta? Non gli da mangiare? L’albero è un essere vivente che ha fasi di vita più delicate di altre e basta pensare alla nostra: nella fase iniziale e nella fase finale.
La fase finale di un albero può essere pure 1000, 2000, 3000 anni ci sono anche questi casi estremi.
Per noi, comunque, la fase più delicata è la messa a dimora, dell’impianto, della piantagione e poi che siano piante di qualità in quanto è come comprarsi una maglietta di marca oppure una da una bancarella al mercato: quale dura di più? La risposta è scontata ed ovvia.

Lei ora mi hai parlato di messa a dimora ma da quello che ho capito che ho compreso poi negli anni, un po’ ovunque sono state fatte opere sbagliate, errate
Certo! Tante, purtroppo!

Ed adesso le faccio una domanda diretta. Noi abbiamo un territorio dove nascono molti alberi autoctoni. Sarebbe logico fare una messa a dimora di queste specie?
In città l’albero autoctono può avere delle limitazioni: perché le roverelle in città non si piantano, nemmeno i cerri, nemmeno i castagni.
Il verde della città, il verde urbano a servizio delle strade, delle piazze del paese, oltre che dei giardini pubblici o privati, non necessariamente deve accogliere solo piante autoctone, può anche accogliere piante che vengono da qualsiasi quadrante del pianeta terra, purché siano piante adattate e adattabili alle condizioni climatiche, al suolo, resistenti alle malattie, resistenti alla siccità, resilienti con i cambiamenti climatici, tutto ciò. Basta però che sia compatibile con noi, con il clima e se cattura più l’anidride carbonica, cattura più polveri, ci fa meglio l’ombreggiamento … ben venga anche una specie non autoctona.
Un conto sono le foreste, un conto gli alberi di città. Sono due sono completamente diverse e separate tra loro e dobbiamo tenerlo bene a mente!

La ringrazio davvero di questa sua precisazione e personalmente io le dico che mi accorgo della mancanza di un albero in città non perché non vedo il bosco è perché, magari, dieci anni fa mi fermavo in piazza in un punto ed avevo l’ombra e magari oggi no …
Ed ecco perché se io tolgo un albero noto una differenza. Mi è capitato pochi giorni fa in un comune limitrofo di un albero squarciato da un fulmine e con una carie gigantesca ed alla richiesta di un consiglio tecnico su un albero che era ormai ko per lo squarcio il consiglio che gli ho dato è stata una immediata nuova messa a dimora: è questo che le persone, i cittadini apprezzano in una amministrazione.
Dopo un danno non dovuto da una volontà da un caso eccezionale i cittadini comprendono il cambio di mentalità che punto ad una restituzione di un bene comune. È questo che deve cambiare nella mentalità di chi governa i territori.

Beh questo è un bell’esempio di attenzione da parte di una amministrazione, sbaglio?
No, affatto. Vedi il problema che viviamo a Frascati è strettamente legato a questo default economico e quindi non ha più attivato nessuna forza di consulenza tecnica specialistica di alto livello per avere qualcuno che consiglia agli uffici ed al Comune tutta una serie di buone pratiche di vario genere. Il comune di Frascati non ha personale qualificato e specializzato in materia per le ragioni che dicevamo prima ma io lo capisco e comprendo la difficoltà.

A fine di questa chiacchierata usciamo fuori dal bar guardando i pini che accolgono i frascatani ed i turisti all’ingresso di Villa Torlonia (presenti nell’immagine di copertina dell’articolo) e non si può e non si deve neanche pensare all’idea che questo parassita possa distruggere la bellezza e la maestosità di questi custodi della memoria cittadina.

Un grazie immenso al dottor Cantiani e nei prossimi giorni proveremo a contattare il delegato al verde della città di Frascati per capire quali sono le intenzioni e le possibilità che l’amministrazione tuscolana possa mettere in campo in difesa per questo suo immenso patrimonio.




