Cynthialbalonga (calcio, serie D), Lisari avvisa: “La classifica è corta e bisogna stare attenti”
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Atletico Lariano (calcio, Under 19 reg.), Leoni: “Proviamo a fare filotto e vediamo dove arriviamo”
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ULN Consalvo (calcio, Under 17 reg.), Principessa: “Lotteremo finchè la matematica non ci condanna”
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United Volley Pomezia (serie B1 femm.), Frasca: “Con Nottolini ritrovata serenità e unione”
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doppio trionfo nel circuito europeo Under 23 di fioretto con Franzoni e Lorenzi
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Ad Atene (in Grecia) e a Padova sono andate in scena due prove di Coppa del Mondo Assoluta di sciabola dove non ci sono stati particolari squilli dal punto di vista individuale per i portacolori del Frascati Scherma: la migliore è stata Irene Vecchi che ha chiuso al 12esimo posto, mentre Chiara Mormile ha terminato 23esima. Entrambe le atlete hanno contribuito al quarto posto ottenuto dall’Italia nella prova a squadre. Tra gli uomini Riccardo Nuccio ha terminato 51esimo, Lorenzo Ottaviani 138esimo e Leonardo Tocci 166esimo.
Rientrando in Italia si è disputata a Napoli la seconda prova Open dedicata alla spada a cui hanno partecipato due giovani atlete del club tuscolano, vale a dire Giorgia Amati (140esima) e Carlotta Pasqua (161esima). Infine una corposa delegazione del Frascati Scherma è stata protagonista nella quinta prova nazionale Master che si è tenuta a Cremona: nella categoria 4, Maria Franca Col si è dimostrata ancora una volta la più brava di tutte, andando a vincere la manifestazione. Sempre tra le donne, ma nella categoria 0, va segnalato il buon settimo posto di Mirella Mitreanu, poi nella categoria 2 hanno partecipato Simona Parlanti (che ha chiuso 11esima) ed Elisabetta Sirianni (13esima). Tra gli uomini il miglior piazzamento è stato quello di Andrea Orazi, decimo nella categoria 1, mentre nella categoria 2 erano presenti Davide Bruschi, Cristian Mancini e Roberto Furchì che si sono piazzati rispettivamente 16esimo, 17esimo e 18esimo.
Scampia, clan degli Scissionisti: blitz della Polizia di Stato all’alba di oggi
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A Scampia i poliziotti della Questura di Napoli alle prime luci dell’alba di oggi hanno eseguito, su delega del Procuratore della Repubblica di Napoli, l’ordinanza con cui il G.I.P. del Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, ha applicato la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di cinque persone, quella degli arresti domiciliari nei confronti di due persone e quella del divieto di dimora nel Comune di Napoli nei confronti di una persona, tutte gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, anche aggravata dal metodo mafioso, e detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
Il provvedimento cautelare compendia gli esiti di un’indagine condotta tra il 2021 e il 2022, con cui è stata documentata l’operatività di un sodalizio criminale che, per conto del clan camorristico degli Amato/Pagano, noto anche come clan degli Scissionisti, gestiva l’intera filiera del traffico e dello spaccio al dettaglio di vari tipi di stupefacente nell’area conosciuta come i “Sette Palazzi”, tra via Tancredi Galimberti e via Antonio Labriola, nel quartiere di Scampia.
L’organizzazione curava ogni aspetto dell’illecita attività, dall’approvvigionamento dello stupefacente fino alla commercializzazione al dettaglio, che era gestita dai capi-piazza organizzando la distribuzione per tipologia e per turni di lavoro.
Le indagini hanno consentito di documentare come il complesso di piazze di spaccio dell’area dei “Sette Palazzi” fosse in grado di realizzare ingenti illeciti profitti.
Elezioni USA, Trump dichiarato eleggibile dopo i fatti di Capitol Hill: decisione all’unanimità della Corte suprema americana
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Con una decisione all’unanimità, la Corte suprema americana salva Donald Trump dichiarandolo eleggibile in Colorado, uno dei 16 Stati (oltre ad un territorio) che vota il 5 marzo nel Super Tuesday, la tornata col maggior numero di primarie e di delegati in palio che ora il tycoon si prepara a sbancare ipotecando la nomination.
