W la civiltà: viaggio tra l’altruismo e la tolleranza che accompagnano giornalmente la nostra società…

A volte, il senso civico deve essere ben interpretato, perché altrimenti si cade nei luoghi comuni della istintiva indignazione popolare, ignara di qualsiasi riflessione psicologica, dando sfogo ad una collera incontrollabile ed ingiustificabile.

Basta girare per la nostra città eterna, (eterna anche nelle piccole vicende sgradevoli, altrimenti perderebbe il suo fascino), per notare, oltre la bellezza secolare, anche quei particolari e vicissitudini che nel tempo hanno assunto un aspetto moderno dei tempi d’oggi.

Qui, è il punto centrale della questione. L’ altruismo e la tolleranza sono due sentimenti che accompagnano giornalmente la nostra società, di contro, abbiamo i conservatori che non riescono a capire certe situazioni, inalberandosi e prendendosela con il mondo intero, credendo di rappresentare l’emblema del buon comportamento della società civile. Questi ultimi, sono essenzialmente estremisti, e quindi giudicano con estrema severità il comportamento di una grande quantità di persone, mal capite nel loro modo di fare.

Come esempio, potremmo iniziare dai famosi secchioni dei rifiuti, che non vengono svuotati regolarmente, non per pigrizia, ma per dare possibilità ad una certa categoria, di poter recuperare qualcosa da quello che altri hanno ritenuto superfluo. Questo onesto riciclaggio, fa molto bene alla nostra nazione, ma ancor di più, bisogna apprezzare la correttezza, l’onestà e l’altruismo di questa povera gente che si sacrifica nel tirar fuori dai contenitori quanto è possibile e conveniente, che, con gran cuore, lasciano tutto fuori, affinché qualcun altro non debba penare nella ricerca interna, avendo tutto sparso davanti, alla luce del sole.

Ovviamente questo comportamento non fa bene soltanto alla povera gente, ma, accontenta contemporaneamente gli animalisti. Pensate un po’ a quei simpatici topi, (i maligni e cattivi li chiamano zoccole), che grazie ai rifiuti lasciati fuori, possono nutrirsi abbondantemente, crescere e moltiplicarsi, belli da vedersi, oppure ai gabbiani, che in alternativa al mare, riescono a saziarsi senza fatica, ma lasciatemelo dire con orgoglio che negli ultimi anni siamo riusciti a sfamare anche i cinghiali, con i quali ormai socializziamo e conviviamo.

Questa è la vera civiltà: tolleranza e altruismo, invece dei soliti bacchettoni conservatori e retrogradi, che non sanno far altro che giudicare ed inveire contro tutto ciò che è modernità e linea futura. Forse un po’ discutibile è il comportamento di una minoranza, che pur non essendo capita, lascia puntualmente una tanica piena d’olio da riciclaggio vicino ai contenitori. Ora, riflettendo serenamente, un normale cittadino, può adirarsi e giudicare male la situazione, ma, chi ha portato la tanica d’olio lo ha fatto a fin di bene. Infatti, quell’olio potrebbe interessare a qualcun altro e quindi trarne profitto. Il problema si pone quando, qualche persona indignata, ritiene opportuno fare un dispetto, e quindi riversa il contenuto dell’olio per strada. In realtà, quello che può sembrare un dispetto ed una cattiveria, è un modo civile per far capire agli altri che quel prodotto è dannoso e non va deposto in quel luogo. Il tema sociologico è in verità molto complesso, lasciando sul tavolo innumerevoli interpretazioni, come è naturale che sia, e quindi, bisogna analizzare il tutto con pacatezza, serenità e comprensione. Immaginate se fossimo al tempo della rivoluzione francese, quante teste tagliate ingiustamente, quante incomprensioni, ma per fortuna oggi, società progredita, a qualcuno che non osserva le regole, si fa una ramanzina, e ci si fa promettere di non farlo più, e la società ligia alle regole ed al dovere, quando soccombe di fronte ai più forti ed ai più furbi, impari la lezione e cominci a vivere con una mente più elastica e meno ingenua.

La gente troppo, come si suol dire, all’antica prenda spunto da tutte queste vicissitudini per essere più attenta, più scaltra, meno pignola al dovere, ingredienti necessari per sopravvivere indenne in questa era moderna. Purtroppo, l’onestà è nel DNA di una parte della popolazione, e questa, deve farsene una ragione per imparare ad assorbire i colpi che arrivano da tutte le direzioni. Quindi, quando si hanno pretese assurde dallo stato, bisogna capire i politici, che, pur sacrificandosi molto con abnegazione per il popolo (che con gran fiducia li ha eletti), devono contemporaneamente risolvere giustamente tutti i problemi personali, dando la priorità agli interessi primari della famiglia e poi a quelle relazioni extra, che, sembrano svago e divertimento, ma in realtà sono quel public relations, esempio di vicinanza dei politici al popolo.




“L’Italia delle partenze e dei ritorni – i pensionati migranti di ieri e di oggi”: ecco i dati

Italia delle partenze e di ritorni – i pensionati migranti di ieri e di oggi”. Questo il tema del convegno che si è svolto ieri, 10 ottobre, presso Palazzo Wedekind.

L’incontro, voluto da Inps e Fondazione Migrantes, moderato dal giornalista Fabio Insegna, ha offerto l’occasione per un confronto sul tema dei pensionati italiani all’estero.

Ad introdurre i lavori il Direttore Generale dell’INPS, Dr. Vincenzo Caridi, che ha ricordato le celebrazioni dei 125 anni dell’Inps. “Questi 125 anni hanno rappresentato un lungo periodo storico caratterizzato da cambiamenti a livello politico – sociale che hanno toccato un po’ tutti gli aspetti che riguardano il nostro vivere in comunità – ha ricordato Caridi – La storia dell’INPS ha sempre coinciso con la storia dello Stato sociale in Italia, da applicarsi anche fuori dai nostri confini, rappresentando un indicatore delle importanti trasformazioni del mondo del lavoro e delle famiglie.

In questi 125 anni, il sistema di protezione sociale nel nostro Paese è progressivamente diventato più articolato e complesso per offrire copertura assicurativa in relazione non solo alle necessità emergenti, ma anche alle ipotesi di rischio.

L’Inps ha lavorato in questi anni per rafforzare i legami con le altre amministrazioni previdenziali estere per garantire l’attuazione dei diritti umani legati alla persona, di quelli economici, sociali e culturali, includendo il diritto alla salute, alla sicurezza sociale, alle condizioni di lavoro giuste e, conseguentemente, alla tutela previdenziale e pensionistica.