Roma, Tor Bella Monaca: violenze domestiche e minacce di morte, arrestato un uomo per maltrattamenti aggravati

“Vivevamo con la paura che succedesse qualcosa di peggio”, raccontano i vicini, scossi dall’episodio

Nella giornata di ieri, a Tor Bella Monaca, si è consumato l’ennesimo episodio di violenza domestica. Un uomo di 47 anni, già noto alle forze dell’ordine, è stato arrestato dai Carabinieri con l’accusa di maltrattamenti e lesioni personali aggravate nei confronti della sua compagna convivente, una donna di 37 anni, originaria di Roma.

L’intervento dei Carabinieri della Stazione Roma Tor Bella Monaca è avvenuto a seguito di una segnalazione ricevuta in caserma. La vittima, che presentava una ferita alla testa causata da un violento colpo sferrato dal compagno, è stata immediatamente soccorsa dal personale del 118 e trasportata al Policlinico Casilino. Sebbene le sue condizioni non fossero considerate gravi, la donna è stata trattenuta in osservazione, lasciando emergere una storia di abusi che durava da anni.

Secondo quanto riferito dalla donna ai Carabinieri, le violenze erano ormai una costante nella sua vita da circa 10 anni, sin dall’inizio della convivenza con l’uomo. Il compagno, un tossicodipendente con evidenti problemi di gelosia morbosa, l’aveva sottoposta a continue aggressioni fisiche e verbali, senza che lei trovasse mai il coraggio di denunciarlo. Solo ora, dopo l’ennesimo episodio di brutalità, ha deciso di rompere il silenzio.

Tra i dettagli più agghiaccianti emersi dalle sue dichiarazioni, vi sono le minacce di morte ricevute e i danni causati all’interno della loro abitazione, segni di un clima di terrore vissuto quotidianamente. La donna ha anche ammesso di aver subito altre lesioni in passato, mai refertate, lasciando intuire una lunga scia di violenze mai denunciate.

Il vicinato: “Sapevamo che c’era qualcosa che non andava”

I residenti della via Fabrizio Chiari, luogo dell’arresto, hanno espresso il loro sgomento per la vicenda. Alcuni di loro, scossi dall’accaduto, hanno riferito ai giornalisti di aver sentito più volte urla e litigi provenire dall’abitazione della coppia. “Sapevamo che c’era qualcosa che non andava, ma nessuno si aspettava che fosse così grave”, ha dichiarato una vicina di casa, con voce tremante. “Vivevamo con la paura che potesse succedere qualcosa di peggio, ma non immaginavamo che lei subisse violenze così terribili.”

Un altro residente ha commentato: “Lui era una persona difficile, lo sapevamo tutti. Aveva problemi di droga e spesso lo vedevamo alterato. Ma lei era sempre così riservata, sembrava che volesse nascondere tutto”.

L’arresto

Dopo aver acquisito la denuncia della donna e raccolto le prove necessarie, i Carabinieri hanno arrestato l’uomo e lo hanno condotto presso il carcere di Regina Coeli. Il Tribunale di Roma ha già convalidato l’arresto, disponendo la sua detenzione in carcere in attesa di ulteriori sviluppi. Le accuse nei suoi confronti sono gravi e includono maltrattamenti e lesioni personali aggravate, reati che potrebbero costargli una lunga pena detentiva.

L’episodio ha sollevato ancora una volta il tema delle violenze domestiche, una piaga che troppo spesso resta nell’ombra, e che coinvolge numerose vittime incapaci di denunciare i propri carnefici. Le forze dell’ordine continuano a sensibilizzare sulla necessità di rompere il silenzio e denunciare tempestivamente situazioni di abuso, per evitare che episodi di violenza degenerino in tragedie irreparabili.

Un grido di allarme sociale

Questo dramma si inserisce in un contesto sociale già problematico come quello di Tor Bella Monaca, un quartiere noto per l’alto tasso di criminalità e disagio sociale. “Speriamo che questa vicenda serva a far riflettere”, ha dichiarato un altro residente. “Qui la violenza è all’ordine del giorno, ma non possiamo rimanere indifferenti. Dobbiamo fare di più come comunità per aiutare chi soffre in silenzio.”

La speranza è che la vicenda possa portare maggiore attenzione sulla necessità di proteggere le vittime di violenza domestica e offrire loro il supporto necessario per ricostruire le proprie vite.