I nove saggi hanno accolto il ricorso dell’ex presidente contro la decisione della Corte suprema statale di bandirlo per il suo ruolo nell’assalto al Capitol in base al 14esimo emendamento, che vieta le cariche pubbliche ai funzionari coinvolti in insurrezioni contro la costituzione. I giudici non sono entrati nel merito del ruolo del tycoon ma hanno stabilito che spetta solo al Congresso, e non agli Stati, l’autorità per rimuovere un candidato presidenziale invocando la “clausola di insurrezione” della costituzione. Altrimenti, hanno ammonito, si rischierebbe il caos, con decisioni variabili da Stato a Stato e con tempistiche diverse. La sentenza sarà valida anche per i ricorsi pendenti negli altri Stati, compresi il Maine e l’Illinois.
“Una grande decisione, una grande vittoria per l’America”, ha esultato Trump sul suo social Truth, presentandola come una sentenza che “non è per me ma per i futuri presidenti”. Ora il prossimo passo sarà “la concessione dell’immunità presidenziale”, ha aggiunto poi da Mar-a-Lago, riferendosi alla decisione che la Corte suprema deve prendere nel processo federale per i suoi tentativi di sovvertire il voto del 2020, culminati nell’assalto al Congresso. Un ricorso più difficile da vincere ma che comunque gli consente di posticipare l’inizio del dibattimento all’estate, quando probabilmente avrà già in tasca la nomination alla convention repubblicana.
Trump intanto è pronto a fare il pieno di delegati al Super Tuesday, dove secondo i sondaggi è avanti ovunque, compresi Texas e California, gli Stati americani più popolosi, che mettono in palio il più alto numero di delegati. Secondo la media di Real Clear Politics, nel Golden State Trump surclassa la Haley di 53 punti, mentre il suo vantaggio in Texas sarebbe addirittura del 70%. L’ex presidente ha già 247 delegati e il 5 marzo farà la parte del leone con gli 874 a disposizione. Per metà marzo prevede di blindare matematicamente la nomination, superando la metà dei 2.429 delegati in palio. Una missione impossibile per l’unica sfidante rimasta, Nikki Haley, ferma a 43 delegati con i 19 conquistati domenica nella capitale (62,9% a 33,2%), finora suo primo successo in questa corsa e prima vittoria nella storia Usa di una donna in una primaria repubblicana. L’ex ambasciatrice ha cercato di cavalcare il trionfo come una dimostrazione che “i repubblicani più vicini alla disfunzionale Washington rigettano Trump e tutto il suo caos”. Ma il tycoon, che si presenta sempre come leader anti establishment, ha avuto buon gioco nel dipingerla come “la regina della palude” (come viene soprannominata Dc), “incoronata solo dai lobbisti e dagli insider della capitale che vogliono proteggere il fallimentare status quo”.
Tutti comunque si chiedono cosa farà Haley per non bruciarsi politicamente dopo il Super Tuesday, e soprattutto dopo aver detto che non si sente più obbligata a sostenere il ‘nominee’ di quello che è diventato “il partito di Trump, non più quello di una volta”. Tre gli scenari: il più improbabile è che stia negoziando per ottenere la vicepresidenza (ma l’ala Maga più oltranzista non la vuole); il secondo è che resti in corsa confidando nei guai giudiziari del tycoon (ma la base del partito non è con lei e alla convention i delegati potrebbero non votarla); il terzo è che corra come indipendente (non con i ‘No Label’, che ha già escluso), compromettendo le chance di vittoria di Trump.