Chi emigra, infatti, deve poter contare sulla possibilità di valorizzare tutti i periodi contributivi accumulati in qualsiasi parte del mondo e senza preclusioni derivanti da barriere territoriali. L’Inps ha adeguato i propri sistemi e la propria organizzazione per attuare i regolamenti europei cui l’Italia ha aderito e le convenzioni bilaterali con Paesi extraeuropei che sono state stipulate, per assicurare la tutela dei propri assicurati/pensionati anche all’estero, anche nelle circostanze eccezionali, non programmate e imprevedibili, come nel caso di una pandemia o di un conflitto. L’obiettivo prioritario, per l’Inps, è quindi di consentire al lavoratore migrante di affrontare con maggiore tranquillità il trasferimento e l’inizio di una nuova attività lavorativa altrove, con tutte le garanzie tipiche previste in Italia, e di evitare che possa sentirsi, o sia, lavoratore di “serie b” rispetto ai lavoratori originari del paese ospitante. Ecco perché la portabilità dei diritti previdenziali rappresenta un elemento di giustizia sociale irrinunciabile”.

Per la Dott.ssa Delfina Licata, della Fondazione Migrantes, in un’Italia sempre più spopolata e longeva, la mobilità continua ad essere abitata sia come elemento strutturale che lega a dinamiche nazionali tradizionali, sia come elemento nuovo che porta sempre più giovani annualmente a partire (il 42% delle partenze annuali per la sola motivazione espatrio riguarda giovani tra i 18 e i 34 anni). Eppure, gli anziani, tra gli italiani e le italiane in mobilità, continuano ad avere un ruolo da protagonisti: il 21,2% dei 6 milioni di connazionali residenti stabilmente e ufficialmente all’estero ha più di 65 anni. Le donne sono il 52,2%. L’analisi degli anziani italiani iscritti all’AIRE porta a fare un salto all’indietro di circa venti anni: è evidente, ad esempio, il protagonismo del continente americano, soprattutto dell’America Latina, con Argentina e Brasile che sono i paesi con il numero maggiore di anziani residenti. Il 52,2%  proviene dal Meridione, più esattamente da Sicilia, Campania, Calabria. La nostra attuale mobilità è, invece, euroamericana e le regioni più dinamiche risultano Lombardia e Veneto.

Il Dr. Vito La Monica, Direttore centrale Pensioni Inps, ha approfondito il tema delle pensioni pagate all’estero.  L’insieme dei pagamenti delle pensioni all’estero – a gennaio 2022 oltre 317.000 – includono non solo quelli riferiti alle prestazioni in regime di totalizzazione internazionale, ma anche a quelle liquidate sulla base di sola contribuzione italiana. Complessivamente questo aggregato rappresenta il 2,3% del totale delle pensioni erogate dall’Istituto e si distribuisce su circa 160 Paesi.

 

 

 

Con riferimento al trend quinquennale, si registra un decremento di oltre il 6%, dovuto essenzialmente alla riduzione dei pagamenti pensionistici in Aree continentali di “antica migrazione”, quali: Nord e sud America e Oceania. Ma nelle altre Aree il trend è costantemente in crescita. Da un punto di vista tendenziale, i dati interessanti sono quelli che riguardano l’incremento del numero dei pagamenti di pensioni in Europa (+4,3%), e la forte crescita di quelle pagate in America centrale, in Asia e in Africa (rispettivamente + 38,9%, + 34,9% e +30,3%).

Oggi l’Inps sta provvedendo a liquidare soprattutto le pensioni della generazione di coloro che sono emigrati dopo il secondo dopoguerra. Molte di queste sono diventate pensioni di reversibilità, destinate a ridursi nel tempo, come, ad esempio avviene soprattutto per quelle destinate in America meridionale, dove le pensioni di vecchiaia rappresentano solo il 37% e quelle ai superstiti sono oltre il 60%, con un’età media molto elevata. Pertanto, nei Paesi che, in passato, hanno rappresentato le mete di milioni di italiani, le comunità di pensionati connazionali registrano un trend in forte decremento, mentre è iniziata la liquidazione di pensioni di “nuova generazione” in nuove località.

Qui di seguito il confronto tra le pensioni dirette e quelle ai superstiti pagate nella sola Europa:

 

 

Le pensioni all’estero sono destinate sia a italiani che a stranieri che in Italia hanno maturato una pensione o una quota parte di questa che viene liquidata in regime di totalizzazione.

 

 

Le pensioni pagate all’estero – dettaglio nazionalità

Area continentale

Totale

Italiani

Stranieri

% stranieri su totale

Europa

183.795

125.529

58.266

31,7%

Africa

4.055

3.194

861

21,2%

Asia

2.163

690

1.473

68,1%

Oceania

32.921

30.754

2.167

6,6%

America settentrionale

69.768

65.978

3.790

5,4%

America centrale

1.570

909

661

42,1%

America meridionale

22.982

13.670

9.312

40,5%

Totale

317.254

240.724

76.530

24,1%

 

Agli stranieri è destinato il 24,1% del totale delle pensioni pagate all’estero, percentuale che sale in America meridionale e in America centrale, ma soprattutto in Asia. Il trend è in crescita, pari a un generale incremento del 17,4%, e con un picco in America centrale (+72,6%) e in Asia (+44,6%). Diminuiscono invece in America meridionale e settentrionale e in Africa.

 

Quello dei pensionati che decidono di emigrare all’estero è un tema di grande attualità. Questi – ha sottolineato la Dr.ssa Susanna Thomas, della Direzione Centrale Pensioni Inps – che ne ha analizzato le motivazioni che li spingono a lasciare il nostro paese sulla base dei dati raccolti. L’Inps ha iniziato ad analizzare in maniera più puntuale e sistematica l’argomento da 12 anni, da quando il fenomeno è diventato più significativo. In questo lasso di tempo il trend è stato assolutamente incostante, alternando periodi di forte crescita ad altri di decremento. Sicuramente ha inciso la pandemia: fino al 2019 i numeri di chi decideva di trasferirsi altrove si attestavano a circa 5.600 – 5.700 partenze, nel 2020 e nel 2021 si è scesi ad una media di circa 3.600 pensionati, per poi risalire, nel 2022 a oltre 4.600 partenze. L’argomento è stato affrontato partendo dalla distinzione tra pensionati italiani e pensionati stranieri. Questi ultimi hanno avuto un trend in forte crescita e nel 2022 hanno rappresentato il 40% del totale dei pensionati che hanno lasciato il nostro Paese. Per quanto concerne i soli pensionati italiani, la prima motivazione analizzata, quella della ricerca di Paesi esotici, non ha avuto alcun riscontro significativo a livello statistico. La seconda motivazione, relativa alla ricerca di paesi che offrono vantaggi economico – fiscali non è del tutto soddisfacente perché, a parte la Spagna, le altre destinazioni registrano arrivi poco consistenti dal punto di vista statistico e soprattutto è basso il numero delle donne che vi si sono trasferite. Queste in particolare scelgono come mete la Svizzera, la Germania, la Spagna, gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia, la Francia, il Belgio e in parte la Gran Bretagna. Conteggiando anche gli uomini, questi sono i Paesi che insieme risultano i più significativi dal punto di vista statistico. La caratteristica di questi paesi è quella di aver accolto i giovani lavoratori italiani. I pensionati italiani che vi si sono trasferiti sono i genitori di coloro i quali hanno trovato lavoro e si sono stabilizzati in questi paesi numeri peraltro sottostimati, in quanto non tutti trasferiscono la residenza dall’Italia, volendo mantenere l’assistenza sanitaria italiana. Segnala, infine, che la Spagna non attira solo pensionati attratti dai vantaggi delle isole Canarie, ma anche molti genitori perché è un paese che ha accolto e continua ad accogliere numerosi giovani lavoratori italiani. Conclude, pertanto, che per contenere il fenomeno delle migrazioni di pensionati la soluzione migliore è far rientrare i giovani lavoratori in Italia.

