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di Silvio Rossi
Esattamente trenta anni fa, in un caldo sabato di luglio, si organizzò un evento che incise profondamente nella storia del rock mondiale. In due stadi, il celebre Wembley di Londra, tempio del calcio britannico, e a Philadeplhia, negli Stati Uniti, si riunirono i più grandi interpreti del rock mondiale, per un evento che non ha avuto uguali nel panorama musicale.
Tutto iniziò circa otto mesi prima, quando il cantante di un gruppo inglese, Bob Geldof dei “Boomtown Rats”, e il chitarrista degli Ultravox, Midge Ure, riunirono alcuni interpreti di primo piano, sotto il nome di “Band Aid”, per lanciare un disco corale, al fine di raccogliere fondi per l’Etiopia, colpita in quegli anni da una forte carestia. Il disco, dal nome natalizio “Do They Know It’s Christmas?”. Il disco balzò al primo posto delle classifiche di mezzo mondo, il ricavato andò interamente in donazioni per il paese africano.
Alcuni mesi dopo, Michael Jackson e Lionel Ritchie scrissero un brano, per dare il loro contributo, che venne cantato da un supergruppo, che vide nelle sue fila artisti del calibro di Ray Charles, Stevie Wonder, Bruce Spingsteen, Bob Dylan. La canzone, chiamata “We Are The World” bissò il successo del brano inglese. Nella primavera Geldoff e Ritchie iniziarono a maturare l’idea di realizzare un concerto di beneficenza, da realizzarsi contemporaneamente in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. L’evento richiese un grande sforzo collaborativo. Per diverse ore i due palchi si alternarono con esibizioni degli artisti che si trovavano nei due continenti.
Nel cast inglese, oltre alla maggior parte degli artisti che presero parte alla registrazione del disco il natale precedente, parteciparono molti artisti del rock britannico nati nei decenni precedenti, come gli Who, i Queen, Paul Mc Cartney, Elton John, che regalarono al pubblico intervenuto momenti memorabili. Non furono da meno i loro colleghi che salirono sul palco americano, dove ci fu la reunion del gruppo Crosby, Still, Nash, e Young, i Led Zeppelin, Santana, Mick Jagger.
Il concerto iniziò alle ore 12:00 di Londra, quando sul palco salì Francis Rossi, cantante e chitarrista degli Status Quo, due ore dopo iniziò anche il palco americano, con Joan Baez, per un alternarsi di artisti, ogni venti minuti circa, fino alle 22:00 (sempre ora di Londra), quando le luci a Wembley si spensero per lasciare spazio al JFK di Philadelphia, per altre sei ore, quando gli artisti sul palco americano cantarono insieme We Are The World, diretti da Lionel Ritchie.
Trasmesso dalla BBC per la parte inglese, e dalla ABC negli States, è stato diffuso da quasi tutti i broadcaster mondiali, per oltre un miliardo di telespettatori, in tutti i continenti. Molti furono i momenti memorabili, le interpretazioni di tanti artisti furono all’altezza della loro fama. Alcuni gruppi che non suonavano insieme da diversi anni, come gli Who, hanno convinto tutti i critici che erano scettici sulla loro esibizione.
L’esibizione che è stata considerata migliore, dalla maggior parte dei critici, sono stati i venti minuti dei Queen, quando Freddie Mercury infiammò la folla, con alcuni duetti col pubblico memorabili. Come disse Elton John, a fine concerto: “quel giorno Freddie Mercury ha rubato la scena a tutti!”.
Una curiosità: Phil Collins, dopo aver cantato e duettato con Sting a Londra, prese un Concorde, e salì sul palco di Philadelphia, suonando tra l’altro la batteria in Stairway to Heaven con i Led Zeppelin,
Il Live Aid è stato certamente il concerto col maggior numero di star contemporaneamente. Si può dire che è stato l’atto di chiusura di una stagione di concerti, iniziata negli anni sessanta, che vide il rock internazionale esplodere con i festival dell’isola di Wight e di Woodstock. Dopo il 13luglio 1985, la musica è stata una ripetizione di quanto già sentito.
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