Intanto Joe Biden ha confidato al New Yorker di essere fiducioso di vincere nel 2024, nonostante i sondaggi peggiori di sempre: “Sono l’unico che lo abbia mai battuto. E lo batterò di nuovo”, ha assicurato, ricordando come le Cassandre siano già state smentite nelle elezioni del 2020, del 2022 e anche del 2023. “Corro di nuovo perché sono davvero orgoglioso di quanto fatto e voglio continuarlo… la maggior parte di quello che ho fatto sta dando i suoi frutti solo adesso”, ha spiegato. Ma teme che Trump contesterà l’esito del voto se dovesse perdere: “I perdenti non sono mai garbati. Penso solo che farà di tutto per provare a vincere. Se vincessi, penso che contesterà la cosa. Non importa quale sarà il risultato”.
ricordato Nicola Calipari, ucciso a Baghdad il 4 marzo del 2005
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Alla cerimonia, officiata dal Cappellano Don Nicola Tagliente, erano presenti anche la moglie del funzionario, dott.ssa Rosa Maria Villecco, il Prefetto di Roma Lamberto Giannini, il Questore di Roma Carmine Belfiore , altre autorità civili e militari, numerosi colleghi che lo hanno conosciuto e con i quali ha lavorato nei 20 anni di carriera nelle città di Genova, Cosenza e Roma.
Nicola Calipari, insignito della medaglia d’oro al valor militare, 19 anni fa guidava una squadra che, nel pieno del conflitto iracheno, subito dopo aver contribuito alla liberazione di Giuliana Sgrena, stava accompagnando la giornalista in aeroporto dove un aereo l’avrebbe riportata in patria. Calipari fu colpito a morte da alcuni colpi di fucile in un checkpoint statunitense, mentre viaggiava sull’auto che trasportava l’ostaggio. I colpi di arma da fuoco lo colpirono perchè con il suo corpo fece da scudo all’ostaggio.
Civitavecchia, 16enne si finge Carabiniere e tenta di truffare una anziana
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Accortosi della scaltrezza della donna, il 16enne ha tentato di allontanarsi ma è stato bloccato dai Carabinieri del Nucleo Operativo di Civitavecchia che sono intervenuti immediatamente e lo hanno bloccato.
L’arresto è stato convalidato dal Tribunale dei Minori che ha disposto per il minore l’accompagnamento presso il Centro di Prima Accoglienza di Roma.
Palermo, mandamento Porta Nuova: preso il boss Giuseppe Auteri
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Nei confronti del boss, ritenuto attualmente al vertice del mandamento mafioso di Palermo Porta Nuova, è stata data esecuzione all’Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere n. 10193/2021 RGNR DDA e nr. 7004/2021 RG GIP, emessa in data 15.07.2022 dal GIP presso il Tribunale di Palermo su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia guidata dal Procuratore Dott. Maurizio De Lucia (Operazione VENTO), nella quale è accusato dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso ed associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
Secondo i risultati dell’indagine Vento, AUTERI Giuseppe era emerso come soggetto di estrema fiducia dei massimi esponenti del mandamento di Porta Nuova, all’epoca individuati in DI GIOVANNI Giuseppe e LO PRESTI Tommaso inteso “il lungo”, per conto dei quali, tra l’altro, avrebbe avuto il delicato incarico di gestire la cassa del sodalizio mafioso congiuntamente ad INCONTRERA Giuseppe, assassinato alla Zisa il 30.06.2022.
Sottrattosi al fermo di indiziati di delitto emesso in data 04.07.2022 dalla locale D.D.A. nei confronti suoi e di altri 17 consociati, AUTERI Giuseppe è riuscito a conservare la propria condizione di clandestinità grazie a un’articolata rete di soggetti compiacenti, giungendo ad acquisire, nel contempo, un ruolo apicale all’interno della compagine di riferimento, attesa anche l’assenza di ulteriori uomini d’onore di prestigio dovuta all’azione di contrasto della Procura di Palermo e alle numerose operazioni di polizia susseguitesi nel tempo su territorio.
Già condannato in via definitiva a otto anni di reclusione per associazione mafiosa (Operazione CERBERO) e a due anni di reclusione per estorsione aggravata dal metodo mafioso in concorso con LO PRESTI Calogero inteso “zu Petru” (Operazione PEDRO), AUTERI Giuseppe può vantare inoltre un’amicizia di lunga data con il boss di Pagliarelli NICCHI Giovanni, arrestato nel 2009 dopo una latitanza durata tre anni ed oggi detenuto in regime speciale di 41 bis.