 

Lo storico delle migrazioni, Prof. Toni Ricciardi, si è soffermato sul dimostrare come le direttrici migratorie di ieri spieghino le pensioni di oggi. L’analisi è partita dal ricordare la stagione degli accordi in emigrazione che l’Italia siglò con molto paesi all’epoca e principalmente con Stati europei, a partire dal 1946 con il Belgio, 1947 con la Francia, fino a toccare i due accordi che ne segnarono la storia migratoria del secondo dopoguerra, Svizzera nel 1948 e Repubblica Federale Tedesca nel 1955. Questa fase della storia dell’emigrazione italiana è stata caratterizzata dagli accordi, dalla stagionalità della permanenza, dai progetti migratori che ne mutarono la durata e l’essenza della Provincia italiana dalla quale i flussi principali provennero. Il rapporto con i luoghi d’origine, con i luoghi della partenza, non fu solo testimoniato durante gli anni dell’emigrazione attraverso le rimesse che, in molte realtà territoriali, rappresentarono i primi momenti di modernità e cambiamento. Infine, è stato affrontato il case studies della Svizzera, primo paese erogatore di pensioni in Italia, quasi 2 miliardi l’anno dal quale sono rientrate quasi 300mila persone. Da questo punto di vista è stato interessante notare come la presenza nella Confederazione, dove ancora oggi vive la terza comunità italiana nel mondo (700mila), abbia interessato significativamente la provincia italiana. Infatti, in province come Avellino, Bergamo, Catania, Catanzaro, Como e Lecce, la percentuale sul totale delle pensioni erogate da Inps, non scende mai al di sotto del 54%, a testimonianza dell’impatto che la migrazione ha avuto ieri, con le partenze, e oggi con i ritorni che contribuiscono in molti casi a mantenere in vita minuscoli comuni della penisola italiana.

 

 

Gli emigrati italiani sono stati e sono una risorsa per il nostro Paese? L’erogazione delle pensioni all’estero produce la dispersione di consistenti mezzi finanziari che, anziché entrare nel ciclo economico del nostro Paese e contribuire a produrre nuova ricchezza, sostengono il sistema economico dei Paesi di residenza dei pensionati? Oppure i nostri emigranti, che hanno conseguito all’estero trattamenti previdenziali per importi di gran lunga superiori alle pensioni italiane pagate all’estero, garantiscono un afflusso nel nostro sistema economico di consistenti erogazioni dall’estero? È quanto ha analizzato il Dr. Daniele Russo, dirigente della Direzione Centrale Pensioni Inps, avvalendosi di una survey elaborata dall’Inps ed inoltrata alle Istituzioni previdenziali estere per conoscere il numero e gli importi delle pensioni che erogano in Italia. Operando il confronto con alcuni Paesi sul numero di pensioni che questi erogano nel nostro territorio e che al contrario l’Inps paga nel loro si è rilevato che i Paesi che storicamente hanno rappresentato le mete privilegiate dei migranti italiani e che sono vicini ai luoghi di origine, come Germania, Francia, Svizzera, Belgio, ma anche Olanda e Austria, sono quelli che pagano un rilevante numero di pensioni in Italia, a coloro, cioè, che, conclusa l’esperienza lavorativa all’estero, hanno deciso di far rientro nei nostri confini. Al contrario, in quelli più lontani, come Australia, Stati Uniti e Canada, dove gli italiani migrati hanno preferito rimanere perché la lontananza ha contribuito a ridurre i legami con il nostro Paese, l’Inps registra un consistente numero di pensioni da pagarvi.

 

 

 

 

 

 

 

Le conclusioni sono state affidate a Mons. Giancarlo Perego, Presidente della Fondazione Migrantes e della Commissione Cei per le Migrazioni che ha sottolineato come la migrazione è ormai un fenomeno strutturale che la Fondazione Migrantes studia da anni attraverso alcune ricerche come il Rapporto Immigrazione (realizzato con Caritas Italiana), il Rapporto Italiani nel Mondo sul fenomeno dell’emigrazione italiana e il Rapporto Asilo. Il tema migratorio è sempre al centro del dibattito pubblico spesso con una narrazione non conforme alla realtà e che porta a farlo diventare capro espiatorio del disagio sociale che si avverte nelle nostre città. Si registra una certa stanchezza soprattutto nelle fasce più bisognose e che imputando le cause ad una immigrazione irregolare. Questo è causa, spesso, di fatti che finiscono sulle pagine di cronaca dei giornali. 

Tra la Fondazione Migrantes e l’Inps si è istaurata, da anni, una collaborazione che porta, con studi ed eventi come questi, a incidere nel dibattito culturale di oggi. Non servono, comunque, solo le statistiche e gli studi che rimangono nascosti nei cassetti. Questi studi e ricerche, devono arrivare sulle scrivanie dei decisori politici e soprattutto è necessario che affianchino le istituzioni, le indirizzino per giusti e nuovi percorsi di lavoro per e con i migranti. Il passaggio dallo studio all’azione è fondamentale, ma di difficile realizzazione se non si conviene a uno sforzo collettivo nell’interesse del benessere comune. Ed è quello proponiamo di fare ancora una volta oggi riconfermando la collaborazione tra Inps e Fondazione Migrantes.

 

È seguita poi una Tavola Rotonda su Pandemia, guerra e movimenti migratori alla quale hanno partecipato Micaela Gelera, Commissario straordinario dell’Inps, mons. Gian Carlo Perego, Presidente della Fondazione Migrantes, e Luigi Maria Vignali, Direttore generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie del MAECI.

 

 

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Reggio Calabria, guerra alla ‘ndrangheta: scattata l’operazione di Polizia “Atto quarto”

La Polizia di Stato, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, sta eseguendo dalle prime ore di oggi diverse misure cautelari e sequestri di beni a carico di soggetti indagati per associazione mafiosa ed altri reati, ritenuti affiliati alle cosche di ndrangheta Libri e Tegano-De Stefano di Reggio Calabria

Un’operazione contro la ‘ndrangheta sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri.

A Reggio Calabria ed in altre città italiane i poliziotti stanno eseguendo numerosi provvedimenti restrittivi disposti dal G.I.P. a carico di soggetti indiziati, a diverso titolo, e allo stato del procedimento in fase di indagini preliminari, dei reati di associazione mafiosa, estorsione, tentato omicidio, detenzione illegale di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

L’indagine condotta dalla Squadra Mobile, in particolare, ha colpito presunti esponenti delle cosche Libri e Tegano-De Stefano del mandamento centro di Reggio Calabria, tra le quali vigeva un accordo spartitorio per le estorsioni da eseguire in alcune aree della città.

Contestualmente all’esecuzione dei provvedimenti restrittivi è in corso il sequestro preventivo del compendio aziendale di 11 società riconducibili ad imprenditori a cui viene, invece, contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Maggiori dettagli saranno forniti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 11.00, presso la Questura di Reggio Calabria, cui prenderanno parte il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria dott. Giovanni Bombardieri, il Questore della Provincia di Reggio Calabria dott. Bruno Megale ed investigatori della Squadra Mobile di Reggio Calabria.




Israele, è guerra con Hamas: 300mila soldati schierati vicino la striscia di Gaza

Almeno 30 persone sono morte nella notte in seguito agli attacchi israeliani su Gaza: lo fa sapere Hamas citata dai media.

Sono saliti a 950 i morti a Gaza con circa 5mila feriti, secondo il ministero della Sanità di Hamas nella Striscia. Centrati 450 obiettivi di Hamas e delle altre fazioni palestinesi. Solo a Beit Hanoun – ha detto il portavoce militare – nel nord della Striscia sono stati 80 gli obiettivi colpiti, comprese due banche usate da Hamas, un tunnel e due centri operativi.

Un edificio a Sderot, nei pressi del confine con Gaza, è stato colpito dai razzi lanciati dalla Striscia che sono ripresi nel sud di Israele: lo riferiscono i media secondo i quali i servizi di pronto soccorso non segnalano al momento vittime. 

Intanto l’amministrazione Biden si sta coordinando con altri paesi per un creare un corridoio che consenta ai civili di Gaza e agli americani che vogliono scappare dalla guerra di farlo: lo riporta Nbc citando alcune fonti, secondo le quali il corridoio sarebbe a sud di Gaza e condurrebbe in Egitto.

L’esercito israeliano afferma che circa 300.000 soldati sono attualmente di stanza vicino alla Striscia di Gaza per la guerra contro Hamas. “Quello che stiamo facendo in queste zone vicine alla Striscia è che abbiamo inviato e schierato la nostra fanteria, i nostri soldati corazzati, il nostro corpo di artiglieria e molti altri soldati delle riserve: 300.000 in tutto”, ha spiegato oggi in un video pubblicato su X il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf) Jonathan Conricus. “E questo per garantire che Hamas, alla fine di questa guerra non avrà alcuna capacità militare con cui minacciare o uccidere i civili israeliani”, ha aggiunto il tenente colonnello dell’Idf.




CalendEsercito 2024: Per l’Italia sempre!

Un omaggio agli uomini che parteciparono alla II Guerra Mondiale con la consapevolezza di servire la Patria, onorando il Giuramento prestato
 
Si è svolta questa mattina, all’interno della Biblioteca Militare Centrale di Palazzo Esercito, la presentazione del “CalendEsercito 2024”, intitolato “Per l’Italia sempre!”.
 
Il CalendEsercito 2024 vuole ricordare i fatti d’arme della II Guerra Mondiale per rendere omaggio agli uomini che vi presero parte consapevoli di servire la Patria, sia prima sia dopo l’8 settembre 1943, onorando il Giuramento prestato. Sono stati pertanto selezionati alcuni Ufficiali, Sottufficiali e Soldati, insigniti della Medaglia d’Oro al Valor Militare per atti eroici compiuti dopo l’armistizio e che si sono particolarmente distinti anche nel periodo precedente
 
L’evento, trasmesso in diretta streaming sui canali web della Forza Armata, ha visto la presenza del Sottosegretario di Stato alla Difesa, Sen. Isabella Rauti che ha evidenziato come “Rievocare e raccontare gli episodi che hanno segnato la storia della nostra Repubblica, vuol dire onorare chi ha combattuto per la Patria; significa ricostruire e tramandare la memoria. E significa anche ricordare la grande sensibilità che l’Esercito italiano dimostra ogni giorno nel mantenere vivo questo patrimonio ideale condiviso. Essere consapevoli della nostra storia, come memoria attiva, è indispensabile per comprendere il presente, per disegnare il futuro e per interpretare al meglio il momento che stiamo vivendo”.
 
L’opera editoriale è stata presentata dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Pietro Serino, dal Prof. Giuseppe Pardini, Professore associato confermato di storia contemporanea presso l’Università degli Studi del Molise e dal Prof. Virgilio Ilari, già docente di Storia del Diritto Romano presso l’Università degli Studi di Macerata e di Storia delle Istituzioni militari presso l’Università Cattolica di Milano, con la moderazione della giornalista Beatrice Bortolin.
 
Il Generale Serino ha raccontato come la scelta del tema sia dovuta alla volontà di onorare la memoria di chi ha rispettato sempre il giuramento di fedeltà prestato alla Patria: “soldati sempre convinti e consapevoli di quale fosse il loro dovere e quale posizione l’Esercito Italiano dovesse assumere, Italiani che ci hanno preceduto e che hanno combattuto fino ad immolarsi, sempre guidati dalla fedeltà alle istituzioni”.
 
Tra di essi è stato ricordato anche Renato del Din, attraverso un video messaggio della sorella, Paola, Medaglia d’Oro al Valor Militare che lo scorso 22 agosto ha compiuto 100 anni, per “sottolineare il valore della scelta del giuramento prestato nel rimanere fedele allo Stato e quindi alla Patria”.
 