Grazie all’importante dispositivo di contrasto di cui si è dotato il Comando Provinciale Carabinieri di Palermo è stato possibile superare le continue accortezze poste in essere da AUTERI Giuseppe e dalla sua più stretta cerchia di favoreggiatori al fine di sottrarsi alle investigazioni, arrivando a ottenere, da ultimo, la precisa localizzazione del covo ove aveva trovato rifugio.
All’atto dell’arresto, il latitante è stato trovato in possesso di un revolver con matricola abrasa, di quindici colpi e di un’ingente quantità di denaro contante.
Espletate le formalità di rito, l’arrestato è stato portato presso la Casa Circondariale “Pagliarelli” di Palermo.
Cooperative learning: coinvolgere i ragazzi e formarli per il futuro
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Insegnare è una missione e in quanto tale il docente non deve assumere atteggiamenti da gerarca nei confronti degli allievi. L’insegnante deve supportare l’allievo e la classe nella sua unicità.
Una lezione, che sia alle scuole elementari o alle scuole superiori di I e II grado, deve appassionare il singolo alunno, ma anche l’intera classe.
Molteplici esperienze didattiche confermano che più si crea empatia con i ragazzi tanto migliori sono i rapporti tra docenti-alunni e nel contesto classe. Entrambi gli aspetti fanno sì che la lezione risulti meno pesante del solito.
L’insegnante rappresenta, non solo, l’istituzione presso cui lavora, ma la classe; tuttavia è compito del docente essere un facilitatore e un sostegno valido per l’intero gruppo classe.
Come affermava Dewey, la classe è come un laboratorio dove gli alunni devono scoprire, appassionarsi, porsi delle domande e vivere il senso del gruppo.
Un bravo docente deve saper tirar fuori da ogni singolo alunno le potenzialità creative, inventive e di ragionamento; ma ciò deve avvenire in un contesto attivo in grado di offrire agli alunni metodi e strumenti idonei.
Tuttavia, l’insegnante non solo deve spiegare la lezione, ma la deve rendere co-partecipativa. Di concerto reputo fondamentale che 20 minuti di lezione siano sufficienti, dopodiché è utile dare vita al confronto con gli alunni sul tema trattato, dare loro la possibilità di esprimersi senza il timore di dover essere giudicati.
Osservando le classi spesso si nota che gli alunni hanno timore della valutazione del docente; in tal senso per essere “giusti” gli insegnanti devono intendere la valutazione non solo come un elemento che conclude un percorso e che va a convalidare o meno il raggiungimento di determinati obiettivi.
“Cari studenti voi non siete un voto” voi siete quello che decidete di voler essere
Siamo tutti d’accordo che alla fine di un quadrimestre si deve “dare un voto” a ogni singolo alunno, ma in quell’azione un docente non dovrebbe essere influenzato dagli aspetti negativi o positivi dell’allievo, l’insegnante deve in modo imparziale valutare delle conoscenze/competenze acquisite o meno dallo studente.
Perciò, al di fuori della scienza che studia il come attribuire i voti agli allievi, la docimologia, il docente dovrebbe essere dotato di quell’intelligenza emotiva che va oltre ogni valutazione di tipo oggettivo.
Per garantire ai ragazzi e quindi alla società del futuro un mondo giusto, reale e coinvolgente da un punto di vista esperienziale, sono gli insegnanti docenti che devono costruire un terreno fertile alla collaborazione.
Riprendendo quanto detto all’inizio i docenti non devono valutare in termini rigorosi, ma devono tener conto di tutto quel mondo che ha a che fare con le emozioni, i sentimenti, l’empatia e la collaborazione.
Un docente deve insegnare la via del futuro, non ostruirla; quando si valuta bisogna tener conto del mondo interiore ed esteriore dell’allievo. Solo così possiamo creare “flotte” di ragazzi che vanno a scuola con piacere e interesse.