Sarà possibile acquistare il CalendEsercito 2024, licenziato da Difesa Servizi, la partecipata del Ministero della Difesa, presso i 250 punti vendita di Giunti Editore. La ventisettesima edizione del calendario dell’Esercito, realizzata grazie alla collaborazione con i partner istituzionali Leonardo S.p.A., IDV (Iveco Defence Vehicles) e Beretta, contribuirà a sostenere l’Opera Nazionale di Assistenza per gli Orfani ed i Militari di Carriera dell’Esercito (O.N.A.O.M.C.E.) alla quale sarà devoluta una quota del ricavato delle vendite. L’Opera Nazionale assiste, attualmente, circa 500 orfani di Ufficiali, Sottufficiali, Graduati nonché dei Militari di Truppa, a ciascuno dei quali eroga sussidi annuali per la formazione scolastica e per particolari necessità di carattere economico-familiare.
 

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Lanuvio e Aprilia, scuole periferiche: incontro tra le due amministrazioni comunali per migliorare i servizi offerti

Un incontro per cercare una linea comune sulla risoluzione dei problemi relativi alle scuole periferiche al confine tra Aprilia e Lanuvio. Ieri pomeriggio il sindaco di Aprilia Lanfranco Principi, insieme all’Assessore alla pubblica istruzione Elvis Martino e alla consigliera di maggioranza Sonia Bianchi hanno incontrato l’amministrazione del Comune di Lanuvio, nelle persone del vicesindaco Valeria Viglietti, della giunta e di alcuni rappresentanti dell’amministrazione comunale.
 
L’incontro, tenuto presso la sala consiliare del Comune di Lanuvio, è stato organizzato su iniziativa della consigliera della lista Aprilia 2023 Sonia Bianchi per affrontare il tema delle criticità riscontrate nel plesso Bellavista, frequentato da una popolazione studentesca mista tra famiglie residenti ad Aprilia e Lanuvio.
 
“Abbiamo fortemente voluto questo incontro – ha dichiarato la consigliera Sonia Bianchi – per cercare una linea comune e trattare i problemi legati al plesso. E’ importante che per le scuole di frontiera si instauri un confronto e una collaborazione tra amministrazione, a beneficio di bambini, genitori e insegnanti”.
 
“L’incontro per trattare i problemi della scuola Bellavista- sottolinea l’assessore alla pubblica istruzione Elvis Martino –  è stata solo la prima occasione di confronto con l’amministrazione di Lanuvio. Bisogna tenere presente infatti che anche le scuole Gianni Orzini e quella di Campoleone ospitano bambini residenti ad Aprilia e Lanuvio e trattandosi di territori confinanti, su questo e altri temi le attività amministrative finiscono per sovrapporsi. Collaborare diventa importante per dare ai cittadini risposte puntuali e servizi efficienti”.
 
 
 

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Casale della Cervelletta, al via la riqualificazione di tutta l’area

E’ stato avviato l’intervento di rimozione dei rifiuti in tutta l’area del Casale della Cervelletta, a partire dal cortile interno e dalle stalle, nell’ambito delle attività preliminari alla riqualificazione del complesso del Casale. Un’operazione eseguita da Ama su indicazione dell’Assessorato all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti di Roma capitale che si protrarrà per dieci giorni con l’impiego di una squadra con 5 operatori, un bobcat, un escavatore e un mezzo con cassa ragno per rimuovere circa 400 metri cubi di rifiuti, per la maggior parte ingombranti.
Un intervento essenziale per il completamento dei rilievi di dettaglio sull’edificio necessari alla redazione del progetto esecutivo di cui la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma sta curando l’affidamento del primo stralcio di interventi finanziato con 2 milioni di euro dei fondi PNRR Caput Mundi per il consolidamento e la messa in sicurezza del Casale, il cui avvio dei lavori è previsto per la primavera del 2024.
Contemporaneamente, il Dipartimento capitolino Tutela Ambientale sta completando, attraverso una convenzione con il Dipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre, la progettazione di fattibilità della complessiva riqualificazione funzionale del Casale della Cervelletta con l’obiettivo di individuare le risorse necessarie nel bilancio triennale 2023-2025 di Roma capitale.
Per agevolare e accelerare la definizione del progetto esecutivo in capo alla Soprintendenza, il Dipartimento capitolino Tutela Ambientale ha dato indicazioni all’Università Roma Tre di mettere a disposizione della Soprintendenza stessa, attraverso una specifica convenzione di collaborazione, la documentazione finora elaborata.
“Con questo intervento di rimozione rifiuti da tutta l’area del Casale della Cervelletta diamo un concreto impulso all’avvio della complessiva e organica riqualificazione dello storico edificio di origine medievale, da lunghi anni in abbandono, attraverso un progetto partecipato e con il fondamentale supporto scientifico dell’Università di Roma Tre. Con questo obiettivo è stato presentato lo scorso anno un master internazionale su idee progetti per il futuro del Casale e sono stati organizzati incontri pubblici di approfondimento. Le progettazioni in corso si basano, infatti, su criteri generali emersi da un percorso partecipato con il Coordinamento Uniti per la Cervelletta quali la funzione pubblica, la sostenibilità ambientale e l’inclusione sociale con la destinazione degli spazi, ad esempio, a una biblioteca multimediale, un auditorium, un ostello per giovani e aree dedicate al coworking”, dichiara Sabrina Alfonsi, Assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti di Roma capitale.
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Colleferro, una ragazza chiede a un ragazzo “Mi presti il telefono?”: lui dice no e lei lo accoltella. Arrestata una 18enne

I Carabinieri della Compagnia di Colleferro hanno arrestato una 18enne di Colleferro gravemente indiziata dei reati di lesioni personali aggravate e violenza e resistenza a Pubblico Ufficiale.

La notte tra domenica e lunedì, alcune chiamate giunte al 112 richiedevano intervento a seguito di un accoltellamento in strada, nel centro cittadino.

Giunti sul posto, i Carabinieri della Radiomobile e quelli della Stazione di Valmontone hanno trovato un 26enne ferito all’altezza della spalla, subito soccorso da personale del 118 e trasportato al pronto soccorso dell’ospedale di Colleferro dove è stato medicato e poi dimesso con prognosi di 7 giorni.

Dagli immediati accertamenti eseguiti dai Carabinieri è emerso che l’uomo, nei pressi di un locale dove erano presenti altre persone, sarebbe stato avvicinato dall’indagata, in apparente stato confusionale, che gli avrebbe chiesto il prestito del telefono per effettuare una chiamata, ma al rifiuto del 26enne, la ragazza si sarebbe prima allontanata e poi sarebbe tornata avvicinandosi alle spalle, sferrandogli improvvisamente un colpo alla gola, con un oggetto contundente, prontamente schivato dal 26enne che però riportava una ferita da taglio sulla spalla destra.

I Carabinieri di Colleferro, grazie alla descrizione dei fatti fornita dalla vittima e dai testimoni e all’analisi delle immagini di videosorveglianza dell’area interessata, dopo pochissimi minuti hanno rintracciato la ragazza nei pressi del suo domicilio, accompagnandola in caserma dove ha avuto una reazione scomposta anche nei confronti dei militari, minacciandoli e spintonandoli.

La 26enne è stata portata nel carcere di Rebibbia Femminile, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.




Payday 3, la gang delle rapine perfette torna su Pc e console

Payday 3 è il nuovo capitolo della saga criminale targata Starbreeze. A dieci anni dall’uscita del secondo episodio, lo studio di sviluppo torna in azione per una nuova serie di colpi a base di adrenalina, ingegno e improvvisazione. Prima di iniziare ad esaminare il titolo però è bene sottolineare che Payday 3 include al lancio unicamente otto missioni, e sebbene tali numeri siano giustificati da un prezzo di vendita ridotto su Pc, PlayStation e Xbox (39,99€, che diventano zero se si è abbonati al Game Pass di Microsoft), arriveranno immancabilmente nuovi contenuti a pagamento nel corso del tempo. Quindi ci sarà ancora molto da vedere in futuro. Detto ciò, cominciamo col dire che siamo rimasti purtroppo delusi dalla storia di Payday 3 e soprattutto dal modo in cui viene raccontata, ossia attraverso banali sequenze di artwork dialogate in inglese e sottotitolate in italiano. L’espediente narrativo dell’organizzazione segreta che minaccia la banda originale e la costringe a tornare in azione sa ampiamente di già visto e quindi non ci ha esaltato in particolar modo. Dopo aver eseguito il lungo, ma necessario soprattutto per i neofiti, tutorial e aver lanciato il gioco, ci ha lasciato perplessi il modo di presentare gli stage, che risultano tutti immediatamente accessibili, mentre a essere bloccate sono unicamente le banali scene di intermezzo statiche a cui abbiamo già accennato, che diventano visibili solo dopo aver completato la sequenza di missioni che le precede. A nostro avviso sarebbe dovuto accadere l’esatto contrario, così da regalare agli utenti un minimo di progressione iniziale al di là del semplice tutorial. Invece che lasciare integro l’approccio di Payday 2, basato su denaro e punti esperienza, che tanto era piaciuto, il team di Starbreeze ha deciso di legare la crescita del proprio personaggio, nonché la possibilità di accedere a nuove armi ed equipaggiamento, al completamento di una lunga serie di sfide. È vero, molte di esse rientrano nel naturale loop del gameplay, chiedendo a chi gioca ad esempio di eliminare un certo numero di poliziotti e portare a termine le rapine a specifici livelli di difficoltà, ma altre implicano azioni che possono potenzialmente rovinare l’esperienza cooperativa del gioco. Come se non bastassero le ben note difficoltà comunicative che si verificano di solito nell’ambito di una sessione multiplayer con dei perfetti sconosciuti, restii a parlare e a coordinarsi con gli altri (laddove si tenti di completare un colpo in maniera pulita e silenziosa il parlare è fondamentale), ci si trova infatti ad assistere a comportamenti in solitaria apparentemente privi di logica, ma che in realtà perseguono il completamento di specifici obiettivi. Quindi, salvo a patto di giocare con un team di amici, i colpi con gli “sconosciuti” diventano un vero e proprio incubo.

Fortunatamente però, in attesa che il team di sviluppo corregga il metodo di progressione dei personaggi, Payday 3 ha anche degli ottimi punti a favore. Punti che rendono l’esperienza di gioco interessante e altamente godibile. In termini di varietà, infatti, c’è poco di cui lamentarsi: i colpi e gli scenari di gioco, infatti, sono assolutamente diversi e divertenti: si spazia da una piccola filiale di un istituto di credito a una grande banca, dall’assalto a un blindato fin da subito votato all’azione all’immancabile gioielleria da depredare, da un nightclub pieno di luci al neon e droga a una galleria d’arte foderata di opere preziose da scovare e depredare, passando infine per un magazzino di autotrasporti con qualche segreto di troppo e una villa di lusso piena di guardie pronte ad aprire il fuoco su chiunque provi ad entrare. Come da tradizione per la serie, viene inoltre data la possibilità di portare a termine gli incarichi nella maniera che si preferisce, dunque procedendo in maniera cauta e silenziosa, rubando tesserini, neutralizzando agenti di sicurezza, disattivando la videosorveglianza e accedendo a specifici terminali; oppure, laddove qualcuno dovesse sorprendere i giocatori, indossando le maschere e procedendo ad armi spianate nell’attesa che arrivi la polizia. I due differenti approcci costruiscono gli ingredienti segreti che fanno della rigiocabilità di Payday 3 il punto di forza, e in tal senso è inevitabile notare un maggior numero di sfaccettature e possibilità rispetto a quanto visto nel secondo capitolo di dieci anni fa. Certo, lo scenario ideale, come dicevamo prima, sarebbe quello di giocare con tre amici, tutti muniti di cuffie e microfono, perché è chiaro che in qualsiasi altro contesto l’errore umano è quasi certo e a un certo punto si sarà costretti a correre e aprire il fuoco per fuggire via. In Payday 3 i personaggi che fanno parte della gang possono godere del supporto di alcune nuove leve, nello specifico la hacker Joy e l’ex spia Pearl, che si aggiungono a vecchie conoscenze come Wolf, Dallas, Chains e Hoxton. Il problema è che non abbiamo riscontrato effettive differenze fra un protagonista e l’altro che vadano al di là dell’aspetto estetico, personalizzabile attraverso l’acquisto di maschere, abiti e accessori. Sono più che altro equipaggiamento e abilità a differenziare le build, e sebbene il primo risulti sostanzialmente limitato dal sistema di progressione di cui abbiamo già parlato, pur concedendo l’accesso a importantissime modifiche per le armi, le seconde vanno a definire le capacità del personaggio all’interno di diversi percorsi, migliorando ad esempio l’efficacia offensiva e la resistenza oppure rendendolo in grado di inibire i sistemi di sicurezza della struttura che si sta provando a rapinare.

A livello di giocabilità il salto di qualità rispetto a 10 anni fa è stato fatto. In Payday 3, infatti, una volta indossata la maschera, ci si può muovere più rapidamente, al netto del peso delle protezioni che si indossano, e scavalcare in corsa determinati ostacoli oppure eseguire esaltanti spettacolari scivolate. Non è stato implementato però un sistema di copertura interattivo, mentre il gunplay ha mantenuto quelle peculiarità che da sempre lo contraddistinguono, con un’alta incidenza del rinculo, dei caricatori corti e del munizionamento in generale, che richiederà tattiche precise per evitare di restare senza armi proprio mentre l’azione della polizia si fa più intensa. Rispetto al passato, in Payday 3 è possibile eseguire alcune utili azioni extra anche in fase di approccio silenzioso, come ad esempio rubare tessere e chiavi alle guardie, che peraltro non tenderanno ad attaccare al minimo sospetto, ma adotteranno comportamenti più plausibili, mentre nella fase action oltre a legare gli ostaggi, essi possono essere usati come scudi umani nelle sparatorie o soprattutto possono essere liberati nella fase di negoziazione per guadagnare tempo rispetto all’irruzione delle forze dell’ordine. Queste ultime, inoltre, possono contare su strategie più articolate, che puntano a prendere di sorpresa i giocatori anziché affidarsi unicamente a cariche frontali. A rendere più vario l’approccio con gli agenti, poi, ci sono anche nuove tipologie di poliziotti, come le teste di cuoio con le loro arti marziali o gli “zapper” equipaggiati con i taser, che in alcuni casi si comportano come nemici speciali, atterrando i giocatori e infiggendogli danni finché qualcuno dei compagni non accorrerà in aiuto. Accanto agli evidenti miglioramenti, che tuttavia rappresentano per molti versi il minimo che sarebbe stato lecito attendersi dopo ben dieci anni dall’ultimo episodio, Payday 3 presenta purtroppo alcune problematiche di cui la serie sembra avere grosse difficoltà a liberarsi, a cominciare dalla discreta quantità di glitch in cui capita di imbattersi durante le missioni, e che in alcuni casi possono persino compromettere in maniera frustrante i progressi compiuti fino a quel momento. Dopodiché c’è l’annosa questione dell’intelligenza artificiale, intesa ovviamente come routine comportamentali, che è stata potenziata ma solo fino a un certo punto, anche perché in un’esperienza stealth è chiaro che avere a che fare con guardie troppo furbe o con comportamenti realistici andrebbe a limitare troppo il gameplay. Insomma, molte le novità ma non così tante come ci si sarebbe immaginati. Dal punto di vista tecnico, il passaggio all’Unreal Engine 4 ha portato a miglioramenti visivi solo parziali, mentre alcuni aspetti come gli asset generici e le animazioni dei personaggi sembrano aver subito poche modifiche significative. Il comparto audio è un punto di forza, con ottime performance vocali e effetti sonori coinvolgenti, ma il tutto è accompagnato da una colonna sonora poco memorabile. Infine, bisogna ricordare che ci sono stati problemi al lancio, inclusi bug e glitch che hanno compromesso l’esperienza di gioco. In definitiva, Payday 3 offre un’esperienza divertente e coinvolgente per i fan della serie, ma è afflitto da problemi tecnici e presenta delle lacune nella presentazione e nella trama. Lo studio di sviluppo sembra impegnato a risolvere alcuni dei problemi riscontrati, incluso l’obbligo di gioco online, ma al momento resta una proposta con alti e bassi. Resta da vedere come evolverà nel tempo e se riuscirà a catturare completamente l’essenza di un vero colpo ben pianificato. Nel frattempo noi consigliamo il gioco solo a chi gioca in compagnia di amici o a chi non vuole vivere le rapine in modo serio ma solo per il gusto di uscire vivi dalle strutture da derubare. Payday 3 è un gioco che attualmente potrebbe dare tanto, ma che fa fatica a farlo.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 7,5

Sonoro: 8

Gameplay: 7

Longevità: 7

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise




Pixel 8, la nuova linea degli smartphone di Google

Google ha presentato la nuova linea di telefoni Pixel 8, lo smartwatch Pixel Watch 2 e gli auricolari Pixel Buds Pro. “L’intelligenza artificiale nelle mani”: con queste parole Rick Osterloh, senior vice presidente del colosso informatico, ha lanciato la conferenza MadeByGoogle 2023 dedicata ai nuovi prodotti. “Il 2023 è stato un anno importante per Google. Abbiamo compiuto 25 anni e dimostrato di poter accelerare l’innovazione tecnologica con l’intelligenza artificiale – ha aggiunto Osterloch – Dalle mappe alla ricerca, fino ai prodotti Pixel, siamo convinti che l’IA sia la porta di ingresso per nuove esperienze che rimettono al centro i consumatori, preservando la loro privacy”. Nel corso dell’evento Google ha lanciato anche Assistant con Bard, un modo avanzato di interagire con l’assistente digitale sugli smartphone Android. Basato sugli ultimi aggiornamenti dell’azienda nel campo dei linguaggi artificiali di grandi dimensioni, permetterà agli utenti di chiedere all’IA azioni più complesse, come la ricerca di un itinerario sulle mappe o la ricerca visiva attraverso una foto. “Un modo totalmente nuovo di interagire con il proprio smartphone” ha spiegato Sissie Hsiao, vice presidente dei prodotti Bard. Riguardo gli smartphones Pixel 8 e Pixel 8 Pro, essi sono alimentati dal processore Google Tensor G3 che potenzia le funzioni IA e lavora con il chip di sicurezza Titan M2 per proteggere le informazioni personali. Tra le funzioni c’è ‘magic editor’, che usa l’intelligenza artificiale generativa per riposizionare e ridimensionare i soggetti nello scatto; la ‘gomma magica audio’ che consente di ridurre facilmente i suoni che distraggono dal video; con ‘summarize’, invece, il Pixel può generare un riassunto di una pagina web; la nuova versione del ‘filtro chiamate’ infine riduce del 50% quelle spam e può rispondere silenziosamente a numeri sconosciuti usando una voce naturale. Gli smartphone, disponibili dal 12 ottobre, sono i primi nel mondo a ricevere 7 anni di supporto software. Per quello che concerne le tecniche, Pixel 8 ha un display Actua da 6,2 pollici, che è più luminoso del 42% rispetto al display del Pixel 7. Il display Super Actua da 6,7 pollici del Pixel 8 Pro è, secondo Google, il più luminoso mai realizzato. Ogni fotocamera del Pixel 8 Pro è stata migliorata. “Il nostro teleobiettivo cattura il 56% di luce in più e scatta foto di qualità ottica 10 volte superiore, e la fotocamera frontale è ora dotata di messa a fuoco automatica per i migliori selfie su un telefono Pixel”, spiega una nota di Google. La prevendita dei nuovi smartphone parte oggi: Pixel 8 da 799 euro mentre Pixel 8 Pro da 1.099 euro. Entrambi saranno in vendita dal 12 ottobre. Nel corso dell’evento Google ha presentato anche Pixel Watch 2, la seconda generazione dell’orologio connesso dell’azienda (che si può abbinare al fitness di Fitbit), e gli auricolari Pixel Buds Pro. Il Pixel Watch 2 parte da 399 euro mentre gli auricolari hanno un prezzo di 249 euro. A corredo delle novità hardware arriva infine la disponibilità di Android 14, l’ultimo aggiornamento del sistema operativo mobile, che è già da subito disponibile per gli smartphone Pixel e arriverà presto anche sui modelli che lo supportano.

F.P.L.




Separate Ways: Ada Wong protagonista del nuovo dlc di Resident Evil 4 Remake

Separate Ways è il nuovo contenuto scaricabile che espande l’esperienza di gioco offerta dal magnifico Resident Evil 4 Remake. Raccontato dalla prospettiva del sexy e misterioso personaggio vestito di rosso, Separate Ways rivela i retroscena sulla missione segreta di Ada Wong, mentre Leon S. Kennedy è impegnato a salvare la figlia del presidente. Ada è presente nella zona per conto di Albert Wesker per sottrarre l’Ambra dalle grinfie di Osmund Saddler, mentre Luis le fa da spalla. Ben sette capitoli riempiono i vuoti di trama, di quando Ada spariva misteriosamente dalla scena, ampliando le ambientazioni del villaggio, del castello e dell’isola del gioco base con nuove aree e caratteristiche che svecchiano ed integrano il titolo, facendolo apparire e sentire nuovo anche a chi conosce a memoria l’originale. Separate Ways non è lento e riflessivo come il titolo principale, ma si muove a un ritmo così serrato che c’è poco tempo per prendere fiato. Già abituati ai controlli e all’incredibile gameplay incentrato sull’azione del remake per le nuove console, Capcom alza il tiro con una maggiore densità di nemici e battaglie contro i boss più difficili, alcuni dei quali in comune con la campagna di Leon. Rinunciando alla natura esplorativa di Resident Evil 4, l’espansione è più condensata e lineare per rendere gli scontri la sua principale attrattiva. La struttura è simile a quella del gioco base, ma i nuovi gadget conferiscono alla narrazione di Ada un’atmosfera e uno stile del tutto nuovo. La vera novità del dlc, il fedele rampino della protagonista, è ciò che contraddistingue Separate Ways e permette ad Ada di attraversare rapidamente l’ambiente e di evitare i pericoli o di raggiungere nuove aree. Con i punti di presa indicati da icone circolari nel gioco, è possibile oscillare per la mappa e colpire gli infetti se si trovano nel raggio d’azione dell’atterraggio. Il rampino è altrettanto utile durante gli incontri di combattimento standard: dopo aver fatto barcollare un Ganado, è possibile eseguire un attacco in mischia a distanza che utilizza il rampino per tirare Ada verso un nemico e finirlo con un rapido calcio alla testa. Sebbene l’arma sia “scriptata” ed utilizzabile solo quando lo dice il gioco, si sposa perfettamente con lo stile e la natura più agile del personaggio. La differenza sostanziale con Leon, è messa in opera anche e soprattutto nell’approccio furtivo, che risulta molto più utile e praticabile nel DLC. Sebbene sia possibile evitare uno o due combattimenti nei panni di Leon, il titolo originale non è mai stato progettato appositamente per supportare lo stealth e gli scontri a fuoco in egual misura. Al contrario, Separate Ways permette di superare comodamente molti scenari senza sparare un colpo, affidandosi invece al coltello di Ada per fare il lavoro sporco. E quando il gioco si fa duro, nuove armi come la balestra esplosiva e il fucile a canne mozze, diversificano l’equipaggiamento, oltre alle pistole, ai fucili e ai mitragliatori della campagna base. C’è anche una nuova meccanica di risoluzione degli enigmi chiamata Sistema Interattivo di Indagine Retinica. Grazie alla scansione di impronte e tastiere, Ada è in grado di seguire i personaggi o di capire quali numeri devono essere premuti per sbloccare una porta. Con il suo piccolo HUD per accompagnare il tracciamento, è un ulteriore nonché indovinatissima idea messa in campo in Separate Ways che calza a pennello con le abilità da spia di Ada Wong.

A livello di trama, Separate Ways si incastra perfettamente con quanto visto nella storia principale. Le scene d’intermezzo rivelano come Ada influisca su alcuni eventi della campagna di Leon, ma il dlc riesce ad andare ben oltre, con tocchi di classe precisi ed incastrati perfettamente nel contesto originale. Ad esempio, si scopre che è Ada a suonare la campana della chiesa all’inizio del gioco per salvare Leon dall’orda di Ganados che lo attacca nel villaggio. Tuttavia, se si esplora un po’ l’area della chiesa nei panni di Ada, si sente Ashley piangere all’interno mentre aspetta di essere tratta in salvo. Piccoli dettagli come questo migliorano davvero l’esperienza, soprattutto per i fan più incalliti e attenti ai dettagli. In effetti, l’espansione riporta una manciata di scene dell’originale del 2005 che non sono state inserite nel remake completo, ma che i puristi avranno il piacere di riscoprire in Separate Ways. Un altro punto di forza, come accennato, sono le battaglie con i boss. Il braccio destro di Ramón Salazar, Black Robe, ha il suo spazio in diversi incontri che esplorano un lato più soprannaturale di Resident Evil 4, forse un cenno ad una direzione che Capcom aveva preso in considerazione per l’originale del 2005, durante lo sviluppo. Nel frattempo, i combattimenti con El Gigante e Osmund Saddler si svolgono in modo molto diverso rispetto alle loro controparti del gioco base, rendendo ogni scontro un vero piacere ed una riscoperta. L’unico problema di Separate Ways è un senso di frammentazione, dovuto al fatto che deve colmare le lacune di una campagna separata. In particolare, quando Leon è coinvolto in una cutscene, Separate Ways diventa improvvisamente nero e si verifica un salto temporale. Si riprenderà così il controllo di Ada in un’area diversa con un obiettivo diverso, senza una spiegazione di ciò che ha portato l’affascinante protagonista in quel preciso punto dopo la cutscene. Il dlc riesce tuttavia a offrire una quantità impressionante di contenuti. Per completare la prima partita ci vorranno fino a sei ore, poi si potranno ottenere gradi migliori e sbloccare armi speciali in New Game plus. Tirando le somme, possiamo con certezza affermare che Separate Ways è quanto di meglio possa desiderarsi per un dlc di un capolavoro del calibro di Resident Evil 4: colma le lacune narrative e modifica ed amplia sapientemente il ciclo del gameplay di un gioco già di per sé perfetto. Giocare nei panni di Ada Wong è diverso e dona nuova linfa all’avventura, grazie ai nuovi gadget e alle nuove armi, mentre le aree ampliate offrono un’ulteriore scusa per ritornare ad esplorare le oscure lande del gioco base. Insomma, Separate Ways è un’espansione a dir poco sensazionale per un titolo altrettanto incredibile. Date retta a noi, lasciarsi sfuggire questo dlc potrebbe essere davvero uno sbaglio imperdonabile.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9

Sonoro: 9

Gameplay: 9,5

Longvità: 8,5

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise